Antonio Graziadei - Il movimento operaio

BIBLIOTECA DELLA CR[TJCA OCIALE -~~...,...,.._,_,.,.,...,..,...,.._._,...,.,,.,.,.......,..,..,..,....,........,.,,,.,.,...,.,,. IL MOVIMENTO OPERAIO 1>relezio11eal Corso di Economia 'Politica nella Unioersilà di Cagliari 18 aprile 1904 onteshni 20 )flLANO Uffici della CRITICA SOCIALE l'Ol"lid (;(11/edu 23 Biblioteca Gino Bianco

ll:stratto dalla Criticet SocialfJ auno XIV (190+), N. 10, 11, 12, 13 Mllano, Tlpogrnfla Operai (Soc. Coop.), corso Yltt. t::man. J 2·16. BibliotecaGino Bianco

Bi Obbedisco, non ad una vieta tradizione accademica, ma ad un sincero e vibrante impulso del mio animo, esprimendo la più profonda gratitudine alla insigne Facoltà che voli& raccogliere sul modesto mio nome l'unanimità dei propri suffragi. Nella solennità cli quest'ora, sento più che mai precisa, e, in un certo senso, direi quasi, pungente la coscienza, che l'altissimo onol'C mi è consentito, per la maggior parte, dalla indulgenza altrui. Vedo diuanzi a me - convenuti a rinnovarmi l'attestazione ciel loro animo cortese e benevolente - molti de' miei nuovi colleghi: in ciascuno dei quali riconosco e saluto una illustrazione dell'ingegno e della cultura giuridica del nostro paese. Nè - meno grave cli ammonimenti e di responsabilità - mi occupa il ricordo di chi mi precedette su questa stessa cattedra. Professò qui Economia Politica - succedendo al primo ed onorevolissimo insegnamento di Gaetano Loy -- Giuseppe 'l'odcle, che, nella nostra disciplina, rimane ancora il maggior vanto di questa pur così fervida terra. Non saprei quale miglior giustizia rendere alla cli lui memoria, se non rammentando che egli fu uno dei piìt sicuri interpreti ciel pensiero cli Francesco Ferrara. Qualora venissero pubblicate le lettere che, durante una serie ininterrotta cli luatri, il maestro ed il discepolo si scambiarono - e taluna ne potei conoscere io stesso, per la fiduciosa amicizia cli un altro e non meno autorevole prosecutore del nostro massimo economist11, di Angelo Bertolini - si avrebbe un'ulteriore conferma ciel grande valore dell'economista sardo, e di quanto egli, non solo fece, ma più avrehbe voluto fare in pro dell'isola nativa. I Fondazione Alfr~d ~wo, -- Biblioteca Ojno :Bini~.-,? Foo<lo Gtno Bianco

-4Infine - a tacere di Eugenio Masè-Dari, del quale tutti dobbiamo ammirare la multiforme attività e la vasta e profonda cultura - è troppo poco tempo che qLtesto posto ancora occupava Pasquale Jannaccone. Per quanto io sia legato a lui da antica e vivissima amicizia; per quanto gli debba, in rap• porto a Voi, introduzioni quali non avrei potuto desiderare più benevoli ed efficaci - credo, ciò malgrado, cli conservarmi nella verità obbietti va, affermando che egli rappresenta fra i giovani economisti italiani una grandissima forza. Cresciuto in quel Laboratorio di Economia Politica dell'Università Torinese, la cui fondazione costituirà sempre una delle maggiori benemerenze di Salvatore Cognetti De Mal"tiis, egl[ ha saputo mirabilmente contemperare, in tutti i suoi lavori, le esigenze della indagine strettamente· induttiva - in quanto essa è applicabile alle nostre ricerche - cogli altri processi mentali che sono parallelamente richiesti dalla particolare complessità dei fenomeni economici: mantenendosi, così, lontano, per eguali distanze, tanto dalla metafisica per una parte, quanto dall'empirismo per l'altra. E quello stesso sicuro equilibrio che egli ha raggiunto nelle varie forme del suo pensiero, ha pure spontaneamente trovato fra le sue qualità intellettuali e le sue doti morali. Giacchè, se la ricerca scientifka richiede, oltre e forse più che la potenza dell'ingegno e la solidità della cultura, una inalterabile costanza, un amore ardente e devoto del vero, un frequente e severo sacrifizio delle proprie preferenze personali ; ben si può dirn che Pasquale Jannaccone ha tratte dalla aristocratica elevatezza del proprio animo preziose energie per la sua produzione e per il suo insegnamento. L'assenza di lui - al quale, interprete del sentimento che vedo concorde vibrare in tutti Voi, invio il saluto dell'affetto e del rimpianto - costituisce per i nostri studi in questa insigne Facolfa una perdita che io, meno che altri, potrò mai colmare. Mi valga presso di voi il sincero riconoscimento della pochezza delle mie forze: ed il proposito di attenuarla, adempiendo con assicluifa e con fervore alla altissima missione che voleste affidarmi. Biblioteca Gino Bianco

-5- [. B utile costume - per mantenere la maggior frequenza di contatti fra gli studi e la vita, e per conservare tra i diversi rami del sapere l'unità intellettuale e morale che è implicita nella loro universiièt - è utile costume che i singoli cultori di ogni determinata disciplina siano cli quando in quando chiamati a trattare quegli argomenti che abbiano i più vivi rapporti colle questioni del giorno, o che superino, per la loro larghezza e pei loro addentellati, la chiusa cerchia di una troppo ristretta specializzazione. Preoccupato da queste esigenze, mi è parso che nessun tema meglio si prestasse a soddisfarle, che quello relativo al moderno movimento operaio. Il movimento operaio, invero, éostituisce uno fra i pi,ù caratteristici e grandiosi fenomeni dei paesi più progrediti ; anche nel nostro è stato ed è tuttavia oggetto cli discussioni frequenti, e vi ha esercitata già una larga e notevolissima influenza; suscita infine una serie di problemi e svolge una contemporanea e molteplice cliYcrsità di effetti che si estendono, oltrechè a questioni economiche, a questioni poli ti che, morali, demografiche, igieniche e fisiologiche. Tuttavia, poichò l'argomento è reso, dal suo stesso interesse, soverchiamente vasto, parecchie limitazioni ci si impongono. Il termine " operaio " comprende, nel suo significato generale, gli elementi piì1 diversi. Nelle campagne, i braccianti, e, dentro certi limiti, gli stessi obbligati e mezzadri; nelle città, gli artigiani ed i lavoratori della grande industria possono, col medesimo diritto grammaticale e morale, reclamarlo per sè. Eppure - quando si abbandonino i preconcetti dottrinariamente faciliati di una unità generale di classe che i più interessati non sentono, e che, ad ogni modo, la realtà delle contingenze materiali risolverebbe in una sterile ironia - riesce facile scorgere che que13te diverse categorie, non solo si BibliotecaGino Bianco

