Lettera con cui Vincenzo Gioberti si associa alla Giovine Italia

l ALCUNI DOCUMENTI INTORNO ALLA GIOVINE ITALIA .. <t, '

MAZ 0700 00177

LETTERA CON CUl VINCENZO GIOBERTI (sotto il nome di DEMOFILO) SI ASSOCU AIJLA GIOVINE ITlLil Risposta D l GIUSEPPE MAZZI N I E PIANO DELLA GIOVINE ITALIA CON NOTE DELL'AVV. GAETANO BRUSCHI BOLOGNA TIPOGRAFIA SASSI NELLE SPADERI E {8'19.

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Al~ I~E'fTORE ..-.~ao•_. L'Eco di Firenze del Settembre 1849 N. 39 e 40 pubblicò una lettera delr anno 1834 attribuita a Vincenzo Gioberti, colla quale questi sotto il nome di Demofilo sarebbesi associato alla Giovane Italia, ed un Indirizzo di Giuseppe Mazzini , invia lo nel 1849 al Gioberti, relativo alla lettera stessa. L'importanza di questi documenti svegliò in Bologna desiderio di veùerli riprodotti, e fui richiesto di alcune Note ai medesimi , non che al così detto -- Piano della Giovine Italia -- già pubblicato nell'Unità, cessato Periodico bolognese. l principi che si professano in tali atti quantunque ad evidenza si palesino per sè falsissimi e radicalmente fondali sull' errore, e sieno inoltre corredati di alcune commendevoli note portate dall' Eco (cioè di quelle segnate coi numeri arabi) stimai che molti luoghi deJie Lettere

e del Piano meritassero di essere gastigate con altre note od avvertenze onde prevenire il pericolo di una nocevole impressione all' ardente immaginali va delle tenere menti. Perciò non avendo io saputo niegarmi al cortese invito , tu vedi, umanissimo Lettore, le suddette note a piè di pagina nel presente libercolo, segnale colle lellere dell' alfabeto italianP. Conosco di aver troppo osato , e di essere riesci lo assai meseh i no nel mio ardimento, e ciò tanto più a fronte dei nomi illustri che oggi seri vono in questa e s..omigliante . materia: ma io spero che mi saranno scusa e le pressanti istanze dell' Editore, ed anche , il dirò francamente, il dovere di non tralasciare opportunità per combattere colle tenui forze qualunque che io mi abbia, i nemici della verità e dell'ordine; guiderdone a me bastevole, se questo scritto (comunque per sè di niun valore} risvegli nella dotta città chi dorme , e ne sproni il coraggio e l' ingegno a mostrare al Mondo che Bologna non obblia la gloria dell ' antica sua dignità e sapienza. Bologna 31 Ottobre 1849. GAETANO BRUSCHI.

4 VVERTIMENTO --.:- Nella pag. 26. Nota P. linea t O, ove dice - Me·r~o e luogo del dogma è la Chiesa. -- leggasi - Me'{'{O a dichiarare il dogma è la Chiesa. Nella Nota T. pag. 32. linee 19 e 20) ove si afferma, che - la Chiesa è una società monarchica ASSOLUTA -, s'intende di parlare dell'Autorità, e del primato di Magistero del Successore di Pietro, che da Gesù Cristo fu costituilo unico ed assoluto fondamento della sua Chiesa, secondo il testo dell'Evangelio - TU ES PETRUS ec. - -TU CONVERSUS CONFIRMA FRATRES TUOSGAET. BRUSCHI.

Al COMPILATORI DELLA N el leggere il terzo Fascicolo del vostro Giornale, mille pensieri mi si affollat·ono alla mente, e mi nacque un ardente desiderio , anzi un bisogno di comunicarveli. Da principio me ne ritraeva il considerare, che ,.i sono sconosciuto. Ma poi pensandovi meglio, mi sono quasi pentito del mio scrupolo, come di un ingiuria fatta a voi, i quali, rivolgendo spesso la parola ai giovani italiani, come italiani e giov:.~~i che siete, li lodate, li confortate , li accendete alla sacr·osanta impresa di redimere la patria, seguendo ed emn lando l'esempio vosti'O. Nel che li tenete per compagni, li chiamate amici e fratelli, dolci e cari nomi, che dovrebbero rannodare i giovani) acciocchè il loro esempio avvezzasse all'amore e alla fratellanza tutti gl' italiani, e a considerarsi come parti integranti e

6 Al COI\IPILATORI i ndivise di un solo popolo. E come potremo noi riputarci o chiamarci allrimenti, poichè, nati solto un medesimo cielo, parlanti la medesima favella, affiilli dagli stessi dolori, rincarati delle stesse speranze, aspiranti indcfessamente allo stesso scopo, cioè alla libe~ razione del paese natio, siamo destinati a godere la stessa felicità, o forse a soffrire lo stesso martirio f Giovane adunque ed italiano, io scriverò confidentemente a voi, come ad amici e fratelli, come a compa• gni dello stesso aringo, a commilitoni di quella guerra santa, che facciamo a salute della patria. Mi duole, che dovendomi contenere nei termini di nna lettera, debbo scegliere fra le molte cose, che dir vorrei. Nè, sebbene potessi esser lungo, vorrei estendermi in lodarvi; poichè le vostre opere , i vostri scritti, gli sforzi, le fatiche, le industrie di ogni sorta, la generosità dell'affetto, l'indefessa e indomabil.e costanza dell' animo) i disagi e le cure di un doloroso esiglio, abbastanza vi lodano. Voi avete l'amore e le benedizioni di tnlli i bnoni cittadini t; avete l' ammirazione degli stranieri) che vedendovi o ricevendo notizia di voi, e leggendo i vostri scritti , imparano a conoscere, che l'Italia non è ancot· morta; anete la gloria e. la venerazione dei posteri. Siete di più onorati dell'odio dei vili, e dei tristi; grande omaggio verso la virtù, e (orse maggiore di qnalsivoglia altro. Non loderò adunque; ben vi dirò, che fra le obbligazioni , che vi abbiamo noi spella tori delle sventure patrie, non è questa l'ultima, di avere in voi, e nel l'Ostro giornale un organo, un interprete, un bandi-

