Giuseppe Macaggi - Decentramento politico e amministrativo

/ 6 - LA COLTURA POLITICA - 6 . . GIUSEPPE MACAGGI Decentramento POLITICO E AMMINISTRATIVO .. LIBRERIA POLITICA MODERNA ~~ ~~ Il

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Avv. GIUSEPPE MACAOOI (già Deputato al Parlamento) Decentramento Politicoe Amministrativo B1 hoteca Et quid quaeque f erat regio et quid quaeqite recuset. Vrnc. Georg. ROMA LIBRERIA POLITICA MODERNA

PROPRIETÀLETTERARIA, .. Sesto S. Giov8ol1Di(Milano) - St.a.b. Tip. della. Soo. Ed. M:i,Je.nese, Biblioteca Gino Bianco

············· ... ·-······· --~~ • INTRODUZIONE DOPO IL SUFFRAGIO UNIVERSALE Gli infelici risultati del suffragio universale in ltahia non ci hanno sorpreso. Il suffragio universale è una funzione della sovranità nazionale, non è la sovranità nazionale. Applicato dove questa sia sopraffalla, come in Italia, dal potere regio e da una camera vitalizia (Antonio Pellegrini la chiamava mortuaria), dà i frutti che se ne raccolgono in Italia e in altri Stati monarchicii, come la Germania e l'Austria. L'universalità del suffragio riesce per gran parte illusoria in uno Stato che non sia quale noi l'intendiamo, col Romagnosi, una grande tutela e una grande educazione. Ma si risolve addirittura in un inganno e in una irrisione, dove sia scompagnalo dalla punizione 8 bliote" Gino Bianco

-6dei corruttori, dalla chiusura delle prefetlure - officine maggiori della corruttela, - · dallo scrutinio ciii lista per grandi circoscrizioni, fors'anco dalla rappresentanza proporzionale. La sovranità del popolo ìtaliano somiglia a quella del re del Pascarella o a quell'altra significata nell'INRI appiiccicatoalla croce. Ma non per questo ci scoraggiamo. Rimaniamo fedeli al principio della sovranità popolare e oi confessiamo figli del Rousseau e della Rivoluzione francese, sapendo (a conforto dei nazionahisti)che la grande Rivo·luzione è figlia del rinascimento italiano. Riconosciamo nel voto di tutl( i cittadini· attivi la fonte dei corpi deliberanti del Comune,. della Regione, dello Stato. Discendenti da Roma e dei Comuni, vogliamo dalla città terrena, che deve essere tutta opera degli uomini, bandire fin l'ultimo rimasuglio del diritto divino e della grazia di Dio. La costituzione civile del popolo italiano nulla può desumere dai protocolli della Santa Alleanza. Per questo concepiamo lo Stato, la Regìone e il Comune come effetto del patto dei consociati. Ci rifiutiamo di ricercare luce nel folto della Selva Ercinia, e ci appare barbarica la nebulosa concezione di uno Sta-

-7to che abbia sua ragion d'essere astratta; fuori dei voleri degli uòmini sui quali pretende stendere ,il suo imperio. Ci ribelliamo ad ogni più elaborata tedescheria che voglia distrarci dalla nostra limpida concezione latina dello Slato e del cittadino. Anch_e in Italia, come, secondo la Stael, in Francia, la libertà · è anf.ica, reoente la servitù. Il popolo romano legifera nei comizi, come dopo fugata la barbarie medievale ritornerà sovrano nel Comune. Per legittimare il potere d'un solo si è dovuto favoleggiare una legge regia che è un omaggio reso alla sovranlità del popolo delegante. La volontà del popolo : non conosciamo altro slato di diritto, altra personalità giuridica dello stato, per quanto stillino sottilmente i lambicchi della metafisica novissima. Senonchè, della demo<:raZJia· $Ì hanno le apparenze e non la sostanza se il governo e tutto il governo è troppo lontano dal popolo. Giangiacomo, nudrito di Plutarco e dell'antichità, cittadino di Ginevra, non con1emplava la libertà se non in piccolo stato. Da un lato la facilità delle comunicazioni, per cui si sono di tanto allargati nello spazio i <:0nfini della vita, dall'altro il potere ripartito fra il governo centrale, la Regione e il CoBiblioteca Gino Bianco

-8mune, possono appagare le aspirazioni di Giangiacomo e con lui della vera e sana democrazia. E' con una specie di colpo di Stato, come non si stancava di ripetere il Mario, che il popolo italiano è stato scoronato della sua sovran:itàriconosciuta nelle giornate dei plebisciti. La legge del 25 aprile 1859, che acc-ordava al capo dello StaM pieni poteri per la difesa nazionale, fu abusata ad emanare tutta la nostra legislazione di diritto pubblico interno. Entro questa rete il popolo italiano è schiavo, ad _ontadel suffragio universale. Non sempre rimasero occulte, anche nel campo ufficiale, le vie della salvezza che oggi sembrano ignorate. Il 26 aprile 1866 così proponeva al parlamento la Commissione dei quindici (fra i quali Sella, Lanza, Minghetti, Rattazzi, Depretis, Crispi, Correnti) : « Concentrare nel go._ • verno i soli uffic.i politici, farlo custode e vindice della unità, della indipendenza e del"- la giustizia nazionale - lasciare che le amministrazioni quanto più si può si facciano da coloro che vi sono direttamente interessati - distinzione di poteri e di competenze - autonomia provinciale, autonomia comunale - discentramento. - Con questi terB1pltoteca Gino Bianco

-9mini contrapposti ed equilibrati si risolverebbe il lungo dualismo della storia d'Italir,. sempre agognante a costituirsi in unità di nazione, · sempre tenace delle libertà locali ». E Silvio Spaventa, il 18 maggio 1880, diceva che l'innesto del nostro sistema cos1itti.- zidnale ,sull'arrtico albero della monarchia assoluta funziona male, che l'immenso patronato di cui possono disporre i · governi parlamentari potendo con/ erire impieghi ed uffici, è causa di grande corruzione. Succedelle nei partiti di governo la più torpida analgesia. L'ultima traccia di sensitività si trova in una proposta dei radicali italiani, generazione cosi placida e mite, al loro congresso del 1912 : « distribuire razionalmente le funzioni amministrative fra lo Stato ed i minori enti autarchici, riord·ìnando questi ultìmi in base a bipi e calegorie che si adattino alle concrete esigenze ed al diverso grado di sviluppo ». Il nostro partito, il partito repubblican~, ha in questa materia una sua tradizione e u.n suo programma, del quale è parlato a lungo in queste pagine, cosi diverso sostanzialmente dalle timide proposte di decentramento affacciate dai monarchici, non attuate mai, e consistenti in delegazioni di qualche minimo brano dei poteri governativi. B blioteca Gino Bianco