-6trovano di frequente in conflitto di interessi, ma presentano profonde differenze intellettuali e morali. Troppo ci svierebbe, nonchò svolgere, appena accennare le ragioni di fenomeni tanto .interessanti. Essi rappresentano, in ultima analisi, una delJe più eloquenti riprove della prepotente influenza che sulle azioni e sulle facoltà degli uomini esercitano le condizioni del loro lavoro. Dopo ciò, nulla di piì.1naturale che, corrispondentemente a diversità così sostanziali dei rispettivi ambienti economici e, sotto gli effetti accumulati di questi, delle rispettive psicologie, anche le organizzazioni di tali classi, per la difesa dei propri interessi specifici, pre,,entino caratteri egualmente differenziali. Senonchè, fra i varì movimenti che ne conseguono, è innegabile che quello dei lavoratori della grande industria presenta un interesse assai maggiore che tutti gli altri. Mentre, ad esempio, l'agitazione dei contadini - e, in generale, dei lavoratori della tena -- sembra essere, molte volte, incostante e più ancora transitoria; mentre lo sforzo degli artigiani trova quasi ostruita la propria via dalle eccessi ve difficoltà di quella cooperazione cli produzione che sarebbe pure il suo sbocco più naturale; il movimento dei lavoratori della grande industria, non solo si afferma, malgrado le inevitabili oscillazioni, tenacemente continuativo, ma, per la maggiore varietà e potenza dei mezzi offertigli dalle stesse condizioni economiche fra cui si svolge, raggiunge effetti cli gran lunga più estesi ed intensi. Oltre a ciò - poichè la grande industria va aumentando, cli fronte alle altre forme cli produzione, la propria importanza assoluta e relativa - l'organizzazione degli operai che ne di pendono tende ad assorbire, in corrispondenza, una frazione crescente· della intera classe lavoratrice. 1~ una delle glorie · di Carlo Marx - prima dei Webb, il maggiore teorico del fenomeno che ci interessa - avere, dalla nebulosa delle concezioni socialiste a lui precedenti, condensata la energia specifica e circonstanziata del movimento operaio in genere, e cli quello dyi lavoratori della grande inllustria in particolare. Biblioteca Gino Bianco

-7L'unico errore da lui commesso in tale campo fu che, supponendo egli un grado di estensibilità della grande industria quale i fatti hanno smentita vide nei moti paralleli delle altre, classi lavoratrici non solo manifestazioni diverse dall'organizzazione 1deo·li operai della prima, ma manifestazioni addirittu~·a trascurabili, in quanto - a suo credere - avrebbero dovuto risolversi rapidamente in quella. Date dunque siffatte limitazioni, il movimento operaio può definirsi, nel senso da noi inteso, come l'insieme di tutti gli sforzi compiuti dai lavoratori della grnnde industria per migliorare le proprie condizioni, ·modificando a tale scopo l'ambiente economico-socia.le in mezzo a cui vivono. Tuttavia poichè, anche cosl concepito, il fenomeno riuscirebbe soverchiamente ampio, io, non solo mi limiterò a considerarlo sul terreno strettamente economico; ma, accennato fugacemente alle pri neipa1 issime manifestazioni che esso presenta anche sotto questo parziale angolo visuale, mi occuperò sopratutto di esaminare se e quale azione esso possa veramente esercitare sulla situazione materiale de' suoi stessi attori. II. Quali sono anzitutto le principali forme del movimento dei lavoratori della grande industria? Esse possono riassumersi fondamentalmente in tre: un'azione mutualista, un'azione politica, ed un'azione di resistenza strettamente economica. La prima - caratterizzata dalla previdenza:e dalla cooperazione - non presenta, nei rapport-i coll'imprenditore, un carattere di combatti vi tà vera e propria; nè richiede, per sè stessa, l'intervento dello Stato. La seconda invece - intesa ad assicurare la libertà dell'organizzazione ed a promuovere la legislazione sociale - è sopratutto sullo Stato che tende natural mento ad esercitare la propria influenza; mentre la terza, colla lotta per modificare direttamente le condizioni del contratto di lavoro, si erige BibliotecaGinoBianco

-8come una forza prevalentemente antagonistica - almeno finora - nei riguardi stessi dell'imprenditore. Considerando il movimento operaio nel suo sviluppo prnsso le nazioni più progredito, noi vediamo che, durante un primo, ma 110n breve periodo di tempo, queste tre forme non sorgono contemporanee, ma si succedono secondo un certo ordine cronologico e logico. La prima a spuntare è l'azione mutualista, come quella che, non solo trova le minori resistenze in mezzo a' suoi stessi attori cd nlle classi dirigenti, ma dà buoni frutti anche là dove l'ambiente economico sia ancorn poco evoluto. Da questo punto cli vista, anzi, si può dire che essa, potendo venire adottata anche da altre classi di lavoratori, e potendo, entro certi limiti, svilupparsi indipendentemente dalla esistenza della grande industria, rappresenta bensl un'arme indispensabile anche per gli operai di quest'ultima, ma non vale da sola a stabilire un carattere assolutamente differenziale del loro movimento. È così che in Inghilterra le friendly-societies sono anteriori alle trades-unions; e che da noi il mutuo soccorso ha di gran lunga precedute le odierne agitazioni. Posteriormente, col progredire della grande industria e colla differenza sempre pii1 profonda che si va scavando tra le funzioni e le condizioni degli operai e quelle degli imprenditori, sboccia, dall'involucro stesso della previdenza, la terza forma : la resistenza economica. Sono le antiche frienclly-societies, le antiche società operaie e di mutuo soccorso, che lentamente si svolgono in tale senso, o che, almeno, dànno alle nuove lotte i loro migliori. Senonchè, appena affermatasi, la resistenza economica viene a cozzare contro un gravissimo ostacolo. Gli imprenditori, non ancora assuefatti a combatterla lealmente e virilmente nel suo stesso terreno, invocano la forza dello Stato perchè, senz'altro, le sia precluso il diritto alla vita. Così in Inghilterra, il ·Parlamento, rafforzando precedenti divieti speciali in rapporto a questa od a quella industria, vota nel 1799 e completa nel 1800 il famoso General combination act che proibisce qualsiasi coalizione fra i lavoratori. Ed in Italia noi stessi usciamo da un periodo in cui la questione se ammettere o meno la Biblioteca Gino Bianco

