Vita apologetica di Giuseppe Mazzini

VITA APOLOGETICA DI G. MAZZIN! . •• ' •

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I , VITA· APOLO~GETlCA DI \ ROMA. E D o A R D o p ~ R I N o, TIPI' GRAFO-EDITORE Via de/ Lavatore , 88 (STA'BILE PROPRIO) 1 8 8 7

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~~~~--~~~--~JV~--~~,~--~JV~~~ ......... VITA APOLOGETICA DI GIUSEPPE MAZZINI --.. ~--- Al sommo della decadenza di Roma corrisponde la decadenza d' Italia, e giungo·no le turbe di Odoacre ad abbattere Augustolo e sopprimere l'impero romano : così cessata la ~tta forza morale, l' Italia resta aggiogata per quattordici sdcoli alla forza delle armi dei barbari. Decaduta, invilita, corrotta, pure insofferente del dominio straniero ed ambiziosa di ricostituir~ il grande impero caduto, si dibatte jn frequenti searamucce impotenti ; onde senza fiducia in se stessa spera libertà per mano d'altri oppressori. Ma passano gli anni ; passano i secoli infamemente ; ove prima era un tiranno ora ne son. cento; e ognuno si fa pasto di essa, crescendole il peso delle catene della schiavitù e sollevando le più. sanguinose turbolenze civili ed intestine. Imperano conti~ dachi, princ~ pi, re d'ogni schiatta, d'ogni terra; e sempre più conculcata s'abban-

6 Biblioteca Patriottica ... ---.,.--.------~----,.----T----.---....-..---...--~- dona evocando il passato, nqn sentendo più in se stessa c:tae la superstizione dell' antichità. Le ec,citazioni solenni de' suoi · grandi ingegni e delle sue anime grandi, che, luoe potente, solcarono le ten~bre delle barbarie e sorS'ero nelle ope~e loro colla forza e l.a voce di Sp-artaco, si erano ben sollevate sui canti o~ceni 'e ·s,enili dei molti inneggianti alle audaci mprese d' armi e d'amori dei piccoli tiranni, e alla dociliM degli ignari; ma inascoltate, incomprese dal popolo erano passate ai fnturi come eredità letteraria e null' altro, onde fu distrutto ogni sentimento di libertà e d'unità Razionale. O,. per dir meglio, restò sopito, come ' l uoco sotto oonere, non morto, l'antico valore d'Italia: 'odio agli oppressori fervea latente ed .occulto, ma vivo sempre nei euori; e l'aura dei nuovi tempi, spazzando via la. cene]re dei se~oli, avrebbe svolto l'incendio. Dif- i :tatti alla l egge del tor te ecco sovrastano i diritti del- ,. uomo. , E imminente il giorno decis1vo della lotta: lo sentono più gli oppre-ssori che gli oppres ~i; ma l' Italia iucep- ' pata d'ogni parte, imputente ancota a scuotere dn sè la schiavitù di quattordici secoli, si affida alla luce po· tente, che bandendo la ,crociata dei liberi, scende giù illuminando dall' Alpi: è la stella di Napoleone. Abbagliata da quella luce, la povera negle,tta eccola là acclamante e festosa sotto il ves8illo della tirannide in maschera di libertà, la quale ovunque corre, abbrutte gli ·antichi oppressori, crea nuovi governi; e pare che aUa risurrezion.e di Cesare debba tener dietro la risurrezione di Roma. Ma i nemici vecchi son cacciati e confinati alle co ~~ dai nemici nuovi; Si mercanteggiano e si veJJ.dono e Hi uccidono i popoli OQme branchi di pecore, creando da. una par·t e la nuova repubblica e lasciando dall'altra la veechia monarchia asdoluta. Esacerbate in sì fatto modo colle ·nuove le vecchie ~ l piaghe, i sovr~ni delle altre parti d' Italia son fatti più

Giuseppe j{azzini 7 tristi e crudeli: la indipendenza nazionale si risolve in un sogno: Ca mp.oformio è un inganno ! Nuovi tumulti, nuovo sangue, nuove ignominie : un vicendarsi tumultuoso di repubbliche e mon <1rchie, di armi, d,armati, di principi: cadono i nuovi governi, Ri ripristano i vecchi, e il sangue dei patriotti perseguitati si versa più che mai. Ma ecco dal San Bernardo l'Imperatore che torna pej sedare e ricomporre le cose a modo suo ; e corona l' inandita discesa la gran vittoria di Marengo, ;;\Ila quale fa seguito il trattato di Luneville, che reca pace all' Italia, rimettendo ancora negli antichi loro posiessi i re spodestati. Così la fede riposta in Napoleone svanì come fumo d'ebbrezza, e dopo la campagna di Russia, in cui 25 mila giovani italiani giacquerQ insepolti, si risollevarono più energiche ·le idee nell8J coscienza e nella prova delle proprie · forze. Diffatti, quella primavera di prodi aveva sulla terra straniera fatto prodigi di valore supremo, sacrificandosi a morte. Nel dolore ineffabile per la perdita di tante nobili vite) nella lotta cruenta e senza prò contro gli oppressori sotto l'aquila del nuovo nemico, che tradendo l' Italia tmdiva la patr·a, spérgiurando, gl' italiani costernati, stanchi, sfidaciati degli altri a tanto di p.rove, nutrirono dentro col dolore la rabbia e l'ansia della liberta, ansia che la effimera e ladra Repubblica di Napoleone colle parole e colla menzogna a \l eva ancor più fomentata. Le costituzioni accordate per forza d.a Nugent nel 1813, da Bentinck nel 1814, e da Fe!~dinando Borbone nel 1815; la jnsurrezione italiana tentata nell'anno stesso da Mura t per l 'indipendenza nazionale, le quali furono nel sangue scelJeratamente tolte e soffocate, convinsero pienamente gl'italiani che tutto dovevano fare da sè; affrettare, per quanto possibile, i tempi propizi e moversi tutti concordi e risoluti ed inspirati ad uno dcopo comune.

8 Biblioteca Pat?~iottica " E queste idee filtravano dovunque e in chiunque, e già si pronnnziavano con vigo t·ia di stiJe nelle l~ttere e nelle / arti, le quali, sotto la dominazione francesc.3 , avevano avuto colle scienze, indusiria e legislazione incremento: 1 così dagli ingegni più potenti, dagli uomini più illustrit per nascita, cariche e co~tumi, fino ragli operai della gleba, nella casa, nello studio, nell'officina, nell'armi tutti stringevansi in un sulo volere, in un palpito solo. Ogni cittadino fu patriotta; ogni patriotta fu congiurato. Le società secrete sorsero a nuova vita: in breve temoo · .. quella dei Carbonari si estese per tutta la penisola con- . tanrlo quasi duecento mila ~ggregati, con sede principale nel Regno di Napoli dove nacquero i primi tumulti e caddero i nuovi martiri. Così dal 1820 in poi il progresso reazionario in Italia fu ·veloce e potente, e gli rispondeva da lungi gran pa.rte d'Europa c0n nuove sommosse dei popoli oppressi, i quali cominciarono a tessere col sangue e eolle armi la loro epopea nazionale. E i despoti tu tti sentirono di sotto al trono roteare il rombo che precede la tempesta · la marea dei popoli saliva; ed essi bianchi di paura, alla paura stes3a ii- ( mandarono nuovi tormenti e nuovi tormeutat!. La Gr~cia combatteva, Francia·, Spagna, Polonia, Ungheria fremevano: in Italia seguivansi rapidamente le rivolte di Nola, Napoli, Toscana, Romagne, Pjemonte e Lombardia. Ma poichè 11on furonf) quelle sol'levazioni potenti, perchè disordinate e regionali., si domaron tosto eoll'armj; e mentre i tirannucci ne punivano i capi col- l l'esilio, co1 martirio, col patibolo, pl'omettevano nuovamente la repubblica o la costituzione; e chiedevano intanto alla Russia e all'Austria alleate, numerosi eserciti per compire l~ loro ignominia. Mazzini' nato i~ 22 Giugno 1805, aveva allora 16 anni. ' Fin darla culla gli avevano i geni tor·i jnsegnato di · • ~· )

