Pandolfo Collenuccio - Della educazione usata dagli antichi in allevare i loro figliuoli

DELL-A USATA DAGLI ANTICHI IN ALLEVARE l l LORO FIGLIUOLI DISCORSO DI · PANDOLFO COLLENUCCIO DA PESARO PESARO !dam~e~~à ck/ 9@o./~tf -t83S, ~l . ~ .. , 18 , . l

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QUANDO ORNATO DELLA PORPORA DE'CARDINALI RENDEVASI ALLA PATRIA L U l G l CIACCHI PATRIZIO E PROTETTORE DI PESARO . E TUTTI GLI ORDINI CITTADINI FESTEGGIAVANO ALLA SUA VENUTA · ' I PROFESSORI E MAESTRI DEL GINNASIO MUNICIPALE ' 1\L NOVELLO PORPORATO DI S. R, C. QUESTE POCHE MA GRAVI CARTE VERGATE IN ANTICO DA PANDOLFO COLLENUCCIO OFFERIVANO DEDICAVANO l ' l

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Al.L ' ILLUSTRlSSIMO ED ECCELLENTISSIMO SIGNOR A§CllNIO COLONN& · DUCA DI TAGLIACOZZO, CONTE 'DI ALBI E GRAN CONTESTABILE DEL REGNO DI NAPOLf. Considerando tra me medesimo, Signor mio illustrissimo' ritrovo che dalla vostra degnissima Casa sono nati tanti generosi Signori, tanti cavalieri, tanti strenui capitani , quali si sono trovati in tanti egregi e sanguinolenti fatti in Italia da molti e molti anni in qua, delli quali lungo saria raccontare le virtù, la forza ' lo ingegno, e r animo' essendone pubblica fama a tutto il mondo : quanto siano stati · amatori degli uomini virtuosi, e d'essa virtù, e soprattutto del mestiero dell'armi, esercizio antichissimo della vostra generosa Casa, l'hanno dimostrato più volte. Avendo io adunque in me raccolto il tutto , e bene inteso, ritrovo che nelli vostri gener osi figliuoli incoinincian a risorgere e ad inreverdire le piante della nobilissima Casa, e vedendoli a tti e disp~sti ad ogni gran cosa, mi son deliberato dedicare a Vostra Eccellenza, ed a suo nome stampare questa operetta. E tanto più mi accende il desio di farlo, quar!to quelli del mio · unico e singulare Signore \ sono nepoti , e di V ostra Eccellenza· amorevoi fratello il Duca di Urbino, acciò quelJa più ferventemente s' innanimisca con ogni studio e sollecitudine far instruire e insegnare le scienze delle lettere alli suoi gentilissimi figliuoli da' sapienti descritte; e con quell'ordine come in questa piccola ma utile operetta si comprende, e con quel modo far.li ammaestrare ed educarli; o se non in tutto a quel modo, almeno in buona parte per av~r forse noi manco termine di vita che li nostri maggiori non hanno avuto; pere hè penso che alla vivacità \

( dello ingegno che in loro ,rispJende, ogni cosa li sia facile, e tanto più con~iderando di chi sono nati , c da qual germine sono derivati sì paterno come materno: e tanto malggiormente si doveranno accostare ed accendere alle virtù ·quando ritroveranno chi è suto Prospero, Fabrizio e Marcantonio, tre folgori di battaglia a nostri tempi. Qual gloria non riportarono .sotto i l loro vessillo, qual eterna ed immortai fama! So -che superflua, e forse presunzione la mia si potrebbe chiamare col ricordare quelle cose che a chi è padre pare che non bisogni ( e se errassi ne di1nando perdono ) , arditamente dirò bene questo, che molto maggiormente devono Ji figliuoli essere obbligati alli precettori delle dottrine et alli governatori delli buoni costun1i che ai propri padri , perchè questi loro danno solo l'essere , però subietti a morte, calamità, travagli, e a molti pericoli che da fortuna nascono ogni giorno; ma essi li fanno itnmortali, come dicono li sapienti, ed è ferma sentenza di Mare'Aurelio sommo imperatore. · Vostra Eccellenza dunque si degnerà accettare il dono benchè tenue e debite sia a sua grandezza; lo piglierà come amatore di virtù e di verità _, col quale animo il servo suo glielo dona. )

