Francesco Domenico Guerrazzi - La torre di Nonza

LA' TORHE DI NONZA {07 domestiche; ma il popolo a farle più illustri oltre alle danze di cui ho tocco di sopra , concorse con luminarie, falò e sparo di masculi, o vuoi mortaletti, con rovello smism·ato di prete Settembre , il quale non rattenuto dal pet·icolo di restarnc offeso vi si cacciò fra mezzo a scompigliarli udando come spiritato : = Tenete ca1·a la polvere oggi , che ne potreste avere di bisogno domani ! = • Tuttavolta le feste rammentate non reputaronsi sufficienti pet· celebmre così degne nozze: pet· farle vie più onorevoli i padt·i del comune mandarono a partito se si dovesse o no rappresentare il l\l istet·o secondo l'antico costume della isola, e fu vinto che si dovesse fare senza neppmc una fava contrat·ia. Ed affinchè non prendiate soverchia rnaraviglia dello studio col quale·camminavano accesi i Còrsi nel celebrare queste nozze, io penso che mi giovet·à ammonirvi, come messe da parte le cause particolari che rendevano il parentado degli Ot·ticoni con gli Alessandrini accettissimo allo universale, gl'isolani nostri ebbero per istituto di promuovere sempt·c e con ogni loro facoltà i matrimoni fra i giovani del paese, fino al punto che se avesse fatto ostacolo la inopia della fanciulla , gli uomini del distretto costumavano collettarsi c fornirle la dote. " I l\fistet·i, come in Italia e altrove, et·ano rappresentanze drammatiche cavate dalla leggenda di santa Caterina di Alessandria o dal mat·tirio di san Piet1·o, e più sovente dalla passione del Redentore. Sopra gli altri parsi della Corsica .nell'arte di mettere sopra la scena cosiffatte rappresentanze pot·tò il vanto Vescovato, ma Lamio, Speloncato e Cateri, bisogna confessare che ne fece1·o altresì dei famosi. Favelliamo del nostro: quinci oltre il paese giace un declivio di falda

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