GiusepJJe Mazzini 9 aborrire ogni tirannia, di anteporre la patria a sè e ai suoi; ed egli, studiando nella storia di Grecia e di Roma si era formato una- idea subFme di patria e d' umanità, temprata alla virtù ed al valore di quelle grandi repubblichQ. Testimonio oculare delle fiera persecuzione dei governi contro i migliori per se,nno e virlù, i quali, implorando dalla pietà dei cittadini l'obolo dei reietti, abbandonavano la patda, e, sospinti dalla generosa alterezza del cuo re, ivano a combattere per la· libertà della Spagna e delJa Grecia, egli sentì sollevarsi fino a concepire il sacrificio di tutta la propria vita per la redenzione d-Italia, sentì preconizzarsi dentro la nostalgia r, dell'esule e l'amor patrio cominciò in lui a prender. forma morbosa: ve~tì. gli abiti neri dicer1do in se stesso - por to il lutto della mia patr ia! Ma non ·meno elevate ne' suoi coetanei erano le ideo di libertà. I patriotti allora cre.scevansi nelle scuole, specialmente in Pie rnonte, Liguria e Loinbardia, dove, più che altrove, le paro le 11 ber•ali del reggimento francese avevano inconsci:'tment.e soffiato sul fu.oco; e gli alunni vieppiù si cou- · fermavano nelle loro aspiradoni, nella ]oro fede, esaltando gli ant!chi erpiami di Atene, di Sparta e di Roma, prima ~he la corruzione e lo scetticismo abbandonassero nelle mani dei Cesari i destini del popolo; ed inneggiavano al pugnaLe di Bruto, alla fierezza di Scevod.a e Catone. Tale indirizzo della pubblica educazione era dovuto non meno agli ammaestramenti di Parini ed Alfieri, degli esempi dei quali era strenuo ~stigatore e seguace Ugo Foscolo, che si contendea col 11onti, nell' Atene Lombarda, la palma ·della vittoria nel campo dell'arte, contro il Classicj smo morente nella sua spendida veste di pavonf', e il Romanticismo nascente con leonina baldan.. a mentre un.a pleiade di vigorosi ingegni faceva corona ad entrambi plaudendo , e i più ad"Glando e aiz- '

lO Biblioteca Patriottica zando l'un contr-o ra\tro i camp!oni e tenendosi a vie di mezzo. Il classicismo non era più ada,Jto nè ai tempi, nè agli uomini; s'era invecch,iato per lungo lavoro di secoli, senza principii e senza sentimenti; per ciò resa indispensabile la sua morte pel trionfo di un'altra letteratura, consen- , • tanea aUo spirito nazionale e operante più· forte prestigio per mezzo di nuove intmagini e nuovì affetti. I vc,cchi scr·ittori d'allora appartenevano all'antica letteratura, perchè in essa educati e vissuti; i giovani, invece, appar· tenevano alla nuova; sicchè è facile immagi.narsi che tra l'una ·e l'altra si accese una ~attaglia di principio, di partto. La prima era - dirò così - m~derata, prendendo il nome 'dal còiore politico dei più illustri scrittori c,h'~ la seguivano; la seconda repubblicana, vuoi per le sue ·.dee ed aspirazioni, vuoi pel suo ministero libero e sociale che inaugurava, vuoi per le fiere persecuzioni usate dai governi contro d'essa a de' suoi seguaci per reprimerla appena n.ata. Insomma c per dire· un liberale » scriveva quel povero uomo di Silvio Pellico, « si dic.e 'ltn romantico: non si fa più differenza alcuna; e classico è divenuto sinonimo di spia, d'inquisitore » . , Ciò nel concetto popolare; e basta '.p er farsi un'idea chiar a della rivoluzione letteraria che precedeva e preparava la rivoluzione politica italiana . 1\iazzini, nato in tal p·driodo di transizione letteraria, impossibilitato all'azione diretta ed assoluta, perchè giovanissimo ancora e digiuno deU'inttma coiWsctm.za del capi del parti :.o lihera{e r-.zionario e delle opere loro non avendo pot uto farsi carbonaro che nel 1827, si sentì istintivamente attratto dalla nuova scuola letteraria; e mentre gli altr i non ardivan<;> francamente addimo~trare nè èolla p arola, nè colla penna, che il romanticismo era una lett ~ ratura avente uno scopo rivoluzionarj-o e unitario, per-

Giuseppe Mazzini 11 chè stapevano bene che ciò ·tacendo avrebbero meritato - se non altro - le persecuzioni e l'esilio, egli lo gridò senza paura, ff3rmo- ne' suoi propositi l~ nella sua fede. lo gridò - come dice egli .stesso - quando tutti tacevano. .. Difatti il suo primo articolo letterario versa sull'amor patrio di Dante, dal quale trapela il fine celato che glielo .fece dettare. In es&o difende le accuse date a Dante di non essere sempre stato fermo nelle sue opinioni politiche, dimostrando chiaramente colla storia e col raziocinio che egli fu sempre col popolo, combattè per il popolo anelando, profetizzando l'unità italiana con Roma per capitale, non. solo d'Italia ma di tutto il morido, poli ticamente e re ligi osamente. Così Mazzini esordiva nella sua carriera letteraria facendo arditamente della politica rivoluzionaria e unitaria_, ignaro di . que lo che doveva essese -un giorno, lungi dal pensiero che sarebbe stato egli pure accusato di trasformismo da una fe-de sentita a 16 anni e per la quale combattè e sofferse per tutta la vita., incontaminato sempre, titubante mai. Seguirono a questo, molti altri articoH, fra cui meritano speèiale menzione, la dissertazione sulla Battaglia di Benevento di Guerrazzi, quella sulla Storia della Letteratura antica e moderna di Shelgel; l'altra, sul Faust del G6the, su H e fantasie di Berchet, sull'oraz ione a Bonaparte di Foscolo, ~ull'Esule di Giannone, quella su d'una letteratura europea, nei quali scritti predomina, perchè fatti appositamente -la t'ede d'un migliore avvenire italiano, a cui lo st1le sobrio e vibrato, la vasta erudizione storica e scientifi ~~a, ed a~che foriginalità della forma, vi lagano con una. attrazione irresistibile, facendovi amare, e pensare. Maz,;ini scrisse allora perchè gli era impo~sibile far altro, scrisse per farsi un nome popolare e procurarsi l'amicizia di quegli illustri patrioti coi quali divideva le