- !) - libertà delle organizzazioni operaie ba costituita la principale piattaforma della nostra vita pubblica. Ora, è appunto una ostilità di tal genere che, obbligando le organizzazioni economiche a lottare per la loro stessii esistenza, ad adoperarsi perchè siano abrogate le leggi che le vietano ed i costumi politici si abituino· a tollerarle, determina il soi·gere della seconda forma della lotta operaia: la forma po.litica. 'J'anto è vero che, in Inghilterra, dal 1799 al 1825 - anno quest'ultimo nel quale il Parlamento, cassando la legge del 1799, permetteva, non senza qualche restrizione, le associazioni di resistenza (ed è nobilissima gloria della nostra disciplina che un grande economista, iI )[ac-Culloch, ahbia a ciò potentemente contribuito) - il movimento trades-w1io11ista ebbe un carattere essenzialmente politico. Ed in Italia, pochissimi anni or sono, l'organizzazione economica pitt positivft e. perfetta - in una sola parola, più inglese - della nostra classe operaia, l'organizzazione dei lavoratori del porto cli Genova, si affermò con un memorabile sciopero, i cui fini furono esclusivamente politici nel senso da noi indicato. Nei limiti in cui è possibile disciplinare sotto un unico schema la complessità delle manifestazioni economico-sociali, e la loro diversità da paese a paese, tale è la successione prevalente nelle val'ie forme del movimento operaio. Senonchè - tendendo ogni fenomeno, dopo che è sorto, a perpetuarsi ed a convertirsi da effetto in causa - queste tre forme, una volta trascorso il periodo necessario alla loro successiva maturazione, non scompaiono più, ma, varia.mente intrecciandosi e modificandosi, variamente prevalendo l'una sull'altra a seconda delle circostanze, si affermano sempre pitt come stmmenti complementari, e perciò egualmente necessarii, di uno stesso movimento unitario. Cosl la previdenza - una delle principali manifestazioni del mutualismo - ha sempre costituito un ramo importantissimo nell'azione delle tradettnions inglesi e di. molte altre organizzazioni similari; e non poche Cooperative cli produzione furono costituite da gruppi operai, che vollero prolungare con esse la propria resistenza, o che, questa fallita, Biblioteca Gino Bianco

- 10 - non soffersero di ritornare nella fabbrica alle antiche condizioni. Anche da noi recentemente gli stessi amici dei mezzi più decisi di lotta - ne fa fede l'ultimo Congresso Nazionale delle Cooperative - hanno dovuto riconoscere che soltanto la previdenza e la cooperazione, assicurando modesti ma quotidiani e costanti beneficiì, sono in grado di offrire all'organizzazione operaia un cemento Yeramente duraturo. D'altra parte, la forma politica ha sopravvissuto all'ottenimento del fine immediato per cui era sorta. Addestrati clall'esperienza, gli operai comprendono tutti i vantaggi che in un regime di libertà politica possono ricavare dall'esercizio del voto, e, più in generale, dalla pressione sui pubblici poteri; mentre, contemporaneamente, sempre meglio si palesa loro la necessità di franchegg-iare colla sanzione legislativa le vittorie raccolte o, quanto meno, prepat·ate sul ter• reno economico. È. così che, ottelluto il proprio riconoscimento, le organizzazioni dei lavoratori si dirigono alla conquista della legislazione sociale: la quale trova sì - sarebbe stolto ed ingiusto negarlo - nel senso di previdenza e di responsabilità delle classi dirigenti uno de' suoi fattori complementari, ma non crescerebbe mai rigogliosa, o si isterilirebbe nella sua pratica applicazione, se non la fiancheggiasse la forza e la vigilanza dei pit1 interessati. A questo grado della coscienza operaia, la prevalenza dell'una o. dell'altra forma non può dipendere che dal ritmo stesso della industria.. Così, nei. periodi in cui le fabbriche sono in piena attività e la domanda di lavoro è intensa, la lotta economica sembra la più indicata per procurare agli operai sicuri benefiz'ì; mentre, nei periodi di ristagno, è piuttosto una intensa partecipazione alla vita pubblica quella che può offrire loro le migliori garanzie. È per tal modo che in Inghilterra le tmcles-unions accentuano la loro azione politica dopo la grande crisi del 1878-79; e che nell'Australia il maggiore interessamento degli operai in rapporto allo Stato sussegue il memorabile krac del 1893. Anche da noi, del resto, dopo le agitazioni e le vittorie di due anni or sono, le associazioni di resis~enza hanno subìto un gravissimo colpo. Biblioteca Gino Bianco

- 11 - Accompagnandosi, infatti, il movimento cli resistenza ai periodi in cui più floride sono le condizioni del- _l'industria, i nostri operai hanno potuto con esso ottenere notevoli miglioramenti durante il 1900-90"!, perchè appunto si trattava di anni in cui l'economia dell'intero paese subiva un rapido ed intenso sviluppo. A quegli anni ne sono succeduti altri di relativa contrazione: e ciò ha grandemente contrihuito, indipendentemente dal confluire di altre circostanze, perchè anche il movimento di rcsistemm presentasse un arresto correlativo. HL Riuscirebbe ora interessantissimo esaminare le particolari manifestazioni che si comprendono sotto le forme generali da noi con,,idcrate; studiare le questioni pii1 urgenti che vi si riconnettono; stabi- · lire i confini delle rispetti ve applicazioni. Accennerò per rapidissimi tratti. A. A fissare il significato dell'azione mutualista, ho ricordato più sopra che essa consta della previdenza e della cooperazione. La prima - che specialmente si esplica in rapporto alle malattie, agli infortuni del lavoro, alla disoccupazione cd alla vecchiaia - è troppo evidente ne' suoi mezzi e ne' suoi effetti, pe1· esigere qui uoa speciale illustrazione. Pel momento le difficoltà che essa incontra sono sopratutto tecniche,r ed appartengono al dominio piuttosto dell'attuario che dell'economista. )fa non è lontano il giorno in cui - almeno nei paesi più progrediti - i problemi relativi alla assicurazione contro la vecchiaia e, specialmente, contro la disoccupazione, assumeranno una grandissima importanza, e fonneranno l'oggetto principale anche cli molte discussioni propriamente economiche. ,;; solo a.Ilo stato attual,i delle cose che tali problemi non possono ancora rie:1trarc in modo diretto nella nostra disciplina. Si ba.di: i,11 mollo cli,·etto; giacchè nelle imhtgini sui periodi ciclici della. disoccupazione e sulle condizioni gcncBiblioteca Gino Biancc l' vi ,dazione Alfred Lew1u Biblioteca Gino Bianco