DELLA GIOVINE JT ALIA 7 -tore di quer secreti sensi, e amari sospiri, che ci fervono in petto, ma che siamo astretti a comprimere , pnv1 di ogni conforto e di ogni sfogo. Per voi, possiamo dire, i nostri mali non sono sepolti peli' oblio : per voi l'Europa intende ancora di tempo in tempo il snono dei nostri gemiti. (t\) E questo nobile officio di natTare ed esprimere le calami là degl'italiani, voi lo adempite nobilmente, con vigore d'ingegno e di eloquenza , e corredo di dotrrina proporzionata all'indole di questo secolo. (B) Voi commendate l'uso della filosofia, e avvertite l' utilità civile di quegli studi speculativi} che accostumano l' intelletto aH' indipendenza (C), addestrando cosi (A} Come mai l' iHuslre Scrittore del Primato , che dicesi nascosto sollo il nome ùi Dem()fi/o, polca tanto invaghit·s i t.lclla set ta anarchica, c tcssrrnc l' elogio, mentre essa cogli scri tti e co lle opere combatteva il Catlolicismo che egli dal pl'incipio al termine del Pt•imato con mct·avigliosa faconùia predica ai popoli quale unica fonte (li gt·anùczza c gloria civile ·? Bisogna alfcl'marc o che il Demofilo che sc•·ivc c si associa alla Giovine Italia non sia Viuccnzo Ciobcrli, o ~hc le Ioth t.lel Primato al Cattolicismo, eù al Pontefice Romano non siano sincere, e mieino a t'l i!ìziosamente a cattivarsi il Saccl'tlozio per ahi.Jatte•·lo. Jn questo casQ chi sat' Cùi.Jc vile e tristo? (B) Demo(ìlo avt'cbbc dovuto dire a i Settari che la dollriua deve primieramenle essere propot·zionata alle verità fondamentali della fct.lc cattolica , le qu<.~li non si mutauo al mutat·si dei seco li. Non la vera t.lollrina si moù•fica sull'indole del secolo, ma il senno c il progresso tlel secolo tlipcntlc ùal non deviare t.l a llc norme immutabili del vero. L'indole del secolo è pet' lo piì.1 la frase vuota ùi senso, che ~erve tli pretes to ag li ambiziosi novatori c che abbaglia gl'incau ti e gl'i gnoranti, i quali si fct·mano alla co rteccia od al suono delle parole. (C) Questa speciosa e malprctcsa indipendenza dell'intelletto .t! il seme t.lel protestantismo, c suona - indipendenza della 1·agione

8 AI COMPILATORI gli uom1n1 a cercar di fuori la libertà gustata dentro, la quale non è perfclla, e non sazia gli spiriti colti, se per \'ia di buone inslituzioni non si allarga nel mondo civile. Io ho sempre giudicato, che il libero filosofare (D) sia principio, cagione, e stimolo efficacissimo di civiltà ) e che i filosofi siano i forieri dei liberatori . Ma, acciocchè la filosofia porti condegni frutti, dee essere potente e generosa: potente, scuotenrlo fortemente gli u mana dalla r eligione rivelata-. Con siffatta i ndipenù enza (se regger potesse) ùistrugget·ebbesi il principio cattoli co. Essa campeggia nel Pl'i mato , e henclt è quivi in alcune pa gine si condanni la licenza della stampa, l ' cloqncnle Scrillore atrermn tuttavia ( " ol . 1. pag. 18-19); che il di lui sistema filosofico si fvntla tutto sulla formola ideale e tton ne esce fuot•i; e soggingne ùi avct· pt·ovato che la {01·mola ,·aeale conNeno in sè stessa i dat i , i princìpi , i metodi, e i fini di tttlle le scienza ; c che le di lui prove sono schiettamente 1·azionali e t"ndipendenti dall'autori tà della rivelazione. Poi gt' ida allamente contro l'intollet·anza in malet·ia ùi Reli gione; e sostiene che l' eresia per sè stessa , ossia in quanto è crrut' dottl'inale, no11 è ccnsnt•a!Jile, ma del' es i l11sciat' corret·e come opinione . (DJ Demofìlo svolge dilfusamcnte la sua falsa massima della tesl:è a c cenn.:~la indipendenza di lìlosofarc . L' .:~ ss et · ta polt·nza e generosiUt della scienza filosofi ca è un sogno se non prende vi gore Ùél lle Yet'ilà ri\·elale ; il fori c sc notimeuto de gli animi, la viva convinzione degl'intelletti, la signoria tic' cnori , cd i pt·ogrcss i :dell' c là , di cui pnrla Demolìlo, non sono che bt'evi c di sordina te agitazioni se non hanno la loro sor~ rnte e dipendenza dalle delle vct·ità et erne, che non si mutano. Se la scienza umana non dipeutle da.!! a divina, come spet•a egli Demofìlo di 1Jurgare e sublimat·e gli affetti, di promuovere la virtù , e di serbare all' uomo la d-ignità condecenle al natm·al suo grado ? L'Autore drl Prima to T'ipt'ova la pt•etesa srpat·nzione delle due sapienze; ci le di chiara non divi se, ma rli s linle. È cionostaute a tcmet·si, chr qursta distinzio ne nell' inlt' inseco delle sue tlottrine egli la ser!Ji soltanto" pat·olc .

DELLA GIOVINE ITALIA. 9 animi, convincendo vivamente gl' inteiJetti, signoreggiando i cuori; effetto che non può partorire, se non è conforme ai progressi della età, feconda di concetti grandi, di conseguenze utili, di trovati peregrini: generosa, purgand() e sublimando gli affetti, promovendo .)a virtù , e serbando a11' uomo la dignità condecente al natural suo grado. Oggi ancora alcuni 2 tengono e favoriscono la filosofia di Democrito e di L~rcrezio , senza por mente , che questa dottrina , spregiata dai più illustri fra gli antichi, non voluta mai ricevere dalla profonda Germania, rinovellata e accarezzata in Francia nel passato secolo, a cui era proporzionatissima, è ormai divenuta vieta, rancida e disusata là dove rinacque, e abbandonala come un rifiuto a noi italiani, che non ci vergogniamo di strascinarci ·vilmente sulle orme degli stranieri , invece di precorrerli rd esser loro guida, secondo l'esempio dei nostri antichi padri. Che la filosofia dei sensi sia fallace , oltre alle prove intrinseche, si può dedurre dalla strettezza e povertà de' suoi concetti , dalla leggerezza de' suoi pronunciati, dalla troppa facilità con cui procede nei suoi discorsi, dalla sterilità e tisichezla che la tengono inferma, oggimai incapace di nuovi incrementi che abbiano qualche sostanza, e ridotta a rigirarsi eternamente nel suo breve cerchio J e coprire agli occhi dei semplici la propria infecondità col variare e compendiare le sue formole. Come mai una tal dottrina potrà infervorare li animi, rapir le menti, inebriare la gio.. veurù, sollévarla sopra il mondo sensibile, inspirarle sen timenti nobili e magnanime risoluzioni? Certamente p·

·fO Al COMPILATORI jn nessun modo, poichè essa pareggia l'uomo alle .bestie, ammollisce e guasta i costumi, taglia i nervi .<)'ogni \'irtù non che privata ma patria; come provano presso gli antichi i Sotìsti e gli Epicurei, conuttori della Grecia, Carneade espulso da Roma come peste della gioventù cittadina, Pomponio Attico quie- .tamente filosofante fra le morbidezze in villa, mentre la patria periva; e nell'età moderna, quei filosofi, or .lollatori e maestri di tirannide come l' Hobbes, ot· cortigiani come il Voltaire, ora, se ben fautori di migljor sentenza, come l' Elvezio, pt·eparatori tuttavia, senza sa perlo, di quelle immonde e feroci esorbitanze, che .accompagnal'ono in Francia la rivoluzione, e ne macchiarono la giustizia e lo splendore. Al contrario, pura di tali eccessi , rimota dalle accennate imperfezioni, meravigliosa allo spirito, amabile al cuore, giovevole alla repubblica, ampia , alta, profonda , suscetljva di un perfezionamento presso che infinito, maestra di vita e di fatti gloriosi è la filosofia razionale, che So· crate santificò, e Platone abbellì colla divina sua eloquenza. Pitagora l' avea già prima fondata in Italia: gli Eleatici la continuarono e accrebbero; e dopo la caduta dell' imperio romano, e il tramonto di una lunga barbarie, la rinnovarono nel secolo decimosesto 3 alcuni filosofi napoletani, c specialmente Giordano Bruno; quel B1·uoo, che dopo essersi levato nel suo speculare più alto di Platone, mori come Sacrate, martire della sacra libertà del pens:ero e vittima dei Sacerdoti 4; quel Bruno, che basta col Vico per dimostrare, che l'Italia può ancor essere nelle più