12 · Biblioteca Patriottica proprie convinzioni: piantando così coi primi scritti, la base del suo straordinario lavoro futuro. Ma letterato vero non fu nell'esclusivo senso della paroJa; poteva esserlo, se fosse nato in ter·ra libera, però che ne aveva l'animo l'ingegno e la volontà, e come lui pochi sentivano cosi altamente il ministero dell'arte; ma un dover santo di patria lo strappava a' suoi studi diletti, e fu certamente nello strappo crudele da questa sua passione: che ·'pronunziò quelle parole colle quali vi si decise - ~enza patr-1.a non c' è arte vera ! - aspettando ansiosamente dal tempo l'opportunità di mettersi corpo ed anima al- . l'azione. Il tempo non si fece aspettare ed egli lo colse al volo. Venne il 1830. l Simulando d.i rendersi inte~prete dei sentimenti delle ' l sue popolazioni, Francesco IV taceva mostra d7intendersela co} liberali; snpcedevano le giornate · del luglio in Francia, la S" izzera.,' H Belgio, la Spagn~, il Port.ogallo la Polonia erano in tumulto per le riforme · popolari, in Italia la società pol1ticQe1 prendevano sempre pilì vasto campò, conquistando per mezzo della letteratura romantica l gli animi déi giovani, tutto annunziava imminente .uno scoppio r·ivoluzionario. Mazzini e i suoi giovani amici, in questa lusinga, fondevano pallti per prepararsi al conflitLo. Ma nello stesso anno, tradito da una sua 'giovanile imprudenza, fu ~jnchiuso per sei mesi ne'l forte di Savona perchè, disse i'l Governatore diGenova, al Governo non an- , . davano a sangue i giovan·t: d'ingegno dei quall non si sal • peva che cosa pensassero; viceversa poi, il governo sardo arL·est:tva Mazzini perchè lo sapeva carbonaro. Uscito poscia di carcere gli venne jntimato di scegliersi per di· mora una piccola città dell'1nterno rinunciando a Genova Torino e al litorale ligure, oppu~~e esulare dall'Ita1ia per un tempo indt~termi nato, a seconda della sua condotta'e l della regia volontà, Mazzini, pieno di vita, desideroso di

\ Giuseppe J{azzini 13 agire, sdegnò di vivere schiavo nella sua patria e piuttosto l'abbandonò, nel proposito di giovarle anche lontano e di vederla fra ~reve libera tutta, libera per sempre ! Partì per Ginevra, accarezzando in mento la costituzione dellaGiovane Italia, che aveva ideatoneila solitudine della prigione~ idea nobile~ g~··a;nde, che soltanto ii suo genio ed il suo férreo carattere poteròno concretàre, il più splendido documento clel rjscatto nazionale: di cui maraviglieranno ammirando, quanti tenteranno la storia nel nostro risorgimento, di qualunque partito saranno, di qualunque nazione, in qualunque tempo, sotto qualunque forma, Frattanto impaurito dalla ' rivoluzipne del Centro, Francesco IV fuggiva da Modena, traendo seco Ciro Menotti, tradendo i congiurati; Maria Luigia abbandonava Parma, e Reggio, Ancona., Per·ugia SpoJeto, Foligno, Terni, l'Umbria e le Marche si sollevavano a brevi Intervalli. Ma sui primi di ·marzo viene annunziato da Ro'ma l'intervento dell'Austi·ia, la quale immantinente rimette in Trono i fuggiaschi, il governo pontificio in Bologna., rioccupa le città sollevate: Reggio, Rimini, Pesaro, e dopo le fazioni di Novi e Carpi, raggiunge le forze rivoluzionarie alla Cattolica e le sbaraglia. · Così nel sangue e nella barbari f) tornarono sedati que · sti gloriosi episodi delle nostre rivoluzioni per mancanza di unità vera nelle forze e di me1zi per sostentarle, fu-. rono per conseguenza vieppiù conculcate le popolazioni, più spesse : più fdroci le persecuzioni, le carneficine e gli esili; tolti i diri ti politìci ai congiurati, il popolo circondato di spie e d'assassini, eicchè per rifarsi del prestigio e delle forze perdute, ci vollero ancora diciasette anni di lavoro continuo e di agitazioni latenti. Da q'lesto crudele disinganno comincia la vita politica di Mazzini. _ Da Ginevra passò a Parigi~ da Parigi a Lione dove prese parte ad una spedizione che aveva lo scopo di scendere

14 Biblioteca Patriottica improvvisa nel Piemonte e provocare la guerra d'indipendenza, la quale fu ad un tratto interdetta colla forza dal , Governo francese che prima, l'aveva aiutata. Fallito questo tentativo, da Lione si recò a Marsiglia, e poi in Cor- 1 sica per vedère di promovervi una sollevazione per la libertà: ma per mancanza di mezzi e pel diniego di soccorso dato dal Comitato di Bologna, ritBrnò disilluso a MRrsiglia. E sfumata altrove og~i speranza di azione, __ ripensò al riordìnamento dell~ Giovine Italia, a riscontro della Società dei Carbonari, ridotta per difetto di , capi ad assoluta impotenza. Mentre pensava incessantemente a gettar solide le basi alla grande Associazione, pubblicava sul finire del 1831 la .famosa lettera a Carlo Alberto. In essa, per dirla brevemente, isMgava il Re di Piemonte ad jnJZi8re l'impresa -dell'emancipaziooe naz1onale. Da Mars·iglla si diffuse ·- r ìs tamp«t a clandèst inamente pe t• tutta quanta l'Ita'lia, destando g,., neralmente un senso di disgusto t r·a le file dei repubb!icaui, i quali l'actnis 1, - rono di avere, per tal modo, t r-a1ita la propr1a ban ·H era. Fu quest a la prima accusa che a toJto fu data a Mazzini. Infatti egli si determinò di scrivere a Carlo Alberto, non per esprimere un suo convjncimento, però che crf·deva, allora, come credette sempre, cho nè da Re nè da Papa l'Italia avrebbe avuta salute gzammai, ma per r iassu- . 1uere dinna ·zi a Lui, i11 poche pag tne, l e 1mmens ··. sper anze e gli Jdea ii, del popolo ital t G~ n o che aveva salutato nel Re il Ca ;:·boùaro del J ~~2 1 , e glt sm·is~ e appos ·t :imente perchè in faccia a t utti i sudoi1ti suoi e a ' suo l adoratori dichiarasse d t voler essere il p rimo fra gli uomini o l'ultimo dei tiranni; egli la scrisse conscio che lrutterebb~ in .. farnia al Re, perst!cuzioni e morte agl'inDecenti, ma grandìssimo vantarrg1o mor·ale al popoJo. Quello era un suo do· vere d'uomc l1 bero e fo1·te, per rompere le generall illu- . sioni, etlsi dannose aJl'ItaiHt, pèrò ché· allora, di,.dllusi;

