Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

LA TORRE DI NONZA 57 condita con Io zucchero ; l' alti·a cresciuta col bocciuolo in cima, per la quale cosa lasciato il nome di lamia assumeva l' altt'O di vittima: t'icercatori solenni di questa seconda specie gli Ebrei, che mettevanla in opera al tempo delle capanne a compimento delle superstizioni loi'O , ma che per certo dovevano essere abbominevoli come tuili gli altri en'Ot'i di che arrdava infetta cotesta gente t'iprovata da Dio. Il degno ·pt'ete aveva concluso il suo ragguaglio con tal suono di voce che da qualunque galantuomo, il quale non avesse come me risoluto di non rispondet·e nulla , poteva e doveva prendersi pet' interrogativo; e tale parve anche al prete, che tra esitante e mamvigliato insistè: = ~on .parlo bene io? Come me non repulate voi le superstizioni giudaiche scelleratissime? Vedete noi alui Còrsi tanto abbiamo in uggia gli Ebrei che non uno solo potè fermare stanza in casa nostra. = = Così trovandomi alla porta co' sassi, non mi era più dato onestamente lacere; allora, come sempre, presi il partito che su quel subito mi bisbigliò il tnio genio, ed additando obbliquo ad oriente incominciai: = Là ... « U degno sacerdote tenendo dietro coll'occhio alla direzione della mano dentro la stanza , vide ch' ella andava a posarsi sopra una zucca vuota capace di sei fiaschi di vino, mism·a antica usitata tuttavia generalmente per la isola di Corsica, onde t raseeolato interruppe: = Dove là ? neJla zucca? = ~fa io senza badarlo con grave sembiante continuai: = là, in tel'l'a ferma giace la patria mia ; in mezzo alla giacente patt·ia mia dorme Firenze; in mezw di Firenze avvi tmo spedale, e questo spedale è de' matti.

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