Luigi Carlo Farini - Al signor Guglielmo Gladstone

GUGLIEL~fO GLADSTONE #!onbra

'l'orino, 18[)8, Ti p. Man.orati. MAZ 0700 OOisO MAZ ~890

La sedizione delle Indie. che ha posta a dure prove la virtù della vostra Nazione, ha commosso e turbato in Italia l'animo di coloro, i quali desiderano che essa viva sicura e forte, per modo che possa mantenere ed accrescere in Europa i suoi liberali influssi a vantaggio della giustizia e della civiltà. Or come negli uffici della vita privata l' uomo di cuore prende gran parte aJle afflizioni deglì amici, quasi dimenticando le proprie; così noi, o signore, nelle sollicitudini della vita pubblica, quasi dimentichi dei mali e dei crescenti pericoli della nostra patria, abbiamo avuto l'animo occupato dal mesto pensiero dei pericoli e dei dolori dell'Inghilterra.

6 Ed oggi pure, che per lo strenuo valore dei .soldati, per lél: efficacia degli ordini liberi, c per la fortezza de' P'lpoli è manifesto, che la vostra Nazione, superando difficoltà singolari, darà nuovo e maraviglioso esempio di sua potenza, oggi pure, scrivendo a voi, amico dell'Italia e benevolo a me, 10 sento, come non debba con particolare studio favellarvi dei mali particolari della mia patria. Mi risolvo , o signore, a scrivervi di un argomento, il quale parmi così grave , che non possa andar negletto, nè a cagione della guerra indiana nè per altro qualsivoglia caso di stato, da' que' sapienti e generosi inglesi, i quali , al paro di voi, hanno grande autorità sulla pubblica opinione, ed in Parlamento. Si va susurrando da alcun tempo e commentando ne' giornali tedeschi la notizia di un trattato segreto fra la Cancelleria di Vienna ed il Gabinetto di S. James, e non sembra senza fondamento il dubbio , che somigliante trattato abbia stretta attinenza colle cose d'Italia. Anzi si dice che sia stipulato << il mantenimento della. attuale divisione territoriale degli Stati italiani: >> che la gran Brettagna abbia guarentito all'Austria il possesso pacifico delle sue provincie italiane, obbligandosi ad un concorso efficace, nel caso in cui fosse turbata in quel possesso per la intervenzione più omeno diretta di una Poten~a --- ....

7 straniera all'Itrzlia: che sia pure contratto l'obbligo di provvedere con particolari convenzioni ad ogni accidente che possa richiedere l'esecuzione dei patti summentovati. Dicesi eziandio, che l'Austria siasi adoperata con molto studio ad ottenere che la y·wtrentigia fosse estesa al mantenimento di lu.tte le Dinastie che oygi regnano nella Penisola, ma che la Gran Brettagna non siasi piegata a somigliante patto. Io non discorrerò, o signore, sul trattato, di cui si dà voce n è sulle convenzioni , che ne sarebbero la cons.eguenza, prendendo consiglio dall'amore di patria; ma nella breve inchiesta piglierò per guida quella fredda ragione, a cui s'informano i giudizi di chi sia cautissimo nel consultare e nello opinare sulle materie di diritto internazionale, di equilibrio europeo, di politica gen~rale. Il trattato, se il guardi nella lettera, non avrebbe altro fine che quello di raffermare ed avvalorare alcune clausule e massime dei trattati del i8HL Ora la stipulazione di un trattato segreto fra due di quelle Potenze che ebbero rogato i pttbblici, sarebbe indizio che si diffida di qualche altra Potenza, o che il segreto vale ed importa qualche recondita intenzione e preparazione. Taluno potrebbe a prjma giunta pensare, che questa fosse una cautela contro la rivoluzione minacciata dalle sètte nimiehe della monarchia e

8 della costituzione soçiale. Ma, o m' inganno, son pronti a battaglia su questo campo quanti sono governi costituiti c conosciuti , chè senza bisogno di patti particolari li muove tutti la ragione dell 'esser loro e del comune pericolo. Quelle sette insidiano la monarchia di Savoia al paro di quella dei Borboni di Napoli, e forse l'Inghilterra meno di altri Stati, e forse più il trono di Napoleone III che quello di Francesco Giuseppe. Non potrebbe adunque supporsi che l'Austria e l'Inghilterra, non minacciate per questo rispetto di pericolo particolare, si fossero confederate con particolare patto , dubit~ndo che le altre Potenze potessero confederarsi co11a rivoluzione temuta, od essere molli e pigre alla prova ! Trattandosi dcl1o nssetto territoriale dell'Italia e delle provincie italiane possedute dall'Austria, pare invece più ragionevole il supporre, che siasi desiderata e fermata una guarentigia particolare e segreta , perchè le generali e pubbliche fossero reputate mal sicure od insufficienti . Non sarebbe pienamente fuor di ragione che l'Austria avesse desiderata somigliante guarentigia , posciachè, violando essa in Italia i trattati ogniqualvolta le torna in acconcio, pnò avere qualche motivo di temere che altri pensi ad imitarne l'esempio. Ma come potrebbe egli il Governo inglese temere