Giuseppe Mazzini 15 avrebbero gli uomini più· direttamente operato alla proprìa lipertà e sperato unicamente nella propria forza concorde. Mazzin i stesso aiferma che sug.9 erendo a Carlo Alberto quello che doveva fare per l'Italia, ·intendeva di mòstr«-re ·all' Itcilia ciò che a Carlo .Albe"rto· ~n~ancava per farla. Ma posto anche che per un momento egli avesse creduto nella Monarchia, seguendo così l'influenza delle comuni illusioni, non avrebbe egualmente urtato co' suoi principii, giacchè l'unità nazionale era il suo principio sommo, a cui la forma di governo sarebbe stata im posta dai plebisciti. Egli dovè transigeee allora come fece dipoi, costretto dalle esigenze dei tempi, per raggiungere vieppiù solle-· citamente la redenzione della Patria, mendicando, come un povero illuso, dal papa e dai Re un brlcciolo d'amore per la causa italiana. E contro l'accusa di aver tradita la bandiera, c·on tanto entusia8mo con tante promesse innalzata, egli sapeva che il tempo gli avrebbe dato ragione; sapeva di opeeare pel bene della patria; e per ciò, superiore ad ogni calunn1a, fedele alla voce della coscienza e del dovere, non isdegnò di andare incontro altre volte alle maligne insinuazioni alle beffe de' suoi stessi amici, battendo ancora al cuore chi poteva più presto e con minor lòtta salvare l'Italia. Dalla ris posta che Carlo Alberto diede alia lettera di Mazzini, gl'italiani conobber o (~he erano sto ~ ide e vane loro sper·anze, ed impararono nella sv-Gntura e nel di- \ (! inganno H segreto della loro unità - la congiura. Su quel torno cominciò l'opera Jndefdssa e pote.nte della G~iovane Italia, la q uaJ e fu ad un te m po pensiero ed azione, letteratura e battaglia. La Giovine Italia, superiore per concetto e per azione a qualunque altra Società pohtica italiana, seguò un tratto carattcn-istico nelJa storia delle congiure e delle rivoluzioni, gìacchè nata pex~ il popolo, volle far tur.to per lui e con lui, trasoinarlo Sèéo all'azione per edu~arl6 coll'a·

l . ( 16 BiblioteçaJPatriott,ica zione, per fargli amare là libec·tà imponendogli di conquistarla esclusivamente colle proprie forze e con su- . premi sacritìzi. Sostitui alla dottrina del diritto la teoria · 1 del dovere, diftuse per mezzo della pubblicità le p1·oprie idee politiche, filosofiche e II\Orali, VJncolÒ gli adepti, DOn col terror·e, ma coll~ ragione e colla coscienza~ credette 1 in sè stessa e nei popolo, e chiese al po"polo la virtù della risurreztone. E 'se le fallirono spesse volte gli uomini e le circostanze se tentò opere che riusJìrono aborti, non fu, sua colpa, bensì rinstabilità degli uomini e delle cose, e la neccessità di svolgere l'azione !ungi dal centro operatore; nè forse senza i suoi errori, senza le sue imprudenze; oggi sarebbe fatta l'Italia . . Essa tenne vivo, anzi riaccese l'amore di patria, e .la raccolta degli scr1tti eh 3 pubblicò nel suo gior.p.ale, basterebbe; e da soJa, a tesser J'1nno più solenne di un popolo che si leva in nome della gtustizia e della dign1tà umana. Pure v'è tal uni che affermano che quegli scrltt.i non portarono altro frutto, oltre quello di far carcerare e condannare a gravi pene! È questa una tale asserzione che viene distrutta dalla logtca conseguenza, che se condannavansi coloro che li leggevano, se Carlo Alberto, trovando li diffusi nell'esercito suo, fece fucilare non pochi soldati e disse a Villamarina :Non è bastevole esempio il sangue dei soldati: pensate a qualche ufficiale ; resta chiaro che tanta era e tale rintluenza rivoluzionaria che ese1•cìtavano~ da rendere vieppiù paurosi e feroci i governi, nè i governi avrebbero in seguito imposto alla Francia di sopprimerne la pubblicazione ed esiliarne gli scrittori. Mazzini ne fu il più atti v o e fervente collaboratore; del quale sono degni di ricordanza, fra i tanti, gli articoli seguenti: - Sui casi di Romagna; Di alcune cause che impeditono lo sv,,luppa dèlla libertd in Italia; Fratellanza dei popoli: Della guerra insur·rezionale conveniente all'Italia; Dell'unità italiana; Alla gioventù italiana.. Ma è èotnune difètto ~ e certo indispensabile agli

Giuseppe Mazzini 17 -·------·- ' --- ----- - sc•·ittori politici d'allora - l'essere frequentemente oscuri, velati nell'esposizione e nello svolgimento dei concetti e dei fatti, se non che è da osservar·si che si seri· veva In tempi di severa censura, e si doveva parlar quindi il più delle volte so~to il velo della m·etafora e delle allusioni storiche, perchè gli scritti, scampati dal fisco corressero dovunque a compiere lo scopo a cui erano stati dettati. E pure, attraver~o l' enigma, rjsorge fulgida e palese la verità e il senso riposto a chi non ' ignora la storia della nostra rigeneraziorie. Ma la letteratura era mezzo all'azione, e però Ja Giovine Italia voleva e doveva assolutamente operare. Stabilì quindi, - duce Garibaldi che da poco tempo le si era affigliato - di tentare una sommossa in Genova, che dichiaravasene pronta, la quale fu poi soffocata al suo nascere da uoa colonna di truppe che occupò piazza Sarzana _per imperizia ed imprudenza dei capi. Garibaldi stesso ebbe appena tempo di nascondeesi in una bottega da dove fuggì la sera dopo per recarsi in Amerh~a a cominciare Ja splendida glorJa della sua vita. Mazzini però non si avvllì, anzi procurò di iniziar tosto la spedizione della Savoja, quando, scoperta Ja sua dimora in Marsiglia, dvve ' viveva nascosto per~hè il governo francese, instigato dal sardo, gli avevd indetto lo sfratto, dovè passar la frontiera e ritornare in Ginevra. Qui, legatosi in amicizia coi numerosi patriotti repubblicani d'Italia e fuori, atte:Je alacren1ente ad ordinare la spedizione della Savoia, la quale fu in breve tempo decretata sotto il comando (discordante Mazzini) del Generale Ramorino, che aveva ricevuto il plauso e l'entu- · siasmo universale pei trionfi ottenuti combattendo per la libertà della Polon1a. Ma, rimandata l'eset~nzione nel Feb- . braio del 1834 per esitazioni e temporeggiamenti del ge · nera.le, anche q uest.a spedizione andò a male per colpa principalmente dt Ramorjno, il '.]_uale non si mostrò tal uomo qual era soldato. M~ chi tr~disce il popolo, tradiz - Mazzini.