-10Io sarei felice se queste mie pagine affrettale potes_sero c_oncorrere a far risorgere la questione del nostro ordinamento interno. L'Italia dovrebbe sentire questo problema per lei vitale. Mentre Asquith dà l'home rule all'Irlanda, mentre nelle elezioni franéesi Leone Bourgeois pone in fronte al suo programma questa parola e questa idea « decentramento », in Italia l'accentramento si aggrava. E di tanto in tanto il banco dei ministri si allunga per far posto a un ministro di più. Pe,: regio decreto, s'intende. La rappresentanza nazionale non c'entra. La monarchia vive dell'accentramento. Ormai l'esperimento dovrebbe aver durato abbastanza. Babilone è stata ammonita invano. Isaia le ripeterebbe: non est qui salvet le. Biblioteca Gino Bianco

CAPO I. Genesidel libro. Nel .numero del 16 settemlbre 1910 della " Ragione, risollevaf\lo la questione del decentramento. Me ne formiv.ano occasione i tentativi di riforma decentratrice in Firancia, cioè nel paese accentratore ,per eccdlenza, dove Parigi è, si può dire, tuUa la Fran<:ia, e <love a molti ·r.ra,ncesi, -cominciando da Vittor Hugo, par di vedere ~utto il mondo. O.a molto tempo non si le.g,ge ,più questa parola di colore oscuro - scrivewo, in quel mio arti.co1o in:titolato n Decentramento » e che qui riassumo, avendo ·esso acquistato più che per<lut-0,di attualità. Eppure il de- .c,entramento è -uno dei bisogni supremi del B blioteca Gino Bianco ..

-12nostro paese. Le stesse altJreriforme necessarie non si ottengono, si protraggono o tardano tanto percllè il ,parlamento nazionale, a cui dovrebbe essere riservata- la trattazione degli interessi ve<.rairnent~eazionali, è continuamente e in.competentemente. oocupato a discutere cose c:he meglio si disouterebbero e si deciderebbero nei: singoli luoghi, nelle varie parti d'Italia a oui esclusivamente si riferiscono. Tutto dipende da Roma. L'accentramento soffoca la ;vÌtai della nazione. Che importa? Pur.chè il .potere centrale possa disporre a . suo senno di ogni più ipiocolo movimento nella. esistenza mo.r.ale, intel.lettuale ed economica d'og;n,uno degli ottomila comuni. E' ,per mezzo dell'aooon:tramento, per mezzo dei prefetti e dei sottoprefetti, che nei paesi latini le elezioni politicihe assicurano sempre fa. ma,ggiol'anza al ministero-; si aggiunga la nomina Tegia di una delle due camere, ed è paralizzata:e -anrn1Ha~a ogllli iniziativa popolare. Cosiffatto sistema di congestione ammm1Biblioteca Gino Bianco

-13 - stra1tiva copiammo dalla Francia. Il ,prefetto, questo ente nociivo per essenza, come lo. chiamava l'Imbriani, è .una creazione napoleonica. E' la -cappa di piombo che la monarchia trionfante impose alla na,ziooe italiana, per oblitera:rne a suo oonefizio le natiive energie locali. Q-uella varietà fra regione e regione che armonizza perfettamente con la personalità della nostra, nazione e -ohe è il pregio della sua reornplessa natura, il. -caratJl:ere•distintivo d·el.la·sua storia, fu gettata nello stampo unico_dello Stato italiano· quale lo abbiamo, monolitie-0, senza, gi,unture; letto di Procuste dove si comprimono sohia!Jte, · colture, condizioni economiche diverse. L'accentrameinto è diametralmente contrario aUa tradizione nostra. In tutti i partiti « color ohe :ragionando andai-o al fondo » s'aceorsero della necessità di snodare i nostri ordinamenti ammin~ira.twi. O.arlo Cattaneo e Giuseppe Ferr.ari si fecero banditori del fede:r.alismo. Alla loro scu10la tenne fede buo~a parte della democr-azi-a, dal MaB blioteca Gino B anco

.. 14 - rio al CoLajanni e al Ghisleri. Giuseppe Montanelli volev:a,l'o11dinamenlo per regioni. Lo propose Maroo Min;ghetti, una, delle menti più elevate fra i partiti monarchici. I danni dell'accentramento v,enne lungarrnente dimostrando il senatore Ruggeri. A costituire una dozzina di regioni .autonome pèr la trattazione degli ~.ffari regiooali consentirono il Mazzini e i-1Saffi, così integrando la foTmola « unità di nazione e libertà di ,comune », così cessa.udo su questo tema o.gni dissidio fra la • democrazia italiana. Che se il sistema rigidamente accentI•alore potè per avventura essere utile e transit-0ri.amente necessario nei ,primi tempi del regno a cementarne la oompa:gine, a consolidare la fresca nostra unità; non ha assolutamente più ragione d'essffi'e og.gi che l'unità non corre pefi.coJo. Oggi il po,polo italiano, del qua.le è tanto magnificata la virili·- tà, rende immagine di un adulto che andasse attorno con le -dande e il cercine degli infanti. Eppure da noi p'iù nessuno parla di deBiblioteca Gino 8,anco

-15 - oentrare, perchè nessuno, si può dire, nel mondo ufficiale e fra i partiti ... uffici.ali ha fede nella libertà, nel,le forze spontanee del popolo. Tutti .sono affaccendati a creare_ nuovi vincoli, a regolaanenta!re i sospiri, emulando quell'eroe del Tassoni • Che faceva le gruc,ee alle ci,vette •. In basso prevale la corrente vo1,gare che Lutl,oimplor.a dall'alto. Dall'allo la si f.aivorisce ben volentieri. Sulla ,cattedra è sottentrata alla moda francese la concezione statuale tutta tedesca; e la tedescheria, malgrado abbia coniato la nuova paroLa· autar,chia, tiene a uno .stato onnipotente oome il buon Dio degli esereiti cbe ha per istrumento Guglielmo. Eppure chi ci insegna è la Fraincia, se a- ~ssimo voglia e capacità di .apprendere. La Francia devè il suo accentramento alla Rivoluzione, che, assorta, in un rigo:roso concelilo di 1unità, fece sparire le regioni storiche, spezzandole in moltip:licati quanto artifidali dipartimenti. L'impero d.0111inòe-on le Biblioteca Gino Bianco

