Massimo d'Azeglio - Discorso ... e altri pronunciati ne' banchetti tenuti in Pesaro

DEL CHIARISSUIO M!RCHESE PRONUNCIATI NE' B.A.NCHETTI TIPI DEGLI EREDI NOBILI fr-----.~ / ~ . ~ '- ' . l ,·, . ,)·· • o ' ..- _ ___,

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DISCORSO· MA~SJIM@ ID~ AgmlQl1Jl@ NEL BANCHETTO CITTADINO TENUTO IN PESARO NELLA GRAN SALA DEL PALAZZO APOSTOLlCO ...

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N el vedermi accolto ed onorato con tanto a111orevole cortesia da uo1nini coi qt1ali mi glorio aver comur1i le opinioni, la patria, il desiderio di vederla rigenerata, co; qt1ali sento aver comune l' an1ore ed il culto per quell' uomo di Dio cl1e siede sul trono vivo rappresentante della git1stizia e della carità, sulle quali si fonda il prjncipio cristiano, io nor1 posso pe.r uri lato fare interaJnente tacere tln senso d' orgoglio che da qualsivoglia più severo giudice n1i sarebbe, credo io, perdonato. Dall'altro conoscendo, e nessuno lo sa meglio di 1ne, quanto il guiderdone che da voi mi

6 vie n (lato oltrepassi il merjto e l' opera, provo il desiderio, il bisogno di dire a voi tutti: Io non meritavo un tanto onore, 1na 111erito soltanto quell' amorevolezza che è dovt1ta a chi si sforza di far bene, e se non riesce a far molto, non lascia d' adoprarsi con buor1 volere sir1 dove giur1gano le forze e la vita. Voi voleste far di più, voleste far troppo ; ed io che cosa potrei offrirvi i11 ricambio? V' offro · in prima que11a gra- l titudine cl1e si sente nel profor1do del cuore, 111a non può esprjmersi colle pa- :t;ole; poi per rr1ettere a IJrofitto l' indulgente bontà v·ostra, la cortese attenzione che mi pre~tate, e la felice accasi orte che mi fa trovare in co1npagnia d' uomini cl1e in tristi t.e1npi nor1 h~n110 disperato della patria , e r1' hanno date prove col sacrificio della persona e dell' avere, intendo dirvi dtle parole sulle condizioni nostre presenti) e sulle necessità 1naggiori dell' Italia oggidì.

7 L'Italia, amici Iniei, ha il nemico a lle porte, ar1zi l'ha nel suo seno. 1'utti lo vediamo. Questo I.ten1ico è forte ·, egli . l1a ordini q i guerra, armi, canno11i, cavalli; egli tiene la mano nella cl1i0111a all'Italia, eg-li l1a d i sposti i 1nodi d' assalto, occupati i posti, preordir1ati i disegni. Questa è gran forza; 1na nor1 è la maggiore ·cl1' egli abbia : non basterebbe forse a dargli vittoria. La Slla maggior forza gliela dare1T1mo noi stessi ove non fossin1o uniti, gliela dar'ebbe la nostra discordia. Qt1esta l1a rese inutili difese all'Italia la catena dell'alpi, la profondità de' n1ari, la fortezza di tanti petti, la gen.erosità di tanti cuori 'Italianj. Questa da secoli ha aperto le porte della pé\tria agli invasori, ed è stata cagione cl1e il suo sa11to suolo venisse contalTiit1ato dall' orine tlello straniero. l)er essa tante virtù, tanto valore, tante lacrime, tanto sangt1e italia~ o caddero qual se1ne infecondo, e si ·perdettero inutili '

8 l su quella terra che dovevan render bella, florida, e rigener~ta. Vj so11 ~tate fra noi e vi sarebbero pncor~ l~ migliaja capaci di fare alla patrja ogni più p.rduo sacri- , . fìcio, d' offrjrJe ~ l'avere e la ·vita, d'incontrare çon. fortepz~ l'esilio, la prigione e il patibolo~ Ma vj furon for~e molti, o - vi sono oggidl, dom~pdo jo, pronti a. farle il p.opile ~acrificio di quelle passioni che ~ono jl germe dell~ discordie civili? Di farle jJ ~acrificio giornaliero e spesso ignorato d'un' avv er~ione, d'una ir1vidia, d' pr1a parola di dileggio, d'uno sgt1ardo credt1to, ~ spesso a tor·to, ing~iurios·o, di tutte qt1elJe 1ninuzie çl1e sono altrettanti ~emi eli di~cordie e d' irliJnicizje? Ognt1r1o di noi ~tudii ~e stesso, studii la ~ocietà, ~tttdij j fatti çl1e vede accadersi jntorno ;1lla giorn.ata; l1011 trovian1 forse che le discordie da classe a classe, da persona a persona, che spesso ft1ron cagione di Inali gravissimi, ebbero orjgit1e da motivi de' quali dovrebbe ar-

