Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

-73influiscono in modo prevalente que' tali fattori antr<>pologici, he voglionsi refrattarii ali' azione modificatrice degli istituti sociali. Se dunque si detragga a quella somma la schiera formidabile dei delinquenti, non· nati, ma divenuti tali per abitudineacquisita, schiera che rappresenta forse la metà di quel totale ed è composta per la massima parte di ladri, cioè di delinquenti creati, tranne i cleptomani, dall'ineducazione, dalla corruzione in carcere, dalla miseria e dalla cattiva ripartizione delle ricchezze sociali - si vede chiaro che i condannati, il cui delitto è necessitato da fattori precipuamente individuali, si riducono a una ben magra minoranza (forse il 20 o 25 ¼) nel computo della criminalità. E si noti che questa cifra verrebbe ancor più assottigliata quando se ne scevrassero i delinquenti pazzi, che nelle carceri rapprentano c!rc~ il 18 % dei detenuti, e la cui delinquenza, piuttosto assimilabile allo infortunio, a tutto rigore non farebbe oggetto del nostro studio. Se dobbiamo dar fede ad altre cifre, convergenti a queste nel risultato, i delinquenti, fatti tali dal temperamento criminoso, •non eccederebbero 'di molto il 10 % della somma totale. Per quant'è poi de' fattori fisici o naturali presi in se stessi (razza, clima, suolo, stagioni, meteore), la relativa insignificanza dell'azione lorJ sul complesso della delinquenza si desume dal numero comparativamente tenue dei delinquenti in rapporto alla popolazione, la quale va pur tutta quanta soggetta ali' influsso di quegli stessi elementi, e dal relativamente piccolo divario numerico che nel totale de' reati si B·blioteca Gino B,anco

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