-16prefetture., esotico e.sempio e modello all'ordinamento (Ilostrano. Ma in Fir.an.ci:ad, ove pure si agitano tante altre questioni, dove si è ema,iilcipa>tdoefinitivamente lo Slato dalla Chiesa:e i vecchi lavoratori stanno per diventare ,pensionati dello Stato ,è venuta .la vòHa del de'centramento. E qui Tieord:atvoil ministro Briand che il decellitramenlo aveva, innalzato segnacolo in vessillo, preconizzando la riforma· elettorale con la .rap,preseritanza prnporzionale e il decentramento. Nel suo pr(\,rrramma de.I giugno 1910, pur g;iudicato tro,ppo tenue e mite da tanti rep,uhb:licani. egli .si esprimeva così-: « Bisogina rinno;yare le istituzioni oon la riforma amministrativa; la riforma elettorale ne è il ,perfezionamento indispensaibile... E' fin d'ora possibile sovrapporre alla organizzazione dipartimentale una organizzazione regionale, rag,gmppando i dipartimenti in ragione dell'-affinità dei loro interessi specia.Jmente nel campo econom~oo. Questa organizzazione regionale comprenderebbe assemblee che tratterebbero dei gr~ndi inteBiblioteca Gino Bianco

-17 - ressi ,della regione, faJCiliterebbe le semplifi,ca.zioni amministr.ati,vre ininLerrotfamenLe richieste e da·rebbe un JHJ 1 <}VO impulso alla vita sociale ». Di seconda mano, dal Colajanni, citavo uno studio del maggiore degli ec-onomistiborghesi d'oltràlpe, Pietro Leroy-Beaulieu, sulla riforma amministrativa. Tra .coloro che vogliono il ritorno alla regione so.'3tituendola ai dipartimenti e il govenn.o eh~ proponeva la sowap1 posizione della, regione ;ai sussistenti dipartimenti, il Leroy-Beauliieu ·vagheggia una ,soluzione media, · facendo, ,senvi.re a più d~partimenti gli ufficiaili (,prefetto, ecc.) ogigi attribuiti a ,ciascun di,partÌilllento. « La riforma a,mminislr.ativ,a.- egli scriveva - si propone un.o scopo più laJ1goche non sia quello delle economie. Decentra!fe; affrettare con questo mezro l'esecuzione dei lavori, la decisione degli affari di ogni specie che interessano le provincie e i comuni; dare ad ogni reg,iooe la pos,sihilità di adattare le i:5tituzioni aJle condizioni eoonomiclie e sociali e.ne le sono prop,rie; restituire l'atDecent-ramento P. e A. - 2. B u11u1~1.:1é:.1.,111Bu1an1.:o

-18tività alla vita ,provinciale; decongestionare la Franda: rì,costituendo. fuori di Parigi le forze di S'Vlilupp.ointelretiua:le, eoonOlffiico e· sodale: ecco ciò cui essa mira neHo stesso tempo ohe alla diminuzione delle spese ». Tutto questo è attagliato ,perfettamente all'Italia. Ma da :noi del decentramento, del · rimedio radicale ohe sarebbe la sa,1ute d'Italia, nessuno si oooupa dopo il Mario e il R'lllggeri &ullodati. Il Colajam.ni, è « vox clamantis in deserto ». In Italia toccare una sottoprefettura sarebbe sacrilegio. Le istituzioni poi sono saere. No.n dovremmo dar :ragione ad Alberto Mario nel vedere -ohe la Francia r~pub:blicana si avvia al decentràÌmento, mentre il principato italico, diffondendo il filtro di una sua illusione di democrazia, di ,progresso, di semisocialismo, è Tiiuscito a farlo espellere, il decentl'.amenliO, d.a tutti i .programmi più .sovversivi? Non do:vreimmo condudere col grande lendinarese che l'accentramento è una proprietà necessaria della monarchia come wno necessarie le proprietà delle fi,giure geometriche? Biblioteca Gino Bianco

19 - Così 6oncludeivo qu·el m10 artioolo, porgendo lietamente l'orecchio al richiamo che al dec®tramento veni,va da.Ila: Francia. Richiarnar,e l'Italia alle sue tradizioni, eman,cìparla dalla sudditanza spirituale dello str.a.- niero e specialmente della Francia, ridarle la iniziati•v.a, era stato il Lena,0eproposito, l'ainsia ,e il tormento di tanti ,grandi. spiri.ti italiani, del Mazzini, del Gioberti, del Guerrazzi, sdegnali tutti di vederla destinata a servir sempre vincitrice o vinta. ,Ma se è necessm·icoc,he per rinno;varsi anche in questa materia icfobba t',esempio venire d 'oltraap:e, sia pure. Da11a,Francia ,J.e è venuto l'ac.centramento soffocatore: forse ohe sia per giovare il vedere smessa ianche dalla Francia quBlla cappa di piombo. Quel mio articolo deslarva qual0he eco. Ubaldo Comandini lo i,ntegrnva, a oosì dire, col notare che a questa discussione I.a R<lgione andava <la qualclhe tempo ae,cennando. Ricordaiva un recente Congresso della demoB blioteca Gino B anco

- 20- •Crazia radicale cata,lana clle è autonomista, e per la Francia il Duhost ahe nel 1882 .proponeva i consigli ,cantonali; il Goblet, presidente del Consiglio, che nel· 1887 a.ffermav_a necessaria la trasfo:mnazione completai del- .rordinamenho amministrativo; il Dupuy, p,ure presidente dei mill!istri; •che nel 1894 accettava il mandato con ooi la Camera a grandissima maggioranza ~rwitruv:ail Governo a so,l,~oporre al Parr-lamen.to la riforma amministrativa; il Ribot, su,oceduto al Dupuy, che nel 1895 nominava una oommissiione pel ,decentramento; il Clemenceau me nel 1906 dichiarava che in ordine a una estensione di .attrilb111zionai ,poteri regionali sarà pre.parato i,l -riordinamento amministrativo; Aristide Briand su.ceitato. Ed ooc.o Faibio Lu,zz.atto, poichè il Comandini pareva portare la passione del decentramento fino alla autonomia legislativa delle reigio.ni, deprecare il federalismo richiamandosi aill'111nitarismoma,zziniano. Intervenne autorevolmente Roberto MirabeHi con un a:rticolo Unità e Federalismo,