9 ross1re un fanciullo 1 Su questi puerili motivi deve dirigersi la cura di chi ama la patria veramepte, e ]a vuoi vedere concorde e felice. Es~~ cj don1anda il sacrificio di piccole ·e ~pe~~o jgnobili passioni! Noi eh~ tanto spe$SO ;:tndiarn dicendo esser :pronti ~ dar la vita per essa , le v·orremo, le potremo negare sacrificii tanto Ininorj, :ma che a lei saranno di maggior giovamento, nello stato presentè, eh~ non ~arebbero il nostro sangtle, le r1ostre vite 7 •• ,. •• Se mai vi fu luogo ove questa interroga~ione potesse parere stra11a ed inopportupa, certo è il luogo ove sia1no. Qt1esta purrterosa e frater.na ri\lnione, i volti che ~corgo, i cuori ch'io sento battere accartto al mio, e rispond~re ai perlsieri, agli affetti n1edesin1i, ;:tbbastanza mi mostrano, ç l1e ~arebbe ~toltezza credere necessario tra n oi accendere i cuoti al sacrificio, convincerli della necessità de' vantaggi della concordia.

10 Ed ~ in effetto io non 11arlo per voi, cl1e 1n't1ditc se nor1 per dirvi: A111ici, ancora pur troppo esiste in Italia questa vecchia e scellerata peste degli odii, delle riv~lità, delle gelosie cittadine. Por1ia1noci . in Ctlore, a111ici miei, proJnettiamo usce11do di questa sala di farci al)Ostoli di pace, ! ai)Ostoli d' a1nore reciproco, di fraterna concordia. Pro1uettiarno di por tutto in opera onde persuadere cl1e nessun Italiano nè può n è deve aver nerr1ici in Italia, c·he i nemici 11ostri son tutti fuori de' st1oi confini. Pro111ettia1110 di porre tln piede su tt1tte le faville, di soffocare tutti i germi che producono il mal frutto di divider qt1e' cuori che un solo amore deve acceildere ed tln sol vincolo strir1gere, quello d' tln solo desiderio, di un'opera coJnune verso la nostra rigenerazione, e la nostra indipendenza. Rint1r1zia1I~o ai sospetti, spegniamo

11 le rivalità, · perdoniaJrlo le :offese, tendiarrloci ]e destre, strir1gian1ole insier11e , e pensian1o cl1e sian1 tutti custodi e· difensori del gran naviglio C0111battt1to da i venti e dall'onde, e cr1e mentre ci -·ponian1o in gare tra noi, e ·Ile trascurialTJO il governo , il r1aviglio sopraffatto dal .mare s'apre sotto i 11ostri ~ piedi e s'affonda. L I11 questo sa11to apostolato di pace abbiamo cl1i ci precede . e c' inseg1a la via. La Stel1a sorta sul Vaticano sia '~i~ nostro eseJnpio, la 11ostra gt1ida, essa ci allor1tana da tristi e desolate regi o11i e ci avvia verso u11a terra nuova, ed un nuovo cielo di giustizia di pace e di tolleranza. PIO IX ha chiatnati al suo seno paterno \non solo i st1oi sudditi , 110r1 solo gl' Italiar1i tutti, e tu~ti i cristia11i, ma egli v' l1a chiamati con pari affetto e senza distinzione di sa11gt1e di nazione e di culto tt1tti gli uoinini. ·Quella sventlirata nazione cl1e per t anti se-

12 coli, fu così crudelmente ed altrettanto ir1g~usta1nente perseguitata, l1a trovato in PIO IX finalmente un Redentore ed un Pad.re. Egli ha incominciata la gra11 giustizia della civile e1nancipazione degli Israeliti ~ tocca all'età 1)resente fare il rimanente e compir la. Amici, lò vedo, e n1e ne congratt1lo co·n voi; avete ir1teso il cuore di PIO IX.. Avete conosciuto quanto è r1obile la giustizia, qt1anto è sapiente, dolce e benefica la vera tolleranza: io vi ri11grazio d'avermi dato occasione di trovarmi con uonlini di quella r1azio11e e poter con loro dividere ]a 1ne11Sa e chiamarli fratelli. Questo fatto sarà se1ne fecondo, e produrrà tlna riparazio11e cl1e si è fatta pur troppo aspettare. Ora dunque con un tanto esempio datoci fla PIO IX di questa santissirna delle virtù dell'amarci, e tollerarci a vicenda, qual cuore potrebbe rimaner chiuso, qt1al 1ne11te mostrarsi indocile alla