9 che oggi siano posti a pericolo i possedimenti austriaci in Italia e lo ~ssetto statuale del i 8! o? E chi potrebbe egli avere a sospetto di apparecchi minacciosi? Forse il re di Sardegna? Io ve l'ho già scritto un'altra volta , o signore : se il re di Sardegna avesse un esercito di dugento mila soldati , egli avrebbe potuto, anzi dovuto farsi render ragione coll'armi della violazione del pubblico diritto. Ma pcrchè non ha tanta forza, nessuno può da senno temere che per lui si turbi ]a pace generale. L'Austria sa puL'troppo quanto assegnamento essa possa fare sulla tolleranza degli altl'i forti imperi c sul genio pacifico del secolo, per aver balìa di offendere i piccioli Stati senza mettere a repentaglio i propri possedimenti. E noi purtroppo sappiamo, come i forti quasi sempre scusino le soverchianzc de' pari loro, e non sempre sappiano scusare nemmeno i risentimenti dei deboli! Sarebbe adunque vanissimo il sospetto che il re di Sardegna potesse, durante la pace generale, passare il Ticino , rompendo la guerra all'Austria. Si ripeterà forse che il Governo Sardo può soffiare nei profondi rancori, che contra l'Austria covano nei cuori italiani per accendere la fiamma d'una sollevazione., che gli fornisca la desiderata occasione di ripigliar l'impresa tentata nel i 8!~8.

!O Ma a queste mormorazioni rispondono la lealtà di Vittorio Emanuele ed il senno del suo popolo. Essi sanno , che gli ordini rappresentativi sono potenti in Italia contro l'Austria forse più degli eserciti , c se pur non li rattenesse il dovere di essere scrupolosi mantenitori de' patti anche co' nemici, li ratterrebbero il rispetto alle Potenze amiche e la giusta estimazione delle condizioni europee, li ratterrebbe la civile prudenza, la quale comanda di non porre a cimento in disuguale lotta la forza della pubblica opinione , la quale deve vincerp, le ultime battaglie. Pur come ciò sia , sarebbe cosa assai singolare, e quasi direi umiliante per l'Austria , che essa fortissima d'eserciti , forte sul diritto positivo , non sentisse lena sufficiente a far fronte al picciolo esercito del re di Sardegna, od a vincere le sedizioni dei popoli italiani , che per ragione dei trattati le sono soggetti. Qual concetto potrebbe fare l'Europa della potenza austriaca, dove questa, anzieh è efficace a guarentire la fermezza dei patti comuni, si porgesse bisognosa del soccorso altrui per mantenere i possedimenti propri? E posto che la Cancelleria di Vienna, sentendo rimessamente della forza dell' Impero, stesse in vana apprensiOne, qual particolare ragione potrebbe avere la Gran Brettagna per obbligarsi ad espugnare Venezia o Genova nel caso che la dominazione au-

!l striaca in Italia fosse posta a pericolo da sollevazione o da guerra italiana? Nçm si dirà, per fede mia, che l'Inghilterra abbia in Italia ragioni di suo particolare corruccio, pericolo o vantaggio per divisare di gittarsi a somiglianti imprese ; quindi ognuno dovrebbe .fare stima che per altri reconditi fini ed altri pericoli temuti altrove od altri vantaggi a1trove sperati avesse stretta la segreta lega, di cui discorro. Niuno vorrà, io credo_, pensare che l' Inghilterra porti mal animo alla Sardegna, colla quale suggellò di corto l'antica amicizia sui eampi della Crimea! E sarebbe fuori d'ogni probabilità il supporre che le nostre libertà esose all'Austria, il fossero all 'In- - ghilterra dalla quale ne pigliammo gli esempi ed avemmo i conforti, e che Lord Palmerston, facile cscusatore talvolta de'popolari rivolgimenti edacerbo censore de' governi assoluti d'Italia , si fosse voltato ad assecondare le mire di quei ministri e pubblicisti austriaci e clericali, i quali lo accusavano di essere un temerario sornmovitore di popoli. Egli è impossibile che per vendicarsi del Fiquelrnont, il quale fantasiando incarnava in lui la rivoluzione europea, Lord Palmerston abbia divisato di spianarle la via, aiutando il Gabinetto di Vienna ad insidiare la monarchia çostituzionale ùi Savoia, la quale è la sola forza conservativa che sia nella Penisola!