18 Biblioteca Patriottica sce Dio: Ramorino quindici anni dopo scontava la sua coJpa cadendo v;ttjma jnnocente dell'empietà di Novara! Da que3ta nuova sconfitta_, dalle fiere ed i'ngiuste ·acouse lanciategli contro per le male insinuazioni 1le' suoi nemici, Mazzini decadde dall'opinio~e popol :tre, e so lamente la voce del dove i·e e del cuore non fece che abbandon&sse allora - seguend9 il consjgJio dei suoi amici_,. H campo dell'azione. T1·a il do bbio e la fede t rionfò - come sempre - la • fede; e dal profondo dell'anima gettò alla stella d' !t alia il grido di Gali 'eo! « Ma - e.g1i scrive - i.1 pr-imo periodo de11a Giovine Italia era conchiuso, e conchiuso eon una · d isfatta . . .. In Italia il lavoro doveva inevitabilmente rallentarsi. Bi· sognava dar tempo agli animi di riavers], ai padron'i. di ricredersi viucìtori e riaddor1nentarsL Ma potevamo ri- , farci all'estero deae forze perdute nell'interno, e lavorare a rjsorgere un giorno e gittare un~ second~ chi~mata all'Italia, forti degli elementi strapieri alleaU e dell'opinjone europea. Potevamo nel disfacimento che io vedeva len · tamente compirsi _, d'ogni prjncipio rigenerlltore, d'og-ni iniziativa di moto europe9, preparare il tJrreno alla sola • idea che mi pareva chiamata a r~fare la vita dei popoU, quella della Nazionalità, e una influenza iniziatrice, in quel moto futuro, all'Italia. Nazionalità e possibilità d'jniziativa italiana: fu questo il programma, que3ta la doppia idea dominatrice d'ogni mio lavoro dal 183-1: al 1837. » E tale fu davvero jn quei tre anni di tua dimora in !svizzera; e ben lo djmostra J'jmpianto ch'egli fece della Giovine Europa, di cui era precipuo scopo la fratellanza dei popoli .e la feierazione degli stati uniti d'Europa, con nuovi limiti di nazionalità, e supremo dovere di ciasoun popolo aiutare quello che daUa tirannide voleva redimersi a libertà. Sullo sco1·cio dello stesso anno 1834 fondò l' assoc1·a... zione della Giovine Svizzera nell'intento di combattere

Giuseppe Mazzini 19 i vizi cd i difetti di queaa Repubblica che, sotto un governo illiberale ed inetto, trad1va spesse volte a sè stessa. E intanto i govern~ europei, compresi dalla crescente agitazione repubblicana, intimarono al Governo elvetico dì recidere d'un colpo l'apostolato di Mazzini e compagni, disperdendone l'associazione; ed il gove c·no elvetico, già sulla china della tirannide e dell'errore, adempì, scru- · polosamente al mandato. Il 30 Maggio J 835 Mazzini e i fratelli Ruffini, furono sorpresi nel loro domicilio e 0ondotti in carcere a Soletta, da cui vennero rHasciati dopo 24 ore, non _essendosi r1nvenuto nulla di contumace in casa loro, sotto pena però di uscir tosto dal cantone. Ma essi non varcarono il confine; e quando la D1eta intimò a vlalzini lo sfratto perpetuo dalla Sv1 zz~ra, egli sì strinse nelle spalle e restò, perchè lo richiedeva la sua missione, restò nasco&to a-d ognuno fino al Dicembre del 1836, e ci sarebbe r)IJlasto ancora, se il modo di vivere a cui erano desti- .. nati, non avesse serjamente pregiudicata la sua salute e , quella de' suoi due amici. Stabilirono quindi di a~lontanaesi. l Nel Gennaio del 1837 giunsero a Londra~ Dall837 comincia per Mazzini quella vita di sublime dolore che l'invecchiò anzitempo, dopo aver saerificato tutte le sue gioie indivi-duali, tutti i coMorti dell'anima - dall'amore materno all,a speranza d'un migliore avvenire, dalla lotta continua e fremente pel trionfo dei suoj santi ideali, eh~ come raggi d-i sole, penetravano, scuotendola, per una terra di morti, che desti alla sua vista lo deridevano e· lo tr-adivano. A Londra, privo di relazioni e di mezzi per vivere, costretto a soddisfare del suo ai molti impegni che si era assunti per la spedi~ione di Savoia, pPnsò cogU scritti Ietterari e politici aprirs1 un campo al guadagno e :;1lla fama. D'allora in poi fino al 1848 diffusp, nelle riviste inglesi il concetto dei moti italiani, ek>,POnendone i diritti,

. 20 " Biblioteca Patriottica ------------------------- --------------------- gli entusiasmi e le sventure, l'antica signoria e la L gnava schiavitù, facendo caro agli abitatvri di quelle nehbie tediose, il festevole sole della patria sua. Scrisse con plauso e meravjglia di tutti quattro lunghissimi articoli « sulle condizioni e sull'avvenire d'Italia, » ne scr-isse -altri « sul Dante e sulle sue opere minor1, » additandolo poe,t~ sociale e profeta pret!u.rsore di seicento anni d Ila nostra unità e grandezza, rivendicò la fama e la vita di Ugo Foscole, studiò in fra Paolo Sarpi il principio della ri- ~­ forma religiosa collegata alla riforma :soeial~ e politica, esaminò, discusse, e spesso sconfisse le d< ,ttrlne di Lamenn<iis, della Sand, di Sismondì, di Prudbon e {1nizot, fece studi su autori inglesi, massime sul CarJyle e su Byron; parlò con intuizione d'artista profondo « sulla filosofia dellamusica, sulla letteratura italiana dopo ill830, » . . facendovi risultare l'energia dell'ingegno e l'ansia rivoluzionat~ja in Italia. Fondò scuole gratuite di educaziQne ed istruzione pei figli degli esuli italianj, crescendoli nella coscienza del loro dovere, nella pretensione dei loro diritti, fondò il giornale - « l'Apostolato popolare, fatto part!colarmente per gli italiani, » ai quali procurava in esso lezioni di storia patria e di vita sociale. Sì, checchè si dica, 1\iazzini trattò per quanto lo com· portava la situazione nazionale anche la quistione sociale; nè a far ciò poteva sottrarsi senza ri.r;norsi~ senza tr·adire e dimezzare la sua opera politica, quantunque v'intersechi, non di rado, splendide massime, magnanimi concetti sul miglioramento delle classi lavoratrici. Egli conobbe sempre il dovere, la necessità di migliorare le condizioni del povero coll'ordinamento del laV'oro, con più equo riparto dei pesi e delle ricchezze, colla completa distruzione d'ogni privilegio; e· sempre lamentò che questi fossero trascurati in Italia più che altrove. La ri'voluzione stessa - secondo lui - doveva essere rivoluzione politica ·e sociale; e ogni rivoluz ione è tale o p'erisce, sviata dai trafficatori di potere e raggiratori politici.

