Jean Jaurès - Il socialismo e la guerra

COMITÉ DE PROPAGANDE SOCIALISTE pour la Défense Natlonale Il .Socialismo e la Guerra --=-- PRIX: 0 fr. 25 \ PARIS EN DfPòT A LA LIBRAIRIE DE l'Humanlté 142, R_ueMontmartre, 142 hotera G·no B.1c:.nc9 1917

, '. NOTRE BUT le Comité de propaa-ande socialiste pour ladejense nationale se propose d'e développer et d'employer à la déjense nationale toutes /es jorces mora/es et intellectuelles que 1·enjermé le_socialisme. Il se propose de contribuer à la déjense nationa le par la propagation des idées que la doctrine et la pratique sociaizstes metlenl à la disposition de la natio11qui iulte pou_r son existence, pour son indépe11da11cep, o1_:1sron droiL. Il se propose de .jorlifier la déjense 11atio11aleen atfermissant la conscience des Français auxquels le socialisme a appris que /.'autonomie des nations et la justice internalionale soni les deux termes d'une sy11thèse nécessaire, èt en démontrant à ceux qui né soni pas encore socialistes les raisons à la fois natio,tales et humarnes 1ui commandenl le devoir d' assurer la déjense et la victozre d!1 pays. PUBLICATIONS DV COMITÉ ACTUEI.LEMENT PARUES : Le·Devoir . . . . . . . . . . . . . . . . O fr. 15 Les Socialistes dans la Nation et pour la Nation .. .... : . . . . . . . . . . O fr. 25. Pourqaoi nous détestons et pourquoi nous voulo11sdétruire le militansme allemand. C'est v6us qui ave.z voulu la gue,.,-e ! . Héros lai'ques. . . . . . . . . . . Le Règlemenl. - /. La Paix jrançaise. Le Règlement. - Il. Les Garanties A lsace-Lorraine . . . . . . . . . . O fr. 20 O fr. 25 O fr. 20 O fr. 25 O fr, 25 O fr. 25 LES DEMANDER DANS TO-UTES LES LIBRAIRIES. SIÈGE SciCIAL DU COMITÉ : 9, rue du V a.1.-cle-Grà.ce. - PAR I S Secrétaire-Trésorier: LtoN ROSENTHÀL. Conseìl de Diredtion : B bli L. DUB~Wl~I~I-, GROUSSIER, P. LANGEVIN, J. LEBASE,. MILHAUD

COMITÉ DE PROPAGANDE SOCIALISTE pour la Défense Natlonale Jean JAURÈS · Il Socialismo e la Guerra . PRIX : 0 fr. 25 PARIS F.N DÉPÒT A LA LIBRAIRIR DE l'Bumanité 142, Rue Montmartre, 142 1917 ,, ,,

LA GUERRA t. LA C-ATASTROFE. La guerra moderna. I Quando si parla, leggermente a volte, della possibilità di sì terribile catastrofe, si dimentica, o signori, che sarebbe questo nel mondo un avvenimento nuovo, sia p~r la vastità dell' orrore, sia per la profondità del· disastro. Vi fu un tempo, ali' epoca della barbarie celtica e germanica, in cui popoli inte1-i si scagliavano gli uni contro gli altri, in grandi masse di famiglie agglomerate. Erano nazioni e nazioni che dal fondo delle foreste poste lungo le rive 'del Danubio, o di quelle della Germania settentrionale, correvano alla conquista ed alla battaglia. Ma queste forze scatenate, ma queste moltitudini colossali s1muovevano in un mondo primitivo come loro, e la loro potenza di distruzione -era limitatata dalla stessa potenza di produzione della razza umana, ancora inferiore e rudimentale. Più tardi, nel medio evo e al tempo della monarchia moderna, non sono più nazioni intere,· ma eserciti di mestiere, potentemente armati, che si scatenano a traverso le civilità già delicate e già dense ; ma non erano questi se non piccoli eserciti. Qggi, signori, gli eserciti che soFgerebbero da ogni popofo, milioni di Tedeschi, milioni di Russi, milioni d'Italiani, milioni di Francesi, sarebbero di nuovo le nazioni intere come al tempo della barbarie primitiva, ma scatenate questa volta a tra-verso tutte le complicazioni, tutte le ricchezze della civiltà umana ; e tutti gl' istrumenti terribili di distruzione, creati dalla scienza BJblioteca Gino D1an40

moderna, sarebbero al servizio di queste nazioni colossali. E non si immagini una guerra breve, che si riduca ad alcuni scoppi di fulmine e ad alcuni baleni : nelle regioni opposte, saranno delle collisioni formidabili e lente, come quelle che si produssero laggiù in Manciuria, fra Russi e Giapponesi ; saranno masse umane che fermenteranno nella malattia, nella miseria, nel dolore, sterminate dalle granate che si moltiplicano, dalla febbre che assale i malati, sarà il commercio paralizzato, le officine chiuse, gli Oceani, oggi traversati in ogni senso dalle striscie di fumo delle loro navi, nuovamente vuoti e resi alle antiche sinistre solitudini. Si, o signori, spettacolo terrible che ecciterà tutte le passioni umane. (Discorso alla Camem dei Deputati sull' accordo F1·anco-tedesco, 1911). La raffica. Se dobbiamo, spirando il fuoco formidabile, sotto la raffica delle palle, sotto la pioggia delle granate, andare sempre, andare ad ogni costo ; se dobbiamo, anticipatamente aprendo un largo credito alla morte, tentare con i deboli resti di una colonna decimata dai proiettili un corpo a corpo furioso per occupare una posizione od una trincea, che diviene, in _Brazia, l'automatismo della manovra di guarnigione? .t<orse,in questo momento, vi è realmente, negli esseri umani cosi trascinati oltre i i limiti della umana natura, una specie di automatismo; forse, se la libera funzione delle facoltà coscienti sussistesse ancora completamente, la marcia deliberata verso la morte quasi sicura sarebbe impossibile. Forse nell'essere umano, per un momentos trappato a se sesso, è un !essere nuovo che. sorge, una persona nuova, livida di spavento e di audacia, quasi estranea a se stessa quanto al~ individuo spodestato a cui improvvisamente s1sostituisce. (L'AnnéeNouvelle, p. :q-25).