.. 13 voce di PIO, alla voce d'Italia che ci gridano: - Fjgli, amatevi, tolleratevi a vicenda, siate 11niti e· concordi? - Amici , io leggo· su i vostri volti gli affetti che avete nel cuore, e co11osco cl1e l' aggit1r1ger parole Stl qt1est' argonlento sarebbe non solo superfluo, ma sarebbe colpa dal canto' 1nio, sarebbe farvi in1meritata ingiuria. Finisco cltlnque, ma prima vi propongo qt1esti brindisi. All' irtdiperldenza de' prirlcipi e dei popoli Italiarti. Alla concordia tra, principi ed alla co1zcordia tra i popoli. Alla tolleranza , ed alla civile e1nancipazione degli lsraeliti. Ed i1z fine al pro1notore, e virldice d' ogrti 1zostro bene ~ all' uo1no clte ci nlartdava Iddio nella Slta misericordia.. - Evviva PIO NONO!

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/ 15 . . l, DIS"OBSO PRONUNCIATO NEL BANCHETTO DEL GIORNO 5 SETTEMBRE 184 7. . . Indipendenza ! Rigenerazione! Concetto sublime , che il genio Italiano oppresso, ma non spento, ridesta oggi d alte tradizioni, dai monumenti, dagli avanzi sublimi della nostra grandezza. Dalla terra che forma 1' antemurale d' Italia, rifulgorò quel fuoco sacro neJle grandi anime di Balbo, e di Gioberti, i quali sviluppando i tesori della sapienza sociale, riconoscendo nella varietà dei rapporti na1urali fra gli uomini il legame delle forze natie che gli riunisce; difendono l'eguaglianza dei diritti, fondamento u'òico di ogni felicità che ripromette questa ri.generazione. v ·oi che onorate di vostra presenza questo convegno di fraterna e nobile amicizia; Voi campione illustre di questa rigeoerazione, pieno di q uelle grandi verità, ·voi conoscitore profondo del cuore umano, Voi esperto e addentro nelle cond,i- ' zioni morali dei tempi; Voi profondo misuratore della forza di quel sentimento alla propria dignità, che la Provvidenza ha stillato nel cuore dell'uomo, che purtroppo una seconda natura per op.era del p regiudizio, dell'errore, delle male abitudini suscitate, fomentate , e cupamente difese dalla tirannide, ha potuto sopprimere, ma non cancellare; \ r oi nel vost ro Niccolò de' Lapi sapeste rilevare i tratti di quella forza morale schietta, nobile, disin... t cressata , che un dì formò i Bruti, i Scipioni, i ,Catoni , e nel medio evo rifulgorò tanto all'epoca

16 dei Municipii Italici; che Carlo ,-, Filippo II colle · fatali influenze seppero opprin1ere; Voi Ja ridestaste con quelle sapienti · pagine; Voi sapeste insinuarvi ; e ravvivare negli animi le rinascenti scintille : mentre il' vostro occhio vigile indagatore rilevò, t:ensQrÒ le coodizioni parziali e politiche delle nostre Provincie : e negli opuscoli di picciola mole sì, ma di profond.a sapienz~ pratica, additaste le provvide misure djetro )e [)Orme di quei lumi che al grande .scopo JDjravano.. I vostri scritti, preziosa dote del vostro sapere e del vostro ingegno, sono glo.riosi; perchè, }etti e pot)derati dal Cardinale MASTA:I, prepar,avano la via, o ve doveva formarsi la grande~za di PIO. PIO è grande, perçhè sotto il gran Manto ha ~ccolte, ha protette le grandi verità : perchè di queste ne fa norma alle ritorme legislative, alle misure economiche, alla pubblica istru· zione: perchè jn mezzo ai contrasti i più fieri con saggi~ ·djstrjbuzione dei poteri, che allargando le attribp~1ooi de' Municipii; accompagnando al Consigljo_ ·supren1o di Stato j Consigli dei R;Jppresentanti del le Provjncie; Jirnitando le attribu~i'oni dei lVlinisteri a norma delle loro indoli; ma sottoponend-ole, ;:tJla reçiproca garanzia del Consiglio Ministeriale '· avvicio~, per quanto le giurate e primitive CostjtQ.~jo_ni dello St~to gljelo consentono, la unit à e la for·~a integrale e supren1a del corpo dello stato. Ma soprattqtto Jé.\ Italia vi deve il merito delJa cooperazione alla 11ecessaria, e non mai stancabile moderazione uei desiderii e uel reclamo alle rjforme. Le artni sono riserbate per la difesa dell'integrità del suolo natio! ma la guerra dei pregiudizi rnorali e politici si freua e si doma soltanto coi lumi della ragione, e coi mezzi pacifici di comunicar·Ji. V o i ne portate il vanto sopra la gioventù Ir al i ca: seguìte il vostro glorioso arriu~o. Questa gioventù italiana , questi germi ptteziosi delle nostre speranze e del valore, che deve risorgere nella terra dei ,.

