Oronzo Reale - Lotta su due fronti

Lotta · su due MAZ ò7ò0 Oòi79 MAZ 3919 fronti Discorso del Segretario politico del Partito Repubblicano Oronzo Reale, per l'apertura della campagna elettorale ' Ufficio Stam_pa del P. R. I. - Roma 1958.

Questo opuscolo riporta il testo del discorso del Segretario politico del P.R.I., Oronzo Rea- - le, pronunciato durante la prima manifestazione pubblica tenutasi. per illustrare il significato della alleanza sottoscritta dal P artito Repubblicano Italiano e dal Partito Radicale pe'r condurre insieme la campagn~ elettorale politica della III legislqJura repubb1ica:na. La manifestazione si è svolta al Teatro Adriano di Roma il 9 Febbraio, anniversario della proclam.azione della Repubblica Rornana del '49. H anno parlato successivamente N~ccolò Carandini per il Partito Radicale e Oronzo Reale pe~ il Partito Repubblicano Italiano. Il discorso .di quest'ultimo, che pubb~ichi.amo pressoché nella forma in cui poté" essere stenografato per n((Jlla togliere alla im-. mediatezza della espressione, costituisce una rapida sintesi dei rr1-otivi che giustificano l'alleanza repubblicana radicale e dei principali temi politici della cornune battaglia democratica. ·

Cittadini di Roma, amici radicali e amici repubblicani: voi avete udito, poco" fa, dall'alta, nobile parola di Niccolò Carandini dove egli e gli amici radicali cerchino le scaturigini ideali della loro odierna azione politica, del loro stesso nome. E' un termine di rinnovamento e di intransigenza che gli am.ici radicali hanno voluto adottare~ è un termine che li accosta alla tradizione di Antonio De Viti De Marco, non li accosta alla non bella tradizione di quegli uomini rappresentanti del contrario dell'intransigenza, rappresentanti del conformismo, che pure adottarono lo stesso nome di radicali quando si stancarono della intransigenza ideale del partito repubblicano e cercarono luoghi e sistemazioni più comode ne lla vita politica. Nulla li accomuna; e noi, amici repubblicani, dobbiamo prendere atto di .ciò con soddisfazione. Essi vengono, dunque, da una· scaturigine lontana e si richiamano· ad una tradizione di intransigenza. E noi, o amici radicali, veniamo anche noi di molto lontano : siamo confusi con le origini della storia dell'Italia moderna; siamo stati gli iniziatori e i partecipi di ogni Ietta di liberazione che si è svolta in Italia. (Ap,plausi). Siam.o stati i partecipi e gli iniziatori della lotta per l 'unità italiana, della lotta pe r la repubblica, delle lotte per la lied~nziMe del lavoro, della predi.cazione e delle lotte per l'unità d 'Europa. E con la stessa intransigenza morale e ideale, senza a nulla rinunciare, abbiamo cercato di affrontare le difficili lotte dei dopoguerra (dopo quelle n1eno difficili, anch:e se più pericolose, della liberazione che ci ha vi~ti 3

così impegnati) anche quando la situazio~e ci ha cos~retti a far mucchio; abbiamo sempre cercato d1 assolvere 1 doveri di una minoranza di avanguardia, c,empre ansiosi di svolgere in ogni momento, e mai di rinnega!e, il co~­ pito di rappresentare la nostra lunga e glonosa tradizione. Perchè ci siamo incontrati? Ci sia1no incontrati, noi e gli amici radicali, perché da qualche anno e forse più combattiamo ogni giorno, senza cercarci, le stesse battaglie, che sono prima battaglie morali che battaglie politiche. . Ma forse agli amici radicali non dispiacerà che io · ricordi che noi abbiamo avuto un presentimento di questo incontro, quando uomini come il nostro rimpianto, formidabile Adolfo Omodeo - che era egli stesso una incarnazione del motto mazziniano « Pensiero e azione » - uscendo dai suoi studi del Risorgimento, affrontava la lotta politica per la liberazione e per la costruzione di una democrazia repubblicana in Italia; e incontrava e predicava la formula mazziniana della «libertà liberatrice». Quando il nostro indimenticabile Guido De Ruggiero · lasciava i suoi studi per passare all'azione politica, e dopo il periodo della sua più viva azj one politica nella Resistenza, si dedicava a quella predicazione illun1inistica che è ancora nel nostro ricordo, a quel richiamo alla ragione che è ancora un ammonirnento per tutti coloro che partecipano alla lotta politica, eg1i incontrava i repubblicani e scriveva che era un atto di coe renza, per lui che veniva dal liberalismo sociale come teneva ' a ricordare, entrare nelle file del partito repubblicano. e 4