Ma senza studiare altre assottigliate ragioni, si può, a mio avviso, fare una inchiesta sullo spirito ed il fine del trattato segreto, pigliando a disaminare la clausula che guarentisce all' Austria il concorso efficace dell' Inghilt erra , nel caso, in cui quella fosse turbata nel possesso pacifico delle sue provincie ita4 liane per lo intervento più o meno diretto di una Potenza straniera. Questo sarehbe patto, il quale, vuoi pe' sospetti di cui darebbe indizio , vuoi per le probabili seguenzc, avrebbe significazione gravissima per tutta quanta l'Europa. L' Europa infatti, la quale non vede in Italia né apparecchi insoliti, né insolita turbazione che possano scusare i timori dell'Austria , l'Europa non potendo rendersi ragione dei motivi per cui l' Inghilterra fosse presa da nuovissimo amore dei cattivi governi italiani, l' Europa dovrebbe supporre, che per altri segreti fini avesse fatta sigurtà all'Austria della dominazione , ed a suoi prefetti dello Stato. Si potrebbe per esempio supporre chr. avendo i due Gabinetti divisata insieme qualche pratica od impresa grave, e fermati i reciproci obblighi e premi, premio dell'Austria fosse l'aiuto dell'Inghil- . terra a mantenere od accrescere la sua dominazione e preponderanza in Italia. Altri potrà forse far congettura, che siano venute

!5 in quella gravissima deliberazione, non perchè essa sia la conseguenza di pratiche e deliberazioni intorno alle attuali quistioni europee , ma perchè abbiano avuto sentore che una Potenza straniera si maneggi in Italia per turbare all' Austria il pacifi co possedi - mento delle sue provincie e per alterare le attuali divisioni degli Stati . Or volendo fermarsi in questa ipotesi , sarebbe a ricercarsi qual possa. essere la Potenza straniera fatta segno al sospetto di voler turbare l'Austria ne' suoi possessi in Italia con una intervenzione più o meno diretta. La Russia forse? O forse la Francia? Una delle due per fermo , chè non si potrebbero avere a sospetto nè la Spagna , la quale non ha influssi in Europa, nè la Prussia, che non ne ha mai avuti nè cercato di avere in Italia. La Russia? Ma qual ragione di averla a sospetto di turbolente pratiche? Forse perchè l'Austria, la quale conosce i proprj meriti verso la sua benefattrice, sente vivo, più che il rimordimento della co- ' scienza , il timore della Yendetta? Ma, lasciando stare, che lo Imperatore Alessandro ha dato a vedere come egli sia intento in istudi ed opere riparatrici pel suo impero, non minacciose agli altri , egli ha pur fatto manifesto, come sia fermo nelle massime stabilite pei trattati del !8HS, pigliandone pubblicamente te difese allorchè la Francia e l'in-

{4 ghilterra facevano sentire al Re di NapoJi, se non il suono delle minacce, acerbissimi rimproveri ed ammonimenti. Or come pensare che la Russia, la quale fu ed è pur tuttavia, direi quasi, il perno dello edificio del l 81 ~, e lo Imperatore Alessandro il quale è fautore di pacifici avanzamenti civili , vogliano qua in Italia preparare turbazioni, favorire rivolgimenti c guastare quell'edifizio, a conservare il quale sono dediti per tradizione, per patto, per utilità propria? E quali influssi nuovissimi potrebbe la hmtana Russia esercitare sulle popolazioni italiane diverse di stirpe, di religione, di lingua? Pare adunque chiaro che sibbene la lettera del trattato, accennando anche alle 1.ntervenzioni non dirette, voglia accennare a quei sottili influssi che la sospettosa .t\.ustria può temere, non possa esprimere il sospetto delle pratiche sovversive della Russia. N è ·so persuadermi che per interven.zione più o meno diretta abbiano voluto intendere gli uffici scambievoli della amicizia ristabilita fra la Casa di Savoia e quella dei Romanoff. Non so persuadermi, che i cortigiani dispetti e le gelosie femminee sulle pubbliche dimostrazioni di cosiffatta amicizia siano stati innalzati all'onore delle meditazioni e degli affanni della Cancelleria di Vienna. La quale, senza cercare reconditi motivi, potrebbe avere spiegazwne molto chiara di quelle dimostrazioni, ricor-