-21comparso sulla Ragione del 26 settembre 1910. E.gilisfatava, anoo!I'a una •volta, la leggenda che i faiutori delle aufonomie legisla,. tive ed amministrati,ve, i propugnatori di una mutazione istituzionale nel .giacobinismo statuale del paese .vogliano ìfirunegare la più -preziosa .conquista deUa riVl()h.12.ionneostra, l ',unità della, ,patri.ai.•Citava il Mario., il Saffi, il Mazzini, il Cattaneo. Alberto Mario infatti neUa Lega della democrazia rese .compatibile il federalismo coll'unità, solo combattendo .gJi unitari a,c-centratori e in fondo cesa.rei. Per lui, tutti i repubblicani, , nea senso del:l'-unità girondina-, sono federalisti, rammentando che dal 1872 Gari·baldi si dichiarò federalista· palese. In · sostanza, il divario non ,corre se non su 1-a somma degli attributi legisl:a.tivi da riconoscersi aUe regioni. Donde {'.oncludiesV'a il Mirrubelli ohe il federalismo, che il Mazzini ·condann:aiv.a.o, ssia la federazione degli stati aiutonom~ ili.Onha niente a clie vedere col sistema ,politico del Cattaneo, come il giacobinismo statuale, flaB blioteca Gino Bianco

-22gellato dal Catlaneo, non era· l'unità di Giuseppe Mazzini. Siffatta polemica alla quale diede motivo il mio articolo, è stata altresì la occasione :remota della pubblicazione di queste pagine, intese a indaga:re e mostrare se le re- / .gioni ab<biano a.ltra e maggior ragione d'essere ,che quella dri .fare comparit,a _deoorat~va nel monumento al gran re, e se ne:l decentramento che noi reclamiamo siano ·ancora da temere col Giusti gli ottocento San Marini deJl'Jtal:ia,in pillole . • Biblioteca Gino Bianco

CAPO II. Un po' di diagnosi. La storia d'Italiai è, dii iben g-uardi, d'una suprema .bellezza, .per questo che ,presenta l'unità nella mf,lggiore varietà. Sa..re>bbestoltezza negare l'indi;vÌduaJità storica ed etnica dell'Italia, rispondente a .cooì ben defi.nita individualità fisica e naturale. L'unità della. patria è s-atta ad ogni italiano degno di questo nome, e quell'unico partito politico ohe l'impugna, q:ueillostesso non osa diichiararlo apertamente. Ma ,quale varietà di aspetti ;n,atura1 li, di suolo, ·di clima, di economia dalle Alpi alla . Sicilia! E quanta diversità di tradizioni, di costumi, di dialetti, piure rimanendo una la Biblioteca Gino Bianco

-24lingua ,colta e scritta e .la comune imp,ronta delle va.rie genti! Facie.,;rwn omnibus_ una, Nec diversa lamen, qualem decet esse sorormn. ,Conforme a questa condizione di cose è l'evoluzione debl'arte. Sovra ,uno sfondo comune, spiccano distinte e viventi di vita .propri.a le scuole ,nazionali. L'Italia non ha un teatro na,zionale: regionale è i:l teatro italiano .anche quando non è dialettale, e sempre quando non è... parigino,. Ciascun municipio italiaino vanta una sua storia particolare. Le ,grandi città 1'hanni0 gLoriosa. Venezia, Firenze, Milano, Genoiva e le regioni a cui ciasouna d'esse è capo ostentano loro vita e lo,ro .storia ohe onor.a:no quelle di mo:lti grrundi regni. A tanta varietà naturaie e morale oorrispon<le la varietà dei .bisogni e delle- aspirarazioi:ni. Chi s.a di quanto poca autonomia ,godano in Itali1 ru com'll!Ime provincia, comprende subito come sia impossibile ,più c:he difficile regolare lai irntiera vita nazionale <la Roma, e ciò con perfetta uniformità di legiBiblioteca Gino Bianco

-25slazione, adoperando la regola di Policleto rigida -e infiessifiile. non la. pl,umbeai :regola lesbia ,che fa,cilmente si adatta alla forma delle cose. Alla Chiesa che tenne questa nostra: palir-iadivisa, com.) dimootra il Machiavelli, siamo debitor~ di questo ,preg~udizio che per terrore @Ile aborrite divisioni ab'biamo soa.mbiata con l'unità lai unifoirmità. A Pietro e a Cesare. Se il legislatore italiano ponesse mente Al fondamento che natura pone, Seguendo lui, avria buona la gente. Cioè la goote italiana vivre:bbe conforme a natur.a, che è coodizione pe.r essere foli-ce. Invece la vita ita,liana tutta quant·ai in tutte le sue manifestazioni, è adugg.iatai da:ll'uniformità, è costrélta, dal .più rigido aocentramento. Ora c-Ollllea,vviene ,ohe contro il voto della ,natura e -contro le ,più elementari esigenze delle pQpolazioni, perduri questo sistema la cui trac:cia~ per dirla ancora con Dante, è B blioteca Gino B anca

-26 - fuor di sfrada? Avviené perohè ad onta della tanle volte proclamata e giurata inseparabililà del bene del re dal bene della patria, non corrisponde l'inleresse della nazione ·a quello del regime che essa ha .accettato. La uniformità e la centralità sono caratteri insiti intimamente e ·connatunati co.l nostro sistema politioo, che deriva dalla grazia di Dio prima. ohe daJla IV'OlonlàdeUa nazione. E' al favore e a pro di detto sistema ohe fiorisce l':a,coonlramento, mentre solo un g.o- • verno <li popolo non av.rebiheda temere di · un regg.imento c·he in giusta misura riconoscesse l'autonomia dei vari centri in ohe si dimana la vita d~llo Stato. Che se· l'~era del deputato è torta daLl'ufficio suo statutario d1 rappresentante della nazione per oonverti,rs.i in so.llecitatore presso il Governo di provvedimenti, implorati oome falvore, a prò dei bisogni locali; è ben questo iUil modo con cUli il goiverno nel sistenna nostro tiene a sè devoto buon numeTo di deputati. E' pe-r questa: rag.ione c:he i deputati me.ridionaE j,n massim~· patte sono Biblioteca Gino Bianco

-2igovernativi, e il oorpo elettorale vuole che gorvernalivi siano, ed essi si industriano di accaparrarsene i suffragi gareggiando di go- '-- vernalwilà. " QuesLecose non accadono nè in Svizzera, nè agli Sfati Unili, •nè in Inghilterra, che è una monar.chia ... fosulare. Il ministro Valpole era costretto a oomprare a contanti ciascun deputato: l'indipendenza degli interessi locali dal governo centraJe non gli permetteva la -conruzione decorosa del ,concedere per grazia alle provincie e ai oo,muni quanto loro spettere~be per giustizia. Pio S0h~neliti fotografò :una ,volta, col suo stile lucido e arguto, la .disoussione dei bilanci al:la Camera. Il ip.resi<lenteina.ugiur.a 'la di'soussione di uno qualsiasi dei rbilanci di Staio, e tiene in sel'bo la nota degli onorevoli che si sono inscritti 'per .parlare. Questi benemeriti delle istituzioni· parla~'tal'i sono lai loro posti sfogliando qua:lroheopuscolo a sta•ffi/Pae aB1bloteca Gino Bianco