combattere con noi la battaglia per 1a liberazione nel can1po sociale, nel campo politico, nel campo morale. In questi avvenimenti noi trovavamo, dunque, il presentimento di questo incontro di oggi, che non è un incontro di gente ~he si è cercata per risolvere qualche problemuccio di convenienza elettorale. Ci siamo incontrati per compiere un atto di alta importanza politica, di alto significato politico, prima che un atto di convenienza elettorale. (Scroscianti ·applausi). Un esempio Ci siamo incontrati, innanzitutto, per dare un esempio. Dn esempio necessario nella disgregazione delle forze politiche alla quale noi assistiamo nella vita italiana di ogni giorno e nella quale si sono troppo spesso smarriti anche intelletti e sentimenti democratici di coloro che, in questa disgregazione, hanno trovato il prete~to per disertare la battaglia democratica, per far confluire i loro voti verso forze che davano ad essi garanzie di tranquillità. Un esempio, dunque, in questa disgregazione, la quale trova la sola eccezione. in un tentativo, che è costante, ormai, nella vita politica .italiana e in cui si riscontrano costanti complicità fra coloro che sembrano nemici e su questo terreno non sono nemici, perché vogliono dividere l'Italia in due schiere. Perciò - per esempio - quando l'onorevole Togliatti chiama a raccolta in un fronte governato e diretto dal P.C. tutti i democratici, tutti i socialisti, tutti i laici e dice: "o con noi o contro di noi", trova la benevola eco del « Giornale d'Italia» che risponde: «Ha ragione 'fogliatti; o con lui o contro di lui». T-roppo comodo~ per questi signori. Noi non accettiamo, come Carandini vi ha detto, di essere ,... v

chjusi in questa morsa, e qui è il primo senso della nostra battaglia e del nostro impegno politico. (Lunghi applausi) . Non è un'operazione - anche questo va ricordato - come le operazioni del Comandante Lauro, .che cerca le tmificazioni secondo le convenienze del momento, o con un acquisto all'ingrosso o con un acquisto al minuto dei rnonarchici dell'altra sponda... (Applausi). Non è neanche un'operazione più o meno mitica, proclamata senza profonde convinzioni, come l'operazione mancata de ll'unificazione socialista, che dal giorno in cui fu proclamata non vide una confluenza e un avvicinamento, ma vide anzi acuirsi e moltiplicarsi i contrasti fra i due socialismi. E non è neanche - come già vi ho accennato - una operazione di colÒro che fanno i calcoli dei voti che si prende ranno e magari per far presto e bene questi calcoli, si servono del regolo calcolatore.... E preparano a sè stessi e alla democrazia italiana de lusioni in parte già verifìcat esi prima delle elezioni, e preparano, soprattutto delusioni anche per dopo le elezioni; delusioni =che noi prevediamo ma non auguriamo, pe rché sarà in esse la prova di una frantumazione, la -prova di una vanifì.cazione ~eli voti democratici, cioè di un peccato contro la democrazia, quel peccato che noi non abbiamo voluto compiere. Per una sinistra democratica . Noi c~ ?iamo uniti p er comp~ere un atto politico; ci s1amo un1t1 per lanciare, ed accogliere p er primi, un appello per la costituzione di quella sinistra democratica che affronti i più gravi ed i più urgenti problemi della 6

de1nocrazia italiana, nell'unità morale che deriva dal fatto che q~ei problemi insieme li abbiamo individuati e insieme e autonomamente abbiamo ravvisato le soluzioni da proporre agli italiani. .Noi ci siamo uniti per comph~re un atto politico, conoscendo le difficoltà di quest'atto politico; perciò ci siamo uniti con la chiarezza, col coraggio, con lo slancio necessari. Ma dobbiamo dire - · perchè qu-esto sarà certamente uno dei punti di attacco-- che vogliamo questa chiarezza, questo .coraggio, questo slancio, in terra nella realtà italiana, non nella stratosfera. · Noi non siamo, come i nostri avversari si affretteranno a dirci, noi non siamo mass imalisti. A meno che il m.assimalismo non sia il nostro rigore n1orale e l'intransi- ~- genza con la quale noi affrontiamo le nostre lotte e la pulizia che vogliamo nella vita italiana. E sarebbe assai grave che questo costume politico fosse chiamato mas~imalismo. (Applausi). Noi non siam.o masshnalisti. Noi non siamo oche starnazzanti e gracidanti. O fo-rse siamo le oche del Campidoglio; le quali, però, hanno poco da salvare, a questi chiari di luna, nel Can1pidoglio aperto e indifeso contro l'attacco degli interessi affaristici e privati, guidato dalle aquile littorie (applausi) fameliche per lungo, anzi per non lungo digiuno. (Si ride). Motivi comuni della battaglia repubblicano-radicale Quali sono i nostri motivi comuni? Carandini mi ha lasciato con una cortesia che è anch'essa la prova della FJ.ostra ·Cordia:lità, di indicarvi questi motivi comuni. Voi 7