'l Dico adunque che la felicità umana in niUu altra cosa consiste che nella perfezione di quelle due potenze dell' anima, che sono principio di tutti li movimenti ed azioni umane, cioè intelletto e appetito. . Questa perfezione per altra via no'n si acquista che per la cognizione et uso della verità, quale è chiamata Sclenza 7. perocchè scienza non è altro che infallibile ~1otizia di verità, e questa scienza in niun altro modo umano si acquista che per dottrina, la quale per lo artifizio del precettore, e per lo studio del discepolo si compone. Chi adunque è più dotto li a più scienza, chi ha più scienza è p1ù perfetto. E però Aristo tile, di.mandato che differenza fosse tra li dotti e li indottì, rispose: quella che è tra li vi~i e li rnorti; giudicando quelli veramente vivi che hanno ben perfetta quella parte per la qua.le siamo differenti dalli animali bruti, et alle intelligenze celesti e a Dio siamo simili , cioè lo in telletto., Questa scienza adunque ( quale il vero dotto ha a sapere e per disciplina e per studio si ha da acquistare ) è una so·la , ma è composta di m o l te .le quali benchè paiano diverse, e variamente se- <:ondo le necessità o cupidità urnane si pratichino c se ne ·faccia distinta professione, nondi"metio come da sapieotissimi è scritto, sono connesse, e leg:1te insieme, e l' una all' aitra, come per circolo, ritorna ; iJ qua le circolo una sola scienza , quasi come un centro, .circonda, e per quella sola è ordinato , siccome è una sola verità , ed un solo principio al l r.

8 quale tutte Je alrre verità si _dirizzano e dispongo- , no, in 1 an t o che, benchè secondo la vulgare opinione chiamiamo dotti molti quali vedemo tutto dì esercir arsi in queste far.ultà lòcrative, nondimeno se non .hanno quel circolo di scienze (delle quali appresso direrno ) , almanro in una certa moderata sufficienza, non si possono nè dobbiamo propriamente dotti nominare: il che rnanifestarnente in due più usitate facoltà si dimostra. Li scrittori più iJlustri dell' arte medicinale affermano essere necessario alla .perfezione del medico avere notizia di tutte le scienze _speculative , e non solo hanno così scritto, ma prima l' hanno voluto conseguire in effetlo, rome d' lppocrate, Galeno, Avicenna, Cornelio Celso, e de' molti più nuovi leggiamo. Similmente netli principii delle discipline legali è scritto, .la scienza delle leggi non essere altro che notizia di tutte le cose divine et umane: e non è dubbio che le cose divine et umane non si danno per altro modo che per esperienza e disciplina di tutte le dottrine (quali appresso nomineremo) il che cd Emilio P apiniano, Julo Paulo, Quarto Scevola, Salvio Juliano, e molti altri più vicini alr età nostra, éon esempio confìrmarono. Chi adunque vuole propriamente essere chiamato dotto, non avendo questo numero, e quest' armonia di tutte le dottrine, non solamente si attribuisce quello che nou ha, ma viene contra li primi · precetti della propria facoltà della quale fa professione. E se alcuno dicesse , questa essere sì ardua e òiffìcil cosa che quasi si possa giudicare impossibile, e però non sia da tentare , in più modi si risponde. Prima. La natura ci ha dato lumi e instinti e attitudine al sapere , et hacci fatto capaci della scienza di quelle cose che Dio non ha riservate nel secreto delJ' ·eternità sua; ·ed essendo così, per conseguirla non ci manca altro che ragione ordine

e modo. Il tempo e la età ci serve io quanto ~1oi medesimi non la facciamo breve col sonno con li ozj, con la incontinenza, col vacare a cose' inu- ' tili e superflue; e dove sia la . prudenza dei padri' e la discrezione dei precettori' e r ordine dello insegnare, tutto si trova non solo possibile, ma facile. Appresso. Come la esperienza dimostra, et A.ristotile elegantissimamente scrive, sono molte facoltà quali non si debbono insegnare nè imparare se non fino ad un certo termine; che chi voless~ più oltre entrare a specularle, non solo poco acquistando perderia tempo a maggiori cose, ma il corpo e l' animo si renderia inutile alle operazioni virtuose. E Cicerone dice, che in molte facultà una certa comune e reale intelligenza basta, e . a chi tende al vero segno di scienza, nè pone il suo fine ad essere artefice o professore di una parLicolare dottrina, è ass~i, e basta non essere al tutto rozzo o inesperto in quella.. Oltre di questo, niuno può dire, tale studio essere' impossibile, se da tutti li sapientissimi è scritto, che sufficente notizia si può avere di tutte le facultà, e se molti non solo filosofi ed oz'iosi · ed antichi, ma principi ed occupatissimi e moderni 'hanno sufficienternente conseguito tale scienza .. Quello che da molti savii è stato scritto è credibile; quello che da molti e stato fatto è possibile; e per modo di esempio ( oltre dei prenominati ) a PJatone, ad Aristotile, a Teofrasto, Alessandro, 'Afrodisco , Plotino, J eronimo, Agostino, Seneca, P1utarco, Plinio, Avicenna, Averrois, Alber t. o l\1.a- . gno, san Tommaso! Piero d' Abano, Joan Andrea, Baldo; et all' età nostra Francesc,> Aretino, Giovanni Marliano, Giovanni Pico di Mirando.ta, Ermolao Barbaro, e mohi altri , niuna cognizione di dottrina è mancata. Aggiungiamo escmpli .di maggior maraviglia. Alessandro Magno re de' 1\Iacerloni Giulio Cesare dittatore , Marco Catone Censori~ L. LucuHo • Adriano, 1Vlarc" Aurelio, Alessandro ' ~ o \