-28spettando pazientemente il cenno presidenziale che h abiliti iai prorn.mziare il J)Teparalo discorso. II -turno viene raipidamente ,per d.aSCìuno. Gli airro.colidei lbilan,ci sfilano l'un dopo l'altro, in ordine serrato, e con essi i brevi discorsi. Un ministro siede, ascolta, sorride e prende note sopra fog,lietti di carta. Alla fine sorgerà per rispondere. Così si discutono e quindi si aipp:roJVanoquelli ohe sarebbero i .conti di cas-a, le ·distribu:zioni de~le -varie spese e le manifestazioni dei criiterji direttivi deHai politica nazionale. Per lo .più i deputati c;he sono inscritti per .parlare attendono prudentemente fuori della Camera. Alle sedurre assistono solo quei po- -chi che sono personalmente interessati alla discussione e i commissari del bi-lancio e il ministro d'obbligo, con qualche impiegato. Del resto anohe i giornalisti si ·annoiano e segnano distrattamente nei ,loro reso,conti : Camera fiacca, poca gente neltaula... Il loro pi•arere sarebfie che avvenissero dei tu- 'Imlti. Ma v'è qualclle. cosa che è aiiliChep-iù curioso dello spetta,oolo per sè stesso, ed è il Biblioteca Gino Bianco

- 29 - significato delle domande, o proteste, o sollecitaziòni che :i deputati riivoJgono al ministro responsabile. Ognuna di esse riguarda interessi quasi esdusivamente il'egionali, dei quali il ministro si o,ccup:a,per l'occasione in qua,nto è obbligato di rispond~; e la ri51POsLa è qwasi sempre tale che lascia l'onorevole sollecita,tore nella perfetta convinzione di aver parlato invano. Così il variato dial0tgo si risolve in una soher.magha-di frasi inutili. H rappresentante della nazi001e:r.aiccomandala .costm?Jione di un ponte o il s•ussidio per ,una scuola o la continuazione di una linea ferroviaria, perchè tale é l'impegno ohe egli ha coi suoi amici elettori; il ministro del regno si schermisce come ,può da-I promettere sussidii, scoole, ponti e ferrovie, p,ercliè il suo .ufifi.cio è appiunto di avvertire decorosamente l'ItaJ.1ache non ,ci sono denari clu~ b:astino per provvedere aHe sue ungenti nrecessità. Quei ,pochi che si ·possono spendere 'Servono a mantenere il ,prestigio deHa nostra forza armata, .aumentando tesercito, moltiplicando il naviglio da guerra. B.blioteca ~" 10 B1an"o

- 30In reaHà è tediosa 1a querula enumerazione dei piocoli (bi6ognj a cui dà prelesto la lettura dei bilanci; ma è anclle ridicola l'attesa in cui •vivono certe ,popolazioni· illudendosi e deludendosi, sdegnaindosj, protesta,ndo. e tornando a 51Perareogni anno, jn virtù delle infinite promesse ministeriali. E i deputali dell'ordine, ·-Ohe failllllO professione di abolire la politica teori,ca, 1Volendosolo uccu,parsi di questioni di pralioa ,utilità, hanno naturalmente rtutLoil vantaggio di ripetere il gioco -aU'infinito, salvo a rvotare sempre in favore del. igo,ve.rno. Il bozzetto dello Sc:hinet.tipiuttostochè wna des,crizione è un'ipotiposi. E non sol~anto nella· discussione dei bilanci, ma in quella delle iinterrogaq,ioni, delle inter,peManze, per gran parte delle sedute il parlamento è occupato non nel feCOindodiiba-Ltitodegli interessi_ nazionali, bensì nel trattare di questioni locali la cui soluzione dipende dal govenno. Così decade l'istituto parlamentare. Raramente suona 1a nota alta, e spesso risponde piuttosto a un nazionalismo di maniera ohe al vivo sentimento della patria. Biblioteca G 10 B1a

- 31Frattanto il mec,canismo d.ellostato cresce a disnlisura anche materialmente. Ciascun minister.o ha sempre più bisogno di occupa.re in Roma un ipalazzo immenso, dove la burocrazia si moltiplica all'infinito. I ministri, .i sotlose.greta,ri di stato sono assedi:a:Liconlin,ua.mente da postulanti, · da oommissioni, dai ra·p;pres'entanze. Sooo occupati eia una luce all'aHra. Si sobbarcano a una vitaocia .ohe.ne fa dei .candidati dell'esaurimento e dell'apoplessia. Il loro temp,o e le loro energie migliori (poniamo p1 ure che i governanti fosoor,o., quali v,o.levali il Mazzini, i migliori per senno e per virtù) sono, si ,può dire, sottratte ai grandi interessi della nazione. Ma fo istituto polirtico al quale servono,, v,ive di questo sa•cri,fiz.ioq,uotidiano. Saturno div,ora i suoi figli. E' accentrando a Roma tutta l'amministrazione dello Stato, da Roma facendo dipendere ogni palpito della vita na~ionale, ohe si ti!ene devoto il giregge dei rappresentanti .della nawne. E' così che il popolo italiano, emam.dpa.todallo stranie-

- 32r.o. è tenuto ]ontano daJla Jiib'ertà. U[l'assemhle-a nazionale ohe discuLe&sesoltanto i grandi interessi na~iona1i, la-sciando alle assemblee regi,onalil gli ~nreressi delle ìl"egioni ;e a.i comumi l'autonomia invocata dagli uomini ipiù temperati como N.i:oolòTommaseo, i,nizierefrbe il pO(f)Olod'Hail.ia a quel govern,o di sè stesso -che, solo, il farebbe maggi,orenne dinanzi alla .civiltà, ma cihe è diametralmente incompat~bò.le con la monar:0hia. lGiusep;pe Zan.a.rdelli, l'ultimo ministr-0 nella cui .anima vibrasse um'eco ,di quiel nooire idealismo c,he originò il patrio risorgimento, è scompall"so portando via seco per sempre l'illusione tacitiana di ,potere mantenere associati i due 'termini princiipatum ac liber.tatem. Col Za11arde.llisi è ~ento ogni soffio (ed era g.ià fiooo in lui, sottoscrittore d.i stati d'assedio) della idealità onde !:ai rivol.uziooe aveV'.aanimato an,c:he la m-0nar.ahia. S'Ulbentrarono completamente il ca,kolo, le trans.aZiioni, sino al ,oompromesso ool Vaticano che dal conte Genti1oni pirese l'•ultin10 sigiJlo. Biblioteca Gino Bianco