Hs dando come il corruccio fra le Case di Savoia e di Russia sia stato un accidente insolito e straordinario procurato dall 'Austria stessa. La Casa di Savoia non aveva dimenticato che se, durante la guerra colla Francia, essa fu per un momento restituita sul suo trono, ne andò debitric~ ai capitani dell 'c- - sercito russo che forzarono la mala volontà degli Austriaci ! Il figlio dell'Imperatore Nicolò ha esperimentato di qual maniera sia la gratitudine dell'Austria, in piacere e servigio della quale il padre suo non aveva conosciuto Re il Figliuolo di Carlo Alberto: franchi nemici sul campo di battaglia, essi hanno ripigliato gli uffici dell 'antica amicizia delle loro famiglie con quella lealtà, con cui due uomini d'onore, dopo la prova delle armi, si stringono la mano! E se l'uno e l'altro hanno riguardato disdegnosamente chi fu cagione del breve corruccio , ognuno che abbia cuore deve , anche a Vienna, sentire che questo non è caso di Stato, ma di coscienza e d'onore. Non crederanno adunque discostarsi dal vero coloro i quali verranno nell'opinione, che la potenza straniera all'JtaUa, a cui si accenna, sia la Francia. Per la qual cosa, non potendo cadere nella mente , che g1i autori del trattato abbiano temuto, che Napoleone lll possa adoperarsi ad accendere in Italia la fiamma dei popolari rivolgimenti, o si farà conget-

.f.6 tura, che avendolo preso a sospetto di preparare conquisti e mutamenti di territorio, siensi posti in sulle difese, o si dubiterà, che avendo essi pigliate deliberazioni e fatti disegni contrari a quelli della Francia, siensi voluti sicurare con patto di vicendevole aiuto contra il suo possente risentimento. Ma in qual ragione o pretesto si fonderebbe il timore che l'Imperatore di Francia voglia scendere in Italia a conquistare stati o ad aiutare con in~ · tervenzioni più omeno dirette chi, violando i trattati, turbasse la pace? Napoleone III ha dato alle Potenze tali e tante guarentigie di prudenza e di moderanza, che la opinione universale lo assolve da ogni sospetto di ambizione conquistatrice e di turbolento umore! Sa infatti la Russia che se egli seppe condun·e la guerra con vigore, seppe pure volere la pace con lealtà: sa la Francia, che se alla guerra fu pronto per ragioni di equilibrio europeo e per restituirla in altissimo onore fra le grandi Nazioni, ei non volle continuarne a spendere il danaro ed il sangue per conquistare la parte settentrionale di Sebastopoli o per appagare le voglie altrui. Sa ognuno, come egli si facesse coscienza di ordinare lo sgombro dell'Impero ottomano, allo spirare del termine convenuto, senza mendicare pretesti, come fece l'Austria, per continuare la sua occupazione nei Principati. Sa la

t7 Prussia, con quanto studio egli sia~i adoperato per impedire che, a cagione di Neufchatel, nascesse una lotta, della quale, se l'ambizione lo avesse mosso, avrebbe potuto giovarsi. Sa la Danimarca, che i consigli della Francia sono pacifici, e la Germania sa che non sarà colpa dell' imperatore Napoleone sè la questione dei Ducati metta a pericolo la pace. Nè ignora l'Inghilterra, come riguardo ai Principati Danubiani, non sia Napoleone che dopo il Congresso di Parigi abbia mutato consiglio, nè chiarita una ostinazione, di cui si fanno belle l' Austria che non trattò la guerra, e la Turchia, a beneficio della quale fu trattata. E per venire alle cose d'Italia, chi ignora, come il Governo francese abbia sì raccomandate ai governi alcune riforme richieste dalla ragione dei tempi , ma siasi astenuto da ogni dimostrazione e pratica che potesse sollevare le passioni, o '.dare speranza di grandi novità~ Chi ignora che a Roma procede così longanime col Governo, e così circospetto co' popoli, che questi hanno oramai perduta anche la speranza di acquistare que' pochi beni civili, de' quali la lettera ad Edgardo Ney, e le discussioni del Congresso di . Parigi parevano fare sicurtà? Chi non sa, come Napoleone Ili sia stato a Napoli più moderato del Governo inglese, quasi per torre ogni dubbio che nell ' animo suo, oltre le ragioni della umanità e 2