-5Il dovere dell' ufficiale. La bellezza della professione delle armi consiste nel fatto che essa esige dall'uomo che sia pronto sempre allo sforzo completo, allo sforzo supremo. E quale è più grande di quello che consiste nel dare la propria vita, nel darla, se così posso dire, con riflessione e saggezza, ottenendo dal sacrificio consentito il maggiore effetto possibile per la patria ? Conservare la padronanza di se medesimo e la lucidità del comando nel momento estremo del pericolo, anéhe nel momento di quell' equivoco sublime in cui l' uomo non sa più con precisiòne da qual parte della morte egli si trovi : tale il dovere dell' ufficiale. (L'A.t·mée Nouvelle, p. 289). 2. LE RESPONSABILITÀ I Contro la fatalità capitalista della guerra. Si, il capitalismo e la guerra sono collegati,, ma l'Internazionale non vuole che attendiamo passivamente, mezzo addormentati sull' origliere della dottrina, la fine del capitalismo per combattere la guerra. La deci~ione'.di . Stoccarda, dopo avere affermato che la guerra, fatto essenzia,!e del capitalismo, non perirà sostanzialmente che con i-1 capitalismo medesimo, aggiunge (prendiamo queste parole dalla prima mozione. proposta dal Bebel) : << O quando il fardello di uomim .e di denaro che la guerra impone ai popoli sembrerà loro così grave che essi se ne libereranno I » ,, Così, se voi lo volete, operai e proletari di tutti i paesi, se avete coscienza del vostro dovere e della vostra forza, se sapete essere uniti, se, nelle ore decisive della storia, voi sapete portare negli avvenimenti l' eroismo per cui i vostri fadri conquistarono le prime libertà, allo·ra, anche ne mondo del capitale e del disordine, B bholer ... ('•-io B1c ni::o

-6anche nel mondo dei re e degli imperatori, degli stati-maggiori e dei grandi borghesi, voi potete impedire la guerra. - (Discorso al Tivoli-Vaux-Hall, 1907). Guerra nazionale. Solo una g4erra nazionale è ormai _possibile si pro· durebbe questa guerra se un popolo, volendo la pace? dando prova di volere le pace, estraneo ad ogni idea di aggressione e ad ogni combinazione di rapina, fosse assalito da governi predatori ed arrischiatori in cerca di un colossale saccheggio o di una enorme diversione a imbarazzi interni, o ancora se un popoto, dopo aver effettuato senza provocazioni, senza proselitismo armato, una grande riforma sociale, fosse minacciato e attacato dai poteri oligarchici che temono il contagio dell' esempio1 e che vogliono spegnere nel 'suo stesso focolare la fiamma rivoluzionaria a cui il mondo intero potrebbe scaldarsi. All' infuori di queste ipotesi non è possibile, non è permesso di parlare ormai di guerra nazionale. 1 (L'Armée Nouvelle, p. 529). L'offensiva tedesca. Se domani scoppiasse la guerra tra la Francia e la Germania, quale ne sarebbe la forma ? Certo \-a Germania prenderebbe l'offensiva; voglio dire che essa invadereèbe bruscamente il territorio francese, che cercherebbe immediatemente di assestare al grosso delle forze fr11-ncesi appena riunite uno di quei colpi formidabili che uccidono l'avversario o che, almeno, lo lasciano così stordito, così vacillante da non potere, anche nella continuazione di una lotta prolu'ngata, ritrovare la piena energia del combattimento e lo stancio della vittoria. (L'Ar-mée Nouvelle, p. 109). Btblioteca Gino Bianco

3, IL OIUDIZIO 11 criterio. Voi dite' che·, senza dubbio. si· potrebbe approvare l'azione d:ifensiva cli timi nazione se fosse possibile deter,- miA!lre qual! è la n·azione. che attaca, qual' è quella che si difencle. Sapete forse· che, quanto al Marocc@, esso fu attacato. ·... ? Ieri, quando Renaudel citava, i due esempi identici, appr,ovaste l'impressiorre contraria prodotta in Svezia ed in Norvegia, quando ric0rdò ciò che i socialisti norvegesi dicevano : « Se la monarchia svedese pretende. di impedire <!Onla forza la liberazione nazionale della Norvegia, noi difenderemo con le armi· insieme con il popolo norvegese tutto,inter-o l'illdipendenza della Norvegia»;. mentre dicevano i socialisti svedesi : « Se si vorrà servirsi degli eserciti svedesi per opprimere le Norvegia, noi non marceremo. » Voi avete approvato. Che significa questo, se non che riconm;cete nel proletariato norvegese· e svedese la facoltà di decidere da qual parte, in questo conflitto imminente, era il diritto, da qual parte era la ragiorre, la saggezza ? E perchè proclamare a priori che il socialismo internazio·na\e, che il proletariato internazio1,1alesarebbe incapace di dire : « Nel tale conflitto è il tale popolo che costituisce l'agente della violenza, ed è il tale popolo che costituisce la vittima della violenza ? » Con qual dir.itto proclamate questa incapacità assoluta. del proletariato? E se vi fosse, per cas@, u'tl segno certo, se vi fosse, per ipotesi, un segno certo da cui si pote~se riconoscere che· un popolo è l'aggressore,. che l'altro è l'aggred1t0 ? Suppongo che un popolo spinto dal profetariato, spinto dal socialismo, obblighi il suo govern0 a sottomettere ali' arbitrato la lite sorta tra questo governo ed il governo vicino. Tale ipotesi non· è chimerica nè fittizia; io non glorificò la Conferenza de\l' Aja, ma dico per.ò che è un sintomo dei tempi nuovi, u.n. B•bfioteca Gino Bianco

-8indizio della diffusa influenza nascente del socialismo, che gli stessi governi monarchici e capitalisti siano obbligati_ a fingere di discutere sui mezzi di prevenire la guerra. Ma questa ipotesi dell' arbitrato intelligente, consolidato, non io solo la pongo. Che dice il Bebel nel progetto di decisione che sarà sotton;iesso a Stoccarda ? Guesde fa allusione ad una dichiarazione del Bebel parlando con un giornalista francese che aveva creduto un compagno del Partito. Ma ecco il testo della mozione che il Bebel intende proporre al con13~essodi Stoccarda, e che fu stampata e distributa dall' ufficio Socialista Internazionale. Con una riserva, che molto lealmente voglio indicare, egli dice : « Il congresso considera come un altro mezzo per mantenere la pace la costituzio.ne di un Parlamento internazionale composto di rappresentanti dei corpi parlamentari dei varii stati, e che avrebbe per compito di vegliare sugli interessi comuni a tutti i popoli ; poi la creazione d1 un tribunale d'arbitrato mondiale, che avrebbe il dovere di emettere un giudizio in tutti i casi di conflitto tra i di versi stati. » 1 -Ebbene, io mi rivolgo ali' Hervé, ai suoi compagni. Supponiamo che vi sia la minaccia di un conflitto, che vi sia uno screzio tra la Francia e la Germania, che da tale screzio sia per scoppiare una guerra, e supponiamo che per la vostra azione, per lo sforzo della vostra propaganda, uno stato d'animo nemico della guerra, favorevole ali' arbitrato sia stato creato in Francia, che sia stato creato così potente che il governo, anche borghese, non possa resistervi, e supponiamo che il governo della Repubblica borghese dica alla Germania : « Ecco una contesa che puo metterci alla prese ; io non voglio la guerra, e non voglio neanche un' umiliazione nazionale. Non vi è che un mezzo per evitare la guerra rispettando nel tempo stesso la fierezza dei popoli, ed è di sottomettere ad un arbitrato internazi'onale il conflitto che li divide. In Francia noi ci impegnamo anticipatamente ad accettare la decisione di questo tribunale d'arbitrato internazionale.» Se la Francia parla così, e se nonostante queste parole la Germania nspondt: « No ! Voglio farla finita, bisogna creare in Europa una situaS1bliote:a Gino B1anço

