Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

1..\ TOilllE IJ I .XO;-iZ.\ !1 guar·dal'li passa, maleuicono, quale non g)' imita ft•ascinano, contro quelli che li disprezzano; rabbiosi si aYventano. Che fate voi altri Italiani co' vostri defunti in Santa Ct·oce? Certo giorno llfonsietw Lamar·tinr chiamò la patria vostra term di morti~· adesso poi si è ravvisato, c non ha da essere più, anzi la non è stata mai, terra <lei m01·ti. Una Yolta avcle a sapere Alfonso Lamartinc amò le l\luse, c non lo ci·ivellavano i debiti; allora pago di fama soltanto, dicono ( quelli a cui paiono poesia le rime fr·ancesi) che le ingenue vergini gl i sorridessero: quindi gli fu diletta la Grecia , ed anco la Italia se non la moderna almeno l'antica , adesso inabbissato dalle ipoteche ha fatto suo Apollo il gmn Turco di Stamboul ; mutata la lira in jatagano pe1· ventimila franchi di pensione all'anno si mostra con le manich~ a rovescio fino sopra al gomito smanioso di scannargli la Grecia come Agamennone in Anlide Ifigenia ; pari m nequizia entrambi, pure il Greco men vituperoso assai del Francese, che lui mosse cupiditù u' impero non tmpe bisogno di elemosina ; e il Gr·eco per avere schiuse, mentre il Francese stende, la mano. Jl papa di Costantinopoli; il quale a quanto assicurano per turco è fatto bene, cd ha in uggia ogni maniera di diti t·ambi, segnatamentc quell i della viltà, si trova costretto spcdirgli per via di telegrafo una ramazzina concepita così : " U JJ/onsieur Alfonso Lamartine cri- '' stiano del cristianissimo fra tutti i reami ct·istiani, io " ti ho fatto la cm·ità perchè ti sapeva povero, non per- " chè tu ùiventassi maledico. Egli è ben vero, che alla >J mia porta venncl'o manco le imposte, e cascm·ono gli " stipiti; non per questo però ella si trova a tale di " aYcrc mestieri del sostegno delle tue parole. Le ci~ " cnlr godo 1 no dr l diritto d' infnstidire, non quello di

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