!8 della giustizia, poss3- la memoria dello invendicato parente? Qua in Italia gli uomini più paurosi dci rivolgimenti popolari e più assegnati nei desideri , hanno sperato che Napoleone usasse i suoi posscnti influssi per correggere i cattivi governi , ma nissuno ha immaginato che _per lui c per le intervenz1'oni più o meno cl irettJ della Francia imperiale potessero andare a soqquadro gli Stati . Per le quali cose saremmo condotti a portar giudizio che il trattato segreto, e principalmente quella clausula che accenna alle intervenzioni di una Potenz·a straniera all'Italia, fossero non già una cautela di difesa da pericoli prossimi o remoti, ma la conseguenza di un disegno premeditato ne' suoi prossimi e remoti effetti e fini , e che valgano ed importino se non una preparazione ad offese vicine, la orditura di un disegno non risguardante la sola Italia . A parlar senza ambagi, o signore, può parere che questo sia il germe od il principio dell'antica confederazione. o, come i Francesi dicono, coalizione, per la quale si fecero i ristauri del t8!4 ed i patti del !8HS! Così, mentre molti speravano che avendo col tempo in alcuna parte trionfato principii contrari, ed essendo stati alterati e violati que' rogiti in Francia, in Polonia, nei Paesi Bassi ed m ,

{9 !svizzera, e ricevuto nel consorzio europeo l'Impero Ottomano, la Francia ,e l'Inghilterra fossero sulla via di preparare le basi di un nuovo diritto pubblico, si chiarirebbe la intenzione di mantenere ciò che resta del vecchio e forse di preparare nuovi ristauri! E mentre}non ha guarì, le genti civili andavano liete che le antiche gelosie fra la Francia e J'Inghilterra si fossero spente sui campi de1l'onore, dove le nazioni come gli uomini sogliono chiudelìe le ingiurie nel1a dimenticanza c stringere le amicizie sacre, ora staranno in affannoso pensiero delle calamità che soprastanno all'Europa per la discordia di cui l'Austria si fa ministra fra le due nazioni occidentali che sono a capo della civiltà ! Quel che l'Austria mediti, quel che s1 n prometta, facil cosa è lo immaginare, chi consideri :il suo genio, il suo temperamento, il suo fato: ma qual beneficio ·conseguire, qual . pericolo abbiano creduto evitare i ministri inglesi, io per verità non so vedere. Sarebbero essi forse così risoluti a spuntare sul Bosforo . e sul Danubio la forza degl' influssi francesi che pel' avere socia l'Austria le avrebbero fatto dono della protezione Britannica in Italia? L'Austria intorbidando le .cose ne' Principati-, e procurando che vi rimanga il ' fermento della discordia e dri tumulti sa che lascia aperta una via alle sue conquiste; ma l'inghiltcJ·ra,

20 in quelle contt;ade, se togli la cura de' commerci, a'quali le sarebbe agevole ~l provvedere altrimenti, non può avere altra sollicitudine che quc1la dell' equilibrio generale , di cui i trattati pubblici stanno mallevadori. Or se è facile cosa il capire, come per ragioni di equilibrio generale l' Ingh ilterra brami che ~ul Continente sia un forte impero che tramezzi la Francia e la Russia, non si potrebbe così facilmente capire per qual motivo dovesse osteggiare la Francia, colla quale ha comuni tanti interessi ed il còmpito della civiltà occidentale. Forse il timore degl'ingrandimenti della Russia sul Continente europeo avrebbe gettata l'Inghilterra nelle braccia dell 'Austria? Ma la Russia, la quale ha immensa forza di resistenza, non ha forse così gran forza di aggressione: e se pur ne avesse moltissima e volesse usarla , egli è certo che dopo la distruzione della Polonia J nè l'Austria nè tutta pure la Germania potrebbero tenerla in freno , se non fossero sicure della Francia . O avrebbero i ministri inglesi temute le ir..sidic e le conquiste della Russia nelle Indie? Ma a che buono il concorso dell' Austria per romperne i disegni? Non può supporsi, che uomini gravi temano che l' lnghilt~rra possa essere aggredita e posta a pericolo dalla Francia. Ma chi stesse in cosiffatta apprensione, quei non potrebbe del sicu-r{} ·aspettarsi efficace aiuto dall'Au-

2{ stria, la quale se, in quello improbabilissimo caso, pigliasse le armi per istare in fede contra la, natura c la consuetudine sua della alleata periclitante, sarebbe alle prese cogli eserciti francesi, i quali conoscono la via di Vienna. Cosicchè, ponderando bene la materia, è manifesto che la segreta lega coll'Austria non provvederebbe nè a verun particolare pericolo o vantaggio dell ' Inghilterra, nè a verun pericolo o vantaggio dell'Occidente, nè a verun pericolo o vantaggio del generale equilibrio europeo. Permettetemi ora, o signore, di ragionare brevemente sugli effetti che siffatta lega avrebbe in Italia. I trattati del ! t> recarono grave o{I'esa nella Penisola nostra non solo al diritto nazionale , ma all' equilibrio europeo. Il regno di Sardegna fu eostituito per modo che ne' casi di guerra potesse esser~ I' avanguardo dell'Austria contro la Francia, ma non così che in Italia diventasse un contrappeso della accresciuta potenza dell 'Austria. La quale. aggiunto alrantico dominio lo Stato clelia repubblica di Venezia, cd acquistate sul Po le fortezze di Piacenza, di Ferrara e Comacchio , pesando con tutte le sue forze sullo Stato Sardo aperto alla frontiera occidentale, diventò signora militare di tutta la settentrionale e la mediana Italia. La signo-ria militare avvalorata dalle affinità di fami glia fu poi