( ' 'O Severo, Senofonte, tutti imperatori e capitani; e nuovamente Federico Duca di Urbino, e molti altri non ·solo occupati nelJe cose familiari e civili , ma )etiam nell' arte militare, ottimi principi, ottimi capitani e dottissimi filosofi, quale disciplina è che copiosamente non possedessero.? Non sono adunque da reputare impossibili quelle cose che in sì luminosi esempli vedemo risplendere. Se adunque non è impossibile, e se ogni ama~ tore e studioso di verità deve per tal cammino andare, in niuno meglio, nè più ot'loratamente riluce tale studio, nè da niuno più facilmente si può conseguire che da principi e signori, e loro figliuoli, sì perchè tutte le virtù sono più lumi· nose ·e più sple~dide nelli principi che neIli pri~ vati, sì per infinite comodità quali possono avere ( se già loro medesirni di libertà non si privano, o non vogliano del tempo essere prodighi ) ; e tanto è men difficile uelli uomini di alto grado il conseguire tale effetto, quanto in meno suttilità si hanno a profondare; imperocchè, secondo Apollonio, la filosofia neIli principi vuoi essere mode- ·Sta, sobria e misurata; e, secondo TulJio, deve essere di poche cose ma importanti e buone, alt.ramente saria cosa puerile e molesta e inutile al governo delle cose pubbliche e militari, conciossiachè niuna cosa più inutile nè più ridico]:). saria ~ che vedere un principe magnanimo, ovvero un suo generoso figliuolo, occupato a speculare le suttilità di grammatica, o li sofismi di dialetica, o Ii cairoli mercantili e sordidi di aritmetica, e molte altre ' minori particule delle minori facultà, la speculazione delle quali alli proprii professori di esse forse conve~ria, ma aHi grandi uomini e di cure pubbliche in tutto si disdice. . Procedendo dunque al proposito nostrq, poichè non altro che ragiot~e e ·modo e ordine si ri.: cerca per poter conseguire scienza, quanto all' umana fragilità è concesso, è da sapere, che quella

' Il facultà mediante la quale si acquista questa scienza e quest' abito di verità, si chiama per comune suo nome }/ilosofia, cioè amore e studio di sapienza. Questa Ft.losofia per sua prima divisione , è partita e distjnta in cinque parti: LOGICA, MATEMATICA, FISICA, ETICA, DIVINA. L' ordine osservato da Aristotile e dalli antichi nello insegnare e imparare tal facultà a' loro figliuoli, trovo essere stato questo. Partivano la età per numero settenario, laudato, in questo caso, somn1amente da Aristotile; e li primi sette . anui delJa infanzia deputavano a nutrire e validare e disponere attamente le membra , il corpo e la sanità del fanciullo con li debiti alimenti et esercìzii, et a farlo ben fermo e robusto non solamente alJi studii , ma .a tutte le azioni .deJla vita.. Nelli secondi sette anni, che erano iosino alli XIV , insegnavano quella prima parte di Filosofia chiamata - Logica e in latino Rationale. Questa Logi~a ha cinque parti principali, cioè: GRAMATICÀ, DIALETICA, RETORICA, POETICA, !STORICA. E per dire di ciascuna brevemente, e così di grosso, qua l che paroletta per intendere il loro fine: La Gramqtica è primo instrumento delle dottrine, insegna parlare e scrivere rettamente e congruamente la lingua greca e la latina, con le quali li _nostri maggiori hanno scritto le dottrine e le sc1enze. / I~a Dia/etica insegna il modb di difinire, di dividere , e di dimostrare, che sono quelli tre mezzi per li quali s' insegna , e trova tutto quello che si può sapere nelle a ltre dottrine; e però la Dialetica è chiamata scienza instrumentale a tutte le aJ tre scienze. r \ \ '