-9zione netta, io mi muovo ..... » Nel caso in cui la Francia sola accettasse l'arbitrato, manifestando così, con evidenza, che essa vuole la pace, e nel caso in cui, nonostante questa offerta d'arbitrato, essa fosse minacciata, invasa, violentata, il dovere socialista e rivoluzior nario sarebbe di difendere l'indipendenza della nazione. Ohime, se l'impero tedesco, dopo aver brutalmente e ingiustamente scatenato contro la Francia una guerra di provocazione, se l'impero tedesco si urta ad una vigorosa resistenza di tutta la nazione francese, e se la Germania, per espiare la follia del suo militarismo, è sottomessa alla prova di una guerra temibile, con le sue vicende, i suoi pericoli, le sue probabilità di sconfitte, almeno parziali e momentanee, allora si, allora, quando domani la nazione tedesca sarà sopraffatta, i socialisti ,potranno forse fare intendere la loro parola di protesta contro l'impero, principio di tutti questi mali e di tutte queste catastrofi. Ma se l'impero tedesco potrà entrare senza resi~tenza nella patria repubblicana, se potrà dire ai sudditi di Germania,· prendendo come esempio la Francia prostrata e pronta ad accettare la disfatta e la servitù : « Ecco ciò che fanno di' un popolo la libertà politica ed il socialismo », se noi saremo l'ilota prono e rassegnato che il K!!iser additerà al suo popolo, voi avrete operato contro 1a rivoluzione tedesca. (D~scorsoal congresso di Nancy, 1907). La forza del diritto, No, noi non vogliamo sacrificare l'indipendenza, l'integrità, la fierezza del nostro paese. Vogliamo che la Francia viva; ed essa non può_vivere se non progredisce, se non consegue liberamente il suo ideale di giustizia sociale. Noi vogliamo proteggerla e vogliamo che, forte del suo diritto, forte del suo pensiero, essa dica agli altri popoli : « Quando sorge una difficoltà, quando sopraggiunge un conflitto, esaminiamo, deliberiamo, e non c1 insultiamo, non ci battiamo, ma facciamo appello ad alcuni rappresentanti del!' umanità, perchè rendano BibhotecaGino·s,~nco

- lO ·- _oiustiziaad ognuno. Noi vogliamo che questo offra la ~rancia. Ed ove si accetti rofferta, la guerra sarà scongiurata e sarà cacciato lo spettro,dei graodi delitti. Se Jo straniero rifiuta, se lo straniero,diceal popolo di Francia: « La tua offerta di ar-bitrato, io la calpesto; non riconosco l'arbitrato della ragione edel c!liritto,confido solonella forza della spada ·e del cannone che tuonerà e lancerà granate sugli uomini», aliera vi sono migliaia e migliaia di uomini di Francia, che si leveranno ; e con la forza moltiplicata di una grande nazione che ha.per sè la potenza della giustizia, milioni e milioni di cittadini soldati andranno a proteggere le frontiere. (Disco1·so di Rochejort, pubblicato dall' Humanite, 28 septembre 1907). La giustizia chiama. La nazione, difendendosi, dife.nde tutte le famislie, la libertà, la sicurezza, l'orgoglio di tutti. Che tutti rispondano ali' appello. Chi chiama è la giustizia. Essi .non disertano il prnprio focolare, ma lo proteggono e le ·n0bilitano, e del resto, padri, avranno fatto assai più per i loro figli assicurando loro un avvenire di libertà in una patria libera, che procurando loro, per vile tenerezza, la protezione precaria di un capo di famiglia_disonorato in una nazione ridotta schiava per sua colpa e da lui abbandonata a tutti gli eventi. Un governo che veramente, manifestamente non sarà che un ooverno di difesa nazionale, che avrà per sè l'irresistitile evidenza del diritto, potrà fare appello, nel momento della crisi, a tutta la nazione valida. Se i cittadini si allontanano con dolare da quelli che amano, questo dolore si convertirà in collera contro l'aggressore ed accrescerà l'impeto irritato della difesa nazionale. Alla patria, da tutti difesa, spetterà assicurare la vita delle famiglie che nel combattimento avranno perduto il proprio capo. Chiunque voglia poter fare appello alle masse profonde delle riserve si obbliga ad una politica di rettitudine e di pace. Sarebbe follia contare su tutta la B b o e !i \;.'f!O Bianco

- li - nazione quando essa, tutta intera, non fosse persuasa della necessità del combattimento in cui si impegna, d.ella giustizia della causa che serve. Non ci dev· essere niente di triste, di oscuro; di dubbioso, nella politica di un governo che si rivolge 11llanazione intera e la getta tutta nel combattimento. La minima resistenza segreta, ·il minimo dubbio nascoto nei più. profondi recess~ del cuore paralizzerebbe tutto questo ir,nmenso organismo. Le masse per non dissolversi od illanguidire, per non divenire una cosa fiacca ed inarticolata, hanno bisogno non solo di una forte organizzazione, ma anche di una potente unità di anima. (L'Armée Nouvelle, p. 47-48). Le forze morali. Un popolo che vuole la pace, e ne ha dato prova a sè stesso, un popolo che fino alla vioilia della ouerra ha offerto di sottoporre la contesa allp arb~trato ~ell' umanità civile, un popolo chet perfino in mezzo ali' uragano scatenato chiede ancora al genere umano di avocare a sè il conflitto, questo popolo lia una tale, coscienza del proprio diritto che, per salvare l'onore e la vita, è pronto a tutti i sacrifici, è deciso alla resistenza indomabile e prolungata. Al contrario, nella nazione che un movimento d'orgoglio, un desiderio di preda avranno gettata in una guerra ai aggr,essione, di ora in ora cresce il disagio. Turbamento della coscienza : quale sinistra opera ci viene imposta? Turbamento della mente : chi sa quello che la disperazione e la ribellione del diritto offeso ispireranno al grande popolo assalito ? Tali inquietudini della coscienza e del pensiero, il governo della conquista e della violenza non può addormentarle che mediante la rapidità e la violenza con cui colpirà l'avversario. Bisogna che sin da principio egli immerga il suo popolo che si commuove in una ebbrezza di violenza trionfante, che gli mesca un alcool di vittoria. Se vi sono ritardi, attese, 10dugi, se l'esercito di prima linea, aizzato come un toro B blto,e1., Gin< 8,A1KO ..