- 12 - rali di molti ceti operai, i pagamenti delle vario Casso di soccorso costituiscono eia tempo una fonte di importanza essenziale_ :Meglio acquisiti ai nostri studii ci si presentano i problemi della cooperazione_ Vi fu un periodo in cui la cooperativa di produzione parve aprirn all'inteea classe lavoratrice la via maestra per una completa emancipazione. ;1[a l'esperienza storica ha irrevocabilmente relegate queste speranze nel limbo delle utopie. La cooperativa di produzione, richiedendo nella maggiot· parte dei casi l'anticipazione di un ing·ente capitale e la costituzione di complessi e delicati rapporti fra i soci, incontra ostacoli troppo spesso insormontabili. Ad ogni modo - appunto perchè la sua attuazione diventa più fa. cile dove si richiede un capitale minore cd una pili semplice organizzazione - essa può riuscire meno avara di frutti piuttosto agli artigiani ed ai braccianti - sopratutto nella forma della assunzione cli lavol"i pubblici, particolarmente fayorevole al l'ottenimento del credito - che non agli operai della grande industria. Ben diversa appare l'utilità delle cooperative di consumo. La loro gestione, anzitutto, è assai più facile. Potendo ricorrere, per intero, all'opera ùi estranei, esse non esigono dai propri soci speciali discipline; mentre, nel momento stesso in cui non hanno assoluto bisogno di un forte capitale iniziale, ne permettono, per la frequente circolazione che gli imprimono, un rapido aumento. ·D'altra parte, il fine che si propongono, viene, per la sua medesima modestia, a trovarsi interamente sulla linea del minimo mezzo. e 1ft cooperativa cli produzione, restituendo :.gli operai g-li strumenti del lavoro, tenderebbe ad eliminare le condizioni stesse del salariato, la coop1:rati va di consumo si propone semplicemente di elevare, in modo indiretto, il salario già esistente. Poichè il salario consta tanto della somma in moneta che lo compone (salario monetario), quanto della massa cli merci che con tale somma si, possono acquistare (salario reale), è importante così elevare quella somma come ingrandire - e tale è appunto lo scopo delle cooperative cli consumo - quella massa. Biblioteca Gino Bianco

- 13 - Lo .:,chulze-Giiwernitz, ad esempio nel suo mirabile studio sull'industria ciel cotone' ha dimostrata la notevole influenza esercitata eia ta1i cooperative nell'accrescere la potenza cli consumo de"li operai della grande industria inglese. 0 Quanto alle altre due forme principali della cooperazione, la cooperazione cli credito e quella per la costruzione cli case economiche, possiamo limitarci ad accennare che, all'attuale li vello dei salari anche nei paesi più progrediti, esse presentano vantao·o·i non accessibili tuttora che ad una scarsissima ;;_ norauza. B. Passiruno ora alle principali manifestazioni politiche ciel movimento che ci interessa. Nulla aggiungerò sull'azione diretta ad ottenere il riconoscimento della libertà di organizzazione. Variando grandemente da paese a paese,' secondo le particolari legislazioni e tradizioui, secondo gli atteggfarnenti dei diversi partiti, essa, meglio che l'economista, riguarda il politico. Più regolare, invece, nel suo sviluppo, e hen più pertinente alla nostra disciplina, ci si presenta ht legislazione sociale. Kel campo strettamente economico, essa mira a fissare un massimo nella lunghezza della giornata; a stabilire un minimo di età nell'assunzione dei fanciulli ; a limitare le forme di lavoro a seconda dell'età e dei sessi; a prevenire gli infortunii ed a regolare, quando avvengano, i modi e la misura, delle indennità; a favorire o ad imporre l'assicuraziouc contro le malattie e la vecchiaia. lntcsà a tali fini, la legislazione sociale può essere feconda di ottimi risultati, purchò sappia misurare il passo rLllecondizioni economiche generali cd al reale sviluppo delle organizzazioni operaie. Una legislazione sociale troppo esigente, in un paese in cui esista una grande disoccupazione e sia ftncora troppo basso il livello dei salarii, può convertirsi - d'ura, ma inneµ;abile verità - in un 1lanno per gli stessi operai. D'altro lato - per le ragioni che abbiamo visto più sopra - le disposizioni legislative cli tale specie sono destinate a restare senicl. BibliotecaGino Bianco

- 1-1 ·- alcuna pratica sanzione, se l'organizzazione dei più interessati, cioè degli operai stessi, non sia in grado di invigilarne l'applicazione concreta. Ne abbiamo avuto uu eloquentissimo esempio in Italia, dove la legge sul lavoro dei fanciulli precedente l'attuale - legge dovuta alla precoce, per quanto nobilissima, previdenza del Luzzatti - rimase - in massima parte - una sterile affermazione. Infine, non sarà forse inutile ricordare che, perdurando un regime di libera concorrenza, la legislazione sociale, ·se non vuole condannarsi all'insuccesso, non deve mai pretendere di fissare, in rapporto ai nuovi equilil;>ri economici che seguiranno necessariamente la sua applicazione, un numero eccessivo di condizioni. Le è lecito, ad esempi0, limitare il massimo della giornata a 10 ore; ma non le sarebbe egualmente lecito stabilire, che per tale giornata il salario debba essere cli tanto o cli tant'altro. Nella Nuova Zelanda - dove esistevano già severe limitazioni per la durata del lavoro dei fanciulli - una legge ciel 1899 ha voluto prescrivere, nell'interesse dei minatori cli età inferiore ai 18 anni, un salario di almeno 5 franchi alla settimana per le ragazze e cli almeno 6,26 per i ragazzi. Sebbene la legge si riferisse ad un tasso bassissimo, relativamente alle fortunate condizioni di quello Stato - vera sentinella avanzata della nuova umanità - la sua applicazione ha sortito questo effetto: che, non volendo l'imprenditore sobbarcarsi a.I pagamento del salario imposto, l'operaio lento e maldestro ha perduto completamente il lavoro. Infine, parallelamente a questo indirizzo prevalentemente economico, la legislazione sociale ne persegue un altro, il cui carattere è, più che tutto, giuridico. Mi riferisco alla creazione dei tribunali speciali del lavoro ed alla disciplina dell'arbitrato. Di fronte alle quotidiane controversie che insorgoq.o fra lavoratori ed industriali, per il fatto che la crescente influenza dei primi tende a mettere i_nluce ed a precisare nella locazione della propria opera un sempre maggior numero di clausole, e che l'assidua trasformazione dei processi produttivi modifica incessantemente le premesse materiali della locazione medesima, si rende indispensabi~e l'intervento Biblioteca Gino Bianco