t 12 La Retorica insegna bene c ornatamente e con eleganza parlare , e con efficacia persuadere. La Poetica insegna restringere· il parlare sotto misur~ di verso, con le sue debite proporzioni, e dilettare sè e, li auditori, et elevare lo ingegno proprio a composizione quale possa insieme ·con voluttà giovare. La Istorica forma la memoria, ammaestra la vita, dà lume e pratica alle azioni, somministra esempi i e materia alle precedenti facultà, in tanto che tutte queste· cinque insieme vengono a dare preparazione e disposizione alla parte razionale dell' intelletto e de) la lingua. E però per le prime· più facili sotto filosofia razionale sono alla pueri... zia deputate. ~Nel terzo set.tennio che è dalli quattordici anni insino alli vent' uno insegnavano Ja seconda parte di Filosofia, chiamata Matematica, cioè Scientifì~ ca, quale in quattro parti è distinta : GEOMETRIA, ARITMETICA, MUSICA, ASTROLOGIA. La Geometria dimostra le propr!età e proporzioni delle quantità continue , longitudine, latitudine, altitudine, e ciò che consegue da queste. L' Aritmetica insegna e di1nostra le proprietà, passione e proporzione delle quantità discrete , e di • numer1. La Musica tratta la proprietà e la intelligenza e proporzione della voce, de' suoni, e della consonanza et armonia che da quelJe nascono. L' Astrologia descrive Ja forma, li si ti, e li movimenti delle sfere e circoli ce)es ti, delli corpi stellari che in quel le si considerano : intendo però di quella parte di Astrologia chiamata teorica ovvero motiça, non di quella ch' è chiamata judi.. ciale, perchè quella comunemente, come falJace , pare dalli savii assai reprobata. E perchè queste quattro parti di Filosofia ma-.

I3 tematica sono scienza ed arte, ed hanno loro prin- • ci pii indubitati, però quella età dell' adolescenza di questo terzo settennio, n' è facilmente capace; ed anche in molto minor tempo che de' sette ·anni si possono assai facilmente e sufficientemente impi'endere. Succede il quarto settennio, che è dal vigesi• m o primo anno insino al vigesimo ottavo, e a questo era deputata la terza parte di Filosofia, chiamata Fisica, ovvero Naturale, la quale perchè è più ardua et ha bisogno di esperienza ( la quale Ji giovat)etti non po~sono avere ) però se lì premette le due parti predette, e lei è riservata a questa più solida età. Et è partita questa Fisica in otto principali parti, quali così comunemente s' in-. titolano: PHISICA PROPRIA, DE COELO, DE GENERATIONE \ ET CORRUPTIONE, METHEORA, DE MINERALIBUS, DE ANIMA, DE 'TEGETABILIBUS ET PLANTIS, DE PARVIS NATURALIBUS ET ANIMALIBUS. t La Fisica propria tratta del corpo naturale mo· bile, assolutamente e se m p licemeote e naturalmente considerato, e delle sue cause e principii• . ' De Coelo tratta del corpo naturale secondo il sito e moto suo perpetuo e circolare , eh' è il cielo e le sfere superiori41 De Generatione et Corruptione considera e tratta come li corpi naturali mjsti e composti, ge~erandosi e corrompendosi , si muovono ali a forma. De Meiheora tratta dei corpi naturali misti, imperfetti, come sono · venti , grandine, piove, comete , e simili impressioni. De Mineralihus scrive di corpi naturali misti, .. perfetti, non animati, come sono metalli, sali, allumi , colori , e simili cose. De An/ma considera e tratta generalmente . '

l , 14 del corpo naturale, misto) anirnato, e della sostanza e potenza di essa anima. De vegetahilihus et planfis tratta di quel li corpi natura! i, misti, animati, ma che hanno solamente le operazioni dell' anima vegetativa, com è sono arbori, erbe e piante. De par~is naturalibus et animalihus. Quest' ottava parte descrive quelli corpi naturali, misti, animati, rhe · hanno le operazioni dell' anima sensi tiva, qual\ sono vedere, dormire, nlemorar·e , e si- , m ili cose; e · tratta la i storia di tutti li animali bruti, c di ogni altra specie vivente d' anima sen- • • J SltiVa. Seguita appresso il quinto settennio, eh' è dal vigesirr1o ottavo anno in sino al trigesimo quinto; ed in questo davano opera alla quarta parte di Filosofia chiamata Ett~ca in greco, e da latini Morale. Questa è partita in tre parti principali, 'ETICA , proprie , ECONOMICA, POLITICA. L' .E..,tica tratta ed insegna la ~nstituzione morale dell' uomo considerato per se solo, in quanto ., di rizza le sue azioni al proprio fine, e frena e tempera le passioni dell' appetito sensitivo, e col de bi to mezzo 1nodera ed orditia le operazioni delJa volontà. · . I..~a .Economia considera la instituzione morale e farniliare dell' uomo, non .considerato per rispetto di se solo, ma per Ja società ·domestica, e per le cose necessarie alla vita e propagazione, come sono Je mogliere, i fìgliuoli, i servi, li animali, e 'generalmente tutte 1e cose urbane e rustiche opportune al governo della famiglia. La Politica insegna il governo morale ·dell' uomo, considerato come animale civile che in repubblica può governare, ed ha ad essere go~ernato :v nella quale parte si comprendono e includono le facultà di ragion civile e canonica, tutte