- 12 - si è.lanciato nel vuoto, se il nemico, pur resistendo, gli è sfuggito, se laggiù, in una zona di concentramento più . nell'interno, tutta una nazione si amassa come si ammassarebbero in fondo all'orizzonte le nuvole della tempesta, se per fare equilibrio a.questa forza accumulata di uri fgrande popolo che non vuol perirt, bisognerà chiamare le riserve prima lasciate piu indietro, quale crescente emozione non si dovrà propagare nella nazione del governo invasore I Allora veramente, dalle due parti, entrano in giuoco quelle forze morali di cui il capitano Gilbert attribuisce a Clausewitz l'onore di aver esaltata l'importanza, come non fosse' stata la Rivoluzione francese a scoprirle e ad ampliarle. (L'Armée nouvelle, p. 142-143.) \ ' Biblioteca Gino Bianco

LA PATRIA t. L'IDEA DI PATRIA. L'idea di patria è al di sopra,delle divisioni, degl'interessi particolari. .. Vi è un ·aggruppamento storico che si chiama la Francia, che è stato costituito da secoli di sofferenze comuni, di speranze comuni. Le lente formazioni monarchiche ne hanno a poco a poco sovrapposto e saldato le parti, e le prove arde_nti della Rivoluzione l'hanno fuso in un solo metallo. "--la patria francese. Vi sono, sì, lotte, antagonismi di classe, profondi; ma qualunque siano queste lotte politiche, queste divisioni economiche, questi antagonismi sociali, non possono menomare l'idea stessa della patria. (Discorsi parlamentari, p. 557; Discorso sul socialismo agra1·io, 18g4.) 2. IL PROLETARIATO E LA PATRIA. Gli operai hanno una patria. li proletariato non è al di fuori della patria. La frase famosa così ripetuta e sfruttata in tutti i sensi che pronuncìava, nel 1847, il Manifesto comunista di Marx e di Erigels : « Gli operai non hanno patria», non era che un mÒtto dettatò dalla passione, una replica paradossale, e del resto poco felice, alla polemica dei patr1otti borghesi, che accusavano il comunismo come distruttore della patria. · E infatti, lo stesso Marx. si affrettava a correggere ed a restringere il senso della sua formula, aggiungendo: ~ Certameqte il proletariato· deve prima conquistare il Biblioteca Grno Bianco

potere politico, deve erigersi a classe nazionale sovrana e costituirsi in nazione; e in questo senso egli appartiene ancora ad una nazionalità, ma non più come l'intende la borghesia. » Sottigliezze assai oscure e vane assai. Come potrebbe il proletariato costitui~si in nazione, se la nazione non fosse già, se il proletariato non avesse con questa vivi rapporti? E se il Manifesto vuol· dire semplicemente che una classe non ha patria finchè della patria non è interamente padrona, che non avrà patria fino a che non abbia conseguito tutto il potere politico, esso deve allora proclamare per tutto il periodo dell'antica monarchia, dal timido sorgere dei Comuni fino ali~ Rivoluzione francese: « I borghesi non hanno patria.» E la sostituzione di una serie di ri voi uzioni astrate e artificiali alla profonda evoluzione rivoluzionaria, !=OSÌ spesso definita da Marx stesso con tanta fo~za. E la negazion~ sarcastica della storia medesima, di ciò che la cfialettica marxista ha di originale e di forte. È l'idea sacrificata all'espressione. Nè si può dare un significato alla formula dicendo ch'essa fu scritta in un'epoca in cui da per tutto in Eu- . ropa, in Inghilterra ed in Francia come in Germania, la classe operaia era esclusa dal diritto di suffragio, reputata politicamente inetta, e dalla borghesia stessa esclusa dall'amministrazione della città. Poichè, prima di tutto, anche avanti di aver conquistato o riconquistato il suffragio universale, la classe operaia aveva esercitato nel ·mondo moderno una grande azione. Non poco di lei e della sua volontà era penetrato negli avvenimenti che decisero del cammino delle nazioni, persino, nella sostanza delle istituzioni nazionali. Nè il rroletariato inglese era sradicato dalla storia inglese, nè i proletariato francese era estraneo alla vita rivoluzionaria della Francia ; e secondo lo stesso Marx, nelle sue prime opere, il proletariato tedesco- non avrebbe potuto aver tutta la sua forza se non assimilando la filosofia rivoluzionaria dei grandi pensatori della Germania, ed il pensiero tedesco non avrebbe potuto conservare una potenza vitale che nel movimento del proletariato socialista. (L'Armée Nou-velle, p. 436-438.) Biblioteca Gino a ianco

I I Non vi sono più lcarie. La patria, assorbendo o piuttosto esaltando gli egoismi individualj in un grande egoismo collettivo, froppo spesso nasconde sotto un'apparenza di generosità i più brutali appetiti. Sacrificandosi agli interessi, anche in0iusti, di una forza in cui sono compresi, ma che è a foro infinitamente superiore, gli uomini possono aver l'illusione d.iservire la giustizia. Di qui i ciechi entusiasmi e le massime brutali, di qui l'adesione, anche di spiriti -èletti, alla formula detestabile: « Abbia torto o ra~ione, è il mio paese.» Man mano che gli uomini progrediscono e si illuminano, sempre più chiara apparisce la necessità di strappaFe alle classi ed alle caste la loro patda per farne veramente, con la sovranità del lavoro, la cosa di tutti. Ed insieme appare la necessità di abolire gell'ordine internazionale lo stato naturale, di sottomettere le nazioni, nei loro rapporti reciprdci,· a regole di diritto sanzionate dal cqnsenso attivo di tutti i popoli civili. Una simile trasformazione nazionale ed internazionale delle patrie è solo possibile a condizione che ognuno degli uomini che portano l'idea nuova agisca nella sua patria e sulla sua patria. Per la speranza, per l'aziol)e comune e concentrata, tutti i proletari, tutti gli uomini di giustizia sociale e di pace internazionale appartengono già alla medesima patria umana, alla P.atria universale del lavoro libero e delle nazioni riconciliate. Ma questo alto ideale, essi non lo lanciano nel vuoto ; essi non possono conseguirlo che nella nazione autonoma, secondo 1 metodi di azione e di combattimento che suggerisce od impone la storia di ogni paese, con gli elementi che forniscono le varie sostanze nazionali. Che si vuol' significare, affermando che la rivoluzione sociale ed interi:iazionale sopprime le patrie? Si pretende forse che la trasformazione di una società debba compiersi dal di fuori e per mezzo di una violenza esterna? Sarebbe questa la negazione di tutto il pensiero socialista, il quale afferma che nessuna società nuova può sorgere se gli elementi non sono stati già elaborati nella società B1l:1liotecaGino Bianco

