Alla gioventù italiana

- J4 l,enuc tributo io però mi penso che qnesto sia. Non oltrepassa egli i termini dci. dov~ri che ad o~ni cittadin~ incon1bono, e che sono sacri; c la dove questi soltanto SI hanno a misura è elle nostre azioni, bene io vi riscontro della probità e della onestà, ma non già qu~lla virtù, quel fervido e generoso amore vi ritrovo, di libertà apportatori, che infiammar debbono i cuori di chi toglie a rigenerare il paese natìo. Il desiderio ch' io nudriva di portare vendetta dei comuni fratelli fu, dopo il perdono di Pio IX, ed 6 al presente, colpa nQslra, difficile potersi conseguire. Un perdono ai prevenuti politici dello stato romano ebbe quietati e raffreddati gli animi di tutti gl'Italiani. Io e i miei consorti di sciagura liberi fumrno e non più prigioni. l\1a la nostra patria non meno avvilita, non meno serva, non meno dipendente, non meno immersa nel fango e nella scempiaggine. Non potendo coi fatti operare, un solo partito restavami; quello di scrivere su cose patrie, e a questo siccome ad ancora, ardentemente mi appiglio. Perduta la indipendenza, rimanemmo altresì privi di nazionalità; pare ora rinasca, benchè lentamente, e prenda novello vigore; e Dio il voglia e noi pure con tutte le forze nostre diamovi opera, chè se ci fia dato giugnervi' reputo io' sara questo, ikllo avere formato la nazionalità italiana, un fatto assai nuovo, e che, almeno dopo la caduta dell'Impero Romano, ritrovare non posso nelle nostre istorie. ' .Politicamente fummo sempre div,isi, moralmente no: conc1ossiachè una religione, un'idioma, una stessa origine, i medesimi cos turni, tranne alcune poche variazioni, chiaro mostrino, la schiatta italiana una essere, nella sua particolare fisonomia, il marchio della unità essere profondamente scolpito. Fu essa fino da' piit remoti tempi della nostra comparsa al Mondo ferma e sta·bile , o con-

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