15 ordinàte al bene pubblico. E ,perchè in questa età del quinto settennio l' uorno ha· ·più esperienza di dottrina e di vita, ed è manco subietto alle passioni e perturbazioni dell' anitno, in1però convenient,emente questa parte di Filosofia chiarnata Etica a , ' . . . quest _eta SI riserva. Resta l' ultimo settennio il quale non ha altro termine che tutto il rimanente della vita, nel quale r uomo, instrutto delJe scienze umane' speculative e morali , e quodammodo purificato da ignoranza · e da vizio, preparato alle dottrine più alte, si leva da terra aJla speculazione delle cose incorporee, immortali e divine, come sono le sustanze separate, cioè inteJJigenze, ovvero Angeli e la Divinità; e però succede la quinta ed · ultima parte di Filosofia, chiamata Dirina ovvero Supernaturale; ed in due parti distinta , cioè: ' l \ METAFISICA , TEOLOGIA. La Metafisica è scienza acquisita per .la quale si perviene in -notizia della prirna causa e delle cose divine e separate per progressi e ragion naturale; e questa realmente difende tutti li principii delle altre scienze. I.~ a Teologia è scienza infusa e rivelata, suprema e nobilissima, . ed è ultimo fine a che sono tutte le altre predette scienze ordinate: ha per fondamento ]i due santi r-restamenti Vecchio e Nuovo , sola professione della vera e santa Beli- ~ (- gione cristiana' nella quale l' uomo' speculando e contemp1ando tutto il resto della vita, ave'odo già informato l~ intelletto di . quella verità e perfezione possibile che in principio dissi, e quasi fatto un angelo terreno per scienza e virtù; e non è dubbio che in questo mondo con1incia a gustare quella felicità quale nell' altra vita li è perfettamente promessa , cioè Ja vera beatitudine che nella perfetta visione della prima verità consiste.

r 16 In quest' ultima dunque alcuni passano con· tenti, e felici della sola speculazione e ·studio solitario; alcuni più abili di corpo c di grandezza d' ;1nimo e di · fortuna, ritenendo nello intelletto l' abito di quest.e scienze, le voltano ed applicano alle azioni umane per la comuné utilità deJli uomini, con l' istruire·, reggere , insegnare e governare; le, quali azioni , procedendo da tanta e sì alta dottrina' diventano mirabili e divine; e se per sorte si trovauo in un principe , veramente si può chiamare felice e beata quella patria e nazione che lo ha per signore, perchè li fa gustare quella dolcezza di vita che delr aureo secolo dai poeti è descritta .. Queste sono le prime divisioni delle dottrine e J' ordine d'impararle, e qui si porria far fine , ma per satisfazione delle menti peregrine che più oltre vogliono indagare, sono alcune altre notabili ed utili e piacevoli facultà che non sono nelle predette, nia' per essere parte meccaniche e pratiche, e parte scientifiche e speculative e piene di giocondissima dottrina, sono state ridotte in libri e volumi elegantissimi da famosi scrittori, e sono cose da gentili ingegni cd animi generosi e liberali. Se si tacessino io avria scritto imperfettamente, e massime perchè, in quanto alla pa1·te loro speculativa, dipendonG da una o più delle predette scienze, come per esempio dimostrerò; però le ho voluto Hrcvemente discorrere qui , perchè ciascuna di esse al suo settennio e al suo loco e tempo, come . scienze facili ed accessorie, si possono vedere ed intendere. Verbigratia: . AGRICOLTURA~ ARC~ITE'fTURA, PITTURA, COSMOGR.AFIA, MEDICINA, ARTE 1\IILITARE. L'Agricoltura è subalternata alla Naturale, all'Astrologia e . all'Economia per la natura delle cose che in essa si trattano e adoperano , come

