Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

426 LA TORRE DI 1\'0NZA Ma ci ct·edo, ripresi io, ed io vi sporrò le ragioni per le quali non può quadrm·e a voi, nè a me, nè a pet·sona che sappia che l'undici viene dopo il dieci. La torre noi non possiamo difen~ere, e questo è chiaro: la torre avrebbe a cascare nelle mani dei nemici, ed anche q'uesto è chiat·o : dunque il pa1·tito migliore sta per lo appunto nella proposta fatta da capitano Giacomo di mandarla all'aria con quanti più potremo atti1·arci attorno francesi, e questo parmi più chiat·o che tutto. Fin qui tanto noi che il capitano camminiamo d'accordo : adesso viene la forca dove incomincio a separarmi da lui; in primis per mettere fuoco alle polvéri basta accostarci la miccia e scuoterei sopra la cenere della pipa e battere l'acciarino accanto, c a queste cossiffalte opm·azioni basta un uomo solo ed eccene di avanzo ; laonde io non ci vedo proprio la necessità nè l'utile d' impiegarcene cinque, che tanto giusto col capitano facciamo. In ogni faccenda lodasi, e meritamente, la economia; ora perchè solo in quelle dove ne va la vita dovranno celebt·a•·e la prodigalità ? Secondamente noi non siamo mica pari col capitano; egli ar·ranca, · e non può stare in campo nè pure a cavallo, noi all'opposto possediamo gambe, la Dio mercè da ~luftli W>>, e il peggio dispetto che ci potessero fare fu di metterei a combattere dietro un muro. Terzamente il capitano ha una gamba di meno, e non so quanti altri ossi e quanta carne portata via , e molti più anni di noi: così egli dopo avere pagato parecchi acconti alla morte con poco più la salda, mentre noi ci sentiamo interi, giovani e gagliardi, perciò possiamo e dobbiamo prima di morire adoperarci giusta alle nostre facoltà in benefizio della patria. Chi paga tardi e malvolentieri si reputa bindolo e va bene, ma nè an ·

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