Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

LA TOHRE Lll :\O~ZA 157 Mar·c Git·m·din, una fetta di Broglio , mezza Jibbt·a di Rernusat, e perchè ci piglino gusto, talora anco uno spizzico di Guizot puro: allora i napoleonisti susurt•ano , e il ginevrino pronto ecco trinciarci a isonne Forcade , Talliandie1' , ~Iontegut ed altl·i malsani (48). Se i borsaioli montano su le furie c subito movono alla riscossa, il l\lazade e il 1\lars profeti di tutte le cose accadute, speculatori di casi politici della scuola del hiribissolo : ingegni maiuscoli, i quali stanno al fianco dei diplomatici ·come i biscazzieri ai giuocatori di biliardi per contare i punti e raddrizzare i birolli. Figliuolo mio, Parigi imb1·atta molto , però che oltre quello che ci ha di suo, quivi trabocca il fango della rimanente Francia. Che monta ciò ? Se molto Pal'igi imbratta, troppo più ancora forbisce. Se molto giova a noi altri Italiani (ed ai Francesi a fine del conto non ineno) che in buon dato si annacqui il vino fumoso, il quale ci viene di Francia , importa cziandio grandemente che i Francesi mescolino il vino loro nelle morte acque nostre. At·ruffiamoci sì nel modo che qualchevolta succede tra parenti co' quali dobbiamo starei uniti, affinchè l' uno renda l'altro migliore, e possano amarsi anche più di quello che facciano, ma rifuggiamo da ·morderei come nemici. Gl' Italiani insomma, e conchiudo , senza i Francesi non potranno tentare cosa che approdi , i Fr~ncesi senza gl'Italiani non potranno costruire cosa che duri. 20

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