t . 17 pian.te e anim:Ili; per li tempi nei quali si hanno tali cose ad operare ; per la conservazione e dispensazione delle cose che da essa si acquistano e ricolgono. L'Architettura dipende parte dalla Naturale, parte dall'Aritmetica, Geometria ed Etica per il situare del li edificii , per il calculare delle opere, e spese per condurli alla debita proporzione; sì che possano servìre alla cornodità dell'edifizio insieme con la bellezza, e per la n1agnificenza dell' opera. · La Pittura è posta sotto la Geometria, e sotto la Minerale, per Ja prospettiva per rispetto delJe Jinee, ombre e lumi, nelle quali cose la Pittura consiste, e per la mistione de' colori che in essa concorrono. La Cosmografia è posta parte sotto la !storica per la intelligenza della natura dei lochi e delle cose gestite in quelli; parte sotto la Geometria e AstroJogia per il vero sito «.iei lochi · particolari che in Cosmografia si disegnano. · La lJ!Iedicina è sottoposta e dipende da tutte le otto parti di Filosofia naturale per le cause e segni delle infermità 1 per la cognizione di tutti li instrumenti medicinali; e parte sotto la1\1:orale per Ja prudenza e onestà requisita nel medico; e parte sotto la Strologia per le osservazioni necessarie dei tempi ac.comodati alJa curazione dei corpi. L'Arte Militare similmente da Filosofia non è esclusa. Questa è nobilissim~ et antiquissima .di ·tu l te Je arti , ed è non manco necessaria che difficile, perchè è quell'a che difende e genera la pace; ed è la tutela delli ozii filosofi<.. i ; e questa non dipende àa una parte sola di fì.losofia, ma da tutte le predette scienze e dalle arti narrate di prossimo. L.a prudenza , la magnanimità , la fortezza , Ja eloquenza·, che sono parti principalissime dei capitani, dall'Etica, e dalla Béttorica s' imprendouo; Ja displicenza delJe cose umane e terrene e

\ 18 l'appetito della gloria, dalla Fisica e Metafisica ; Ja perizia militare e l' arte bellica dalla Poetica e dalla Storica e dai libri cornposti delJa disciplina , militare; li tempi da incominciare le imprese da Astrologia; la provvisione delle vittuarie ,( che è la prima cura attribuita alli capitani ) dall'Agrico~tura; la cognizione dei luoghi, da Cosmografia ; e 'l comporre, e 'l n1overe, lo adoperare li instrumenti e macchine da guerra , da Geometrica. GeneraiIn ente chi va discorrendo troverà questa gloriosissima facoltà militare avere origine e connessione e colligenza con tutta la Filosofia. , Cosi è per questi esemp li , e per le scienze e arti tutte enumerate di sopra, che tutte le cose create di che si può avere notizia, sono comprese sotto la dottrina filosofica; e le particolari scienzè essere così catena te insie1ne che l'una senza l'altra ( come in principio dicemmo) non si può se non diminutamente sapere·, ed anche tutte facilmente potersi i1nparare con sufficiente ,notizia,. E aggiungo questo che benchè a molti di queste facoltà sic~o deputati li predetti sette anni, nondimeno I>erchè f una apre r altra, e il tempo le apre tutte, sebbene la fanciullezza da principio non la intende ( perchè uiuna cosa in quella età è bene impresa ) nondimeno se al1a bontà delJo ingegno e vivacità naturale del fanciullo si aggiunge la diligenza del precettore in partire bene il tempo e insegnare le cose principali e d, i1nporta~1za, si avanzerà molto tempo, e in molto minor numero di anni si avrà sufficiente notizia di tutte le predette facoltà, quali da sè non sono d1HiciJi purchè ordine e modo ci sia, e, generalmente parlatldo, prudenza. ()ra non so se avrò satisfatto a tutt'uomo, per essere stato breve; questo so bene che a me medesimo non ho satisfatto, sì perchè scrivo più volentieri in lingua latina, e la dignità delJa materia pare che lo richieda; pure penso aver satisfatto alla più parte che non hanno così 1ninuta in- ,

telligenza al sapere. Saria anche necessario, (l ;2mp-imento di questo, partire ancora tutte le facultà ~elle sue proprie distinzioni più minute, verbigratia , le parti di grammatica e di dialettica e di rettorica , e quante ne ha la poetica e la istorica, e così tutte le altre ; ed anche saria ben convenuto scrivere e dare notizia di tutti Ii scrittori greci e Jatini famosi che in ciascuna di dette facoltà hanno scritto; e quali sariano priill:a da leggere e da ,imitare sì per ernpire prima lo inteUetto di buoni fondamenti e buone Jettere, sì per avere ·poi più chiara notizia e più presta delli altri scrittori men neèessarii, nella qual cosa oggidì tutti, o la rnag- - gior parte de' precettori errano, ed i discepoli in disperazione et in ignoranza conducono~ _Avendo io adunque sì diminutamente parlato, e così inettamente, ne dimando venia a V. S. e a tutti quelli che leggeranno .]a presente operetta, e parteciperanno un poco di danno ( insìeme con me desiderando comunementè ognuno la brevità ) li quali parteciperà meco un poco di colpa. La" conclusione di tutto si è, .che di tutte Je scienze si può avere sufficiente notizia, che esse hanno in sè ordine, e che l'ordine dato dalli antichi è il sopraddètto, e per questa via ( se al mondo felicità si può avere, o tutto, o parte, o principio della futura in cielo ) senz~ offensione altrui, e liberamente ·si acquista. . Lasso mo considerare a V ostra Eccellenza quanta dolcezza, quanta letizia di animo e quanta vo7 Jontà deve essere quella di colui che ornato di queste scienze conos~e · ( per quanto all'uomo è concesso ) il mondo, conosce sè fi)edesimo, collosce Dio. E però non è da maravigliare se tali uomini si levano da terra e poco apprezzano que)Je cose che il vulgo estima , e se noi li riponemo nel nurnero delli Dei; e così per il · contrario può considerare V. S. qual dolore deve essere di molti , e spezialmente il mio, che tardi accorto di questo - ' • , l \ - l '