DEttA GIOVINE ITAtl A. a·rdue contemplazioni maestra altrui , come Dante e l'Ariosto , Michelangelo e Rafaello , il Machiavclli e Galileo, ta·le la fanno nella poesia, nelle arti belle, e nella sapienza applicata al mondo sensibile e civi le : quel Bruno , cl1e molti anni prima dello Spinosa , e due secoli prima del Fichle e di Schelling, inventò un pan teismo stupendo, su p·~riore ili alcune parli a qnello dei . filosofi eziandio più moderni s. Lodando questo scrittore come panleista, dinanzi a voi, non mi pare di fat·gli ingiuria, nè di contraddire al mio proposi to; imperocchè da una parte io mi formo il concetto di un panteismo) fondato in verità, sano, morale, religioso, e tengo anzi che essa sia Ja sola vera e soda filosofia , destinata a fiorire un giorno col voto unanime dei buoni ingegni; e d'altra parte mi par di scorgere in alcuni luoghi del vostro giornale, qualche cenno, e come un presentime11to di questo panteismo, e nella vostra dottrina politica un' applicazione dei suoi dettati. Ma questa non è materia di una lettera. (E) (E) Va bene, che Demofilo avversi al scnsualismo di Democrito e di Lucrezio, ma conviene egli poi che si allenga al razionalismo ed al panteismo di Giol'dano Bruno, vittima, non de' Sacerdoti, ma dc' propt·ii lraviamcnti cd errori? Son note (senza parlare della violazione dci voli reli giosi) le dottrine arùHe del Bruno, ingegno forte ma soverchiato da una prepotente immagina tiva e ùa una irrequieta passione di gloria ; ma qui non sarà inopportuno toccarne un cenno . - Il princi pio supremo, Iddio è ciÒ che ogni cosa è, e può essere. H È desso quindi un essere unico, ma contenente in sè tutte le esi- " stenzc c il fondo stesso delle cose , c ad un tempo medesimo le , loro cause produttrici, materiale e formale, natura nafurans. , come pt•ima causa produttt'ice è desso altresì la ragione divina, uni· , , versale che si manifesta nella fol'ma dell'universo ; ed è l ' ani·ma

12 AI COMPILATORI Dirò solamente, che la religione, non tanto che , universale che agi sce in tuLtc le cose, c che ùall' interno ù' ogni , csset·c gli tlà la sua for·ma cd i suoi svi luppamcnti. Il lin e di quc- " sta causa, attivn c final e al tempo stesso, s i è la pcl'l'cz ionc tlel - " l ' uniycrso, la qua le consiste in 1:iò, che nelle di,cr·sc pal'l i tlclla " materia, tutte le fol'mc onù' è essa suscettib ile , pervengono a l- , l 'esistenza reale. Essere, volere, potere, e produr·rc sono termini , identici nel pt·incipio univel'salc. L'essere assoluto c semplice è " fuori della attingibilit)} di tutte le nos tre idee, poiclrè non avri in , lui nè divinità, nè moltipli cità co llclliva. La sua sos tanza, c la sua , produ ttività sono dctct·minatc necessariamente dalla sua nalmn; non , può :~ g irc allr·imcnti di quel che non agisc.e; la sua volontà è ne- " ccssitaln, c questa ncccssitil è nel tempo s tesso la lii.Jer·tà pi1t asso- ~· Iuta . Come for·z;• prima c vivente la tlivioità si manifesta da tutta , l' clcl'llità con infinite pt·odnzioni; ma non resta perciò meno una, , e la stessa, senza fine, senza mi sut·a , immobile, c al di sopra ùi , o ~ ni avvicinamcuto. Essa è in Lutto, c lutto è in essa, pcrchè , ogrii cosa si svi luppa, vive c agisce in essa c pct· essa. - (l'enne- " mcmn. ì - Bruno rappresenta il mondo, ttnivenum, o, natura naturata. siccome uno, infinito, eterno, indcpc rii.Jìl c. In lwcvi ssim i termini, Dr·uno ammellc l ' n11it à di Dio, c tic\ montlo, immedesima ndo l ' u11o ncWallr•o; il di lui s istemn è pr·cssochè una copia della dollrina degli Elcali c del neoplalonico entusias ta Plolino; è un mos tt·uoso pantei smo che si ri so lve nel tli s trù ggerc gli attt•ibuti c l'es is tenza di Dio. · L' inizialo ai mi stct·i tlclla Giovine Italia dichi ara di sco rgere in essi un cenno , 1111 1 resentimento di tale pantetsmo, cd una applicazione del medesimo alla dottrina politica; egli in questo non err·a, c tt·oppo il tlimostr·arono le le ggi, i dccr·eti, i fatti tli Roma repubblicana, la fluale ( taceudo snl l'in1ancntc} intendeva a formare, peggif) che nel pat·lamento di Arri go ottavo, della Reli gio ne Ciltlolicn 1111 ramo di ammin istt·az ionc civile. E mcntl'e Dcmofìlo dichiara fii pl'ofessat·c nn pantcismo al quale essenzialmente ripu gnano la ver•itn, In rn or'il lc, c la religione, che giova che egli se ne vergogni e lenti cooncslat·lo itlcantlolo fondato in verità, sano, morale, ?'eliaioso ? Fot•sechè la reale esse nza di 11na cosa sì muta pel suon o tli una pal'ola a Ici non pt·opt·ia? Italia ! è su rtttesta doltt·ina che è dcstrna-

DELLA GI(J VI NE ITALIA. 13 vada d'accordo t:olla filosofia, come si suol dire. ma to il rifìl)rirc della tna giov inez za? Rimanti adulta c virile. La vet•ità cattolica sttlla qttalc è fondata la Lna grandezza non ha ùisognf) di t'in giovanire : essa non invecchia; era pr·ima, e st;nà dopo il vol - ge re dei secol i. Nè aspit•a t·e al novello Primato àvite c morale, se pm qnivi fruttificano i semi del pauteismo di Dcmofìlo . - Se non che il Cioùerti in alcuni luoghi del Pt•imato condanna il panlcismo del Br·uno cos icchè si esc luller·ebhe che CiolJerti fosse l'autore della lettera alla Giovine Italia. E di fatto nella pag. 51. tom. 2. - leggesi - E siccome il panLcismo è l 'apice c la somma della spec ttl a- " zione etcr·odossa, giova l' aner!ir·c che il solo panteista italiano , di gr·ido fu il Beuno, che profugo dalla Patria bevve c coltivò i se - }> mi ittfausli e pestifet·i in coutrade str' ;.lllie.rc. - Eù allrove (P· 73) - Gli stud i t•i sor·ti .... par·torirono litta quinta forma <li lìlosofia ita- ., liaua; la quale fu nella sostanza un rinnovamento del pa ga ncsimo. ,, Onde, malgr·ado il valor·c non ordinario del Pomponazzi, ùcl Pa- " !rizzi , del Cat·tlano, del Telesio, del Bntno, del Ca mpanella , c , di allri in buon numet·o, le !or· dottrine non allignarono fra noi.,. Ed alla pag . 103.- • .•. e al razionalismo, che da un Ialo s 'in- ', tr·cccia colla nuova forma dcii" eresia protestante c coll' eterodos - " sia oricutale, e dall' altt·o si attiene ai falsi sistemi filosofici, c , spccialmenlc al sensismo al psicologismo e al pantc·ismo. L' ct·e· , sia rnionalc ... spi anta il Cr·istianesimo dallt! radici, è la piìt , pet·icolosa c vivace e quindi la piLt degna d'essere combattuta con , alacrità c solet·zia. - Ed alla pag. 117. - Ot•a, i dogmi pantei- , st ici, immedes imando la perso nalità umana colla naltll' a, e questa , con Dio, tl·oncano i nervi dell' arbill·io c sostituiscono alla Prov- , vidcnza libct'a c sapiente un fato cieco ed inesot·abilc. -Dunque, s i di t'ebbe, Gioùerli è tutt 'al tro che razionalista c pantcis ta. 1\Ia pure a fronte dci passi tcstè recati, abùiam veduto nell a nola C che egli nello stesso Primato (vol. 1. pag. 18-19) dichiara di aver fondalo il suo sistema su prove schiettamente ra;;ionali e indipendenti dall' autot·ità tlclla rivelazione. E se consideriamo il seguen te tl'atto (vol. 2. pag. t1 ) L'ente crea le esist enze, può voltat•si in questi tcr- , mini: L'Ente per mezzo della pat·ola in terna c ideale, crea la , , pat•o la eslct·iol'c·, che è una copia mondiale, contingente e finita ,, del · modello divino, necessario e infinito, c un individuamento