avrete pazienza di ascoltare qualcuno di questi motivi, di questi impegni politici che noi insieme assumiamo; anche se questa enumerazione dovesse essere un po' noiosa, come sono tutte le enun1erazioni programmatiche, di fronte agli italiani i quali sono abituati, nella lotta politica, ad ascoltare le girandole degli slogans, non sono abituati ad ascoltare le impostazioni serie, argomentate, convinte, dei problemi e delle loro soluzioni. D'altra parte, quando tutti i partiti e tutti gli schieramenti e lettorali in materia di progra1n1ni sono come quei fornai che affiggono il cartello "oggi non si fa credito e dornani si", e ci promettono sempre il programma per il giorno dopo (ma siamo alla vigilia d~lle elezioni e nulla si ascolta di preciso, di concreto, di impegnativo), no; ahbiamo il dovere di dire qualche cosa sui nostri principl programmatici. In politica estera · Eqbene, si presenta sempre prima, in questo dopoguerra, la politica estera con i suoi torn1entati problemi. La nostra cittadinanza occidentale, ·che noi teniamo a ~iaffermare, non è l 'ac-cettazione di questo o di quel sistema politico, di questo o di quel sistema sociale~ ma è l'accettazione di una civiltà nella quale tutte le · scelte sono possibili, contro una civiltà nella quale nessuna scelta è possibile, data la rigidezza del sistema che la governa. Noi abbiamo fatto q~esta nostra scelta occidentale· e siamo occidentali anche in materia di impegni di di~ fesa , che sono impegni e strumenti per la ricerca della pace e di .una distensione internazionale. Ma se H nostro 8 •

occidentalismo è una necessità della quale riconosciamo n valore fondamentale ed alla quale noi siamo legati, il nostro europeismo è una necessità ed una vocazione per- . chè noi sentiamo di adempiere insieme ad un dovere politico attuale e di restare fedeli alla nostra grande tradizione, quando diciamo agli italiani che soltanto nella unità dell 'Europa è la salvezza de ll'Europa stessa e de ll'Italia (Applausi). Libertà e socialità nella democrazia moderna In campo politico e sociale, la nostra matrice - parlo di noi repubblicani, ma credo che la storia ci abbia fatti incontrare anche su questo piano con gli amici radicali - è ln que~ principio indivisibile di libertà e di gius tizia? di i11dividualità e di socialità che ne l linguaggio mazziniano si cl1iarrtava libertà e associ.azione, che in altre dot.. trine può chiaHlarsi con altri 11omi, ma che è la sola base di una impostazione democratica del problemi de ll'Italia moderna. . . Ho le tto qualche giorno fa in una rivista cattolicçt - ed ho già avuto occasione di rilevarlo - che noi repubblicani e voi radicali siamo ere tici dell'ideologia liberale. Nattualmente, come eretici que1la rivjsta cattolica, non potendoci mandare al rogo, non ci trattava con simpat ia. Petò quel concetto era esatto, in largo senso; ma bisogna aggiungere che almeno noi repubblicani - e credo anche voi amici radicali - ci sentiamo ere tici non soltanto ' dell'idea liberale, ma· anche ere tici ante litteram ·del socialismo, poichè nella nostra dottrina noi abbiamo superato e congiunto le esigenze fondan1entali dell'ideologia 9

liberale e dell'ideologia socialista, quando vogliamo rappresentare, difendere, affe rma_r·e i~sieme il co~cet~o della giustizia e il concetto de lla hberta com.e cose Indissolubili come cose della nostra socialità moderna che è socialiti liberale, come cose della nostra libertà moderna che è libertà sociale. Da questa matrice discendono mo1te delle idee e delle impostazioni della nost~a battaglia politica. Quando i nostri amici radicali hanno avuto il m~erito precipuo di approfondire tutti i problemi dell8 lotta al monopolio, essi si sono collegati - sapendolo o non avvertendolo - a quella matrice comune. E così anche i nostri amicj radical1 , che provengono in tanta parte dal liberalismo, hanno superato, hanno di- · chiarato superata dai t·empi - come è superata dai tempi - l'antinomia fra l'iniziativa privata e l'iniziativa pubblica in economia, questa antinomia che la .storia ha condannato. I nostri amici radicali hanno affermato, come noi affermiamo, che è caduto il n1ito socialista della collettivjzzazione come strumento necessario e sufficiente di progresso sociale, di pro,~perità economica, di giustizia, distributiva; ma che insieme è caduto il mito della capacità e della sufficienza dell'iniziativa privata a superare tutt·e le contingenze, a soddisfare tutte le esigenze econ.omiche di una società e a risolvere per es. in termini di ' ' produzione tutti i pro~lemi della giustizia distributiva, come era l' illusione di quelliberalismo che non è illiberalismo sociale d ei nostri amici radicali, di quel liberalismo ' assenteista, indifferente e conservatore che Mazzini aveva · condannato più di un secolo fa e la storia recente ha mostrato di aver superato, e che ogai trova i suoi ep,iaoni tard . . l o b ~v~ ~e s.en. Luigi Sturzo e nell'on. Malagodi, i quali non d1v1.S1 da1 sopravvenuti furori laicisti dell'on. M.:tlagodi - che sono furori e schennaglie strumentali, come tante cose sono strumentali nella vita politica italiana - non IO