------~--,-- ! - 16 - presente. Quindi l'azione rivoluzionaria, internazionale, universale conserverà necessariamente l'impronta di tutte le realtà nazionali. In ogni paese essa avrà da combattere difficoltà particolari; m ogni paese, per combatter queste difficoltà, essa avrà aiuti particolari: le forze proprie della storia nazionale, del genio nazionale. L'ora è passata in cui gli utopisti consideravano il comunismo come una pianta artificiale che si poteva far fiorire a volontà, sotto un clima scelto dal capo di una setta. Non vi sono più Icarie. Il socialismo non si disgiunge più dalla vita, non si disgiunge più dalla _nazione.Non diserta la patria, ma della patria medesima si serve per trasformarla ed ingrandirla. L'internazionalismo astratto e a tendenze anarchiche che non tenesse nessun conto delle condizioni di lotta, di azione, di evoluzione di ogni aggruppamento storico non sarebbe che un'Icaria più artificiale ancora dall'altra e più antiquata. Non vi sono che tre mèzzi per sfuggire alla patria, alla legge delle patrie. Bisognerebbe suddividire ogni aggruppamento storico in minuscoli aggruppamenti, senza vincoli tra loro, senza ricordi e senza idea di unità, ciò che costituirebbe una reazione stolta e impossibile a cui, ·del resto, nessun rivoluzionario ha mai pensato. Poichè anche coloro che vogliono sostituire allo Statto centralizzato una federazione, sia di comuni, sia di gruppi professionali, trasformano la patria, non la sopprimono : Proudhon era francese, furiosamente, era tale fino al punto di voler impedire la formazione delle nazionalità vicine. Si potrebbe ancora effettuare l'unità umana mediante la subordinazione di tutte le patrie ad una sola : cesa-rismo mostruoso, imperialismo orribile e tirannico che non deve nemmeno sfiorare, sia pure come un sogno, lo spirito moderno. Solo per mezzo della libera federazione di nazioni autonome, che ripudino le imprese della forza e si sottomettano a regole di diritto, è dunque possibile ottenere l'unità umana. Ma allora non è più la soppressione delle patrie, bensì la loro glorificazione, e senza niente perdere della loro indipendenza, della loro originalità, saranno , inaliate fino all'umanità. /

Quando, al recente congrèsso di Tolosa, un sindicalista rivoluzionario gridava : « Abbasso le patrie! Viva la patria universale!», egli non intendeva d'invocavare la sparizione, l'estinzione delle patrie in una mediocrità immensa, in cui caratteri e spiriti perderebbero lustro e colore; e meno ancora invocava l'assorbimento delle patrie in una servitù enorme, l'addomesticamento di tutte le patrie per opera della patria più brutale, e l'unificazione umana per mezzo dell'unità di un colossale militarismo. Gridando : « Abbasso le patrie », egli gridava : « Abbasso l'egoismo e l'antagonismo delle patrie t Abbasso i pregiudizi campanilistici e gli odi ciechi ! Abbasso le guerre fratricide l Abbasso le p,atrie di oppressione e di distruzione I » E con tutto I impeto del suocuore, invocava la patria universale dei lavoratori liberi, delle nazioni in'dipendenti e amiche. ( l'A1·mée Nouvelle, p. 452-455.) Da Giovanna d'Arco al proletariato contemporaneo. Anche l'ammirevole movimento nazionale determinato da Giovanna d'Arco non fu un mo;vimento rurale. Le rivolte di contadini fan.no le Vendée, non determinano i grandi movimenti di entusiasmo e di unità. In una Francia in cui la terra non è più la sola forza di vita, in cui i comuni hanno già avuto una parte importante, in cui San Luigi ha sanz.ionato e promulgato il libro dei mestieri e gli statuti delle corporazioni, in cui le rivoluzioni parigme dei regni di Carlo V e di Carlo VI hanno fatto apparire delle forze nuove, la borghesia commerciante ed il popolo artigiano, in cui, fra coloro. che vogliono riformare il regno, i più perspicaci hanno già sognato all'alleanza della borghesia e di contadini contro il disordine dell'arbitrio, in questa Francia moderna S?vernerà domani « il re borghese», figlio dell'uomo che uiovanna salverà. E in un paese già complicato, sottile, raffinato, che si compiace dei•fini dolori letterari di que~ Carlo d'Orleans, la c~i prigionia commoveva il cuore della Sbhot~1_..1Cino 3,an::o

- 18- « bonne Lorraine», in questa società, assai più che rurale, Gio:vanna d'Arco afferma la sua missione e si sacrifica per la saivezza della patria. Umile figlia dei campi, sapeva i dolori e le angoscie,dei contadini che la circondavano, ma considerava .queste stesse miserie come un esempio vicino ad un dolore più alto e più vasto, il dolore della sovranità spodestata, della .nazione inv.asa.Nella sua anima, nel suo pensiero, niente di 1ecale; essa guarda ben più !unsi dei campi della Lorena. Il suo cuone di contadina è più grande di qualsiasi sentimentG campagnuolo; esso batte con le buone !omane città assalite dallo straniero. Vivere nei campi non vuol dire necessariamente essere assorti nelle cose della terra. Nel rumore .nascente e nella rude baraonda delle città, il sogno di Giovanna d'Arco sarebbe stato certo meno libero, meno a_udacee meno vasto. La soli'tudine protesse l'ardimento del suo pensiero; tanto meglio essa viveva con la grande comunità della patria in quanto che poteva, senza turbamento, colmare l'orizzonte silenzioso di u'n dolore e di una speranza che l'oltrc,passavano. In lei non andava delineandosi una rivolta di contadina, ma tutta una grande Francia essa voleva liberare, per metterla. poi nel mondo, al servizio di Dio, della cristianità e della .giustizia. E tanto le sembra grande e reli- .gioso il suo disegno che, per compierlo, essa ebbe il coraggio di resistere anche alla Chiesa, dicendosi ,ispirata da una rivelazione SUF>erioread ogni rivelazione. Ai <l.ott-orcihe insistevano perchè gi.ustificasseper mezzo dei libri sacri i suoi miracoli e la sua missione, essa diceva : ~ Non vi sono più cose nel libro di Dio che in tutti i vostri libri » ; risposta prodigiosa che si oppone in certo modo all'anima campagnuofa, la cui fede è fatta s0pra ·tutto di tradizione. Ma quanto siamo lontani dal patriottismo incerto o meschino e duro della proprietà del suolo! È nel più alto azzurro, sfolgorante e dolce,che Giovanna sentiva le voci divine del suo cuore. Così, ed in modo assai più evidente, l'ardente patriottismo rivoluzionario oltrepassa infinitamente gl'interessi -della proprietà, o piuttosto esso è di ordine diverso. Senza dubbio, i piccoli proprietari furono tanto più affezionati B blioteca G no Bianco