14 Al COMPILA TORI è la fil osofia medesima (F) e quella filo so fia , pureh è l'una e l'altra siano direttamente interpretate 6. E ~ le i! a idea e terna - vi troveremo sos tanzia lmc nte racchi nso il pantc ismo del Bruno c t.lel Pat•·i zzi c dci loi'O pret.leccssori e dei segua ci. - Quel dcffinire le create esistenze, o, la pa1·ola esteriore u na cop1'a mondiale clel modello divino, ed un individtwmcnlo del l 'idea ~te rna, che altro è se non ammettere nna ragione emanativa e continua da ll a Divini tà al c•·cato, c fantasti care quel medesimo s istema razionale-panteistico, che in altri luoghi il Gioberti clire eli cond annare come seme pesti fero , Jlulteranismo, pagrmesimo, e nullismo? (F) Non è a stupit•e che Dcmofìlo il quale pt·o fcssa come sis tema t.li veriUl un pantcismo distru ggente la noz ione t.le ll ' Essere Supremo, sia cond'Otlo a itlcn lifì ca t•c In Reli gione colla Filosofia: mentre s i pretende immedesimare c con fonde t·c il C1·ea torc col creato, -è natm·alc che altrcttaulo si faccia c.l cll ' :lll lot·i tà divina, della fede c dcii a scienza e ragi one nmana . An che nel Pt·imalo si tende ati nn ifi- ~ a rc la Reli gion e colla filo sofia, (pag. 24. vol. 2 )- Il solo cspcùi cn le , acconcio a ristornrla c •·incarnarla (la fil oso fia ) consiste appu nto .. nel confederat'la col1a Reli gione . •. - Giobert i amme tt e (pa'J . 26-27. vol . t.) che il co nfondere reli gione c fil osofia è opera del pan.. teismo e che il loro tl ivo1·zio moderno è opera degli errori di Car tesio; di chia ra che non debbono confondersi, nè separarsi (ùtle estremi ) ma distinguersi. Va bene; ma ommctlc una cosa; bisogna aggiugnc•·e, che l 'una, cioè l'umana dee dipendere dalla divi na : chè altrimenti non più si dist1·nguono, ma si dù;idono o si confondono. Ora ; men tt·c nel Pn'mato s i predica l' iudipcndenza de ll'intell et to , ~ la libertà tlel filosofare, ed inccnsura!J ile un etTore di dollr in a comunque eret ico, si scrha egli forse la professa ta a parole distin::ione tlell c due sapienze , cioè l 'essen ziale dipendenza di una dall'altra ? Non si scr!Ja , ma si annienta la distinzi one , e s i compie in fatto l 'asserto tli Demofìlo - 'la R eligione è 'la {tloso(ia medeJima, e quella , filoso{ta. - Ma Demo fìl o soggiungne - purcluJ l' una e l'a ltra siano ., direttamente interpretate - Ma appunto per essere direttamente in. tc rpreta tc è necessario il non deviarle dal loro ordi ne naturale, il lascia re una dipendente dall'altra; in questo solo caso esse non s' immedesimeranno ( chè ciò sarebbe il pantcismo di Demofi lo ) ma r egneranno concordi: l ' intcll elto cd il cuore attuera nno in te ra la

DELL~ GIOVINE ITALIA. 15 s-iccome la filosofia (G) è la libertà, secondo che abbiamo detto, buono pensiero a,·este di confortare i sacerdoti (H) loro mirabile c snhlime opero.;ità, ed esausto il lor finito potere, non catleanno pet·ciò nè in avvilimeulo nè in errot·c, ma potentissimi riposer.1nno nell'AUTORITÀ c nella FEDE, unico lume che adempia lor il difetto. ' {G) Filosofia è amore alla Sapienza, c1l è anche libertà { chè libc•·o è il pensiero), ma FINCHÈ RISPETTI la propt•ia dipendenza dalla Rcligion rivelata. Oltre questo limite ·degenererebbe in licenza. E se il pensiero esternato , che viola 11n tal confin c, si reprime, ciò non significa, come si pretende, impoegli schiavitll colla fot·za, ma ricontlurlo al naturale ordine deviato. {H) Non è d'uopo confortare straordinariamente i Sacct·doli a sostenere la Causa .dei Popoli (se per questa Causa .intcnl.lcsi il bene), mentt·c è qnesto l'ufficio del nohilis:;imo 101'0 instituto. Certamente la Religione è di grande, anzi del massimo sussidio a quella causa ;. ma è grave sventura e delitto che i superbi agitatori dei Popoli abusino di un tale santissimo sussidio, e lo profanino, e tentino aiiievolire la sociale eroica opera del Sacerdozio. Sappiamo, ciò che insegna Dcmofìlo , che le idee reUgiose sono le più importanti; esse formano il pt•imario rapporto dell' Uom<J, quello che passa fra lui e la Divinità, ed è appunto per ciò che nalmalmente la filosofia dipende dalla Religione: ma lo stesso DemofilO', che tanto apprezza le idee religiose, perchè poi le circoscrive nella frenologia! Egli ha pure affermato nel principio delle sue lettere ùi abol'rire da Democrito c ùa Lucrezio ! 1\fa, ponendo in disparte il materialismo, non sa egli che anche in Ft·ancia si è conosciuto che la dottrina del Cahanis, e del famoso !Dottor Gall riesce nel fataUsmo ? Se questa in fallo è la reli gione di Demofìlo, è manifesto ancora che questa di lni molla non avt·à efficacia a promuovere la libertà e granl.lezza dci popoli, ma a disot·dinarli, ad opprimerli, cd abbrutirli. Demofilo poi non ha torto se dichiara di temere i custodi del cattolicismo, ai qnaJi è lode essei'" chiamati dalla di lui ' ' OCC superstiziosi c t?'1·armi: imperocchè egli vede che l'errore c il tlisol'dinc non possono ottenere che un regnO' effimero c fugace a fronte della verità e della fede cattolica, la quale è difesa dall' onnipotcnza di Dio, c dal senno e dalla virti.t del monLIO' civile universale , innanzi alla cui realtà vanamente echeggiano sup en tizion e·gesuitismo-ti1·ann1'de.