22 cagwne di preponderanza e di prepotenza politica : l'Italia non acquistò verun peso sulla bilancia degli Stati europei , anzi pcrdè tutto quello che aveva prima dell e guerre fmncesi , grazie alla repubblica di Venezia cd al Principato Subalpino. Da quel tempo in poi si avvicendarono continuamente le congiure coi supplizi, le ribellioni dei popoli colle occupazioni dell ' esercito austriaco, c questo solo frutto colse l'Europa, che la sua fattura le fu cagione d' infermità e di affanno continuo. Pur nella divisa Nazione erano germi di vita, i quali avrebbero potuto conferire alla securità ed alla quiete del consorzio europeo: erano il sentimento nazionale e la fede nei pl'incipii dell ' incivilimento moderno ; elementi di forza , che bene ordinati c bene indirizzati avrebbero potuto essere molto giovevoli alla sicurezza dell 'Occidente. Nel 1.8!~8 si vide che nissuna forza era nello artificiato congegno statuale fabbricato nel 18H>, ntssuna negl'istituti e negli ordinamenti governativi : tutto crollò e si disfece, direi quasi , ignobilmente. Soli i principii liberali cd il sentimento nazionale fecero qualche onorata prova: ne fecero gli eserciti , ne fecero i popoli, e.quando fuggirono Principi c Papi fece onorate prqve quella sola Famiglia regnante che stette in fede della Nazione. E quando la forza degli eventi eur~pei, le nostre maledette discordie e gli eserciti stranieri ebbero ri-

23 messo in piedi e r~puntellato l'edificio del !8HS, anche allora fu visto che il solo Stato italiano, in cui fosse lena per rifarsi , ~ra quello il quale aveva mantenuta la bandiera della libertà e della Nazione. In dieci anni i principii su cui si fondano il governo assoluto c lo assetto del ! 8H>, quantunque fa voreg- · giati dal trionfo ottenuto in quasi tutta l'Europa, quantunque aiutati dagli eserciti stranieri, nulla hanno potuto creare, nu1la ristorare in Italia: nulla negli ordini civi~i , nulla nei militari , nulla negli economici. E dopo dieci anni la Francia e l'Inghilterra sono costrette a mettere al bando della civiltà il governo di Napoli ; l' Europa vede tuttavia gli eserciti stranieri accampati nello Stato Romano, vede le congiure c le sette minacciare la tranquillità di tutta la Penisola, e così poco sicuri sul trono i Principi divoti all' Austria , che essa vorrebbe guarentirne le d~nastie con trattati segreti! Per lo contrario il Principe , che è stato e stà fermo nei principii liberali , ha potuto sperimentare come lo spirito ne sia vi vificante , c come sappia negli eserciti sicurare la disciplina , ne' popoli la quiete, divisare e compiere grandi opere di pubblica utilità, allargare i commerci, favoreggiare le industrie, mantenere l'indipendenza dello Stato, aurrien-. tare lo splendore del] a Corona. E l'Europa occidcn-

~4 tale ha avuto documento irrcfragabile della forza del principio orùinatore dello Stato Subalpino, quando in una lontana guerra ha desiderato invano il concorso del vasto impero austriaco ed ha avuto pronto quello del picciolo regno italiano! Or sarebbe in verità cosa singolarissima, che, fatta questa prova, l'Inghilterra , anzichè desiderare quando il consentano le ragioni c le condizioni generali , un assetto italiano più propizio agl'interessi occidentali cd all 'equilibrio cm·opco, avesse creduto cosa utile ed onesta il ralTermare con nuovo patto le divisioni territoriali e le massime del i 8HS che sono state c sono cagione di tanta infermità! E più singolare e strana cosa sarebbe che essa, J' Inghilterra, retta ad ordini liberi si facesse in Italia . sostentatrice dci pessimi governi , c che Lord Palmerston dovesse , ne' fatti, domandare scusa al re di Napoli deHe aspre parole che pronunciava in Parlamento anche pochi giorni sono. Dico che l'Inghilterra si farebbe sostentatrice dei tristi governi d'Italia, perchè egli è fuori di dubitazione, che nissuno avrebbe freno alle voglie dispotiche, dove l' Austria che sino ad ora ne fu il solo propugnacolo . sapesse e facesse sapere a loro che possono fare a sigurtà colla protezione dei ministri inglesi , dei quali per lo passato temevano gli sdegni e le pratiche. Così la libera Inghilterra diventerebbe mini-