CAPO Hl. La tradizionerepubblicana. Ga.rlo Ca.Uamoo ie GiUiSeppe Ferrari, entrambi <l.isoepoli del• Romaioomosi, furono fe-. dera.listi. Carlo Catha,neo contempla.va ,come una ,cosa sola repubbLica e federazione, testimone la stor+.1. « Tulle le istituzioni in Italia - scriveva - hàinno ,da tremila anni -u,nà radi,ce di repuibibli-0a; le oorcme non vi ebbero mrui1igloria:. Roma~ !',Etruria, la, Magna Grecia, :la Le;ga di Pontida, Ve,neZJia, Gen,ova, Amalfi, Pisa, Firenze ebbero dal prin,c~pio repubblicano gloria e p-olenz.a.... Pare anzi -che, fuori di -coaesto modo òi governo, la nostra nazione non sappia oprare ,cose grandi. E Deoentr.amento P. e ·A. - 3. Biblioteca Gino Bianco

-:- 34 - che fece mai di glorioso, o anche solo. d.i viluperoso, il gran regno ,che incalenò ,otlo milioni d'anime nella bassa Haha? ». ScrivleViaancora: « Un Pa:rlumcnlio cenlra.le ed un goiverno ,uni,co non polrà mai occup:a.rsi ogni gio'.1'.'noo, gni ora, con affannosa sollecilud~ne, della Sarde.gna, della Lombardia, deUa Sicilia, .come se ne occupere;bbe un parlamento ed un governo sa·rdo, lombardo, sicifr3illo ». Il pensiero delle autonomie locali lo acoompagnawa m ogni occasione. Una minu~ zia. Nell'Archivio lriennale delle cose d'Italia così armotava una, r.o·Liziada Geno:va del 21 ma.rzo 1848 (n. 137) recante che, chiesto per poche ore- un tambu;ro per la quindicesima compagnia della guaTdia civiica, le fu neg.ato. aHegando ,che prima bisognava scrivere al ministro: « Ecco i danni delle fusioni e la necessità delle libertà locali e federalive, pe,r essere forti e pronti ». Alberto Mario - lo scrittore italianissimo che la gioventù italiiana tornerà a.cl ammirare appena sia gu:arit~ dalla presente reviBiblioteca Gino Bianco

- 35 - viscenza di lue cattolica che ha nome di nazionalismo e purchè rn.on rimbambisca nel futurismo, Al15erto Mario, il crilioo che distrusse una per una le fila <lella leggenda dinastica, i;l pen.satore e puhblicista. insuperato che all'ItaTia add~tò il segreto della sua vita e della soo, rovina - oome richiamò gli Italiani alla fonte del foro diritto pubblico e sostenne .ohe i plebjsciti stessi presuppongono la sovramità ,del popolo, che ogni altra sowanità ,è delegata, che la delegazione non può es.ser-a .perpetuità, così dimostrò con la storia e con l'esperienza che l'unità della patria dmev:a contemperarsi !nelle autonomie regionali ,per non ridursi ad anchilosi delle membra della mazione.. L'accentramento di tutti i '{)Oterinel governo, accentramento oosì contrario ai nostri, costumi nazionali, alla nostra storia, al nostro genio, a:Jletradizioni inostre, ai TuOslri climi, ai nostri bisogini, è stato dimostralo da Ahoerto Marjo essere proprietà essenzi-ale della monarchia, proprietà così connaturata alla, stessa come al triangolo le sue proprietà geometriche. B blioteca Gino Bianco

- 36Questo teorema delLa sua politica, J'immor tale di Lendinara .andò illustrando per mo.lii anni e sinchè ;visse, in cenlo pubbhcaziol)i, neLla Rvvista repubblicana e nella Lega det. la democrazia. Nella, Lega gliene pors.ero ka altro, oc,casione le grandi in,ondaziom d1e desolarono il Veneto. Tardi e press.ochè J\l'ani si mostrarono i p•rovvedimenli de governo allorn-0 a.i fiumi Sll'aripati; più vana ancoa:a. e inefficace apparve l'impreparazione del genio civile, fat/o appendi,ce delle prefellure, d~pendenle c~ecamenle da Rom.a Il Mario dimos~rò, <iol fatto, l'insipienza del governo e il niuno a.ccongJmenlo de' suo, ufficiali non solo; ma spiegò come, dato J'aocentmme.nl.o imsito al sistema, .non pol&. va essere di:versame!l1te. Solo dii recente in questa 1naler.ia si ebhc una. resipiscenza con 1-a Magistratura delle a.eque dislocala d1 Roma. Nel tema, ehe ci. ,ocoupa, 11011 v'è anli.nomia im,solubile fra il pensiero di Carlo Cattaneo e quello di, ,Giuseppe M:azzini. Biblioteca Gino Bianco

- 37 - Nello stesso Slaluto della Giovine Italia Jel 1831, .ohe rappresenta, il ipiù ortodosso incunaiboJ,o dell'unita italiana, si legge: < L'llalia -comprende le isole dichiarate italia,n~da:lla favella degli abitanti nativi, e desUnale ad entrare, con una organizzazione cunminislraliua speciale, nell'unità politica italiana ,,. :\1el 1858 Giuseppe Mazzini scriveva ripetendo conoetti spe~,so espressi: « Per Unità non intendiamo la lirannj1ca,unità nap-0lconica: noi •riconosciamo egualmente sacri in Italia du,c elcmenli, la X•azione e il Comune, 11:ucleoprimitiY'O.della civiillà nazionale, i,ndividualità politica fondafa, sulla natura delle cose, e culla delle gll()lJ'ieitaliane: l'autorità 'della [Y!'intad· e;rn armonizzare colla li- 'hertà del .-:ooon<l:o runilà politica non deve confondersi col concentramento amministrativo. TI nostro grido politico è Italia e Roma: Roma e Genova, Roma e Milano, Roma e Foligno, o qualunque altro comune, esprimono la nioslra teori~ •amministrativa n. Stral:eiamo ,una ,paig.inadi a umo scritto del B blioteca Gino B anco

.. -38-- Mazzini .pubblicato nel. 1861 sotto, il titolo; Dell'Unità Jtaliana: « Io vorrei ohe, trasf ormaite m sezioni e semplici .cir.oo-scrizioni tei:-ri-to·rialile tante él!l'- tifiòali diivisioni esistenti im oggi, non rimanessero ohe soie tre un:ità p,o,litico-ammini- •Strative : il. <Comune, unità pr.im~diale, la Nazi,one, fine e missione di .quanLe generaziolili vissero, vivono e vi1 vra1rno tra i -confini assegnaiti visibilment,e da Dio ad un Popolo, e la Regione, zona intermedia indispensabile tra la Nazione e il Comune, additata dai caratteri territoriali secondari, dai dialetti e dal preàomìnio delle atìitudini agricole, industriali o niariUime. L'Italia sarebbe •C'apaice di dodioi Regioni incirca, suddivise in Distretti. Ogni Regione .conter,.rebhe cento Comuni a un òip-resso, ciascuno de' quali non aV1re1Ybme eno di ventimila al:iilanli ... Le Autorità Regionali e quelle del Comune esdreb:bero dall'elezione. Un ,commissario ,del Governo risi,edereibbe nel Capoluogo della Regione. I Comuni accentrati alla Re- ~ione, noh ille aivrehbero hi60gno : i loro maBiblioteca Gino Bianco