A! COMPILATORI ad abbraccia t'e la causa dei popoli; e ben vi apponeste nel credere, che la religione sia di grande sussidio a quella. Quanto ciò sia vero, lo pnò inlel)dere ciascuno , che studiando nella istoria consideri che le jdee religiose sono le più importanti pel' gli effetti che partorirono , siccome l'affetto religioso è il più vigoroso, il più potente, e tale insomma, che a rispetto di esso nel suo più alto grado, l'ambizione, la gloria, l' amore, la sete del potere e delle ricchezze sono affetti piccoli, rimessi, e quasi meschini. Siccome l'or· gano 7 destinato dalla natura alla disposizione religiosa, secondo la fl'enolog ia, (nota II) è situato nella sommità del capo così si potrebbe dire, che l'affetto religioso segga in cima delle altre inclinazioni e potenze del cuore umano. La religione ha prodotto le speculazioni più elevate~ le poesie più magnifiche, l'eloquenza più veemente e più soave, le inst ituzioni più diuturne, i martiri più magnanimi e più numerosi; così ancora partorì talvolta gli odii più profondi e tenaci, l~ guerre più accanite; e noi direi, se questi stessi orrori non dimostrassero la sua potenza. Chi non vede di quanta utilità ed efficacia sarebbe questa molla s, quando altri sapesse valersene a sommovere i popoli oppressi, e fondare una libertà , in vece di pospor la e manometterla , come fecero i filosofi · nello scorso secolo , lasciando libero il campo ai superstiziosi, ai gesuiti e ai tiranni di adoperarla a proprio vantaggio. Certamente nelle rivoluzioni d'America, di Polonia e del Belgio i l fervore delle credenze l'eligiose produsse effetti mirabili, come eziandio ne fece nei bassi tempi,

D'ELLA GIOV11'4E ITALIA. 17 quando la religione inft·ammette,·a la sua voce ft·a le ·querele dei popoli oppressi, e gl'infiammava alla cro· ciata 9 contro i feroci oppressori. L'utilità sarebbe anche maggiore, quando i liberi insegnamenti della religione, e la sua concordia colla civ illà non fosse artificio (f) di spiriti sottili, alli a rivolgere in senso (l) In questo squarcio (dalle parole: L'utilità sarebbe anche magg~·ore cc., in app1·csso) Dcmofilo ripet-e le idee sop•·a toccate, e spiega di lfusamcnte, che coli o sbanùi t'C il p1·ctcso artificio degli spin'ti sottUi, c coll' immcdesima~·e la religione nella civiltà, c col suo deli1•io del cn'stianesimo (atto dagli uoJnini, e dal ri~alire al Vangelo primitivo c alta primitiva tradizione e colla filosofia m01·ta, c colla squallida teologia di bolle, ùi frati t di Gesuiti c ùi Sco!astici t colla fantasia di voi el' penetrare alt' ullimo midollo con istudi (orti, e pcrsuadet'C che il Crùtianesimo ne' suoi dogmi è filosofia pura com' esce dalla 'l'agione, non ignuùa, ma vestita di fo•·me piacenti ••• , c che nella sua morale è libe1·tà e non altro che libertà • ••• ; e colle sttc idee sulla r epubblica ben temperata, c sullo stabilire la nuova politica, predicare la perfetta morale, e wrre a Cesare la spada, annientare il regno della (orr.a, !!d apparecchiare il regno di Dio , ordina1·e nei 7JO· poli l' equit.à civile ec.J colla sua novella 1·ivelata (rate.llanza, e colla per{etUbt'lità umana a suo modo , la f(ltalc ei di cc dono non di natura ma di grazia t cio(] nascente dalla sostanza divina , anima e 1ubbietto d.ell' UniveriO (! ), principio a~· lento e graduato perfezionamento nelle forme; la quale, ei pl'Oscgue, illumina la mente nostra sotto la specie di 'ayione, che é U Verbo, e induce l' attività libera alla vi1·tù, sullo la specie dell'affetto che è lo Spirito; spin'to e verbo cioè due reali at· tinenze di Dio cogli uomini e colla ;natura cc. - con queste I' ipetutc idee, dissi, Dcmolìlo spiega pil! ùitrusamcnte i suoi pi'incìpi (accennati nelle note precedenti) di pt•-elto pt·o tcstantismo, di assoluta indipendenza dall ' Autorità della Chiesa Cattolica, di sovvet'- timcnto di ogni mot·alc, c di furente demagogia, c s' ingolfa nel piìt malHial e pantcismo • empio non meno che lo spinoziano. Eccovi il Primato civile e morale preparato da Vincenzo Ciol.Jet•li. Se scor· riamo le pa gine di quest'Opera non possiamo non iscorge rvi pi'ofon- ,dam.cnt.e impl'essc e \'ive le medesime o1·me tlcl recato squarcio di

.. 18 Al COl\!PILATOl\ l ·profìttevole ogni dottl'ina (come i Romani torcevano in ·pro della repubblica gli oracoli e gli auspicii), ma naturale e necessaria deduzione di quella, sostanza ed anima delle sue dottrine: imperocchè le finzioni e gl' inganni non conser·vano la lot·o autorità, e non pro- ~ano lungamente. L'Alfieri avvet·tiva, che la religione gioverebbe gt·andemente al vivere civile , quando ella . imponesse a tutti i cittadini una stretta necessità di amare la patria, di acl{uistare, promovere, tutelare la libertà sua, e consact·asse come supremo dovere l'odio della tirannide to. E bene diceva il vero, poichè la religione, immedesimata in tal modo colla civiltà , partici perebbe a questa la virtù sua; e farebbe del foro un santuariò , della rìng hiera un pe1·gamo, della legge un oracolo, del magistrato un sacerdote , del vii;tuoso cittadino nn santo, del prode soldato che muore in battaglia un martire. Dolevasi che una siffatta religione mancasse al mondo; ed in ciò errava col suo secolo, giudicando del Cristianesimo qual era stato fatto dagli uomini, e non quale fu instituito dal stto fondatore, non quale è destinato a risorgere e du... rare eterno come l'eterna ragione, di cui è la forma più perfetta e il simbolo più appropriato. Egli è temDemofìlo. Eppure Gioberti nel Primato leva al cielo i missionari cattolici, i ft·a ti, i Gesuiti, i Domenicani, gli Scolastici, Sant'Anselmo , S. Bonavenlur~ , S. Tommaso d'Aquino, il Romano Ponlelìcc, il Cattolicismo: condanna Cartesio, i panteisti, il t'azionalismo germani co, il gallicanismo, i·l giansenismo 1 ma che perciòf non è a stupire: egli .avea già detto prima solto il nome di Demofilo -le idee reUgiose sono le più importanti-. Quest'era la gran molla prcmc..Jitata da Vincenzo -GioiJet'ti a combattere con mentita semiJianza la Civiltà c la Fede i