2a stra di dispotismo, avvalorando col prestigio della sua alleanza le insidie delle l'azioni, le quali minacciano colle libertà deÌlo Stato Subalpino la rovina d'ogni legittima speranza italiana! Nè rafforzerebbe soltanto la prepotenza austriaca e gl'incivili governi assoluti, ma favorirebbe le clericali usurpazioni. E per fermo, o signore, dopo la stipulazione del concordato austriaco, gl'imperiali ed i clerocratici che per tanto tempo si erano combattuti , si sono in Italia affratellati, cd ora vanno di conserva al fine comune di rassodare o ristabilire coll' assolutismo tutti i privilegi temporali ùi Roma. Piegandosi a quel concordato, l'Austria fece ragione che procacciava a se stessa il poderoso aiuto degl'influssi romani e dei satellizi clericali, e che la si afforzava in Italia non solo contra le opinioni liberali e nazionali, ma contra ogni Potenza straniera che dalla Chiesa romana fosse dissenziente o meno pieghevole alla Curia. D'altra parte Roma divisò, che non solo assicurava l'interezza del suo dominio temporale in Italia, ma che procacciandosi l'amicizia dell'Austria, faceva un gran passo verso il fine, a cui mira con incrolLabile proponimento, che è quello di ripigliare negli Stati laici pei Principi della Chiesa e pel clero, se non i domini i temporali giù posseduti, tutti gl'i ngerimenti, i privilegi, le giurisdizioni e le im-

26 munità, alla perdita delle quali non si è mai rassegnata nè si rassegna . Roma è cosmopolita e non italiana, c perciò non è stata aliena dal rafforzare la dominazione .e la prepotenza dell ' Austria nella nazione in cui ha dominio temporale , per ottenere in contraccambio che l'esempio e gli uffici dell'Austria le spianassero la via alla preponderanza clericale in tutti gli Stati cattolici. Due modelli di concordato sono oggi in Europa : l'Austriaco ed il Francese: il primo carissimo, il secondo odiosissimo a Roma . Tutti gli sforzi dei clienti e dei procuratori dell 'Austria e di Roma sono ora volti ad allargare od a rassodare in Europa le massime e le stipulazioni del primo , ed a travagliare gli Stati che tengono il fermo nelle massime del secondo. In quali travagli abbia versato e versi per que- . sta cagione lo Stato subalpino è noto in Italia e fuori, ma nè forse tutti in Italia, nè fuori sono pienamente capaci delle ragioni sostanziali di una lotta così romorosa . Qui per legge fu abolito in parte il foro ecclesiastico, qui abolite in parte le decime, tolto l'essere civile ad alcune comunità religiose. Questa tutta la somma delle mutazioni fatte! Il matrimonio riman quivi tuttavia soggetto alla giurisdizione ecclesiastica, qui in alcune provincie si pagano tut-

27 tavia le decime ecclesiastiche, qui grande come · . prima il num~ro delle diocesi, intero qui il patrimonio ecclesiastico, chè i beni delle Comunità abolite, e quelli di alcuni benefizi non sono stati posti nel fisco, ma in una Cassa ecclesiastica, dalla quale se ne fa la distribuzione al elero. La somma dunque c la qualità delle provvisioni , di cui Roma si duole, non si possono nemmeno comparare colla legislazione francese concordata con Roma stessa durante il primo impero. · Ma qui altissime suonano le querele e si pongono in affanno le timorate coscienze, qui anatemi c scandali continui ! Stando in Italia a fronte i due contrari sistemi di governo, l'assoluto e il rappresentativo , è facile il capire perchè i governanti di Roma Ìwn vivano in buona soddisfazione col governo del Re di Sardegna. Siccome essi non sono angeli, quantunque siano sacerdoti, egli è difficile chemaneggiando gli spirituali insieme ai temporali negozi abbiano l'animo vacu? da ogni mondana passione. Come sperare, che gli uomini, i quali o per convincimento o per utilità propria amano di eser-. citare in pien? arbitrio la podestà e di godere tutti i privilegi e le prerogative di una castaJ vedano di buon occhio in Italia un governo laico poggiato sulle massime dell'eguaglianza civile, e