' ~o modo di dottrina non vi fui prima introdo·uo, onde non ho potuto gustare questa urnana felicità del sapere , et ora indarno biasimo la mia ignoranza , trovandorr1i in molte cose superflue e in vane cure intrica t o. E però con quanta più riverenza posso, non per ricordo o consiglio ( che a vostra pruden:~.a non bisognano ) direi, che avendo V. S. quelJi vostri gentilissimi figliuoli, li quali nella indole e vista dimostrano attitudine ad ogni gran cosa, e ingegni e memorie vivacissime, che a buon ora li facesse introdurre nelle buone lettere, e buone facoltà con questo ordine da" s~pientissimi ritrovato, deputandoli poi a quello eh e più atti dimostran·no essere , .e 1nassime al glorioso ·mesLiero dell' armi, esercizio · peculiare della vostrà nobilissima Casa, nel quale, così dotti ed instrutti, ta'nto più valeranno quanto manc·o da ignoranza saranno occupati , e quanto le doite scritture ed esempli li faranno più savi e ani~ m osi, conoscendo per questi mezzi di do t trina quanta stima si ha a far della gloria e della vita e delle cose mortali, e come sè e altri s'abbino a governare. E tanto più quauto la scienza è cosa che mai dà carico, nè fatica n è danno, n è in1pedimento alcuno, ma per tutto si porta senza impaccio, senza affanno, sen~a spesa ; accompagna l' uotno in villa, in campo, dà nelle avversità consolazione e fortezza, nelle prosperità ornamento e gloria ., e fa r uomo sopra li altri quasi un semideo; e in mezzo delle imprese e delle gloriose fatiche delle guerre si ricorderanno, che tanto maggior capitani furono Cesare ed Alessandro, quanto, per essere instrutti di queste discipline e scienze, dimostrarono al moùdo la Sapienza ~ssere Regina, e la Fortuna ohsequ.ente ministra delle umane azioni. FiN E.

/ 21 AVVERTIMENTO. '- Questo libretto, che fu già dettato da Pandolfo Collenuccio · P~s~r~se, ~ apl?resso la morte ·sua da t~ in luce coi tipi del Sa-· h1n1 In Venezia nel I543 per cura d1 Alessandro Collen uccio :figliuolo di lui, è di .tale rarità, che il ritrova rio è qtÌasi cosa da disperarne. Quel grand' uqmo che fu lo· Zeno, conoscentissimo al sommo di cose bibliografiche, scriveva al nostro dot.. tissimo Olivieri: " Spiacemi di non avere questo libricciuolo, " d.i cui sono moltissi.mi ·anni che ne presi questa semplice me- ,. moria (Venezia 7 gi~gno 1737) "· (Vedi lettere mss. dello Zeno nella Biblioteca Oli veriana al vol. 344 dei mss., e al vol. 1 delle lettere mss. dello Zeno p. t3g ). N è certamenté l' Olivierì giunse a trovarlo, poichè egli, tenerissimo co.rn' era d'ogni cosa patria , per lo meno l' avrebbe fatto trascrivere. E forse nol conobbe neppure Giulio Perticari, che si tenne al solo citarne il titolo, e ( a creder mio) avrebbe spese di buone parole se l'avesse avuto sott' occhio, per fare conoscère la soda s~ pienza racchit1sa in -quelle poche pagine. L'amico mio signor Marco Procac.ci, amantissimo di tutto che .sa di bella erudizione, desideroso pur egli di vedere a mano di tutti quest' operetta, ne scrisse il suo desiderio al eh. sig. Bartolome o Gamba, nome abbastanza noto agl'Italiani per non farne qui altri elogi, il quale avendo ·per avventura . trovata l' edizione del Sabinì nella bi· hlioteca Marciana, nè avendo egli agio di riproqurla colle stampe, fu sì cortese da trarne copia di pugno, e correggerne ·gli errori, e poi presentarne l'erudito chieditore, onde ne usa sse a piacer suo. Del quale dono avendone a me gentilmente fatto copia il signor Procacci , e consentitomi ne dessi al pubblico buona edizione, io mi ci sono posto con animo volonteroso e lietissimo, ed ho per buon augurio il poter cogliere quest' oc· casione. Chè ben mi pare questa edizioQcella debba tornare accetta a tutti i gentili concittadini del Collenuccio, non meno che agli studiosi, e nella brevità stessa in cui è distesa, i savi troveranno cose nobilissirne, e tali , che apertamente dimostreranno molte dottrine intorno l' educazione letteraria dei figliuoli, le quali ora si banno per nuove, e si giudicano venute conseguenti al progredimento della civiltà, esser vecchie, e molto innanzi che a noi passate per lo capo degli arcavoli de' bisavoli nostri. La copia fatta dal eh. Gamba è fra i mss. della libreria del prelodato signor Procacci, e porta le segllel)ti parole: ,. 20 n1aggio t837. == All~ egr~gio .signor Marco Pro- ,. cacci manda R. Gamba ]a presente çop1a fatta per secon- " dare le richieste fattegli con gentile lettera del dì 12 feb- \