- r9 - alla nuova patria, misero tanto maggior passione nel difenderla contro i despoti stranieri, facendo così rivivere le tirannidi interne, in quanto essa aveva liberato la loro terra dalle servitù feudali e dalle decime ecclesiastiche. Ed è vero che ad ognuno dei suoi nuovi progressi verso la·democrazia, la Rivolu:llione si consolidava ampliando il diritto dei contadini e completando la liberazione del ·suolo; è vero anche ch'essa considerava la diffusione della proprietà fondiaria come la guarentigia della libertà, e che con le sue leggi prometteva un pò di terra a tutti coloro che avrebbei;o difeso la patria. Ma infine il movimento rivoluzionario non fu già determinato dalla classe dei proprietari del suolo. Questa vasta rivoluzione europea, che aveva in Francia la sua più alta vetta, fu prodotta specialmente dall'aumento della borghesia, e, come ha dimostrato il Barnave in alcune pasine che sono una delle più ingegnose e più forti applicazioni del« materialismo storico», daUa sostituzione ~empre maggiore dell'influenzefodustriali e della proprietà mobiliare alla dominazione fondiaria. Sarebbe quindi puerile immaginare che i proletari e oli operai dei sobborghi e delle oscure vie del centro di ~arigi si appassionassero per la Rivoluzione, dessero a lei illoro san~ue, lusingati dalla speranza di qualche briciola di terra che forse un giorno sarebbe stata distribuita ai veterani della patria, o anche sperando meno vagamente una participazione precisa ad una qualunque forma di proprietà. Essi andavano verso l'avvenire senza chiedergli, se così posso esprimermi, nessun impegno formale; sapevano che la loro azione avrebbe avuto, un'giomo, degli effetti sociali, e immediatamente trovarono in questa loro azione una nobile gioia. In un subito. la Rivoluzione dava loro più di un titolo di proprietà, più di un buono per il pubblico dominio, mobile 0 immobile; dava loro coscienza della dignità, della loro forza e delle vaste possibilità di azione che avrebbe avuto, in piena democrazia, il lavoro robusto ed altero. Perciò la patria non, ha alle sue basi delle categorie economiche esclusive, non è racchiusa nel limite riBibliotE:sti;etw.A~l½PacProprietàdi classe; essa è organicamente

- 20 - ben più profonda ed ha maggiore elevatezza ideale. Le sue fondamenta si ricongiungono al fondo stesso della vita umana e, oserei dire, alla fisiologia dell'uomo. Gli individui umani sono sempre stati capaci di rapporti più vasti dei simplici rapporti di discendenza o di consanguinità, che sono la base più o meno larga della famiglia. Ma le condizioni stesse della vita sul nostro pianeta hanno fin qui reso impossibile la formazione di una società unica. La terra è stata per molto tempo più grande dell'uomo ed ha imposto all'umanità la legge de11adispersione. Così la razza umana dovette dapprima costituirsi in molteplice gruppi, separati, diffidenti, spesso nemici. Le patrie, gli aggruppamenti distinti sono stati la condizione degli aggruppamenti più vasti che prepara l'evoluzione. E in ognuno di 9uesti gruppi si è sviluppata una vita comune, che garantisce ecfamplifica la vita di tutti e di cia~cuno, si è formata una coscienza collettiva nella quale le coscienze individuali si uniscono e si esaltan.o. Anche per gli sfruttati, anche per gli oppressi, il gruppo umano in cui avevano almeno un posto definito, alcune ore di sonno tranquillo, sullo scalino più basso del palazzo, era migliore del mondo esterno, pieno di assoluta ostilità e def tutto privo di qualsiasi sicurezza. (L'Armée Nouvelle, p. 446-449). 3. LA PATRIA E L'UMANITÀ. Già adesso è una gioia per tutti, militanti del socialismo internazionale, è un orgoglio ed una forza, il poter fare appello, in previsione dell'ordine nuovo, a ·ciò che le patrie hanno di più nobile nella loro tradizione, nella loro storia, nel loro genio.-Tutti sii atti di coraggio e di nobiltà che indicano il livello a cui può elevarsi la natura umana, tutti gli sforzi d'invenzione, tutte le audace dello spirito, tutti i progressi della libertà, della democrazia, della luce, che hanno preparato una civiltà superiore ed ha_nno predisposto il popolo a parteciparvi, noi li reclam!amo come cosa nostra. E diciamo agli uomini : « PerB ::>hu_.__ ':in_ r nico

- 21 - chè questo movimento si dovrebbe fermare ? Perchè tutti quelli che fino ad oggi sono restati dipendenti, nell'ombra o nella penombra, non dovrebbero oggi essere inalzati verso la luce e la libertà? Non è forse in un regno di cooperazione sociale che tutte le intelligenze e tutte le coscienze conseguiranno il loro pieno,sviluppo ?» Invochiamo come testimonio la patria medesima nella sua continuità e nella sua unità. L'unità sarà più /orte quando, in ogni patria, alla lotta delle classi sarà sostituita l'armonia sociale, quando la proprietà collettiva servirà di fondamento alla coscienza comune. E più profonda sarà la continuità quando tutti gli sforzi del passato avranno per risultato la liberazione universale, quando tutti i germi di eguaglianza e di giustizia si schiuderanno ad una magnifica ·fioritura umana, quando il senso vivo della storia patria sarà a tutti rivelato da una realizzazione di giustizia, quando le opere più raffinate e più alte del genio saranno· finalmente nella coltura individuale e nella coltura sociale, più vaste, l'orgoglio e la gioia di tutte le intelligenze. Per questo, la patria sarà lo specchio vivo in cui tutte le coscienze potranno riflettersi : ed essa apparterrà ai proletari anche nel suo passato, J?Oichèper il loro sforzo supremo tutto il lavoro dei secoli avrà condotto alla loro esaltazione nella giustizia. Già da questo momento, poichè possono lottare nella patria per trasformarla secondo un più alto concetto, essi alla patria non sono estranei : sono in essa, poichè sulla patria agiscono, poichè l'indipendenza delle nazioni, come nazioni, protegge lo sforzo socialista internazionale, poichè la democrazia forma le nazioni moderne e seconda l'azione dei salariati, poichè essi non possono vincere se non appropriandosi, in o~ni paese, le più alte qualità dell'intelletto e dell'anima ed 11 genio della nazione nella sua parte essenziale, poichè l'umanità nuova sarà ricca e viva soltanto se l'originalità di ogni popolo si prolunghera nell'armonia totale, e se tutte le patrie vibreranno insieme quali corde della, lira umana. ' (L'Armée Nouvelle, p. 456-458.) 81blioteca G•no Bianco