28 sulle pubbliche libertà guarentile da uno Statuto? Sarebbe troppo pretendere dalla natura umana! E come pretendere che quei governanti, i quali oggi sono slrelli alleati ed amici dell'Austria, sieno benevoli al governo di Sardegna, che ticn alta la bandiera della Nazione Italiana? Dicono, che la corte di Homa sa vivere in ottima soddisfazione con ogni più libero governo, e citano ad esempio le Americhe. Ma lasciando stare, che questo esempio non quadra punto alle cose d'Europa, c molto meno a quelle di Italia, vuolsi avvertire come la libertà delle Americhe non possa mettere in veruna apprensione il governo temporale degli stati della Chiesa. Citavano anche il Belgio, come quello Stato, dicevano, in cui il clero viveva soddisfatto e lieto degli ordini liberi . Non so quanto ora sarebbe autorevole siffatta citazione, dacchè si è visto che anche là il clero ed i clerocratici non tanto sono contenti, che non vagheggino privilegi e supremazia! Collegati oggi gl'imperiali ed i clerocratici, essi adopransi con ogni studio a far trionfare il sistema politico ed ecclesiastico, che è la base della alleanza loro. Dopo il concordato austriaco gli umori dei clericali si sono molto inaspriti qui. Essi, che in passato porgendosi a Roma ossequentissimi e partigiani delle sue pretendenze civili, pur tuttavia dimostra-

~9 vano spiriti di nazionale alterezza, si sono fatti lodatori pubblici del governo austriaco, delle sue durezze, persino delle sue offese alJa dignità della Corona Sabauda! Egli è chiaro, come in questa guerra che sempre più viva si accende in Piemonte, i colpi vadano a parare più in là delle nostre frontiere, cioè principalmente in Francia, dove dura immutata la legislazione ecclesiastica del primo impero. l clerocratici fanno rngione, che se si tolgano dagli occhi questo fuscello del Piemonte, potranno più di leggeri voltar tutti gli studi e le segrete pratiche a spiantare le massime del Concordato napoleonico . E potrebbe essere che l'Austria, la quale cerca i l concorso dell' Inghi lterra per guarentirsi in Italia a,,lle interven zio~ti più o me nn dirette d' una Potenza straniera, avesse fatto assegnamento sul concoeso dei satellizi clericali per porre la Francia in trava, glio, quando cadrà in acconcio. Vero è che il Governo francese ha fatti e fa sì grandi servigi al Governo temporale Romano, che non dovrebbe temcrne guiderdone d' ingratitudine ! Ma l'Austria ha pure insegnato di corto come si paghino i benefizi, c quel che toccò alla Russia dall' Austria, potrebbe toccare alla Francia da Roma confederata coll'Austria, tanto più che la gratitudine, nel codice della

~o ragione di Stato che prevale, non è pur troppo una virtù politica nemmeno de' preti! Ma a ciò terrà l'occhio l'Imperatore di Francia, il quale se ha dato saggi di molta reverenza alle somme Chiavi, ha pur dato indizio di saper frenare le voglie di coloro che agognano alle usurpazioni sulla podestà civile. lo ripeto , o signore·, essere nianifesto, che se l' Inghilterra ha stretta la lega segreta, a cui accenno, essa sta per diventare in Italia la protettrice dei clericali, anzi sta per diventare in tutti gli Stati cattolici fautrice .delle massime della Curia Romana. Sibbenc, come dissi in principio, molti abbiano per cosa certa la stipulazione del trattato, sul quale ho discorso brevemente, pure io voglio sperare che · le pratiche non sieno ancora venute a conchiusione terminativa. Lo spero per l' amore grande che porto alla mia patria, lo spero per la sincera osservanza che ho verso la vostra Nazione, e pel desiderio che ella conservi il suo cr edito in Italia , sicchè unita alla Francia tratti efficacemente la causa della giu · · stizia e della civiltà per impedire le immanchevoli calamità che preparano all'Europa l'ingiustizia e l'ipocrisia. Se il trattato non fosse pienamente conchiuso o ratificato, io spero che i Ministri della Co - rona Britannica, ammoniti dalla pubblica opinione, ritorneranno a più prudenti e liberali consigli: che

5( se per questo rispetto nulla più fosse a sperare, io mi confido, o signore, pella pubblicità, nella pubblica opinione, nel senno e nella giustizia vostra , nel consiglio e nell' opera di tutti gl' inglesi a cui stanno a cuore le libertà civili, l'indipendenza degli Stati, la pace dell' Europa . Cb è per quanto sieno o potessero essere gravi gli errori degli attuali governanti inglesi, noi facciamo c faremo pur sempre grande differenza fra il senno ed il carattere di un ministro ed il senno cd il carattere della vostra nobilissima Nazion~ . Gradite, o signore, la testimonianza de' miei sinerri sentimenti di stima e di riconoscenza . Torino, 24 Dicembre 1857 . 'v ostrò 'devotissimo L. C. FARINI.

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