DELLA GIOVINE ITALIA. 19 po tt di dismettere gli etTori dell' età passata, e una morta e superficiale filosofia, che agghiaccia l'anima, e non penetra più addentro, e una squallida teologia di bolle, di frati, di gesuiti, di scolastici; e risalendo all' evangelio primitivo , e alla primitiva tradizione (la quale emerse dall'angolo misterioso di Palestina, dove le dottrine di due mondi, che perivano frammischiale insieme , ne pt·odussero una nuova nata alla etet·nità ) , penetrando la corteccia , e giugnendo fino ·all'ultimo midollo con istudi forti, luminosi, severi e degni del senno italiano, convincere gli intelletti increduli o superstiziosi, che il Cristianesimo ne' suoi dogmi è filosofia, e pura filosofia, intera e bella come esce dalla ragione, simboleggiata in Minerva uscente dal cervello di Giove, filosofia senza mancamenti e senza aggiunta, non ignuda, e solamente astratta, ma vestita di forme piacenti alla imaginativa, ed al cuore. Nella sua morale è libertà; e non altro che libertà; primieramente deJI' animo, dove la passione è il tiranno) la ragione è la legge che lo vince e doma; poi nel mondo esteriore e civile, in cui ella si diffonde, come conseguenza e imagine di quella prima, r,oJie institnzioni e le leggi di Repubblica ben temperata. Sè parve che Cristo liberatore non parlasse apposilamente di quest' u.llima, ciò nacque, perchè prima d' inalzare l'edificio faceva d'uopo gittare le fondamenta. E questa, in qnel mondo conoJfo e barbaro, era l'opera di molli secoli; nè avrebbe egli ottenuta la prima, se con immaturo conato tentata avesse la seconda, .quando il soggetto non era ancor atto a pigliare qne-

20 Al COMPILATORI sta fornsa. Pl'ima di stabilire la nuova politica , era d'uopo predicare la perfetta moa·ale, e divulgarla pel mondo. Prima di torre a Cesare la spada} e annienta· re il regno della forza, facea mestieri mandare a terra il regno del demonio, cioè del la corruzione e dell'egoi~mo. Prima di convocaa· gli uomini alla signoria della legge, bisognava stampar nei cuori l' idea della · giustizia, e apparecchiare il regno di Dio,· prima di ordinare nei popoli l' egnalità civile, e collegarli insieme, era necessario rivelare e persuadea· loro, che tutti gli uomini sono fratelli, eguali dinanzi alJa ragione e a Dio, nati da un solo padre, cioè aventi comunanza di dirilli e di natura, rei di una stessa colpa, e scopo della stessa redenzione, cioè egualmente vili e deboli, nobili e forti; viltà e debolezza di natura, che ci melle alla luce imbelli e barbari, cagionata dalle condizioni particolari degli organi, (nota II) e delle forme; dignità e forza, acqnistata col tempo e coll' industria, mediante la perfellibililà umana; dono non di natura, ma di grazia, cioè nascente dalla sostanza divina, anima e subbietto deJI' universo, prin- >eipio di lento e g1·aduato perfe.lionamento nelle forme; la qua le ili nmina la mente nostra, sotto la spe- {:ie di ragione, ch'è il Verbo, e induce l'attività li- .bera alla ,·ia·tù, sotto la specie dell'affetto, che è lo Spirito; Spirito e Verbo, cioè due reali attinenze di Dio cogli uomini e colla natura , signoreggiate da quella suprema unilà che crea e unifica le forme , e fa dell'uomo un indiviùuo, delle famiglie un popolo, dei popoli l'umanità, e dei mondi l'universo. C.he la

DELLA GIOVINE ITALfA. 2t redenzione degli uomini , annunciata ed effettuala da Cristo, fosse il primo e necessario passo per procedere alla redenzione dei popoli, e come un preparamento ad innovare gli ordini civili, si può, oltre alle prove intrinseche, ricavare da ciò ch'egli diceva di apparecchiare il regno di Dio 12. E il prometteva a' suoi seguaci; distinguendo però due specie di regni; (K) l'n- (K) Senza ammettere la distinzione delle redenzioni, c dci due t·egni di Demofilo, sappiamo che Cesii Cristo redense il montlo dalla colpa, che il regno di Dio in questa terra è q11ello della ginslizia c della virtìt , in una parola, della Chiesa Cattolica Romana, e che tanto piìt sarà compiuto il regno di Dio sttlla term quanto pilt sarà rispellata l' autot·ità della sua Chiesa. - La redenzione ci fu da Dio annunziata in questi c somiglianti termini - • • • 1\Ia Egli , è stato piagato a motivo delle nostre iniquità, • ••• il castigo ,. c:Jgione di nostra pace cadde sopra di Lui ••• c il Signore pose ild - ,. dosso a Lui le iniquità di tnUi noi. É stato otfP.rto percllè egli ha ,. voluto •.• (lsai. LIIJ.). ,.-Ed appresso il vaticinio tlel Redentore, il profeta melle un grido di gioia rivolto alla Chiesa c alla di lei immanchcvolc grandrzza - , Rallcgt·ati t o sterile .•.• canta tt inni di laude c di gioia tu che non cr·i feco,.nda •••• Prendi pilt ., ampio sito per le tne tende •• • • tno Signore :sarà Colui che ti ,, ha creata; il nome suo è Si gnor degli eserciti c il tuo Redento- , re ••• (ls. LIV.) ,. - E poscia - ,. Sorgi , ricevi la luce, o Ce- ., rusalemme, perocchè la tua luce è venuta c la gloria del Signore t• è spuntata sopra di te •••• ecco che in tenebre sarà involta la , tet' t'<l, e in oscm·ità l_e nazioni , ma sopra di te nascerà il Si· , gnorc ••• c alla tua luce cammineranno le genti, c i regi allo " splendore cJ-,c nasce per te •••• E i fi gliuoli degli stranieri cdi- " ficheranno le tne mura, e i l'e loro a te serviranno •••• sdegna- ,, to ti afflissi, e riconciliato usai teco misericordia. F. le tne porte , saran sempre aperte •••• affinchè a te sia condotta la moltitu- " dine delle genti c sian menati i lot•o re. Impcrocchè la nazione eli ,, il regno che non servirà a te, perirà •• • • E verranno a le chini , i figli di coloro che t' insultavano t e te chiameranno la cillà del , t Signoi'c t la Sionnc del Santo Israele . Perchè derelilta fosti tu, e

22 AI COMPILATORI no conseguibile nell'altra vita solamente, compimento di questa breve e dolorosa~ indirizzato ad adempire la promessa infallibile della coscienza, che grida: sii giusto , e sarai felice: l'altro , da aspettarsi eziandio in questo mondo. Quello è promesso all'individuo, che in qnalsivoglia pa1·te del tempo o dello spazio abbia vita , e non trova proporzione tra il va lore delle • sue facoltà interne e la fralezza e caducilà delle forme esteriori , tra quel grado di perfezionamento che in effetto ottiene quaggiù, e quell'altro che ha soltanto in potenza, senza mai arrivarci , tra i uilelli corti e misel'i della vita, e quella sete che lo travaglia di una infinita felici là. Questo è promesso alla specie, all' umanità intera; e il goderne toccherà solamente alle futm·e generazioni: questo è il compiuto regno di Dio sulla terra, la colleganza universale delle nazioni in-· civilite, l'ultima risoluzione della perfettibilità, impostaci da Dio come legge suprema, il vero regno della giustizia, della p~ce, della libertà; in cui la forza, la guerra , il servaggio saranno spenti interamente, per opera di una civillà adulta e perpetua. Questo è il regno, oscuramente veduto dai profeti , cioè dai savi e dai patrioti del popolo ebreo; i quali scorgevano ne Il' ammirabile situazione politica della loro patria il ., odiata, c non cravi alcuno che ti frequentasse, te io far·ò la glot·ia , dc' secoli, il gaudio di generazioni e ~encrazioni ••.. Il sole tuo ,. non tramonter-à, nè scema sarà mai la Lua luna, pcrchè sempi- " terna luce tua sat·à il Signore, e saran finiti i dì del tuo pianto• .. Popolo tuo saran tutti i giusti ••.• 11 minimo produrrà mille, , e il pargoletto una fiot·itissima nazione. Io il Signore, a suo tcm- ., l•O farò tal cosa subitamente. (Is. LX ).