- 15 - di organismi i quali, componendo i casi in questione, con una procedura e con critcrì ispirati alle particolari necessità dell'ambiente, affrettino un'equa soluzione dei conflitti, determinino la formazione cli una apposita giurisprudenza, facilitino i successivi riadattamenti del contratto alle condizioni economiche continuamente evolventisi. Sul pl'incipio, non viene reso obbligatorio alle parti nè l'adire dinanzi a questi organi di conciliazione e di giudizio, nè osservare le loro decisioni. Ma poi, man mano che le rispettive organizzazioni di classe vengono meglio riconosciute e considerate dalle due parti; man mano che, per l'estensione e la forza ·sempre maggiori delle organizzazioni stesse, uu conflitto aperto, cioè un loclc-out dal lato degli iudustriali od uno sciopero dal lato degli operai, si convertirebbe in una calamità sociale; si vanno creando veri e propri tribunali del lavoro, che gli interessati devono adire per obbligo, dei quali devono attendere la sentenza astenendosi da ogni ostilità, e rispettarla, una volta resa. Quest'ultima forma, di cui troviamo i più noti esempì nel Cantone di Ginevra, nella Nuova Zelanda, e nella Nuova Galles del Sud, non può naturalmente applicarsi senza sopraffazioni a danno dell'una o clel1\Lltra parte: se non in quei paesi in cui l'opinione pubblica abbia subìta. una lunga evoluzione, e le organizzazioni antagonistiche si bilancino nella loro forza. È certo però che essa rappresenta, nei rapporti fra capitale e lavoro, lo stesso progresso morale che, nelle relazioni private fra i singoli individui cli un dato gruppo, la cessazione della vendetta personale ·e la devoluzione delle controversie alla decisione dell'autorità sociale. E poichè ogni progresso morale cli tale genere si risolve sempre in un aumento di ricchezza, l'arbitrato obbligatorio contribuisce grandemente a deprecare le gravissime perdite materiali che, in sua assenza, derivano dalle forzate sospensioni del lavoro, e, più _u1 generale, dalla insufficiente sicurezza nella vita iella industria. c. Veniamo finalmente alle principalissime manifestazioni della resistenza economica. Esse sono in fondo le piÌJ, numerose, le più complesse e le pii1 Biblioteca Gino Bianco

- 16 - importanti: sopratutto le pit1 importanti, g'iacchè, ad esempio, l'intera legislazione sociale diverrebbe· inattuabile, se non trovasse preparate dalla resistenza le condizioni stesse della sua applicazione. Data tuttavia la loro grande notorietit anche in Italia, potrò limitarmi per esse a cenni ancor più rapidi che per le altre. Gli operai non tardano a comprendere che, contrattando coll'imprenditore individualmente, contribuiscono, per la concorrenza che l'uno fa all'altro, a deprezzare sempre più il loro lavoro. Riconoscono inoltre che, se, come persone isolate, non dispongono di fondi di riserva che permettano loro di ritirare dal mercato il proprio lavoro, quando ne ricavino un salario troppo scarso; combinandosi fra loro, potrebbero accumulare facilmente i mezzi a ciò occorrenti. È da questo duplice ordine cli considerazioni che sorge l'organizzazione di resistenza; il crii scopo è quello appunto di disciplinare e rafforzare l'azione dei singoli, sostituendo, nel contratto di locazione di opera, agli individui dispersi e sforniti, una collettività coqrdinata e provvista. Poichè, d'altro lato, gli imprenditori reagiscono contro questa tendenza coalizzandosi anch'essi, ne segue che l'intero contratto di lavoro subisce nelle forze che lo definiscono una profonda modificazione. Esso non viene più dibattuto e deciso fra i singoli operai ed i singoli imprenclitori, 11m fra i rappresentanti delle organizzazioni degli operai ed i rappresentanti delle organizzazioni clegli imprenditori. Nei primi periodi cli questa interessante trasformazione, la resistenza operaia - uno degli scopi della quale, come abbiamo visto, è quello appunto di rendere possibile, quando occorra, il ritiro del lavoro dal mercato - è caratterizzata sopratutto dall'uso dello sciopero. Ma poi, man mano che gli imprenditori si abituano a riconoscere ed a discutere colle rappresentanze operaie ; man mano che gli operai acquistano il senso del relativo ed imparano a non chiedere se non nei limiti consentiti dalle condizioni dell'industria; man mano, infine, che la stessa forza delle opposte organizzazioni renderebbe sempre più pericoloso un conflitto aperto e sempre più gravi le conseguenze di una sconfitta, lo sciopero BibliotecaGino Bianco

- 17 - tende a divenire, da effettivo, potenziale. Questa benefica evoluzione - per cui avviene dello sciopero q~~llo che, og9i,,della gue~ra fra le nazioni più civili d Europa: e c1oe,che la s1prepara ma non la si fa sopratutto perchè costerebbe troppo, di uomini e cli danaro - è poi potentemente aiutata - nuova riprova degli intimi rapporti che passano fra le principali forme del movimento operaio - da quegli stessi organi di conciliazione e .di giu,di7,io che vedemmo costituire una delle più rilevanti affermazioni della legislazione sociale. In Italia, dove il movimento operaio è ancora bambino, e <loveperciò, sopratutto nel 900-902 si è avuto un grandissimo numero di astensioni dal lavoro, organizzazione operaia e sciopero sembrano ancora, alla massima parte. degli interessati e dell'opinione pubblica, sinonimi. E invece una delle più consolanti manifestazioni del progl'esso questa: che l'organizzazione operaia possa l'afforzarsi ricorrendo sempre meno - in un certo senso, anzi, in quanto ricorra sempre meno - ad un'arrne cli lotta che, in sè stessa, importa sempre una perdita per l'intera società. Abbiamo visto sinora gli effetti mediati della resisteJ:lza: quegli effetti che rappresentano, in certo modo, i suoi stessi mezzi. Quanto ai suoi effetti immediati, essi sono multiformi e numerosissimi. Mi limiterò a ricordare che essi si manifestano principalmente: nell'ottenere un rialzo dei salarì, così nella forma diretta di un aumento della quantità di moneta contro la stessa giornata, come in queUa indiretta di una diminuzione della giornata contro la stessa quantità di moneta; nel conseguire una sempre piLL esatta valutazione dello sforzo da fare in cambio di un dato salario; nello stabilire per ogni specie di lavoro un salario fisso minimo ed una giornata massima; nel ridurre cli conseguenza, quanto più possibile, il campo cli applicazione del cottimo, ed impedire, dove permanga, che le sue tariffe vengano diminuite nella stessa pL'oporzione dell'aumento del guadagno che esse consentono; nel determinare, infine, di comune accordo cogli imprenditori, gli a~- menti cli salario che devono corrispondere ad og111 introduzione cli processi produttivi più perfezionati. Biblioteca Gino Bianco