Giuseppe Mazzini 21 Naturalmente egli scrisse sulla quistione sociale, quando · la lotta pol1tìca gliene lasciò campo. Pubblicò, in proposito, due articoli sulla legge umanitaria e l e dottrine social'i nel 1836; gli studi politici ed econo1nici su l Sismondi nel1838; l'indirizzo og ,i ital?"ani, e specialmente agli opert~i italiani nel 1840; un altro simile nel 1841. ' l'articolo sul dovere degli operai di associarsi nazionalmente, pure in quell'anno nel quale fondò le scuole gratuite che dal 1841 anda rono fino al 1848; fondò l'Apostolato popolare sotto il motto - Lavoro e frutto proporzionato. Scrisse sulla necessità dell' ordina1nento degli operai nel 1842; i pensieri sui sistemi e la democrazia, ove le teorie comuniste e socjaliste sono svolte ad oltranza, nel 1849 ; la santa alleanz ·a dei popoli anche nel 184C. P1ù tardi nel 1860 pubblJcò i Doveri degli uomini; nel 1862 l'articolo sul socialismo e la democraz ia; nel 1870 e 71 scesé in campo a comhattere l'Inter nazionale - associazione fondatasi ~nni addietro in Londra - perchè negava Dio, la religione, la patria, e la famiglia; biasimò gli eccessi a cni la Comune di Parigi s] era lasciata andare, rivolgenoo severe parole di rimbrotto alle cla~si superiori t.~he furono causa della miser ia delle inferiori; ·mostrò quali sieno i veri bisogni degli operai, attestando che nessun governo potrà basare su fondamenta solide, finchè non li abbia soddisfatti. E per unirtJ la teoria all ·t pratica, propose nel 1871 la convocazione di un Congresso di Società operaie italiane, per discutere sui migliori mezzi da adottar si per ~' emancipaz ione delle classi lavoratrici e sul loro ordinamento. Parecchie centinaia d'Associazioni presero parte a quel Congresso, nel quale si approvò un Patto di Fratellanz a che contiene i princjpii ai quali le Società devono ispirarsi, per effettuare quella emancipazione. Ora, domando io, trattò o non trattò la quistione sociale? Intanto col lavoro indefesso di undici anni dal l ~37

22 Biblioteca Patriottica ' al 18i8, con questo suo apostolato di fede e di amore, Mazzini rh1cquistb la simpatia degi'Italiani, anzi di tutta ·Europa - che d'allora in poi, miscredendo le insinuazioni codarde dei nemici della libertà, v1de in lui, l'incarnazione dei tempi, l'apostolo del vero e del buono, l'amico fedele degli oppressi e degli sventurati, ne comprese il martirio e la lotta, e lo collocò ad un tratto al disopra di tutti i modernL · ·Così anche da lungi quando gli era impossibile agire, ~ervi va alla patria cogli scritti, colla parola e coll' esempio ai una vita incontaminata ed infelice , sì che giunse a farne amare. la causa dagli stranieri che prima la deridevano; e dai popoli salì il favore tì no ai governi, doPde poi n'ebbe essa non lievi bPneiìcii, men· tre si preparava tacitamente alla riscossa ordinata., riacquistando fede in sè sola, dalle male riuscite del moto Romagnolo del 1843, da qne1lo delle Calabrle eccitato dai fratelli Bandiera nel 1844, martiri vo ~ontari delle loro illusioni, da cui Mazzini ed altri si adoprarono indarno a distoglierli. Pervenne però ad aperte manifestaziopi d'jndipendenza, quando nel 1846 salì al Pontificato. 'Pio IX, cbe acciecati gli animi con provvJ de riforme al principio del suo regno generò pet~ tutta Italia la stolta speranza ch'ei volesse redimerla tntta in nome di Dio e del Cristianesimo, sì che essa cantava il suo nome con vero entusiasmo in mezzo ad inni di guerra e di libertà ; e, forse, il Papa ....... · se non avesse avuto d'attorno il Cardinale antorJelli - se fosse parso meno divino e piu umano - non sarebbe stato, no, un altro G1ulio II, ma neanche un Plo IX. Mazzini allora leva un'altra volta la voce r~ccomandando al Papa la sventura d'Italia. l Ed ecco un'altt·a volta Ma'lzini incolpato d'apostasja. Ma questa colpa di tt•ans1gere .- costretto dall'avvi· cendarsi delle cose e dalla instabilità degli uomini - colla passione ardentissima del cuore; prestando agli a v-.

Gùtseppe JYiazzini 23 versari la sua opera indefessa e potente, per rendere più facile e s0llcc!ta la redenzione della patr~ a, non è dunque una virtù ben superiore alla caparbia fermezza di non ceder mai, a patto mag~ri di riuscire dannoso, od inutile almeno ~ · Ma questo uomo così saggio, così ferreo di carattere e dt convinzioni, s·ingannava, si tradiva, o veniva frain- - teso~ Mazzini s'ingannò .rade volte, non si tradì mai, fl~ainteso fu sempre, perchè lo vollero fraintendere. Ma oggi che abbiamo tutta la sua vita per giudicare le opere sue, e quei tempi sono generalmente conosciuti. abbastanza, possiamo palpare la verità e dire a' suoi avversari - Signori, qui le vostre armi si spuntano, però che la verità è una sola. La lett_Bra a Carlo Alberto e quella a Pio IX, modelli di lingua e di stile, di nobili idee e rar:}) eloquenza, sono ironìe spìetate, che passarono H cuore dell'uno e dell'altro, come uno spHlo rovente. In quella e in questa, sotto il velo della s:çeranza c'è Ja sfiducia, sotto la lode c'è il biasimo, sotto rapparente legame dei concetti c'è st! ano il paradosso : e cjò tor;-1ava ben chiaro a .cui erano dirette. Credete voi che Maz.zini, il quale conosceva c0sì a fondo la storia antica e l'odierna; gl'intrighi dei potenti; la paur·a che avevano l'un degli altri i tiranni ; credete voi 2he sperasse rinascesse rrtalia per opera di un re o di un papa~ che un re od un papa, potesse scu0tere dal trono l'influenza di tutta Europa e di più secoli di schiavitù ? 1\lanco per sogno l E perchè allora scriveva quelle lettere? Egli le seri v eva per esporre di nnanzi al popolo l'assurdità delle sue spe~anze, le scriveva at tiranni - non per commoverli - ma per smascherarli; eò.-H popolo da essi tradito, deluso, sdeg11ato, si convinceva ~empre più .che .tutto doveva fare da sè, nulla mendicare e sperare dag i altri; e cosi si preparava, si stringeva in una sola volontà. E furono particolarment

24 Biblioteca Patriotti~a lò disillusioni del 1846 e 47 che determinarono il 1848, in cui, pe(' la prima volta la guerra d'insurrezione regionale, accerta un rapido assembramento nazionale. Caduto in Francia 11 Regno di Luigi Flljppo, nel febbraio del lt$48 e p oc ' a.mata la Repubblica, Ma,zzini si l'f cò a Parig1. Radunati un ceutinaio d'Italiani esuli colà, fondò l' Associazione Naz1·onale Ital·ana, avente scopo unitario. Fondata H5 marzo, fu salutata colla gloriosa rivoluzione delle 5 giornate; a cui seguit•ono tosto i moti deU'ltalia cen1rale, 1'intimaz ~ one di guerra all'Au8tr1a fatta dal Granduca per iscanso di estreme l'OVine~ ]a Sollevazione di Roma e di Napo1i, l'agitaz !one generale. Intanto, seguend 1 la corrente, Pio IX, prometteva ~iuti. Carlo Alberto, amando troppo la sua corona e troppo odiando la Repubblica, inti~ava la guerra all'Austrja, per serbarsi il trono e la Monarchia. !n questo stato di cose, Mazz1ni, che vide giunto H momento di potersi mettere in azione, venne a Milano, accolto da ineffabile entusiasmo di popolo. Le prime parole cha eglì pronunciò furono d t conciliazione. I Bresciani erano in Vdr-tenza .col g overao provvis0rio di Milano: ed egli s'int~1·pose con1e pacier-e \ . dirigendo ai pr·imt una lettera predieante l'amore, il do .. vere, l'abnegazione. Da Parjgi l'Associazione na-zionale, ffi< ·bilizzò una legione d'ital1ani, che discesero nell'apr·i1e in Lombardia, capitanati dal Geoeralè Antonini, per aiutara l'insurrezione. ~ì formò in Milano una colonna di volontari" capitanata dal Medici, per far fronte agli austriaci unendosi a quelJa di Garibaldi. Ma~zini, come semplice soldato fece parte di quella c·olonna, e il generai Medici ne volle oonsegCJata a lu1 la Randiera S!llla quale era scritto - Dio e Popolo- attesta n ::lo che a mani 'più pure di quelle di Mozzini, non poteva essere affidata! - ma il Governo. provvis,orio interdi$Se ·alla colonna di moversi !. .. Ventidue anni dopo Mediéi, dove~a arrestar Mazzini a Palermo!