DELLA GIOVlNE ITALIA. 23 germe del Cristianesimo, (L) conciliatore morale degli uomini; e lo simboleggiavano coi vivi e forti colori della poesia orientale; regno più chiaramente significato dagli scrittori apocalittici pella nuova legge, veri filosofi della storia, e creatori di una scien7(a nuova , qual poteva es~ere in Oriente e ·a quei tempi; i quali antividero, e colorirono con alte fantasie un lontano avvenire, in cui il Cristianesimo rinnovato (M), compiuto il suo corso puramente morale e privato, avrebbe incominciato ad essere il conciliatore e liberatore civile dei popoli. Taìi, e simili concetti, che lentamente maturati, e aiutati di ampia e soda erudizione, ed esposti maestrevolmente J entrc1·anno forse un giorno t3 nella regione della scienza (e già ora si vede, che in alcuni libri, in alcune scuole di Europa cominciano ad uscire dalle fasce della pura opinione e delle conghietture ), si aggirarono confusamente nei cervelli dei nostl'i padl'i; e produssero le follie del Chiliasmo nei primi :secoli deli' era volgare, (N) e molti sogni e deliri nei tempi barbari; come le osctue tracce di antiche scienze smarrite, o il presentimento di dottl'ine nuove partorirono nei tempi antichissimi Ja disciplina augurale, e in età più moderna l'alchimia. (L) l profeti vellevano il Cristianesimo, che in perfezionamento della sacra legge antica, c, compiuto !"Augusto Sac1·ificio snl Golgota, cominciò nel pl'incipio dell'attuale era della Chiesa Romana . (M) Qnello che oggi vorreùhe Dcmofilo in Italia, solto il nome di Cristianes·imo rinnovato, sareùbc il Lutc1·anism9, che riesce nell'a· teismo. (N) Eù oggi p1·oducono le follie di Dcmofilo.

24 Al COMPILATORI Noi ,·iviamo in un tempo (e chiunque abbia occhi un po' sagaci lo vede) in cui la religione paruta spegnersi senza rimedio, aspira a ripigliar nuova vita, e tenta ogni modo onde rinsignorirsi degli animi e dei cuori, i quali, di lei infastiditi e cupidi insieme, tentano pure ogni via pe1· ricrèarla in guisa, che appaghi, e non gli offenda t4. Viviamo in un tempo, in cni una religione veramente nuova non è possibile, siccome alcuni vani tentativi dimostrano; tanto che i filosofi, e gli uomini universalmente cominciano a persuadersi , che fuori del Cristianesimo non v' ha religione; perchè i suoi simboli non sono morti; o se morti , sono alti a rivivere, rianimandoli colle idee; e ·la somma de' suoi dogmi è una perfetta e adulta filosofia; dove che i simboli degli altri culti sono informi e barbari, e quasi geroglifici, di cui si hanno indovini e non interpreti; e la loro dottrina rozza e imperfettissima; e la religione naturale dei testi inglesi e del Rousseau è un sistema difelloso e superficiale, che non contenta gli spiriti profondi e speculativi. Viviamo in un tempo, in cui le nazioni oppresse, lacerate, e presso che spente e incadaverite dal dispotismo, si agitano cupa... mente e si annotano insieme per risurge1·e , siccon1e le ossa dei morti ammucchiate nei sepolcri, e che un antico profeta dipinge frementi al suono della tromba, che le richiama alla vita. Ma per operare questa morale risurrezione, ci vuole una voce imperiosa e prepotente) che scuota non pure gli uomini culti) ma. la stupida e grossolana moltitudine. Abbiamo veduto, che la religione è il movente più efficace dei petti umani;

DELLA GIOVINB ITALIA. 25 e che il Cristianesimo, eccellentissima delle sue forme :t è intrinsecamente dottrina di libertà. Che resta dunque a farsi, se non che quello si ponga in opera, e diventi una religione civile? (O) Io direi adunque agli amatori (0) Demofilo anebbe dovuto ùire - Noi viviamo in un temp~ in cui la Religione è combattuta, ma le di lei vice nde non avrann() altr'esito, se non che di ampliarle il regno. Essa nel suo nascere sostenne per piìt tli tre secoli non intcnotto il martirio! Le prove le quali e•·ano destinate al principio delle sue glorie, lo sono presso che egualmente al prog•·csso; è su questa via, che il C.iclo designò le vittorie, onci' ella avt•cbhe conctuistato nel corso dc' SP-coli i cuori degli uomini sopra ogni palmo nella supel'fìcie dell' orlle. La Religione non aspira a ripigliar n·uova vita, nè a rinsigno,·ù·si degli animi, nè questi sono di lei infastiditi, od offesi; la di Ici vita pe•·cnnc, e gloriosa è la signoria sugli animi; la letizia , la virtl1 , e la nobile alterezza di questi , perchè da Ici dominali, smentiscono in lei il bisogno di rivi vere e di rinsignorirsi, e negli uomini l'asst>rlo (asti - dio. - N~n ena in appresso Demofilo affermando, che una nuova Reli gione non è possibile : imperocchè l'unica Reli gione1 di cui possa aversi idea, è quella di CesÌI Cristo; cd è agevole perciò che i filo · sofi (ciò che Demolìlo prosegue a dichiarare) si persuadano, che fuori del CrisUanesimo non v'ha ReUgione, come lo è , che la reli· gion natu,·ale dei testi inalesi c del Rousseau sia difettosa e superfi· ciale, anzi si risolva in un misero protestantismo. - Che oggi le nazioni siano oppresse e lacerate è un altro fatto innegabile , e ne ahbiamo recenti ssima memorabile espel'icnza ! ma per opera di chi? dei setlari. È dunque mestieri veramente, come afferma Demofilo , di una morale risurrez2onc e di una voce imperiosa che scuota non pur gli uomini culti, ma la grossolana molWudine: ma ciò a qual fin e? unicamente a frenare la schiatta dell 'ana rchia, che il p1·oprio ben essere , l 'amore di Dio c del Prossimo, tutto sacrifi ca alla propria ambizione ! nè già tlec farsi che il Cristiane:rimo (cioè il Cattoli~ismo) diventi nna Religion civile mentr' esso è anzi la fonte della civiltà, ma n li' incontro, che la civillà ùiventi 11niversalmente religiosa (cioè cattol-ica) che è quanto di•·c, cessi di essere in molli falsa e corrotta. 2