17 Cesari, dei Napoleoni, ha bisogno ora di guide sapienti, che ne moderino ]l fuoco, perchè a suo tempo scoppi con più veemenza il suo giusto furore contro i nemici di PIO NONO. Seg.ujte il vostro glorioso arringo, e abbiatevi in con1penso Je consolazioni dei popoli per quelJo che ora fruiscono di bene nelle riforme, c le dolci speranze su quel giorno supremo, che la Provvidenza ba promesso, ma che nasconde nel velo dei futuri eventi - LA UNIONE.DEI REGNI l~ DEI P()POLI, CH:E FOitr.iiNO UNA SOL~ F_I\.MIGLIA -. Francesco Bottoni~

18 PAROLE DETTE DAL SIGNOR P1l0SFERO FULlGNO l ISRAELITA Eel Banchetto dell' 8 settembre 1847 Più degnamente non poteasi festeggiare la presenza di un Grande Italiano, di MASSIMO n'AzEGLIO, che col mostrargli confusi in questo banchetto tutti gli ordini de' Cittadini. Che innanzi al d'.i\ze-. glio, i1 quale ben sente ciò che voglia dire eguaglianza civile, ogni Cittadino ( qualunque siane il culto, e la condizione ) ha diritto all'affezione, e alla stima dell'altro. Tale principio da lui, e dal magna-nimo GIOBERTI· proclamato, siede oggi gigante in Vaticano, e al Grande, c Sommo PIO NONO siamo debitori di averlo primo, fra i Principi ItaJiani, posto in pratica. Iddio creò tutti eguali, ed è Padre indistintamente di tut ti, quindi l' obbligo in ciascuno di riguardare tutti come frateJli, nè colpa può essere nell~ individuo pe-r la. sua diversa posizione in mezzo alla Società. Viva dunqne PIO NONO· che tuttll: 1' umanità d'un amplesso ahhracriò, e a tutti additò il vero sentiero della sociale prosperità nella pratica dei doveri, e· nell'esercizio dei civili· diritti ! Viva il 1\'Jagnanimo Eminentissimo FIESCHI che degnamente in questa Provincia Jo rappresenta. Viva r Eminentissimo FERRETTI che della carità di PIO miraglio si fece !

19 Viva l'Eminentissimo CIACCHI ,. Eccelso Protettore di questa Città, geloso, fermo custode della nostra indipe·n·denza ! Viva la: c·ara Gioventit Pesarese· che il santo principio umanitario di fratellanza: nel pensiero ài P IO comprese f Viva il nostro osp1te IHustre' MAssiMO n'AzEGLIO 4i libertà,. ed eguaglianzcr civile caldo sostenitore ! Viva VINCENz(j GIOBERTi; Maestro celeberrimo di vera civiltà! Vivano i Prodi che sapranno colle armi mantenerne 1' indipendenza,. rintuzzare r ardire, ed abbattere l' orgoglio di chi .minacciasse al TRONO GLORIOSO DEL GRANDE PIO NONO. Vivano tutti i buoni Cittadini che infiammati da vero amore di Patria,. sbanditi tutti i pregiudi~ zii, le passioni più care sacrificano, e non che gli averi, gli agi e le delizie della vita 1 la vita medesima. · ..