- 39 - gìslrati supremi raip,presenLerebbero a un tempo la missione ,locale e quella della Nazione... N è pe!r quest,o scadrebbero le città .che :hanno ereditato dal passato una :v:ila di mel.rop<>lise.condaria. Las<:iando che la divisione in Hegiio111idarelbbe ad esse .importanza di Capoluoghi, io non ve<lo perchè le varie manifestazioni <lella vita Nazionale, oggi ac-cent.rate tutLe in una sola Metropofi, non si 1~ipa'I'Lireb:bero,oon uffioio simile a quello dei gangli nel, oorpo umano, tra quelle d,iverse città. Jon vedo perchè non si collocherebbe in una la sede della Magistratura suprema, in ,oo'allra l'Università Nazionale, .in una terza l'Ammiragliato e il Centro del na,vi,Jio Italiano, .iin una quarta l'Is~ituto Centrale dj Scienze e <l'Arli, e così via. Il Lelegrafo elellrioo sarebbe, in tempi nor.mali, vineolo d'unità sufficiente, e in Lernpi di ,guerra o peI'icoli gra•vj sarebbe focile l'aocentramento. A Roma basterebbe la Rappresentanza Nazionale, il sacro nome, e lo svolgersi provvidenziale rlall'alto de' suoi colli ·della sintesi clel4'Unilà morale -Europea. » A bhoteca Gino B anco

_:. 40--,- Di fronte a:1L'aiton1ismodella -Comune di Parigli Giuseppe Mazzini contna,pponeva questo suo .programma oo,munale : « Per .gloriose e care l•ra,dizioni storiche, per poLenli istinti di vita locale, e necessità <l~ equili'b,rio còa1 altne forze -attive .del paese e d'educazilOne pratica alle funzioni politiche, il Comune è saicro e segnatamente per noi. Bene ordin1ato, padrone del maneggio del:le cose che lo riguarr:dano fino al punto 1n cui inoominciano diritli altrui, emancipalo da ogni arbitrio d'autorità centrale o ctllre non uscite dall'elezione, diretto da un consiglio scelto dalla popolazi-one e le cui sedute .dovrebbero essere pu·bhli,che, il ,Comune deve a ,poco a poco diventare la scuola prirnaria del progresso, il Palladio della libertà del paese... Versate quanto più pofete della vita amministrativa nel Comune; ma serbale unità e f.orza a-na vita governativa; serbale all'autorità nazionale 1"ecluc-azione, la d:irezion,e di quanto ri,g-ua,rda il progresso morale, intelletLuale, eoo,nomioo <lell'Universal<ità dei ciLLa,din,i <l'llalia, l'or<linamcnl.o delBiblioteca Gino Bianco

41 - le armi 0he d,eivoillo,difendeire quel progrcssio. e qua.nlo ,concerne la nostra -vita internaz,io,naile ». Questo corso del pensiero del Mazzini do- .po il 186~ - così os..,~rva nell'Italia del Popolo del 7 .giugno 1901 A,r:canige:loGhisleri a Riccardo Luzzatlio c:he Lemeva di p" issare per a:ntiunitario .ad essere ,eonfoso ,eoi repubbhcani - Sipiega le parole pron uncia,te nel 1868 da,J Mazzi,ni q,uando, commosso per la ,r.isita fallagli da Ca.rio, Cattaneo in ·casa :\f alhan a, Lu,gano, d,ove si trovava ammalato, discorrendo deHe ,eose d'Ita1lia e alludendo alle i111Lemperanzedi afouni che aveva110 voluto a1ccentuare ,il Slllpposto ,di~idio tra le loro aspirazioni poliliohe, stringendo la mano al Catta,neo, presente Hertani, di-:se: Forse ci siamo fraintesi! Il -quale aneddoto a,equista pc! Ghisleri il ful,g-ore di unai sintesi quando si leggn no gli scritti de!Ja Jeiine Suisse -coi -quali il Mazzini contribuì al movimento della Svizze,ra \'el'so la sua costituzi,o:ne in stato federale, e .:;i connetta -con quanto scriveva Mauro Mar.- B blioteca Gino B anco

- 42ohi fino dal 1850: cc Non so lt'-0,varegran differenza fra le dottrine politiche dei due valentuomini, poichè Callaneo vuole la federazione cioè l'indipendenza dei municipii e delle regioni in modo però che non ne venga offesa l'unità nazionale ». Legigevamo anni addietro sulla Critica sociale: cc Gli stessi repubbli.cani e democratici hanno - salvo pochi studiosi lombardi - climenlicaLo i tesori scientifici e gli in egnamenti iecondi raccolti nelle opere di Callanoo e ,di Ferrari, e si sono perduti <liel,r-0al mistici mo inconcludente di Mazzini e di Saffi. Ma la nostra democrazia, a-ppena finirà di trastullarsi col dio. a eui non crede, e col [IO/JOlo, che non sa che cosa sia, appen.-ifìnirù di c-,<;ere.oonarega di sognatori p~r diventare partilo cl"azio,nee di go,rnrno, dovrà necessariamente risalire, scavalcando le formule mazziniane, alla dottrina positiva dei due eminenti discepoli èli Gian Domenico Romagmosi. » ,. Bibl oteca Gino Bianco

Il 4 ... - 43 - I A d~mostrare errato questo giudizio stanno i Ricordi e scritti di f1urelio Salfi. ton oonlengono cose maraviglio.-e. Au,reJio Saffi non è un genio; non è quello che il pt'esagio ,giQlvanileann,un<:iav,adel maestro suo Mazzini, pur coinvollo dal critico socia- ]isla nello stesso dispetto, « una stella di p1: - ma .grandezza. n Ma non so perchè l'ammirazione pel Cattaneo e ,pel Ferrari, di ammirazione degnissimi, dov,retbbeessere esclusiva. Equanime, n-0n unilaterale è stato invece il Ghisleri. compilatore .geniale <lel p,rezioso li·bretLo J profeti dell'idea repubblicana, dove le figure del Callanoo e del Ferrari, tanto a lui care, non oscurano le ·a.U,re. Presentare il Mazzini e la sua scuola, e iu modo speciale il Saffì, -come <lei vi ionari, che prescindono dalla realtà o le sorvolano, Ghe a<lallainoil mondo e 1a sLorj,aentro categorie preoon-0elte, è un'ingiustizia. Il positivismo del Romagnosi e l'idealismo mazziniano non costituiscono un'antilec:i così ùiarneLrale c:he non si pos::;a.no-raccogli-ere Biblioteca Gino Bianco •