26 AI COMPILATORI del Cristianesimo 15: >) La religione, che voi adorate, (P) (P) In questa parlata Demofilo raccoglie le cmpiet1• sopl'a e fin qui accen nate c professandosi lwterano per eccellenza, riesce discepolo non inferiore al suo maestro.- No, la Religione, che adorano i cattolici, non muore; vive come l' onnipotenza c la verità che la producono. lJlorto è nel cuor di Dcmofìlo l 'affe tto c la vit•tì.t che egli quando non era corrollo dall' et·rot·c sentiva, c che clev,wo l'animo c lo sublimano ad nmiliarsi innanzi a quella fed e, che 110n pur r.onquislù il lUcndo, ma lo serba, disperdentisi al di lei apparit•e i suoi nemici, piìt che la neùlJia al folgorare del sole. Non i suo·i dottori e minùtri t ' ·hanno u_,isatct e guasta. Mezzo c luogo del dogma è la Chi esa, r•·incipio lo Spirito Santo; dunque il dogma , la sua doltt·ina non si guasta; i suoi dottori e ministri non possono che suvire allo Spirito della Chicsa; essi la difenùono cd illustrano in quanto che in essi opera il di lei Spirito; eglino insegnano cd csp1·imono quanto in Ici sHssiste c si comprenJe, non dominatori della dottrina ecclesiastica , ma da questa dominali; uon sono i loro speciali sentimenti che si conver tono in sistema generale, ma è questo che li penetra e divi en loro speciale. Nessun doltore o ministro · arricchisce la Chiesa Ca ttolica di nuova dottrina dogmatica, oltre quella che essa possedeva fin dal suo principio, e col tem~o si manifestò sino a noi nella forma canon1'ca : impcrocchè non essa riceve où impara la verità, ma ne è l'unica fonte ed altrice. Chi è che possa spogliare i s1'mboli delle idee della Chiesa, o adulterarle, o corrompere gli or·dini della di l ei gerarchia col fasto, colla corrtttela , coll' ignoranza , col favore alla tir-ranide • coll'oppressione tlei popoli? Ripensate, o Demofilo, se dunque in voi non è morta la signoria della fede, che il principio della Chiesa è lo Spirito Santo! e che perciò è ina)ter·abile, intangibile; lulle le umane mise1·ic son fuori di lei, e come la sana filosofia, ed il vero progres4 so sociale da Ici dipendouo, così non le nuoce l 'antagonismo delle dottrine 1·eazionarie od eretiche, ft•a cui pr·imeggiano quelle della vo4 stra setta. E cer·tament~ voi siete insensato, ( e meritevole , non solo di compassione, ma anche di castigo perchè avete un nobi le ingegno c ·ne abusate) se pretendete di n'suscitare davvero la Chiesa, c ridonarle, come dite, il per·duto imperio , c ricMamarla ai suoi prùwìpi ponendola daccordo coll' urmo c col $ecolo. L'uomo é progressivo; il secolo é filosofo: ùunque ~ (bisogna, che mutiate, o Dr.mofìlo lnlte le vostre conseguenze) , dunqu<' (dovreste dire) moslra le che il secolo

DELLA GIOVINE ITALIA. 21 » è morta; pet'chè ha perduta la signoria delfa fede) JJ colla quale una volla conquistò il mondo. Ella è >J morta ; perchè i suoi dottori e ministri l'hanno svi- ' ' sala e guasta, spogliando i simboli delle loro idee J> o queste adulterando, conompendo gli ordini della J> sua gerarchia, introduceutlovi il fasto, la corruttela ,, e l'ignoranza, facendone scudo o strumento ai ti- )}. ranoi , e giogo ai popoli, inimicandola contt·a il vi- » vere libero, il libero filosofare , i progressi delle >> scienze , e il perfezionamento individuale e sociale. sia veramente filosofo, e che la filosofia sia veramente tale rcndeo dole quella dipendenza, che ha per ordine di natura, dalla Chiesa CalloJi. ca prima maestra ùcl Ycro; non immedeHmate la religione colla raaione; 11011 pretendia te il libero e~ame: impel'OCChè lutto questo sarcl.lb~ il dogma fondamentale di Lutero, Non crediate che l'umano ingegno per volgere dei secoli si renda incapace ùi Cl'l'are, e non al.llJia necessità ùi una guida che egli trova unicamente nella Chiesa. L' umanità di Europa uscì cleli a barùarie (lo p1·edicate voi stesso, Q Demofilo, anche nel Pr·imato d'It alia) per sola opera della chiesa; dunque, se ogg i l'Europa cscisse dalla t·utela tlella Chiesa, ridivcl'l'cb!Je ba••!Jara . Quaìi idee l' Emopa ha ~~·ovate? le vos tre, o Dcmofìlo! ma esse sov ve r - ti rc!JIJero la mo•·ale c la civiltà, spi ngerei.Jbero l ' Europa a Il' ateismo. E la sc1·ic degli eretici c fal si fil osofi, contro i quali voi medesimo nel Primato mostrate ti' inveire , provnno, che la vostra libera disqttisi%ione sarc!Jbe f:~talc, c che la verità quantunque bella cù eterna non salva gl'intelletti llall' cr,·ore (colpa il pote1·e òelle umane passioni) 6e gl' intcllctli medesimi non freni una suprema inappcll alJi le autorità. E se il secolo è, come voi dite, vcl'amcnte sociale, e desidcl'ate che perfezioni gli orùini civili, rendctelo cattolico; non I'Cndclc la Religione sociale, ma la società relig1'osa. Allora fiorirà senza ostacoli il pt'Ogl·cs:;o, che altrimenti morreùi.Je; allo1·a la vostra setta, o Demofilo, radicalmente nemica de l IJenc, paniciJa della Società c della Patt·ia, senza la ÙUI'a e giusta necessilà ùel diritto ùei ccmnon·i, vet·- r~ fugata e distrutta.

28 Al COMPILAT ORI , Finchè ella si trova in questi termini, invano \'i n confidereste di darle riputazione; niuna forza, ninna J> potenza è da tanto: Iddio medesimo nol potrebbe , >> senza contrariare alle leggi gene1·ali del mondo da lui >J stabriHo. Coloro, che si ct·edono colla forza o coll'astu· >J zia, coi cannoni (Nota P.) o coi gesuiti, di puntellare >> la fede cadente, o ruinata ried ificarla) sono insensati, J> più meritevoli di compassione che di castigo. ·se J> volete risuscitarla davvet'O, e ridonarle il pet·duto )) imperio, richiamatela ai suoi principii, ponetela d' ac- ,> cordo coll' uomo e col secolo. L' uomo è ·progres- ,, sivo; fatela progressiva; il secolo è filosofo; mo- >> strate , ch' ella è la vera e sola filosofia. Il secolo >> non è disposto a rinnegare la propria ragione ai >> cenni di un'autorità straniera; immedesimatela con >> essa ragione; e dimostrate, che il libero esame, " saviamenle interdetto dai cattolici (quando l' inge- >> gnò umano era barbaro, e non potea penetrare ol- )) ti'e ai simboli , inetto, come bambino, a camminare >> co' suoi piedi ) , abusato dai protestanti contro i >> simboli, è ora, non che permesso l6, ma prescritto » a chi ne è capace; perchè l'umanità in Europa è >> uscita di tutela, ha ritrovate le idee, ama di affisare >> in esse lo sguardo, senza velo che le adombri. E >> fl'uendone l'immediata contemplazione, rispetterà i >> simboli, che le informano e abbelliscono ai fanciulli, >) ai rozzi, alle donne, agli uomini dotati di un cuore u squisitamente scnsitivo·, e di fan tasia poetica. Non n vogliate temere, che la libera disquisizione noccia J> al vero , e favorisca l'errore: poichè la verità è

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