20 DETTE NEL BANCI-IETTO CITTADINO dell' 8 Settemb,~e 1847. Fratelli La istituzione della Guardia Civica fu opera di un Grande, di quel PIO cl1e ci addita con santi principii la via della legalità pel nostro risorgimento, per la nostra indipendenza. La fiducia e le speranze che l' Ottimo dei Principi ha in noi riposte del1! non facciamo sieno esse fallaci; quelle armi affidate ai ~ 'nostri bracci non siano istrutnento di delitti, n è di oppres- \ sionc. Qtteste co' nostri petti formar devono ttn argine insormontabile a quei neInici, el1e dappresso tentano opprimerei. L' onta cl1e si è fatta e si fa da gran lunga

21 alla nostra santa Patt~ia, giorno verrà, cl1e sarà lavata col sang·ue de' nostri ne1niei, ma sul campo e da onorati soldati Italiani. Questa nostra civica unione fondi tln sol principio, la fratellanza amorosa. Lungi per se1npre da noi lo spirito ambizioso, lungi la discordia, e l'odi~ sepolto sia in eterno oblio: stringiatnoci co1npatti: ramrnentianloci che l' unione for1na la forza: rinunziam pure a tu~te quelle 1nollezze della vita, che ci rendono inetti al servizio della Patria nostra. Gittia1no uno sguardo . all' indietro, e faccia1no sentire nei nostri petti risorgere quell'antica grandezza. Sì , saren10 grandi c forti se sapremo calcare la via dci virtuosi; avremo quella Patria da tanto desidei.~ata; e la gloria dei nostri allori sarà invidiata dal n1ondo intero. DEL CAPITANO PIETRO QUINTINI

'22 DISCORSO PRONUNCIATO IL t3 SETTEMBRE t847 , \ Se io, nalo di altra ciltà, giovine c povero d'ingegno, ardisco favellare a Voi, present·i un MASSHVIO n' .A.ZEGLIO ed ùn PIETllO PETR.UCCI, gli è perthè so, che Je mura rhe ci dividono non sono i confini d'Italia; eh è a ciascuno, quantunque piccolo, è concesso gittare Ja sua pietra pel grande Edificio della r;ostra Indipend-enza; chè :N'IASSIMO n' AZEG·LIO c PIETR.O. PETRU CCI hanno 11 cuore pari aJla mente. ~Ed io dirò parole che vengono dal cuore, e quali il cuore Je~ ha conce.tt e. Un popolo non può essere indi pendente se non è forte. La fortezz.a non si compone delle singole parti, ma da tutte le parti in un assieme ordinatamente riunite e concordi. Le piccole cose per la C,oncordza crescono e aumentano nerbo, le grandi per la .Dt'scordia ven~ono meno. Noi Italiani ereditam1no dagli Avi delle memorie, che per essere gloriosissime, abbiarno con ... vanto ridicolo tuttodì ripetute a cui piaceva e non piaceva. v-irtù di morti ·è rimprovero ai vivi ! Meglio era si fossero da noi studiate le cagioni che fecero invincibili e fortunati que' nostri Padri, i quali all'Italia diedero corona di Torri, ed Antartico e Boot e a confine. Poscia, da tanta altezza d isrendendo in basso, cercare )e cagioni della miseria uostra; e come la Regina delle Nazioni ad divenisse schiava, la Dispensatrice dei Regni fosse di-

23 vjsa, lacerata, fatta cadavere, ed oggetto di scherno a quegli stessi popoli, a cui faceva tremare le vene e i polsi. Forsechè i Romani fuggenti davanti al brando barbaro, non avevano nerbo nel braccio e vita nel cuore, come i Romani vincitori d'E piro, di Cartagine, della Numidia, delle Gallie, del Mondo? Forsechè i Lombardi, que' medesitni che disfecero tre poderosi eserciti, che discacciarono per tre volte dalle terre italiane lo scomunicato Barbarossa, pot-erono in poco di tempo tanto cangia re la natura loro, da divenire façile preda di ceni o Tirannetti, la memoria dei quali oggi muoverebbe a riso, se non avessero fatto pianger troppo? Quale fu adunque la occuha forza, che noi lrasse in citna d~ ogni potenza mortale? Quale fu quella che ne avvolse uella miseria e nella vergogna? - La Concordia ne fece primi, la Discordia ullimi! - I Romani concordi nell'amor della patria, nel desiderio della gloria ebbero gli Orazi, i Deci, i Curzi, i CamiJli, e tanti altri di quella schiera generosa, che il mondo tuttora meravigliando ammit·a; e Roma fu Regina in Campidoglio, facendo sgabello della vittoria, collo scettro di ferro nel pugno, 1' aquila sul capo. - Si divisero gli animi, si divisero gli afl"etti, si divise 1' imperio ; la poi enza a poco a poco scemando cadde, e Roma fu schiava. I Lombardi uniti nell'amore della libertà, nell'odio allo straniero, mostravano quanto possa l'uomo, che sa morire pel più santo dei diritti, la Indipendenza, e vins~ro: i Lombardi sazi di quella vittoria fugace, si volsero a g?re. munici p a l i , tiusero i ferri i t ali ani nel sangue 1tahauo, e chiamato così Jo sdegno di Dio su l loro_ c~po, perdcttero il senno, la forza, c furono schiaVI! Ora sul nostro orizzonte è ricou1parsa la Stella Italiana sfolgorante di luce nuova, che ricondurrà il bel tempo della gloria passata, se noi saprem? seguirne il cammino. - L'Italia deve mautenere 1 suoi Principi, ed essere indipeudcote col mezzo de, •