- 22 - 4. LA PATRIA E L'INTERNAZIONALE, Che il duplice compito di lottare, anche con la rivoluzione, contro La guerra salvaguardando nella tormenta l'indipendenza delle nazioni, sia compito difficile e grandioso, i proletari lo sanno. La classe che assume questa responsabilità gloriosa e formidabile si obbliga ad uno sforzo immenso di educazione e di organizzazione, di abilità e di eroismo. Essa non pretende ingenuamente di racchiudere io anticipo, entro una formula equilibrata, dei tumultuosi avvenimenti: uno schema astratto non basta a guidare gli uomini in queste crisi confuse e terribili. Ma è certo che la volontà irriducibile dell'Io~ ternazionale è che nessuna patria debba soffrire nella sua autonomia. Strappare la patria ai mezzani della patria, alle caste militariste ed alle bande della finanza, permettere a tutte le nazioni lo sviluppo indefinito della democrazia e della pace, non è soltanto servire l'Internazionale ed il proletariato universale che compirà l'umanità appena abbozzata, ma è serYire la patria medesima. Internazionale e patria sono ormai collegate : nell' Internazionale è la più alta garanzia .dell'indipendenza delle nazioni, e le nazioni indipendenti sono gli organi più potenti e più nobili dell'Internazionale. Si potrebbe quasi dire : un pò di internazionalismo allontana dalla patria, molto internazionalismo riconduce ad essa; un pò di patriottismo allontana dall'Internazionale, molto patriottismo riconduce a lei. Nessuna cootradizione, dunque, per i proletari socialisti ed internazionalisti; nel partìcipare attivamente all'organizzazione popolare della difesa nazionale. Al contrario, più il problema ch:essi devono risolvere è difficile e imbarazzante, più è necessario ch'essi accrescano la loro autorità e la loro influenza esercitando tutta la forza attiva di cui possono disporre; e più necessario è anche che abbiano sull'esercito un forte influsso affinchè essopossa meglio servire, nelle ore dt crisi, ai fini sublimi B nli~w 1..'ino l Ia11.o

- 23 - del proletario, alla protezione della pace internazionale, della indipendenza nazionale. La loro partecipazione attiva all'azione dell'esercito rinnovata è dun~ue una !eggè della moltiplicazione del proletariato e dell ·azione socialista. Nè è impossibile che 1proletari non riconoscano.questa legge. Come il proletariato, disgustato dagli atti della repubblica borghese, sembra, a volte, allontanarsi da questa, e invece s'infuria quando realmente la repubblica è minacciata, ed esulta quando ·una repubblica nuova, anche borghese, sorge in Euro~a, così, nonostante l'abuso delle formule paradossali, 1,lproletariato ha un. bel protestare contro le forme borghesi e capitaliste della patria, ha un bello sca~liare anatemi contro di essa; il •giorno in cui realmentè 1 indi- ,peodenza della nazione fosse .fa~ pericolo, esso si solleverebbe tutto intero, e sbarazzerebbe la patria d;µ governi di corruzione e di avventura per megli0 preservare con fa pace del mondo l'autonomia nazionale. E la vana oltranza dei paradossi a tendenza anarchica non resiste1,ebbenemmeno un minuto, in un giorno di crisi, alla .forza del pensiero operaio completo che concilia l'Inter11azionale e la nazione. A questo pensiero completo la Repubblica fino da adesso può fare appello, se vuole.assicurare l'organizzazione di •un esercito veramente difensivo, popolare ed efficace. , (L'Armée nouvetle, p. 463-464.) ,- I \ Biblioteca Gino Bianco,

IL DOV,ERE 1. SE LA GUERRA SCOPP,IASSE Duplice dovere. Og~i è necessario che voi lo sappiate, è necessario che tutti 19 sappiamo, qualunque grande commozione europea sarebbe il segnale di grandi commozioni sociali; necessariamente, inevitabilmente, la guerra creerà in Europa una situ'azione rivoluzioaaria. . Non abbiamo già avuto l'fsempio recente della Russia? Tutte le volte che una società ha in sè dei principi di conflitti interni, tutte le volte che vi sono lotte ardenti, non solo tra i partiti, ma anche tra le classi, tutte le volte che un mondo nuovo cerca di organizzarsi, di arrivare alla luce, al potere, se questa società è sorpresa dal dramma della guerra, mentre si trova in stato di con-· flitto interno, tutti gli elementi di conflitto che sono in lei si manifestano irresistibilmente. Non abbiamo già avuto, ripeto, l'esempio recente del.la Russia? E là, signori, vi era per chi ama il progresso umano una specie di consolazione, poichè è possibile immaginare che nello stato letargico in cui era la libertà del popolo russo, la commozione di una guerra esterna era necessaria alla risurrezione del popolo. Ma nell'Europa centrale e occidentale, là dove la classe operaia nella democrazia, in un principio di libertà, comincia ad organizzarsi normalmente per la conquista del potere e per la trasformazione sociale, la guerra esterna provocherà sicuramente vaste e profonde commozioni, ma commozioni inutili, funeste, perchè gli elementi di reazione, di dittatura, di nazionalismo selvaggio si urteranno agli elementi rivoluzionari. Ed in questa san°uinosa confusione, in questo caos detestabile, la rivofuzione sociale continuerà certo il suo cammino, ma vacillante, mezzo accecata, ebbra di un inevitabile furore. I B Q ir,o i3ia 1,..',..

- 25 - E noi, signori, noi che voi accusate come uomini di violenza, 001 che vpgliamo organizzare la lotta efficace della classe operaia contro il privilegio del capitale, noi vorremmo almeno allontanare da questa lotta necessaria e feconda tutte le agitazioni, tutti i disordini, tutte le violenze, tutto quel miscuglio di reazione e di furore che scatenerebbe oggi nella società europea la guerra esterna. ~ Ma se tale ~ramma avverrà, se 1 dirigenti d'Europa, per la loro imprevidenza od il loro egoismo, sottometteranno il mondo a tale detestabile prova, quali saranno, o signori, l'attitudine e il dovere del proletari~to i' Il suo dovere sarà duplice, e per bastare all'immensità di questo suo duplice compito, il proletariato dovrà impiegare tutto il genio che già da un secolo ha mostrato nella storia. Con un duplice sforzo dovrà prmnuovere e fare sorgere nella tormenta un ordine sociale nuovo liberando il lavoro e organizzando la pace, e, nel tempo stesso, dovrà vigilare affinchè la indipendenza necessaria delle nazioni, l'integrità necessaria delle patrie non restino vittime della catastrofe scatenata dal!' imprevidenza dei dirigenti. (Discorso alla Came1·adei Deputati, 1905). Guerra santa. Noi non potremmo accettare congratulazioni per il nostro patriottismo, e non facciamo ai nostri avversari l'ingiuria -di congratularci con essi del loro ; ma con gioia profonda abbiamo inteso dire da alcuni realisti : « Al primo colpo di cannone, noi partiamo gridando: Viva la Re~mbblica..... » . La liberta unisce tutti i figli di Francia nella saggezza. Essa, come è il nostro orgoglio all'interno, all'e~terno è la nostra forza. Ormai, qualunque cosa avvenga, o che abbiamo la pace, come è la nostra speranza, o, per la colpevole follia dell'aggressore, la ~uerra santa per la nostra Francia adorata, libertà e patna resteranno inseparàbili. · (L'action socialiste, La paix). B blioteca Gino Bianco