divisi da questi furori laicisti, si incontrano su un piano che noi consideriamo superato e noi condanniamo, non ·in nome della collettivizzazione, non in nome deHe nazionalizzazioni puliche§sia, ma in n o!lle della necessità moderna .di conciliare l'autonomia d ell' iniziativa p rivata con I' intervento necessario de l pote re pubblico .. ( Applausi). L'attuazio-ne costituzionale L'attuazione costituzionale, o an1ici ascoltatori. Le realizz_azioni costituzionali e Iasciate lo dire a noi repubblicani, anche questa famosa, diventata famige rata, Regione, cioè organizzazione autonomistica .dello Stato, -che oggi spaventa tanto i liberali superstiti, che spaventa Malagodi ma che non spaventa Luigi Einaudi e spaventa anche - non si sa perchè - il nostro amico socialdeinocratico Pre ti il quale - come ho già avuto occasione di osse rvare, - si è assunto una missione, que lla di co-p.- vert.ire i repubblicani all' antiregionalismo, e fa appello alla valida collaborazione dei .nostri am.ici radicali, un appello che non trova suceesso. Ebbene, quando tutti costoro, sempre alla riperca d i s-che rmaglie, di motivi strumentali, p er ·nascondere il contrabbando (quello che non sarebbe ·contrabbando se lo portasse ro alla luoe de l sole, .pevché tutte le impostazioni sociali ed economiche sono degne di esse re onestamente sostenute ) , quando costq·ro . ci dicono, come se fosse una grande scoperta, che noi repubblicani siamo ' dei superati perché in .tempi in cui si unificano i cont inenti noi andiamo cevcando la divisione nello ·Stato, e hbene noi rispondiamo che essi sono dim·entichi di un fatto che l'esperienza moderna pone sotto i nostri occhi . ll

e dal quale nasce un insegnamento e un incentivo ad una politica di attuazione costituzionale autonomistica. Questo fatto è che gli interventi del potere pubblico nella . vita dei cittadini crescono ogni giorno, per un fatale corso della storia e dove questo intervento cresce ogni giorno, la struttura autonomistica dello Stato diventa condizione di libertà, di controllo democratico effettivo del potere. Voi non potete lasciare nelle mani del governo centrale, del governo che rappresenta . lo Stato, tutti gli infiniti poteri che uno Stato moderno ha nelle mani, senza rischiare di cadere di diritto o~ di fatto nella servitù, nell'arbitrio, nella dittatura. Quindi, siete voi, avversari dell'autonomia, che vi fate una concezione dello Stato di ·Cent1anni fa, quando faceva soltanto il soldato, il carabiniere e il giudice e non scorgete questa necessità dei tempi moderni, la necessità autonomistica che insieme ~ una condizione di funzionamento di una am.f!linistrazlone che oggi in Italia è quella che voi conoscete: 1'amn1inistrazione che asfissia tutti, che intralcia, che rallenta, che deprime ogni hnpulso creatore, che si muove sul modello delle leggi create un secolo fa, che rende difficilissime o amici repubblicani e radicali, ·o cittadini - tutti n~ siamo testimoni - rende esasperanti le relazioni fra il cittadino· e lo ?tato, fra il cittadino e il potere pubblico, quelle relazioni che i problemi della vita odierna moltiplicano. La scuola . La .scuola. Noi abb~amo detto: la scuola è problema pnma.no d~ll~ vita e della deniocrazia italiana. E in primo luogo e 1l problema deHa difesa della scuola pub12 \

blica, che si fa in11:anzi tutt~ rispettando la Costituzione itaHana e non arrivando al punto di veqere proposta senza scandalo la codificazione di una violazione di una norma costituzionale, quella che vieta di pagare coi fondi pubbMci la scuola privata... (applausi) ... che deve vivere di sue proprie fonti, se è capace d( averne. La scuola è problema primario: difesa della scuola .di Stato, difesa della· scuola pubblica significa anche una politica non depressiva della scuola pubblica, affinchè essa possa re- " sistere vittoriosamente alla concorrenza della scuola prJvata; significa la parità dei diritti - sì, nessuno la vuole negare - per la scuola priv.ata, ma anche la parità dei doveri, dl cui molti si dimenticano, e la par.ità dei .controlli e la parità della serietà perchè le scuole private non prospe,rfuo sfo11na-ndo analfab-eti' .che non ha~uao avuto ·fortuna nella scuola pubblica. (Applausi). l\tfa non è · questo soltanto il problema deHa scuola. C'è un problema anche, di fronte alla rivoluzione scientifica del mondo moderno, quello di accorgersi che le neces"" sità di questo mondo richiedono assai meno scartoffie e diplomi di generica ·cultura (che .poi spesso non c'è) e assai più cognizioni ed ~sperienze effettive, e tecnici e specializzati per affrontare e risolvere i problemi della tecnica moderna... (applausi) e chiede {Jniversità che siano atenei nel senso più nobile della parola, ma siano pure laboratori ài feconde esperienze, senza qelle quali l'Italia è condannata a restare in coda) con buon· distacco, ~!spetto a tutti ·i popoli civili. ' Stato e Chiesa E poi; la difesa dell'autonomia dello Stato di fronte ai tentativi di pressione eccles,iastica, e più che tentativi, 13