24 suoi Principi. - Gioberti, Balbo , D'Azeglio, sommo triumvirato italiano, hanno protetato questi tempi, hanno avviati per questa strada, creduta per lo avanti impraticabile; e noi avremo ottenuto l'intento, se saprcrno unire i cuori c le braccia, come sono uniti i de~ideri. Pere h è d, intorno all'Astro divino, che dev'essere nostra guida, si addensano, si accavallano de1Je nubi, negre come lo spirito d, averno, spesse così, che tolgo.. no la vista a guardare. Italiani! quelle nubi cuopriranno la SteJJa, perchè ai pochi venti, che ora si apprestano a combarterla, mancherebbe ]a forza. Italiani ! Chiamate i vostri venti che soffiano in dì v erse direzioni, chiudeteli in un otre; poi tostochè di tutti questi ne sarà fatto uno solo, schiudete l' otre, e saraun•> fugate le nubi. Colla similitudine della nave per icolante nelJa procella, Rieozi toJse Roma da sonno di secoli; possa io destarvi un solo pensiero, che valga a mostrare, corr1e neLla nostra Concordia stia Ja nostra Indipendenza! La Storia non ne ha tramandate le gesta degli Avi per farci boriosi e petulanti , ma per ammaestrarci a fuggire gli scogli, in cui urtando le navi che pJreva sfidassero iJ cielo colle loro antenne, divennero ludibrio delle onde c dei venti. Noi d.obbìamo adunque essere uniti, essere concordi; e lo straniero che minaccia invadere le nostre terre, troverà ostacolo, difesa, in ogni cit1 à, -in ogni terra , in ogni casa, in ogni croce , ad ogni passo! Allora noi ricorderemo Barbarossa, Pontìda, Legnano; ed EgJi, Milano, Alessandria della Paglia, il Drappello della nJorte; e certa- · mente si rinnove rebbero i giorni della nostra gran- ' dezza, poichè DIO, e PIO lo vogliono ! Che se poi gl'Italiani mi dicessero : noi non possiatiJO perdonare una offesa , che, anche volontaria, ci veunc da un fratello, noi non possiamo riDUJlziare ad una vendetta; io risponderei loro== Eh-

25 bene, adunque, lo straniero entri: entri senza ostacolo, entri trionfante~· calpesti le ossa ·de' vostri padri, v'imponga le leggi , i cosluTnt·, vi vitupert·, vi schernisca! Lo straniero entri ; ma prirna dimenticale",; di chi siete figli, rinunziate ai beni presenti, ai futuri~ lasciate che io vi chian1i ingrati alt Italia, a P IO, a DIO medesimo, che vi ha creati liberi. E quando nei giorni del dolore p/arerete alle nu·serie nostre, e ira la paura e la vergogna desidererete te1npi nu~·liori, io 'Vi soggiungerei : tacete , sciagurati; voi non a"'ete moglie , non a~et e figli, non a~ete patria , siete schia(J i, ·e vl(Je/e quella vita che 1nerilate ! ·== Ma noi viva Dio! siarno uni li, c saremo forti , saremo indipendenti! Questa serenità di cielo, questa dolcezza di aere, questa ubertà di terreno, bene deve essere invidiata ed appetir a da coloro che vivendo fra geli ed aqui Ioni el erni, sembrano crea t i nella collera di Dio; bene Jeve esserne conteso il possesso. Gli Isracliti, vinto il re d ' Egitto, dovettero aggirarsi più anni in un deserto, sopportare stenti, privazioni, combattere tarme eli popoli onde possedere 'la terra promessa; ma noi Ja possediamo, e la difender emo, poi c h è ne nl1naccia solo un Faraone, cd abbiamo un l\1osè e due n1ari per sommergerlo!! -- Massi1niliano Grazia.