] ' - - IV. Accennato, così, ad alcune fra le più interessanti manifestazioni delle tre principali forme del movimento operaio, mi affretto verso quello che costituisce, dal punto cli vista teorico e pratico, il fondamentale tra i. problemi che ci incalzano. Può veramente il movimento opernio migliorare le condizioni economiche de' suoi attori? E. se lo può, incontra dei limiti nella sua applicazione? !!:, se dei limiti gli si frappongono, quali sono essi? Nella precedente esposizione delle pitt importanti manifestazioni del fenomeno, una risposta a tali domande - specialmente alla prima - era già implicita. Abbiamo visto in vero che, per esempio, la legislazione sociale e la resistenza - cioè ùue fra le sue pii1 tipiche forme - si dimostrano feconde di utilissimi e duraturi risultati. l\fa quello che importa ora è cli affrontare il problema direttamente, controllando l'osservazione al lume della dottrina, e coordinando il particolare fe. nomeno che ci interessa alle leggi economiche più generali. Le questioni poste non hanno, natural111ente, alcuna ragione di essere, in rapporto all'affermazione mutualista del movimento operaio. La previdenza e la cooperazione non costituiscono, per sè stesse, istituti esclusivi della classe lavoratrice. Ogni cl,issc può praticare, e pratica, così l'una come l'altra. Esistono - è vero - per ogni classe atteggiamenti speciali di entrambe; ma i problemi essenziali che le riguardano, anche in rapporto ai limiti della loro applicazione, conservano presso tntte la medesima natura fondamentale. La seconda forma del moto operaio, invece, in quanto si riferisce alla legislazione sociale nel campo economico, e tutta la terza, la resistenza economica, presentano un carattere assolutamente specifico cli classe. Gli operai della grande industria,· in quanto appunto sono operai della grande industria, BibliotecaGino Bianco

- 1!) - vi si presentano in conflitto cogli imprenditori. 1t precisamente per ht coesistenza fli queste due forze relativamente antagonistiche, clic sorge la dornanda se l'una possa prevalere, o meno, sull'altra e dentro qualì limiti; e che si impong·ono i probl~mi a cui ho già accennato. 'l'uttavi&, poichè molte norme della legislazione sociale si con vertono mediatamente in vere morli fiC,tzioni del precedente stato materiale degli operai : e poichè, d'Rltronde, è sopratutto- sul terreno della resistenza economica che le due parti si misurano direttamente, gli economisti hanno discusso tali problemi nei rapporti quà.si esci usi vi della resistenza medesiml-l. Il complesso delle dottrine economiche, prevalenti in tutta la prima mefa del secolo scorso, affermava l'assoluta impotenza ùcll'org-anizzazione operaia a migliorare, per sè stcs~l-l, la condizione materiale de' suoi component.i. Le trorie, che reciprocamente si sostenevano nel rendere una cosl disperante sentenza, erano sopratutto: la legge 1nRlthusiana della popolazione - nel senso, ,tlmeno, in cui allora veniva generil.lmente intesl-l. - la teoria della accumulazione e quella del fondo salari. Nella impossihilifa di esaminarle tutte, mi limiterò a qualche accenno intorno all'ultima, che costituiva come la chiave di volta del· l'intero edifizio, e che, in ragione della sua stessa importamrn, presenta la storia più interessante. Anticipata in parte da Giacomo i\lill e dal Senior, la dottrina del fondo salal'Ì trovò il suo codificatore in John Stuart l\.[ill, 011 il suo ultimo rinnovatore e difensore nel Cairnes. Data la sovrana preerni ncnza ciel gi·ande filosofo ed economista inglese, la esporrò colle sue stesse parole: " Si suppone - dice lo Stuart :Mili ne' suoi im· mortali Principii - che vi sia irt qualunque dato momento una somma cli ricchezza, che viene inconclizionatnmente destinata al pagamento dei salari del lavoro. Questa somma non è considerata come inalterabile, perchè è aumentata dai risparmi, e si accresce col progrE>sso della ricchezza; ma vi si ralcolet soprn come sn di un ammontai·e vredetenninato in ogni dato momento. "Più di guell'ammontare si suppone che la classe BibliotecaGino Bianco

- 20 - lavoratrice non possa in alcun modo dividere fra i suoi componenti; ma quell'ammontare, e niente cli meno, questi devono ottenere. Dimodochè, la.somma eia cUi-idei·siessencio fissa, i salari cli ciascuno dipendono assolutamente dal divisore: il numero dei partecipanti. ,, La teoria del fondo salarì, ammettendo così che in ogni determinato momento la massa cli capitale destinata al pagamento dei salari fosse una quantità fissa, concludeva - col non disprezzabile appoggio della aritmetica - che gli operai, fìnchè ne rimaneva costante il numero, non potevano in alcun modo ottenere una modificazione nella condizione del loro contratto. Mi è impo sibile seguire qui le memorabili dispute combattutesi intorno a questa celebre teoria; l'inattesa e clamorosa sconfessione inflittale più tardi dallo stesso Stuart ì\[ill; l'evolu1,ione che, attraverso alla continuità logica cli una mirabile catena cli pensatori, quali, sopratutto, il Walker, il Sidgwick ed i.I Marshall, ha indotta la scienza economica posteriore a teorie cd a conclusioni assolutamente diverse. Piuttosto vi riassumerò rapidamente quelle che mi sembrano potersi considerare come le conclusioni in proposito dell'Economia Politica contemporanea. V. La teoria ciel fondo salari affermava, come abbiamo visto, che, in ogni dato momento, il capitale destiuato al pagamento dei salarì er:1 una quantità fissa, una quantità per sè stessa prestabilita. Ora, poichè il capitale destinato al pagamento dei salarii rappresenta senz'altro la domanda cli lavoro da parte degli imprenditori, la dottrina veniva implicitamente a stabilire che l'altezza del salario - costante il numero degli operai - dipendeva dalla sola influenza cli tale domanda, all'infuori cli ogni azione contemporanea e correlati va dell'offerta del lavoro stesso. Senonchè questo, appunto, era uno degli errori fonùamentali della teoria. BibliotecaGino Bianco