perchè siamo agU straripamenti, alla oonfusione, .all~ sovrapposizione dei poteri nei rapporti civili. Questo è H nostro laicismo. Non è irrisione e neanche un mlnore rispetto del fenomeno reHgioso, anche nella sua estr.inse cazione storica italiana che è così massicciamente una estrinsecazione cattolica. E npn. è neanche una pregiudiziale avversione al partito cattolico italiano. Noi siamo repubblicani degli Stati Pontifici. (Si ride) ... Voi avete dato un· significato moderno ad una affermazione che aveva un significato storico... Io ricordo sempre la meraviglia e l'ammirazione del povero· Sforza di fronte a questi repubblicani degli Stati Pontifici, cioè di questa prevalente impostazione anticlericale che aveva le sue giustificazioni stor.iche, Ticordo la sua meraviglia di fronte a questi repubblicani che snpevano far mucc·hio anche con i c attolici quando si trattava di difendere la libertà e la democrazia in Italia, appena nate, contro l' assalto massiceio dei totalitari comunisti. Ebbene , noi abbiamo· dimostrato con i fatti che non abbiamo pregiudiziali vers01 un partito cattdHco ·che svolga ' la sua funzione democraHca nella normale e libera contesa con gli altri partiti.. Vorrei aggiungere che non r.' è neanche, nel nostro laicismo, nessuna indulgenza 'li m.otivi storici, o amici repubblicani. Eppure, quale tentazione; oggi 9 febbraio, per questa indulgenza! (Applausi) . Oggi 9 febbra.io, il giorno in cui, nel 1849, si aocendev~ in Italia quel bagliore di luce popolare .de lla R·P-pubblica Romana, sul crepuscolo dell a gue rra regia infaustamente terminata... (Interruzione: Viva la Repubblica Romana! Applausi scroscianti. L'uditorio si alza acclamando) ... il giomo in cui partiva da Roma, diretto a Livorno, lo storico telegramma di. M~meli a ~Mazzjni: «Roma Repubblica, vEnite » e con1Jnc1ava que lla epope a militare e .civile che riscattava l'onore del popolo italiane e fissava per sem14

pre., nella_sto.ria d'Italia, . Roma .capitale italiana. Anche se vennero pòi anni di attesa e di oscurità. Noi non vogliamo attingere a questo ricordo i motivi del nostro laicism.o; non vocrliamo rjcordare dove era o ' mentre queste pagine di gloria venivano scritte, il Pontefice romano, e dove rimase - idealn1ente - · fino al 1870 e per molto tempo dopo. . · Noi non vogliamo ricordare questo perchè noi . non vogliamo tener viva una frattura che saremmo lieti di veder cancellata per .sempre, riunéndo in una stessa sort·e tutti gli ital!ani, quelli che vollero e quelli che non vollero l'unità d'Italia. Non vogliamo ricordare questo. Però, lasciateci ricordare, arri.ici repubblicani -- perchè qui attingiamo veramente l'argomento del nostro laicismo come fatto politico - l'Assemblea Costituente della Repubblica Romana, la quale (pensate un po'; qualche repubblicano di oggi forse ancQra se ne scandalizza) faceva precedere all'inizio dei suoi Iavori una funzione propiziatoria all'Ara ·Coeli... (si ride), quell'Assemblea nella quale erano presenti anche illustri e forti e .combattivi cattolici, quell'asse1nblea nella quale era anche presente un alto· prelato, Mons. Muzzarelli! Però non c'e ra l'an. Togliatti! E caso volle che si chiamasse articolo 7 anche l'articolo della costituzione della Repubblica Romana in cui venivano regolati.. . (applausi) . .. i rapporti fra Stato e Chiesa. Pe nsate: una repubblica che nas.ceva mentre il Papa dall'esilio borbonico lanciava fu-lmini contro di essa! Mentre i giornali cattolici scrivev~o che questa città ~ra diventata un ep1porio di avventurieri! {Jna Repubblica che per priina cosa volle e seppe garantire la Hbertà religiosa ai cittadini... (Applausi) . In tutta la sua -breve ·e gloriosa storia i .cattolici poterono fare i cattolici nel rispetto di tutta la cittadinanza. E Mazzini ~ arrivò anche alla seve rità quando ad An15