Gi1tseppe Ma zzini 25 Intanto Mazzin i fondò un nuovo giornale dal titolo- L'Italia del Popolo - il migliore ed il più utile che si stampasse allora in !talia,,nel quale dostenne la necessità di combattere l'austriaco senza tregua, provvedendo alle leva in massa della gioventù lombarda; combattè energicamente l 'intempestiva proposta della fusione della Lombardia col Piemonte, non percbè volesse imporre la Repubblica, ma perchè si pensasse prima a Uberare l'I talia, la quale, dopo l.ibera, avrebbe con Delegati dt!l p0pblo, in Assemblea costituente, deciso sulla forma governativa che meglio le si confaceva. Ma, e Mazzini lo previde, Carlo Alberto, venuto i n Lombardia, a recare l'aiuto che il fratello de1'e al fratello, l'amico ll' amico, consegnò, colL'armistizio Salasco, nuovamente agli austriaci il territorio che ave vano perduto! E allora Mazzini, indjgnato sì. rivolse ad aperta guerra contro Carlo Alberto,, ria~cettando il proprio pr-ogramma, di cui aveva fatto di nuovo olocausto all'unità della patria; e si rassegnò ancora all'esilio; questa volta incolpato da certuni di non aver proclamata la Repubblica, da altri jnvece di aver procurato scisma in Milano, cospirando per Ja Repubblica, e cagionando, per tal modo il triste esito della guerra. Se a Milano non fu proclamata la Repubblica, Maz- ' zini non v'ebbe nè còlpa nè merito; poichè egli vi giunse parecch1e settimane dopo che H governo provvisorio v'era Jnstallato e che la Lombardia era occu ata dalle truppe piemontesi. Se fosse dunque stato poss!bile e più utile procl3marvi tosto la repubblica, la colpa di non averlo fatto toccherebbe a tutt'altri che a lu, . Ma Carlo Cattaneo, giudice assai competente, nel suo libro sull' Insurre· zione, afferma che non era possibile, o che sarebbe riuscjto disastroso, perché certi personaggi allora influentissimi, odiando ben più la ret>ubblica che l'Austria, loro antica protettrice, si sarebbero rifuggiti jn castello con Radetzky, piuttosto che riconoscere quella forma di governo; e il popolo sarebbe rjmasto disanimato, senza con.

l ' \ 26 Biblioteca Patriottica tare che in nome della Repubblica, era impossibile otte- l nere aiuti dagli altri stati d'Italia, tutti anco.r• pr1ncipescbi e solo da qualche ~ettimana rafforzati a eostituzione, i quali poi, nel caso che fossero Intervenuti, avrebbero recato quel bell'. iuta di 'Carlo Alberto. Mazzini stesso le intese queste cose, tanto fu sempre lontano dal prefer~ re J a morte d'Italia al ritardo della repubblica, che anzi , dichiarò esp1ìcitamente non volere - pen ·are che : all' emancrpazion edella patr~a e alla sua ìndipenllenz a dallo straniero - protestò che suo rrrimo pensiero era la guerra, secondo l'unità della patria, terzo la forma, l'1'stituzione, che deve ass icurarne la libertà e la 112 i Js ;on q. La seconda accusa poi, distrugge affat to la prima e ai conferma a credere che furono quelle arti vilissime dei suoi avversari. Riguardo a quest'ultima S(l nLite ch.e cosa dice il venerando AureJio Saffi: « L'accusa che Mazz1ni nel 1848, seminava scisma in ~Illano co ·~pirando per la repu bbllca e fvsse con ciò cagione del mal successo della guerra; fu ed è ripetuta, come atto di fede jn tutti i giudizi dei suoi avversari, contro la verità ùelta storia. Mazzini non predicò Repubblica in Milano , nel 48 condannò la fusione come partito sleale e funesto alla causa jtaliatla, perchè violando le p1"omesse fatte da pr,ncipio, sostitu~va una soluzìone parz iale e un interesse dinastico alJa soluzione e all'interesse nazionale. Nel che egli er,:t, non guastato~e, m~ viLdice della primitiva conco rdia degli aoim,l nel campo comune tlella unità e de1la sovranità del paese. Veri seminatori di sci · sma furono i fus ionist i. E quanto al mal suQccsso della guerra, le cagioni sono note e indip endenti. affatto dal... l'opera di Mazzjni e della parte repubblicana; il quale e la quale, an< he dopo il decret o anti ·italiano della fusione, conti nuavano a dar provvidi consigli pee la condotta della guerra e ad offerire il braccio alla santa lotta . ..

Giuseppe ~fazzini '27 Questi fatti nessuna voce, per quanto autorevole, può annullare; e la Nota di Mazzini sul hbeo del Casati l i riconferma evidenti. » Era dunque con animo addolorato sì, che Mazzin i, riprendeva la via del t'esilio, ma la sua coscienza era tranquilla e pura. Se.guì, armato di carabina,. Ja legione dei volontari ca- - pitanata da Garibaldi _. finchè rifinito di forze e gravemente jndisposto, si rifuggì a Lugano, vve, appena giunto pubblicò un indir1·zzo at popoli italiani in cui preconiz-. zava finita la guerro regia e dover cominciare qu?lla dei popoli. E di Ja pure nel novembre del 1848, tramandò ai ,giovani d'Italia quei ricordi ardenti di sublime patriottisrno, i quali bastano da soli per infiammare al culto di patria e d'nmanità un'intera gencPaz i o ne. Ma i tumulti di Roma e della Toscana, l'eroica difesa di Bologna, Ja concitazione ognor crescente degli animi ansiosi di libertà, decjsero Mazzini di traBferit·si a Mar· silia per agire più direttamente col moto; firlchè fuggito Leopoldo da Fir~nze e proclamatosi H gove i no provvisorio, egli venne in Italia approdando a Livorno 1'8 feb· braio 1849. Il giorno lO entrava in Firenze. Accolto con vive espressioni di gioia dal popolo, ~lazlini, si trovò subito a contatto degli uomini che reggevano le cose pubbliche. Cominciò quindi incessantemente - ma )q vano -ad e~ortare H Guerrazzi a p!·oclamar0 la repubblica e unirsi a quella di Roma, da pochi giorni inalberata - pee opporre unite, una maggior resistenza agli ausl.:·iaci ed al governo piemontese che, naturalmen1~e, cercavano di atterrar1e. A t 18 febbraio, b:otto le loggia deg1 i Uffizi , proclamò egli stesso la repubblica Toscana ) l'unione con Roma e la formazione di un Comi tat:) di di fes a ~o mposto de l Guerrazzi, Montanelli e Zannetti. Da ciò nacquero dissapori t r·a Guerrazzi e Lui, sì che quegli gl'impose d'andarsene dalla Toscana , se no : o avrebbe fatto scortare ai confini dalle sue guardie .