26 . l L' lJ:NIOlWE ~ITTA.DIN.& PAROLE I>ETTE IL l 3 SETTEMBRE I 84 7 Le dissensioni nostre mosse 1 or sono pochi giorni, dal desiderio di onor~re un uomo Italiano, che coll'eloquenza dell~ parola e degli scritti coopera alla 11os~r~ morale rìgene~~zione, bençhè facciano manifesto pna nobjle contesa çleglj ~nirni nostri nel levar lodi aj virtuosi, ai sapienti, ai magnanimi, sono tuttavia. da 11bbandonarsi come cagioni potentissime della nostra sventura~~ Esse avvalorano e nlagnificano la potenz~ dell'av" ersarjo, soervano le nostre forze, smentiscono in faccia alle altre nazioni i nostri desiderii, e cj frodano jn avvenire delle più belle speranze. Glori~ perciò a quei Saggi, che fatti maestri del popolo predicano r unior)e' la carità fraterna, la r-assegn~zione vicendevole? la paziepza , il rispetto indistinto a tutte le classi de' cittadini, il vero arnore della patria, il sacrificio delle sostanze e della vita per Lei; a quelli da ultjmo che si studiatlO di comporre le parti discordaoti e non eli separare, di per~uadere e non d~ irritare. Se una è la Religione eh~ informa i nostri costumi, se uno il Principe che ci governa, se una la terra che ci diede i natali, se uno il dt)siclerio , una Ja speranza che ci anima, sia ll.OO anche il 11os tro pensare, uno r operare. Questa verità è annunziata da tutte le lingue, ed è sostenuta da quel senso moraJe, che è la stessa voce di I)io nel popolo incivilito. Se po-

27 tremo unirei tutti, vinceremo sempre anche contro le bajonctte e i cannoni, faremo impallidire i nemici, e trionferemo certo nel giorno stabilito dalla provvidenza. Cittadini, noi siamo tutti fratelli; incomiuciarrlo ad amarci:· la Religione lo comanda, PIO IX Jo desidera., la patria ne abbisogna. Questa bella unione de h ! non si sciolga mai più: tacciano Je passioni delr amor proprio, e si sacrifichi qualche cosa a l pubblico bene. Ricordatevi che a noi è riserbato il difendere l' indipendenza di PIO IX, a noi il fiaccar l'orgoglio dell"antico avversario, e l'acquistare quando che sia Ja nazionalità ltal1ana .. \t~ iva PIO IX- Viva il Marchese MASSI~IO D, AZEGLIO. Dl Luigi Cardinali. \

28 PAROLE DETTE DAI., SIG. AVVOCATO GIUSEPPE DE ANGELIS NEL BANCHETTO DEL 5 SETTEMBRE 1847 l semibusti che ornano questa sala fmon posti dai padri nostri · a monumento di loro gr(:l_titudine a quei Presidi della provincia Metaurense che bene meritarono della nostra città. Queste memorie di riconoscenza Pesarese scaldino i nostri affetti verso r Elninentissimo co·NciTTADINO' che in Ferrara sotto .le armi straniere rinnovò esempio di fermezza . jtaliana e fu impavido difenditore della nostra .indipendenza, dei nostri diritti, del potere del NONO PIO. ~gli non giovò una città, una provincia sol1 an t o ; ma tutelò lo Stato, il Principe, ]a Nazione. In ogni luogo lo esaltano le penne, ne perpetuano la memoria i pennelli e gli scalpelli; e sarem muti noi i quali abbiamo comune con esso Ja patria e Ja gloria cittadina? Successori traligni degli avi nostri, non sarem tocchi di gratitudine per tanto im- })areggiabile beneficio? No; mai no, tanta vergogna non si dirà dei Pesaresi : si rnandi ai tardi nepoti la memoria dell' azione virtuosa per monumento duraturo. L'amore e l'unione cittadina comandi uua medaglia nella qua) e abbia parte l' ohulo del povere, e Ja dorata ofl'crta del dovi1.ioso. La nostra riconoscenza scrà ad ESSO arcettissima perchè congiunta a] la memoria · di quell'istante, in cui il GRANDE verace Italiano, il Precursore, primo fra gli operatori dclJa nostra felicità 1\fASSII\10 D'AzEGLIO