cona e a Senigaglia qualche eccesso ricordava un anticlericalismo che sfogava le vendette dei patrioti italiani contro j cattolici e mandò Orsini a ristabilire l'ordine e la libertà di tutti! Ebbene, questa Repubblica, che assediata doveva risolvere i problemi della convivenza dello Stato con la Chiesa scriveva un articolo 7; ma l'articolo 7 di ' quella Costituzione diceva semplicernente: « Dalla credenza religiosa non dipende l'esercizio dei diritti ·Civili , e politici». E poi veniva un articolo 8 anch'esso così semplice: « Il Capo della Chiesa cattolica avrà dalla Repubblica tutte le guarentigie necessarie per l'esercizio ìndipoodente del potere spiritualer >>. (..t\pplausi). Ebbene, questa era la soluzione laica della Repubblica Romana; non la persecuzione religiosa, ma l'eguaglianza religiosa! Non l'irrisione per coloro che professavano la religione e ne seguivano l'insegnamento: l~ chiese erano aperte, la gente pregava e tanta era la serenità democratica dell'ambiente che perfino qualche giornale poteva, in Ron1a, rivolgere i suoi attacchi alla Repubblica Romana, che pure era assediata dagli eserciti stranieri. Era quello, l'art. 7 che noi volevamo, non l'articolo 7 della Costituzione Italiana... (applausi) .. .l'articolo 7 della Costituzione Italiana, il quale richiama i patti lateranensi. Quei patti lateranensi che però o'ggi non vengono neanche applicati, che pe rò oggi non soltanto si vogliono leggere come avulsi e distaccati è!a tutto il contesto della Costituzione Italiana, :rpa che vengo:ao anche interpretati a senso unico, con straripamenti , con travalicamenti ·dei quali, quando parliamo noi laici, l'« Osservatore Romano >~ scrive che noi inventiamo. Ma poi viene il Cardinale Ottaviani... (si ride) ... e scrive che intanto tutti ricorrono ai preti per farne degli armeggioni presso i potenti e trasformarli in agenti delle eose temporali.. La frase, che noi possiamo assumere ccme una delle epigrafi della nostra battaglia politica, ha bisogno soltanto 16

di una piccola aggiunta, che già è implicita e che noi vogliamo rendere esplicita: che non solo «tutti» ricorrono ai preti, ma « tutti )) ricorrono con successo ai preti, per farne armeggioni della lotta politica. ;. (Applausi). Ebbene, o am1ici Tepubblicani e amici radicali; nof prendiamo sul s~rio questo impegno politico della battaglia lalcistica. Carandini ve lo ha già accennato, anzi egli ha fatto un esame: non sono molte le forze politiche che prendono sul serio questo problema. E mi piace ricordare un giudizio veramente obbiettivo, anche se ci fa· comodo. E' un giudizio obbiettivo di una autorevolis-sima rivista inglese che 1' « Espresso » ha riprodotto. E' l'« Economist » del 18 gennaio, il quale ricorda che ·Liberali, radicali, repubblicani, socialisti, socialdemoeratici e comunisti si oc_cupano tutti con grande rilievo del caso del Vescovo di Prato, quello dei « pu bblici concubini ». Ma poi la rivista so.ggiunge: « Nessuno di questi partiti, con l'eccez~one dei repubblicani e dei radicali, è pronto a dare batt~glia .a fondo per_lo Stato» · (Vibrati applausi). Ebbene, noi siamo pronti a dare battaglia a fondo per lo Stato, non perchè vogliamo perpetuare o aprire fratture nella coscienza religiosa del Paese, non perchè vogliamo risuscitare ·lacerazioni nella coscienza dei credenti. ·Anzi, noi siamo Stmpre in attesa, quasi in agguato col più ottimistico degli spiriti, per stabilire se un granello ~H saggezza entrerà nella coscienza di coloro che dirigono il movimento ·Cattolico; quel granello di saggezza che se crescerà sarà veramente il riconoscimento de lle condizioni di una lotta politica in ~no stato civile, il ric.onoscimento dell'autonomia de1lo Stato. Ma noi sappiamo. che que-l granello di saggezza - se ci sarà - non ·crescerà quanto è necessario e sufficiente per risolvere ·n problema, senza la precisa volontà delle 17

forze politiche, quali noi vogliamo essere--- quale primo nucleo abneno. - senza la precisa volontà di difendere l' autonon1ia del potere civile, che è condizione· di libertà per tutti gli italiani, cattolici e non catto.li~i. (.Applausi): Questi, o amiai repubblicani e radicah, sono alcuni deL motivi fondamentali della nostra lotta politica, del nostro impegno politico. Di altri e in1portanti dovrei parlarvi, ma l'ora non lo ·Consente; e avremo tempo e occasioni pe! trattarne. [Per integrare l'esposizione, riprendiamo_alcuni brani del discorso che Reale ha pronunziato a Narni la domenica successiva: Domenica scorsa parlando a Roma in quella manifestazione comune con gli amici r.adicali destinata a illustrare i motivi della battaglia politica che insieme ci accingiamo a combattere, indicai alcune delle direttive programmatiche di tale battaglia. L'odierna manifestazione mi dà occasione di indicame altre, come la prossima campagna elettorale consentirà a tutti gli oratori repubblicani di sviluppare tali illustrazioni, e agli ascoltatori di rilevare· che gl'impegni politici che noi assumiamo' discendono tutti dal programma fondamentale del nostro partito- e. ne costituiscono estrinsecazione rispetto ai problemi di maggiore attualità e im- · portanza. I repubblicani hanno sempre affermato e confer.mano che esistono ancora nella economia italiana problemi di struttura che vanno affrontati e risolti in termini dj deinocrazia sociale - si tratta di problemi che si riferiscono così alla terra come all 'industria - e tendendo, dovunque è possibile, a soluzioni di associazione del capitale e del lavoro, all'elevazione dei .diritti del lavoro e della sua remunerazione, -e insieme delle sue responsabilità. La ricerca di queste soluzioni deve essere parallela allo impegno della p-rossima legislatura nell'affrontare seriamente, e sempre in termini di democrazia sociafe e di solidarietà nazionale, il problema della disoccupazione e sottoccupazione ché è fondament~le per ~'.Italia. Questo è uno dei campi di azione sul quale, per l'1ns~nab1le contrasto. di indirizzo dei suoi componenti hanno fatto f~hmento non solo i governi tripartiti, ma anche il governo ~onocolore che, riflettendo i contrasti della D. C., ha dimostrato · d1 es~ere pure e~so un. governo almeno bipartito o tripartito! Il comp1anto Vanon1 non Immaginava che il suo piano sarebbe stato trattato come un'esercitazione ·dottrinaria, invece che come un programma sociale da attuare con l'impegno di tutti. 18