- 21 - rn un regime di libera concorrenza, il prezzo di tutte le merci si determina i11funzione non già della sola domanda o della sola offerta, ma e della domanda e clcll'o ffertit. 1 due fattori sono così essenziali per la determ inazione di qualsiasi prezzo, come per la. costituzione dell'acqua. l'idrogeno e l'ossigeno. Perciò, nello stesso modo che sarebbe assurdo affermare che in rapporto all'acqua ha maggiore importanza l'idrogeno o l'ossigeno o, peggio ancora., che uno solo dei due corpi è sufficiente; non meno assurdo riuscirehbe, in rapporto al prezzo, affermare, che la domanda vi esercita una. maggiore azione della offerta, o, peggio a.ncorn, che un,t sola vi esercita una a;r,ione. Ora, poichè il salario rappresenta appunto il prezzo elci lavoro, su questo prezzo, in ogni determin,ato momento, influiscono, in modo coordinato, ta11to la domanda che di esso fanno gli imprenditori, quanto l'offerta che di esso fanno gli operai. Agendo chmque sul salario, non solo la domanda, m,t anche la offerta del lavoro, gli operai sono nella piemt facoltà di modificare la loro offerta e le condizioni della loro offerta, per le stesse ragioni per cui g1i imprenditori sono nella piena facoltà di modificare la loro domanda e le condizioni della loro domanda. Cosicchè, nel l>cl mezzo cli un regime in cui la forza. di lavoro costituisce una. merce come tutte le altre, cd assume, quindi, come tutte le altre. un prezzo ; gli sforzi della ch1sse operaia. per· eleva re iI prezzo della propria offerta, Iungi dal doversi spezzare contro le barriere insormontabili di un assurdo economico, appaiono, ver sè stessi, in piena corrispondenza colle leggi fomlamenta 1i del prezzo. La classe operaia, naturalmente, potrà riuscire, o meno, ne· suoi intenti, a seconda dei mezzi che adoprerà, a seconda delle condizioni della industria, del mercato del lavoro e dei capitali, e così via. Ma quello che importa stabilire è che essa si trova ~cmpre nella possibilità generica di ottenere colla propria. organizzazione ciò che la teoria del fondo salari i dichiarava in ogni caso impossibile. V'ha anzi di pit1. Il lavoro è bensì, di fronte alle leggi generali del mercato, una merce: ma una merce che, consideBibliotecaGino Bianco

- 22 - rata in sè stessa, presenta caratteri specialissimi. Se il lavoro, infatti, non è mai disgiungibile, per la sua ::itessa natul'a., da chi Io presta; chi lo presta., cioè, nel nostro caso, l'operaio, si tl'ova molto spesso in una condizione <li sfavol'e, allorchè deve contrattarlo. Privo, per lo pii1, di fondi di riserva, egli, non potendo trattenerlo a lungo fuori del mercato, deve accettarne quasi sempre un prezzo, il cui basso livello è in rngione stessa cli questa inferiorità specifica. Da tale punto di vist,1, l'organizzazione opernia ci si presenta come il mezzo piLLrazionale per eliminare la speciale inferiorità della merce lavoro, e per ricondurla in condizioni più Yicine a quelle in cui, nella maggior parte dei casi o, almeno, sui mercati più importanti, si contrattano tutte le altre merci. Notammo infatti pii1 sopra che uno dei principali scopi che induce gli operai alla organizzazione di resistenza è quello appunto cli raccogliere le riserve, coll'aiuto delle quali poter sospendere, per un certo tempo, l'offerta del proprio lavoro. Abbiamo constatato così un primo e fondamentale errore della teoria del fondo salarì. Sorta in uno stadio del pensiero scientifico in cui non era stata ancora bene compresa la interdipendenza dei vad fenomeni economici, essa non ha visto, nella determinazione del prezzo ciel lavoro, altra azione che quella della domanda. ì\fa l'insufficienza clella concezione economica generale, eia qui partiva, doveva impedirle cli valutare un altl'o e non meno importante fenomeno. Per la legge di correlazione alla quale ho accennato, le funzioni economiche della produzione e della distribuzione si influenzano a vicenda costantemente. Ogni modificazione che avvenga nei fenomeni della distribuzione esercita un contraccolpo sui fenomeni della produzione; ed ogni variazione in questi ultimi ripercuote i suoi effetti sui primi. Il salario è, in sè medesimo, un fenomeno di distribuzione, e, come tale, viene prelevato da una produzione gfa compiuta. li lavoro che si ottiene con esso è, invece, un fenomeno di produzione: contribuendo a creare una ricchezza che, in rapporto a quella da cui cleri va il salario che lo paga, si può considerare come futura, o, non fosse altro, come assai meno BibliotecaGino Bianco

- 23 - pronta per il consumo immediato. 'l~uttavia, per quanto il salario p1·ovenga da una produzione passata, cd il 'lavoro intenùa ad una produzione avvenire; per quanto, quindi, essi si riferiscano rispettivamente acl una distribuzione e ad una produzione che non sono con tcm poranee ma successi ve; è certo che - <fata la continua interdipendenza da noi già rilevata tra i fenomeni della produzione e quelli della distribuzione - il più intimo rapporto intercederà fra l'altez:,,;a del primo e la produttività del secondo. Più precisamente, se noi supponiamo una produttività del lavoro cli 4, il salario sarà, per ipotesi, 2; ma se sµpponiamo una produttività del lavoro di 6, i I salario potrà salire per lo meno a 3. Il fondo salar'ì, dunque, è così poco predeterminato per sè stesso, che una delle principali condizioni della sua grandciza è rappresentata dalla produttività di coloro che esso deve rimunerare. A paritit di tutte le altre circostanze, esso risulterà maggiore dove pili intensa sarà la prorluttività del lavoro; e minore, dove quest'ultima sarà più scarsa. Va poi osservato, che è precisamente nei paesi industrialmente più progrediti che la produttività del lavoro ha raggiunta la maggiore altezza e tende ad elevarsi sempre più. Cosicchè, quella intensificazione della produttività, che rappresenta una delle migliori condizioni per un maggior sahirio, viene a costituire uno dei caratteri più tipici dell'ambiente economico in cui vivono gli. operai della grande industria. E ora innegabile che la tendenza naturale, che ha il prezzo del lavoro a proporzionarsi alla sua stessa produttività, si esplicherebbe in un periodo di tempo molto più lungo ed in un modo molto meno completo, se la volontà dei più interessati, e cioè la organizzazione degli operai, non ne vivificasse il processo. Anche da questo punto di vista, dunque, il movi mento operaio, apparendoci come uno dei pitLefficaci strumeoti di una legge economica fondamentale, sfugge çompletameute all'accusa di rappresentare sempre e dovunque un assurdo economico. A proposito di questi rapporti fra l'intensificazione della produttività del lavoro ed il saggio del saBiblioteca Gino Bianco