22 " h raro t837 ec. ,., Appresso, esso Gatnba con quell'esattezza bibliografica, che è da lui, ne dà conto dell' edizione del Sabini, e dice così: " L'unica edizione che di questa bella ope"' " retta si è fatta, porta il titolo seguente: Educatione usata " da li antichi in alevare li loro figlioli-' et come partivano il •• tempo ad insegnar/i le dottrine et le scientie de le littere _, et " altre cose da pelegrini ingegni et animi generosi; compQste " dal Magnifico Cavaliera meser Pandolpho Collenutio da Pe- " saro. A lo illustrissimo et eccellentissimo Signor Ascanio " Colona Duca de Tagliacozzi _, Conte de Albi et gran Conte• " stabili del ' regno di Napoli. In Venetia per Giovan Stefano " Sabini MDXLIII. In 8.0 Opuscolo di carte 1 1 numerate, .. una bianca al fine, in cui è ripetuto lo stemma dello stam- " patore, consistente in un colombo con ramo d' ulivo in _ " bocca, e col motto : PACEM MECUM PORTO. Quest' opu· ., scolo esiste nella Marciana di Venezia, e la presente n' è " copia fedele, co~retti gli errori di stampa, e ridotta la orto• " grafia all' uso ora correo te ". Ilo voluto recar queste parole, e a dare maggior fede al libro, e crescergli onore manifestando che il Gamba vi ha posto mano, al quale dovrà ognuno sapere grado, essendo principalmente da lui quest' edizione. Dico principalmente, perchè alcuna non lieve partet di gratitudine. è dovuta all' amico mio , che potendo a sè usare del dono ncevuto, o serbarlo a qual volesse occasione, ha ceduto alle m(ie brame, e gli è parso ot· tenere abbastanza , ottenendo che l'operetta , che era in sue Inani , dovess·e per me essere fatta di pubblica ragione. Sebbene a me poco più là è rimasto che Ja ~orrezion della edizione; intorno alla quale certo non ho mancato di opera·re ogni diligenza, e confido esserne felicement~ uscito; che se al tutto non fossi, valgami ~ scusa il buon volere, e la cortesia de' benevoli che leggeranno. G. I. MoNTANARI. l ., L.. l

\ ' FECERO FARE QUEST'EDIZIONE IL -XXVII APRILE MDCCCXXXVIII PAOLO AVV. J3ARILARI ANTONIO ABB'. MAZZOLI GJirSEPPE IGNAZIO DOTT. MoNTANARI GIOVANNI RosA l GIAMBATTISTA SANGIORGI GIUSEPPE ABB. GILJ VITALE ABB. MARZI DoMENICO ABB. PIERGIOVANNI TERENZIO ABB. BALLERINI LuiGI AnTAzu' \ \ l . \

l l Pisauri dze 24 aprilis 1838. , IMPRIMA.TUR Fr. THOM. VINC. LONGHI . Ord. Prred. S. T. M. In q. Geo. S. Ofl. Pisauri • .Pisauri die 25 aprilis 18SS. IMPRIMATUR Pro Illmo et Rmo Episc. PHILIPPO. MONACELLI ANTONIUS CANONICUS COLI Lect. Dogm. Th. in y en. Sem. Pis. ac Exam. Pro-Synodalisq \ (

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