Alla gioventù italiana

A N~O'l'AZIO Nl 135 questi, famosissimo e peritissimo in tali vili e infami tna- .· neggi, non è anéora ripatriato dopo r emigrazione del1843. Dio voglia che quando quì ritorna sia lasciato nel disprezzo che si merit~,altrimenti intorbiderà maggiormente le nostre cose ed accrescerà il numero delle fazioni: torni pure a fare il superficiale estensore o collaboratore di un foglietto, ma non s' impacci nelle faccende nostre. Quando però esistono delle prove evidenti, chiarè , irrefragabili, le quali attestano la r-eità di una persona , h i sogna in questo caso condannarla all'infamia, anzichè farsi a difenderla. Tra quelli che parteciparono ai tentativi del 1843, parecchi si sono resi rei di brutti e infami delitti. Nè ciò dee recarci maraviglia. Presso tutte le nazioni, in ogni rivoluzione, evvi chi segue i movimenti rivoluzionarii, per egoismo, per ambizione, e non tutti sono da un santo principio trasportati. Non siamo noi dunque soli: quattro o cinque individui non formano d' altronde un popolo. Sonosi taluni infamati colle rivelazioni nei processi, cogJi assassinii nelle prigioni, coll'avere tradito l' ospita · lità nella emigrazione, verso una famiglia che li accolse, li beneficò, che tutto và sagrificando a prò della nostra Italia. Eppure io vedo questi tali essere trattati, van,tarsi quasi di quello che hanno fatto, e ritrovare degli stolti che volendola fare da difensori, e da avvocati, vanno quà . e là per le città sostenendoli. Dicono i difensori , che l'avere partecipàto. come capi nei nostri movimenti, e figurato ·alquanto nelle Romagne, deve far tacere ognuno sul conto loro, tuttochè rei. Queste ragioni per verità muovono le risa, e degne sono di chi le mette innanzi , per cui non mi fermo per niente sòvra di esse. Ma si può egli continuare ~ ad avere per liberale chi ha commesse delle scelleraggini? e non è egli un volere che ingànnino e tradiscano altre persone? non è egli un autorizzare il delitto ' la reità? s~ coloro tra i liberali ' i

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