- 21 - lario, sarebbe poi interessantissimo dimostrare nuovo esempio delle continue azioni e reazioni che intercedono fra tutti i fenomeni economici e sociali - come l'organizzazione OIJCra.ia sia essa stessa un potentissimo fattore del prog-resso economico. Mi basti qui ricordare che le esigenze degli operai, tendendo a ridurre, almeno in potenza, e finchè tutte le altre circostanze rimangono costanti, il profitto degli imprenditori, costituiscono per questi un validissimo stimolo alla introduzione di mezzi sempre pit1 perfezionati di produzione. D'altra parte - estrema riprova della legge di interdipendenza a cui abbiamo tante volte accennato - se una produttività più intensa importa uu salario più elevato, ogni ulteriore aumento di quest'ultimo tende, per sè stesso, a determinare una nuova intensificazione della produttività del lavoro. Ogni miglioramento nella situazione materiale dell'operaio, permettendogli cli procurarsi una nutrizione superiore per quantità e qualità, di soddisfare bisogni pitL varì ed elevati, di dedicare· un tempo più largo alla propria istruzione, lo rende atto gradatamente a compiere uno sforzo fisico e psichico sempre maggiore, ed a seguire con crescente elasticità le continue modificazioni dei processi produttivi. Si verifica, così, un fatto che potrebbe parere, a prima vista, paradossale: il fatto per cui gli imprenditori possono, entro certi limiti, spender meno, quanto più pagano i loro operai; per cui, in una parola, i salarì piLLelevati diventano i più economici. A suffragio di questa appàrente inversione economica, milita oramai l'esperienza de' principali industriali contemporanei, la convinzione dei maggiori economisti. Fra le innumerevoli testimonianze che potrei citare a tale proposito, una sola ve ne ricorderò, ma recentissima e cli non piccola eloquenza. Circa due anni or sono, un milionario inglese assai pratico cli affari, il sig. A. Mosely, attuò un geniale e nobilissimo progetto. Ben conoscendo i continui 1Jrogressi industriali con cui il Nord-America minaccia il secolare primato dell'Inghilterra, egli pensò che sarebbe stata efficace opera di educazione chiamare gli stessi operai inglesi a studiare le cause cli un così grave fenomeno. Raccolse a tale scopo una Biblioteca Gino Bianco

- 25 - Commissione composta cli 23 fra i più influenti organiz,mtori delle principali tl'ades-1t11ions, e, a proprie spese, la guidò a visitare i maggiori centri industriali ed i piì1 importanti stabilimenti degli S.tati Uniti. Questa Commissione ha da pochi mesi pubblicate le sue relazioni, che io ho lette ultimamente, e che sono interessantissime. Mi basti ricordare al nostro proposito che, tra le principali cause della superiorità industriale ormai raggiunta dagli Stati Uniti in confronto dell'Inghilterra, essa enumera: il più elevato tenore cli vita dell'operaio nord-americano; le più eque tariffe cli cui egli gode nei lavori a cottimo; i sistemi in uso per stimolarne l'ingegno inventivo ed interessarlo agli eventuali utili delle sue scoperte. VI. Riassumendo: l'organizzazione dei-lavoratori della grande industria per migliorare le proprie condizioni, lungi dal rappresentare un assurdo economico, e dall'essere perciò condannata ad una perpetua impotenza, si trova - per sè stessa - in pieno accordo colle leggi economiche più accertate, e può quindi produrre duraturi ed utili effetti. Il fondo su cui si pagano i salari non è in alcun modo una quantità prestabilita ed immutabile; e l'errore fondamentale della teoria che combattiamo è quello appunto di aver creduto che la sua grandezza potesse determinarsi indipendentemente da tutte le altre condizioni dell'equilibrio economico. Esso, invece, subisce tutta l'influenza di tali condizioni; e fra queste appunto hanno molta importanza l'offerta del lavoro e la sua produttività. L'unica giustificazione della dottrina del fondo salari e la ragione vera per cui essa ha potuto raccogliere e conservare durante tanto tempo un così largo consenso sta in ciò: che, attraverso a gravissimi errori, essa rispondeva ad un concetto intuitivo, affermando anche pel movimento operaio l'esistenza di limiti necessad. Da tale punto cli vista è lecito anzi affermare che il suo torto principale ha consistito Biblioteca Gino Bianco

- 26 - nel rappresentare come immediati ed assoluti limiti che sono, invece, mediati e relativi. Poichè, se è contro verità sostenere, come essa faceva, che, in qualsiasi determinato momento, il limite economico alle domande operaie coincida, senz'altro, col loro stesso punto cli partenza; ciò non toglie che, in ogni caso, esse non incontrino sempre ( veri e propd limiti. . Si può infatti affermare che per ogni imprenditore esiste in ogni dato momento un minimo di profitto, al disotto del quale egli troverebbe più conveniente desistere dalla propria funzione, o, quanto meno, trasferirla sopra un'altra industria. L'apprezzamento cli tale minimo dipende sopratutto da ciò, che - il movimento degli operai della grnnde industria, non risultando in realtà sincrono per le vat'ie sottoclassi che vi sono interessate, ma procedendo con intensità e vicende diverse per ciascuna sottoclasse e per ciascuno dei gruppi di queste - in ogni determinato ramo i singoli imprenditori paragonano i propri profitti col saggio del profitto medio generale, e non possono sopportare che le proprie condizioni - sotto la speciale pressione dei propri operai - restino permanentemente inferiori a quelle che si verificano negli altri r·ami, o, peggio ancora, in altre parti dello stesso ramo. Ora, siccome, in un regime di libera concorrenza, la funzione dell'imprenditore ha una importanza grandissima e corrisponde ad una vera e propria utilità sociale, ne segue che - almeno finchè pe1·- manga un tale regime - è nell'interesse stesso degli operai non toccare, nè tanto meno superare quel mi11imo.Agendo diversamente, essi si priverebbero di un fattore indispensabile per la coordinazione ed il successo delle singole economie di produzione a cui rispettivamente appartengono, e, collo sfasciarsi di queste ultime, risentirebbero per primi le conseguenze della distruzione di ricchezza che avrebbero provoeata. Un esempio eloquentissimo di quanto n,ccenno lo si è avuto due anni or sono- nel basso Bolognese e nel Werrarese, in rapporto ad una vera e propria industria agricola: la coltivazione del riso. Le organizzazioni dei risaioli vol_lero imporre salari troppo elevati reBiblioteca Gino Bianco

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