F.S. Merlino - Questa è l'Italia

POLIZIA E TRIBUNALI 109 zia del Passanante è la conseguenza diretta ed esclusiva del trattamento spaventoso che gli è stato inflitto al penitenziario, trattamento che i regolamenti non permetterebbero. Un particolare inedito, ma autentico, sul processo: Quantunque il Passanante abbia trovato un secondo accusatore nel suo avvocato, il quale andò a prender la parola d'ordine a Roma prima di invocare per lui la clemenza del re, quattro giurati votarono per la sua assoluzione e cinque per le circostanze attenuanti. Tali fatti 40 , d'un'immensa importanza politica, furono accuratamente nascosti al pubblico, ma spiegano forse, in una certa misura, il regime atroce a cui fu sottoposto nel penitenziario il regicida del 1878. Dobbiamo raccontare un altro misfatto della civiltà italiana; e ci affrettiamo a farlo per uscire da questa sentina di vizi e d'infamia in cui abbiamo imprudentemente posato il piede. Si tratta della tortura propriamente detta esportata in Africa dal Governo italiano. Ascoltiamo l'impressionante racconto del corrispondente del « Secolo » a Massaua: lo traduciamo in breve, ma fedelmente: « Al tempo della disfatta degl'Italiani a Saganeiti, un sacco contenente 500 talleri andò perduto. Il comandante militart di Massaua ordinò un'inchiesta e ne incaricò un capitano di linea e un sottotenente dei carabinieri. Questi messeri - che noi raccomandiamo al Lombroso per i suoi studi, come fenomeni viventi di atavismo - non tardarono a mettere la mano su un indigeno, che, secondo le abitudini di tutti i poveri diavoli, barbari e civilizzati, aveva nascosto, seppellendola non so dove, una sommetta di 79 talleri, frutto delle sue economie. Si volle riconoscere in quei 79 talleri una parte del denaro perduto a Saganeiti e si ricorse allo scudiscio (verga in pelle · d'ippopotamo) per strappare all'infelice la confessione di un delitto da lui non commesso. L'atto d'accusa dice infatti che l'imputato, interrogato sulla provenienza del suo denaro, dapprima balbettò, poi fini per fare una mezza confessione. Questa bastò perché si arrestasse un altro indigeno e si procedesse a un altro interrogatorio. Ma, prima di cominciare, i due degni ufficiali vollero predisporre i due imputati alla sincerità - cosi si esprime il rapporto --- somministrando loro una buona dose di ceffoni e di colpi di scudiscio. E poiché il secondo arrestato, che non era ancora addomesticato al regime 40. Lo abbiamo udito dire da un magistrato che faceva parte della Corte. Biblioteca Gino Bianco

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==