Filippo Turati - Il delitto e la questione sociale

- 49 - rosamente banditori, a capo della quale si vede la dinamica penale ridotta al nichilismo più assoluto. Poichè il reo non è più il reo nel senso abituale della parola - poichè egli fu necessitato al misfatto - gli spetta di diritto, si disse, I' immunità della sua azione. Tanto varrebbe sostenere che non si deve arginare il Po, devastatore del Lol]lbardo-Veneto, perchè anch' esso è necessitato a dilagare per la campagna. L'assurdo.di una tale teoria accettata in tutta la rigidezza delle sue conseguenze, così com'era stata annunciata già molto tempo prima dal Foerster, fece sì che l'opinione pubblica non l'accettasse senza qualche riserva. Tuttavia essa riesci, come avviene sempre in simili casi, a penetrare di sbieco e solo in parte nelle convinzioni, ostentandosi per certe categorie di reati una malsana simpatia negata ad altre; fondandosi, sotto i nomi di mania ragionante, di forza irresistibile e simili, una confusa e strana casistica in senso antipenale, che, importata ne' tribunali ed accolta <la giudici e giurati, destò lo scandalo e lo sgomento fra i cons_ervatori e parve agli altri un passo utile ed ardito sul cammino della libertà. In realtà ciò fu in barba alla logica: poichè ognun vede come la teoria del Foerster o debba accettarsi i!l ogni caso o in ogni caso respingersi. Noi non siamo certo sospettabili di eccessiva tenerezza verso gli ordini e le istituzioni attuali. Noi crediamo anzi che l'ordinamento punitivo sia un fatto essenzialmente transitorio nella vita sociale, e la cui importanza andrà sc~manQo F. TURATI: /I delitto e la questione sociale. 4 B blioteca Gino Bianco

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