Nè lo stesso V~oni avrebbe potuto immaginare quanti ritardi e distorsioni avrebbe subìto la realizzazione del suo nobile e civi~e sogno di una giustizia tributaria in Italia. Qui non si tratta tanto di leggi nuove da fare (anche se le leggi non vanno sostituite o modifìcate1 con le circolari 1ninisteriali!) quanto di attuazione fedele e intelligente delle leggi esistenti, di -capacità e volontà amministrativa tesa veramente e costantemente allo scopo di stabilire una giustizia tributaria, assicurando, tm l'altro, almeno pari possibilità di difesa di fronte al ·Fisco ai grandi e ai piccoli contribuenti. La perdurante massiccia prevalenza delle hnposte indirette sulle dirette, la maggiore esposizione alla tassazione totale dei '· redditi minori rispetto ai maggiori, la enorme sproporzione ·delle possibilità di difesa dei contribuenti fanno sì oggi che in Italia ci sia una sola effettiva progressività·: non quella della tassazione, ma quella della evasione!] . No al comunismo Il nostro appello, come vi dicevo e come ·Carandini ·ha sqttolineato, è un appello ·ed un esempio per la costituzione di una sinistra democratica. Noi attendiamo altre forze accanto a noi e insieme con noi. Ma la situazione odie rna della vita italiana ci .fa attendere qùeste forze non dai p artiti organizzati, ma dagli italiani non inquadrati, che pure hanno una coscienza politica ed esigenze politiche democratiche . Non possiamo accogliere - Carandini ve lo ha de tto ed è quasi lapaliss.iano - l'appello ai frontj unici che viene . ripetuto dal partito comunista italiano;· non possiamo accoglie re que~to appello rivolto ai democratici, ai socialisti, ai lai~i, nè ih nome della democra~ia e. della libertà, . nè in nome dellaicismo. . . Non si fa mucchio per la· democrazia e per la libertà con coloro che hanno battuto le Inani alla repressione di Budapest... (scroscianti applausi) ... non si fa mucchio p er la difesa del laicismo e per l' àftermazione del laicismo con coloro che non solo hanno votato l'art. 7, con ciò di19

mostrando la loro assoluta e totale indifferenza per q uesti problemi, ma che non possono neanche concepire la idea di la i cismo come noi lo concepiamo. Il laicismo nostro è una delle prime affermazioni dello spirito di libertà nella difesa dell'autonomia della coscienza indivi- ' duale· e coloro che nei loro regimi hanno tutto soppresso, ' . tutto sopraffatto, della coscienza individuale, non possono impugnare la bandiera del laicismo (.applausi). E quando «l'Unità» pubblica il programma elettorale del partito comunista, nel quale ci sono tante idee, tanti principii, tanti impegni politici, che sono raccattati dai programmi dei partiti democratici) noi abbiamo due cose da riaffermare: che da una parte noi restiamo fedeli alle nostre concezioni, qualunque sia la speculazione di coloro che le adoprano come s-trumento o diversivo per combattere la battaglia poliHca loro; dall'altra, noi non consentiremo a coloro che ne avrebbero interesse di chiamarci filo-comunisti soltanto perché noi affrontiamo e affermiame> principi e soluzioni che sono nostre an'che se il partito comunista dice di farle sue. Quando poi in questo loro programma che contiene tante belle cose, i comunisti hanno il coraggio di impostare il problema del laicismo in Italia in questo modo: «La invadenza del prete e del faccendiere clericale è dunque il prezzo pagato all'anUcomunismo », ebbene, noi rispondiamo che nella sua sostanza questo è un giudizio che falsa la storia, perché il clericalismo in Italia, .Ie sue manifestazioni e l:1 sua esuberanza sono in primo luogo una conseguenza del •comunismo e della sua battaglia negatrice della libertà... (applausi) ... che ha ·consentito a coloro che dovevano difendere interessi temporali ed extratemporali di impugnare la bandiera dell'anticomunismo e di coprire la loro merce al riparo di essa. Questi sono i motivi per i quali noi non possiamo 20