128 Biblioteca Patriottica -----------------'- Mazzini allora, proscritto questa volta da un ten·· ro amico, si diresse a Roma, che, a di lui insaputa lo aveva eletto cittadino romano e deputato all'assemblea. Alla nuova della rotta di Novara l'alil semblea pensò di premunjrsi cont:o ogni triste eventualità, eleggendo un triumvirato che pensasse alla amministrazione e alJa difesa ....d ella Repubbli~a. Mazzini fu ~letto dal popolo TriumvirJ insieme con Saffi e Armellini. Tutti alJora aspettavano da Lui l'opera dopo averne ammirato l'apòstolato; e l'opera fu pari alJa grandezza del .suo ingegno e della sua anima, alla purezza della suà fede e delle sue dottrine. '- . Non discostandosi mai dalla · giustizia, concedendo le più ampie libertà compatibili con l'ordine, dando eloquenti prove di energia. di sagacia e d'onestà come tutti i suoi colleghi, mostrò la sublimità pratica delle sue teorie e del come si possa governare, ottenend~ il plauso e l'approvazione dei governati. r suoi proèlami sono una magnificenza, le leggi sotto di lui decretate sono un modello di sapienza repubblicana, Ja clemenza del suo go· verno fe' meraviglioso contrasto alle condizioni morali .e politiche d'allora, alle ba~se calunnie de' suoi nemici in patria· e fuori, alle vili ostilità di quattro potenze che concu.lcando i diritti umani, invadevano il territorio. Pure lo additarono all'universale come sanguinario e crudele meQ.tre perdonava ai nemici della Repubblic& ogni loro arte avversativa, i quali impudentemente g1ra vano soli e sicuri per le vie di Roma. Ma Roma doveva cader·e. Contro di essa si erano unite Austria, Spagna, Francia e 11 Re df Napoli. L'Aostria si contentò d'occupare, non senza contrasto le Legazioni; Spagna fece una ridicola dimostrazione collo sbarco di alcune truppe, che non si .mossero da spiaggia se non per insultare le donne e i fanciulli , il Re diNapoli ccupò con 16 mila uomini Albano e Velletri., dove,

Giuseppe ..t. lazzini 29 - - ·---- - - -------- assalito da Garibaldi, diedesi a fuga precipitosa, e pieno d1 spavento _1·iguadagnò la frontiera. Ma la gloria di distruggere la repubblica Romana spettava tutta a :la Repubblica francese! La quale simulando di volere unicamente rimettere il Pontefice sul suo teono ' promettGndo che non vj tornerebbe senza farsi prec0der~ da liberali ist1tuzioni, protes ~ando di intromettersi amiche volmente soltanto per ristabilire l'ordine e pace $in Roma, prevenendo i tristi effetti df'll'anarchia, mandò a Civitavecchia l O mila soldati sotto il comando del generale Audinot mentre a Parigi si diceva srhe t·nando che erano fin troppi per r )durre ad obbad.enza un centinaio d-i demagoghi ! Civit avecchia, lusingata dalle promessd dfli francesi lasciò lor-o libero H passo; ed i l generale Audinot, giunse senza ostacoli alle porte di Roma e chiesto invano di entrarvi, la st1·inse d'assedio. Era u· 30 di aprile. Non è mestieri raccontate a che triste spettacolo di morti e di rovi ne -at ridusse l'eroica città in quasi tre mesi di resistenza ad eserciti sempre più numerosi e avvezzi atle battaglie; non è mestted raccontare la grandezza e la virtù dei suoi difensori, la spar·tana fierezza dei suoi governanti, che discutevano le leggi fondamentali della Repubblica, mentre le bomb& cadevano sul Palazzo legislativo; e proclamavan0 dal Campidoglio lo Statuto Repubblicano. Ma ) Ctlntro sforzi disperati e disperata difesa vincendo i Francesi col tradimento e colla forza del numero) in· vadeva,no Rnma accolti da ur-li , fh;chi e maledizioni. L'Assemblea., dichiarando poscia caduta la Repubblica, fctc ltizzava i Triumviri di uuir~ i all 'estero in Comit r;do Nazionale ftalico , per contrarre jn nome di Roma un prestito di p iù mi'ioni per far fronte alle esigen ze della riscossa d'Italia) che essi dovevano, per qualunque mezzo, propugna.re e preparaee. Accettando i Triumv1ri l'altis-

30 Biblioteca Pat1f'iottica - --·------,-.--·..,.------~------:--- sjmo jncarjco_, piuttosto che consegnare essi stessi Roma ·ai francesi, si dimisero dal potere. , Il Municipio allora si assunse questa responsabilità. - L'intera città racconta il genet ale A vezzana accolse con un grido d'indignazione le prime voci di trattative u3cite da! Municipio... però <·.be il popol? era risoluto di ridurre Roma una nuova Snlly, di ridare a Pio IX l'eterna città in un ammasso di ruine, d'incontrare una cet·ta mortE\ anzichè vedere lo stemma pontifieio di nuovo inalzato. Esso voleva seguire il ·consiglio di Mazzini,. che propose di - Sortire da Roma, Assemblea, governo, armata, e tutti i cittadini che volessero volontariamente seguirla piombare in Romagn'rl. alle ~~palle degli austriaci ~ insorgere contro di essi tutto quel paese, e ristabilirvi il legittimo governo repubblicano. , , l ' Il co1onello Pisacane - valente e intrepido soldato - dopo aver mostrato la s(~onvenienza e l'impossibilità di ogni altro proposito - afferma che il consiglio di Mazzini sarebbe stato il m1"gl ore e. il p~·ù.. ardito partito. Ma i francesi salirono in Campidoglio; umiliati della loro stes&a vittoria. Pochi giorni dopo, Mazzini, indirizzando ai Romani un manifesto che li esortava a sopportare con animo invitto - la nuova sciagura, riprendeva povero e incontaminato l'esilio. Ma questa volta, esulando, aveva una missione da compiere in. nome di Roma; ed era ciò per lai non . foss'altro un conforto all'immenso dolore. , Co ~ ì calunniato nel trionfo, perseguitato nella ~ventura,, ritornava a Losanna. Là cogli amici attese alla ripubblicazione dell'Italia d el popolo, giornale che da lui fondato a Mila.no, ristampato a Roma, 1,isorgeva in !svizzera per· cont1nuare la sua missione rivoluzionaria. E degna di menzione, fra gli altri scrittt eccAllenti che l\fazziui vi inserì, la sua lettera sull'eccidio di Roma ai ministri Francesj, là quale sat·à in eterno un'onta per la Francia e una gloria per l'Italia. \

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