.. 29 onora le sponde d~ Isauro. Meritamente si unisce nei cuori Pesaresi il Tuo nome, o Massimo, a quello dell' illustre Concittadino. Tu fondasti la nostra felicttà ~ PIO la consacrò; Giacchi la difese. Segui , o Massi"10, la Tua impresa, Ja Tua sapienza la potenza della Tua parola piena di ragione e di affetto vinca ogni impedimento e produca quell'unione di animi e òi forze che ci fec_e grandi un tempo, che ci tornerà grandi e per la quale godremo ]a prosperità preparata da 1'e con lunghe fatiche , statuita con pienezza eli affetto dall'ANGELO del r aticano, e . difesa dall' impa"'ido Pesarese. I nomi dei nostri Benefattori dei nostri Rigeneralori siano benedetti qa ogni labbro veracement e italiano. . ' VIVA PIO IX VIV.. t\. I SUOI AMICI FERRETTI, CIACCHI, FIESCHI V I V A MASSIMO DI AZEGLIO \ ~·

A MASSIMO D' AZEGLIO é:ltE COGLIENDO IL PIU' BEL· FIORE DELL' ITALICO IDIOMA SULLE ORME DELL' ÌMMÒRT'ALE SUO SUOCERO TRASSE A NUOVA LUCE tJNO DE; FAT.Tf IiiU' GLORtOSI DE'. TEMPI MODERNI E RINVEB.DENDO NE'L FIERAMOSCA GLI ALLORI n'ITALIA :MOSTRÒ A Q.UE' n' OLTREMONTE COME. IL GENIO DEI Y'/ALTERSCOTT LASCIATd IL TAMIGi SEGGA TALOlt :tU:MINOSO SULLE SPONDA DELLA DORA E DEL PO A COLUi ' ' "' CHE DAL PIE DELLE ALPI CUI TANTO ILLUSTRO L' INTREPIDO CARTAGINES~ TRASVOLÒ SULL~ SPONDE :PEL TEBRO A CONFORTARSI DELLE dRANDI MEMORIE DE'. s·éiP'IONI E DE' F AB.J A QUELL'' ANIMO' .CORTESE: CHE VOLLE ONORARE DI SUA PRESENZA LE UMILI RIVE n'' ISAURO' OVE' UN DITTATORE ROMANO PESÒ L' ORO. E LE' SPOGLIE RAPITE AGLI ETERNI RAPITORI AL PRODE. E GENEROSO ITALIANO CHE RAMMENTANDO OGGI GLI ALTI FATTI DI MARIO SI ACCINGE CON MAGNANIMI SPIRITI PER DIFESA: DI PIO A 1\INTUZZ.A.RE L' AUDACIA DE' NOVELLI CIMBRI '& TEUTONI ONORE PLAUSO RICONOSCENZA

SE IL PADRE ILLUSTRE SOLDATO SOVENTE. AVVOLSE ALLA SPADA L' ALLORO E V1DE TALVOLTA IL DORSO AI PIU' CEL~~~A'J.'~ p.UEltRIElU DEL SECOLO OGGI IL ;FIGLIO NON MEN GENEROSO .. ' .. • ' ,l \. v' INTREccrò Pru' FELICEMENTE LA FRONDA DI l' ALLADE r • r ... E PROJ\10'-rORE ~NSTANCABILE DI PACE DI ~OLLE}lANZ4 pl SANT~ AMICIZIA TUTTO SI ADOPERA . . . . ' . fERCHJ:; PIENAMENTE SI ~VVERI NELLA GRANDE FAMIGLIA ITALIANA .., 1 • • • LA DIVISA ASSUNTA DAI NOSTRI CONCORDIA CIVIUM VOGLIA IL CIELO ARRIDERE AI SUOI .E NOSTRI VOTJ ' SICCHE ~OS~A DIRSI VERACEMENTE ltiGENERATA LA NOSTRA NAZIONE . . 'j:. SOTTO GLI AUSPICJ DELL' IMMORTAL-E PIO I)\ ~SCLAM.ARE COL SOFOCLE DI ESS4 ' ITALIA C'~ DeJ JDarc4es~ Pietro P etrucci.

' , l . . ~{ lj / . l .. l • Pisauri die t5 Sep'tembris t847· • l lrnpnmatur l : l ·1 /Fr. Ferdioamlus Bahini Ord. Prre<.l. S. Thcol. Doctor 1 · Inq. Geo. S. Off. Pisauri di.e t5 Seplemhris 1847. Imprimatur , • • l Pro IIIÙslris~ imo ac Reverendissirno Episcopo Jo. Kar . Gentili Franciscus Canonicus Marchionni Theol. Pesaro li 16 Settembre 1847. Visto ed approvato I"L"aucesco ~esti ca Consigliere di Censuraa 'J ~ • \

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