certamente neanche sfiorare con la nostra immaginazione l'idea di accogliere 1' appello al fronte comune che H P.C. lancia. Una lotta su due fronti \ Per quanto riguarda il parti t o socialista, Carandini vi ha già detto cose che a voi sono note. Noi non siam-o di coloro -che hanno spinto Ne:nni -· come egli dice nel suo fiorito linguaggio - allo stesso muro col · partito C@mlm.ista. Noi siamo di coloro che lo hanno incitato in tutti i modi che la lotta politica poteva consentire e· lo hanno aiutato a distaccarsi da questo muro, a raggiungere posizioni di autonomia, a v~nire sicuramente e stabilmente, dando fiducia agli italiani che in lui avevano riposto fiducia~ nel fronte della democrazia e della costruzione democratica. ·Ma noi non possiamo - perchè facciamo politica e non poesia - oggi riconoscerei in quella sinistra democratica e socialista della quale il partito socialista vuole esse r centro. Noi non possiam.o riconoscerei per tante ragioni. Non possiamo riconoscerei anche se aspettiamo sempre che arrivi la collaborazione democ-ratica dei sociaHsti, e se sappiamo quali siano e quanto vivi i fermenti di autonomia e di dem.ocrazia che sono nel.I'anima del ·socialismo italiano. Ma noi non possiamo passare sotto silenzio i gravi errori contro la demoorazia compiuti dal partit_o socialista anche recentemente . C'è un errore .che io ritengo inspiegabile. Pietro Nenni che , pure vuole probabilmente raggiungere que lla posizione democratica ma non ha il coraggio di giungere alle conseguenze di questa battaglia, che vuole distinguersi dal partito comunista, adotta 21

per la lotta e lettorale imminente uno slogan di politica estera - . missili o non missili - che, a parte la sua astrattezza e la sua irrazionalità, è una piattaforrna sulla quale non riuscirà a scollarsi dai compagni comunisti neanche )con le ·cannonate o con le bombe atomiche o coi missili che eglt . non vuo1e ammetrere dln I1ta1ia..,. · '(app lausi). E allora noi· diciamo ai socialisti -- e le prove recenti q-i B.om.a, che qui sono state ricordate, dimostrano quali siano le nostre intenzioni e il nostro coraggio - che vogliamo dare una mano ad essi perchè vengano accanto a noi sul piano delia costruzione de1nocratica, ma il dovere che essi hanno di en trare a b3ndiere spiegate nel c.ampo d egli amici, dei difensori della democrazia, è un d0ve-re che o è compiuto e p er inte-ro, oppure si converte in responsabilità politica de lla quale si deve rispondere, anche davanti agli elettori deHe prossime elezioni. ( Applausi). . . ~1a noi non possiamo neanche ser..tirci omogenei ·-- secondo la espressione dell'on. Fanfani - .c.on la democrazia cristiana, per tante ragioni. In primo luogo per una pregiudiziale: che non si è on1ogenei, non si prome ttono alleanze, non si assumono impegni con un partito che ancora si rifiuta ostinatamente di chiarire le proprie posizioni rispetto qi problemi fondamentali de llo Stato e della società italiana, rispetto ai problemi fondamentaH del Governo, e anche a quelli del sottogove :rno: Così noi siamo, soli e in comp8 gnia, a1nici repub- ' blicani e radicali, a combattere la nostra battaglia, come la prima incarnazione della sinistra democratica italiana. Sj amo una minoranza. Se non lo riconoscessimo nes- ' sun? crederebb e che noi siamo una maggioranza. Ma ci ten1amo; ~d affermare questa nostra qualità, perchè q uesta quahta consente di combatte::e la nostra difficile battaglia con le nostre integre e totali convinzioni politi22 . '

che, sociali e morali, una battaglia su due fronti. Non come con un altro, inspiegabile, errore, ha detto Pietro Nenni, una battaglia su un fronte solo. {J na battaglia su un fronte solo è una battaglia che si risolve o con la vittoria schiacciante delle forze della conservazione ·o con la vittoria schiacciante delle forze dirette e governate dal partito comunista. .. Appello ai democratici tJna battaglia su due fronti,. dunque. Il nostro appello . va, ·o amici repubblicani e amici radicali, va vorrei djre non solo con convinzione ma anche con una certa commozione, perchè siamo tutti reduci da tante battaglie combattute, e non sono state tutte battaglie fortunate, anche se siamo convinti che sono state tutte battaglie meritorie per la democrazia italiana - il nostro appello va a coloro che vogliono. votare, nelle prossime elezioni, guidati dalla ragione, non accecati dai miti politici, che sono cattivi consiglieri. A coloro che vogliono votare per non pentirsi subito dopo la deposizione della scheda, sempre attendendo la votazione prossima per riparare gli errori compiuti, che però finiscono con l'essere quasi certamente irreparabili. Ci rivolgiamo a loro, ci Tivo.lgiarho a coloro che credono con noi possibile una battaglia politica per un'Italia repubblicana migliore, libera, democratica, moderna, pulita, gh1sta, e che insieme com noi sentono il dovere di questa battaglia. (.Applausi prolungati). 23

l / Roma • Tip. c Fiorentia » dei F.lli Ascoli

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