Al confinè. Noi vogliamo preparare· I/unione di tutti i lavoratori del mondo ... perchè la giornata di 8 ore, per esempio, dev' essere intredotta press'a poco nello stesso tempo• in tutti i paesi intlust'riali, per-chè un p0polo che va vers0 l'avv.enire non si deve i,solarc·d'8.H'umanitàM. a·nel medesimo teni po, se. il nostro paese·fosse minacciato da. una lega di despoti o daffimpeto brutale di un popolo cupido, noi, i primi, saremmo al confine per di.fendere la Francia, perchè il suo sangue scorre nelle mistre vene, perchè il suo·nobile genio è qmanto vi è in noi di mi!Jliore. Si cessi dunque dall'opporre l'internazionalismo al patriottismo, chè nelle menti un pò vaste, e nelle coscienze un poco elevate, queste due cose si incontrano e si conciliano. (l,'action socialiste, La Francia ed! il socia!ismo~. 2. TRADIZIONE ED ESEMPIO Tradizione rivoluzionaria, Ebbene, signori, ctopo queste spiegazioni, io, sono pienamente libero di dire cfie non mi preoccupo, per la sicurezza, per la libertà nazionale della Francia repubblicana, dei paradossi e dei sofismi che si sono potute enunciare. Essi non v.inceranno contro la tradizione rivoluzionaria e contro il senso profondo della classe· operaia. Oso dire, senza giuo.care sulie parole, che più• gli operai saranno rivoluz10nari, più sarann0 tali deliberatamente, coscientemente, e più comprenderanno altres-ì la necessità di difendere sem.pre,di salvare sempre. l'indipendenza della nazione. , Che cos'è la rivoluzione? E lo sfo:rzQsupremo verso• 11intera libertà' ~litica e sociale, E come sarebbe possibile la libertà degli 111div.iduinella schiav.itù delle nazioni? . L'umanità non ha potuto ancora or8anizzare in un, sistema unico, in una vasta armonia tutti i suoi elementi, B bliuLt:\,d Git lv s;o, ,.::e,

Bibli - 27 sparsi e divisi, non ha potuto anoora procedere all'organizzazione totale di questi elementi, solo ha potuto conseguire delle organizzazioni parziali che sono le nazioni, che sono 'le patrie. Certo, nell'interno di queste nazioni sussistono ancora molte ineguaglianze, molte servitù, molte vio1enze; ma almeno, qualunque siano nell'interno delle nazi·oni, nell'·interno delle patrie, l'iniquità, 'la violenza, la tirannia delle classe, vi è sempre un principio di garanzia politica, un principio di discussione, e la pura forza bruta, la pura forza elementare, quale regnava sull'umanità primitiva, non regola più sola i rapporti dei cittadini fra loro. Invete, mentre nell'interno di ogni inazione, 'l.ll1 principio di stato sociale ha potuto costituirsi fra una e l'altra nazione, soprattutto qtlando sia scatenata la guerra, continua ancora lo stato di natura, il regno della ·pura forza •brutale. E quando una nazione subisce per conquista, o semplicemente per una minaccia di conquista, questo attacco brutale della forza esterna, rudimentale ed incivile, quando l'organismo dal contratto incompleto, dalla giustizia -insufficiente, ma già avviata, quando quest' qrganismo che si chiama patria è offeso dal ferro, dal coltello straniero,, allora lo stato primitivo, la primitiva brutalità selv:aggiasi stabiliscono nel cuore delle ·nazioni, e la razza umana ,retrocede. (Discorso alla Camera dei Deputati, 1905). La Comune. ·Quando sotto fa direzione di Blanqui, di ·cui i nostri avversari affettano oggi di opporci il patriottismo, si produsse il tentativo rivoluzionario del 31 ottobre, qual' ,era ancora la duplice µarala d'ordine, qual'e.ra il duplice progr~mma della rivoluzione popolare? Salvare Ja Rep_ubbhca, che a poco a poco,. troppo debole per reagire, s1 perdeva, _es~lv~r~ la patna, che p6teva trovar.e un •y,igorosoe m_vmc1b!leslancio solo nella forza del ·pensiero repubblicano e popolare. , L~ Comune stessa, s_ignori, è u_sci~a.da. queste due ,fonti confuse, .da questi due pensieri numt1, protesta

contro la reazione di Versailles, protesta contro la capitolazione che rischiava di abbandonare al nemico una parte del territorio di Francia. Così, io ho il diritto di dire che da cento venti anni, ogni volta che una grande crisi.sociale e nazionale ha spinto all'azione il proletariato francese, questi ha salvato, nella misura delle sue forze, ed ha difeso con un duplice indivisibile sforzo un ideale superiore di libertà politica e di gi:.istizia sociale ed insieme l'indipendenza della nazione, per lui inviolabile. (Discorso alla Camera dei Deputati, 1905). 1 3. PACE O VITTORIA. Il primo problema che s'impone ad un ~rande partito di trasformazione sociale, risoluto a riuscire, è questo : In qual modo aumentare il più (>OSsibilep,er la Francia e per il mondo incerto che la circonda, le probabilità della pace ? E se nonostante il suo sforzo e la sua volontà di pace, essa fosse attaccata, in qual modo aumentare il più possibile le probabilità di salvezza, i mezzi di vittoria ? Sarebbe infantile e irrisorio proporre un vasto programma di lavoro, un lungo e grande sforzo sistematico ai riforme ad un paese che non potesse disporre di se stesso e continuamente alla mercede di avventurieri in cerca di conflitti interni o di aggressori stranieri, sempre sotto la minaccia o nell'infuriare della guerra. Assicurare la pace per 'mezzo di unll, politica evidente di saggezza, di moderazione e di rettitudine ripudiando definitivamente le imprese della forza, accettando lealmente e praticamente i mezzi giuridici nuovi che possono risolvere i conflitti senza violenza, assicurare la pace valorosamente, mediante la costituzione di uno strumento di difesa. tanto formidabile che ogni pensiero di aggressione, anche quello dei più insolenti, dei più rapaci ne restasse sgomento : quale più alto compito per il partito socialista ? O, meglio ancora, non è questa la condizione stessa della sua azione e della sua vita? Ma non basta ch'egli B nlio,"'c~ ::11.::i E. an-.~

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