- 44 - in ,una (sola visuaLe, ,chie la de,vozione per ruu10 ,importi necessa1riamente il disprezzo per l'a,llrò. Ci ,possiamo .compiacere ed esaltare nella lettui,a di Plat011e anche d•o,po aver ammi.ralo Aristotile . .\·w·clio Saffi sortì da natura uno spirito c.,oi::;tiemperato ed equilibralo, ohe lo facie- \~a, alieno dai qualsiasi esagerazione. Lo $i dovTebbe dire un moderato, se questa parola -non fosse stata abusala nel nostro vo;ea:boJ.ario p,olilico a significare tutt'altra cosa. Si vede nei volumi del Saffi come il senso prarti-co non sia in lui soverchiato da.Jl'idealismo .. Si vede che si ha <la fare non con un mic;li,co; ma e.on ,un intelletto luc~d-0ed aperto, atto a riflettere, d,ominamdole, tutte le impres.sion"i de.ll'<t~st-erno,- a; /cogliere le menome differeru.e fra lie CO$e, ciò che è poco prc01)rio di sog.natori, obe si ha da fare oon un osse1iv-atore scrupoloso <le,i fenomeni della società e della stori,a. Basti il proemio al volume decimo del Mazzini. I giovani .vi -pol~a.nno appremdere ,viemegl,io come il divario fra l'unita-rismn B1bliotec Gino Bianco

- 45 - - . · del· Mazzini e il f,e,der.ahsmo del Cattaneo e del l'vlario « non cade sul tema <legli s,com1:,arliimenti territoriali intermedii l~'a ,Com.une e Centro Nazi-0naJe- Mazziini ne rioono-· sceva con essi l'opporLuniità -. ma s'lll quesito <lell~ att-riibuzioni legislative ed amministrative dai assegnarsi partitamente a q,uesto ed a quelli ». Molti maralVi.glieranno leggendo cihe pel Saf,fi il problema « s-i risolve in fondo in una1questi,0111e di aid,atlamenti.parti,cola,ri dell<;l \JlOmne della l,e.g1islazionenaziona!le ai bisogni e a.J.leaUitudini delle singiole ipalti, ii ·e ,che ·Giuseppe ~fazzini ritepe~ \ a• indispensabili le r-egioni. E' ingiusto contra1piporre al Saffi e al Mazz.i.nicome spiriti ripugnanti il Cattaneo o il Ferrari, è inopportuno, mentre alla sal.ule clell'Ilalia è mesti~ri di qucl porro unum che e Saffi e CaLLan1eo e Mazz-ini e Ferrari voleva:no. Aurelio Saffi insiste nel fissare le idee del Mazziini sull'o·r<linamento interno del Paese: non solo per.eh è dimostrano non fondata la a.ceusa ch'eg.li fo~e fautore di forzata e tiB blioteca Gino ts an1.;u

ran:ni,ca ·umtà, e spi-anasse, c-0n Lal dottrina, la via ,dell'accenkamento regio; ma perchè tali idee, dice il Saffi, svolte <la maturi sludiii, possono essere guida a quel naturale e proprio assetto della vìla italiana, a cui la nazione a.spi,ra, e che gli unitari monarohi.ci impediscon-0, sostiLuend-0vi, a 'Pro della parte loro, la fatlizia compagine del loro Stato, e adulterando ,col loro empirismo politi,co, iJ pe,nsiero dell'esule genovese. Giuseppe Monta.nelli, repubblicano sebbene cattolico (oome il Tommaseo}, allorchè il Ming.betti mise fuori il sislema delle regioni, pub'blicò nella Nuova Europa, iLsuo trattato Dello ordinamento nazionale, ultimo suo lavoro e come a dire il suo testamento p0Utico1 ,C1he.gli a.miei ristampaoon-0 a Firenze <la:lla tipografia Garioakli inel 1862. Unitario per.ah.è ita.liano, :non ammettendo altra capitale che Roma, non vuole che J.a somma del govern-0 si concentri in un punt-0, che sia sacrificata all'u{[l.itàla libertà. Egli condanna l'ord.i,namento, capolavoro di Biblioteca Gino Bianco

- 47 - de.spoLismo, d1e su.1Je i-ovine delle ra.pp:resenLanze eleLtive ,creale dall'assemblea cosLiLuenLe,eresse nel 1800 Napoleone pl'imo col1SI01e,legittimo erede iìll questo del Robespierre e del Comitato <li sa.JuLepubblica : caipi e consigli municipali, oapi e ·consigli <liparLilflentali, Lulli cli scelta imperiale; il maire sotLoposto al prefetto; il prefello aJ minist·ro; il ministro all'imperaliore; insomma una geraTchia civile model.lata su:Ua gerarolùa dell'eser.cito. Di santo odio egli prosegue specialmente la poliziesca idea del prefetLo rubata alla· legge francese del 28 p-i-0voso dell'anno VIII. Per lui basta leggere la ooumerazione delle prerogative del prefetto, i111vootalodalla reazione -consolare francese, per ,conoscere come cotesto generico magiistrato, coCesto factotum, ,che si di-ce agente del potere ,centrale, mezzano fra il governo e la ,p·rovincia,, ,pro-curatoTe dell'azione amminis~rativa, provveditore di tutti i bisogni del servizio ·pubb.lico, pleni,potenzfario, istruttore, eccitatore, ispettore, wrvegliante, apprezzatore, sin<laoo, censore, •riformatore, tutore, oomandanif.e, intendente, .edile, giuB ;.;li_•, ..:caG o Bianco

- 48dk•e, renda impossibile ogni principio di 1Vera aut,o[lom.i,a amminislraliva ·provin.ci-ale. Ammira l 'Inghillerra., con le sue parro.ochie e le sue co:ntoo, dove l'uinilà ,politica si manifesta ta,nlo più poderosa quanto l'amministrazione v'è meno accentrata: vagheggia il comune veramente autonomo senza tute;la a suffragio uni1Ve-rsa,lea similitudine dell'America, fedele a,lla lradizio[le, itali,e.a la quale sc•rive nelle leggi .1eopoldine la rocogniz.ione ,clell'autonomie. amministra,tiiva1 del( comune to1 scano, resiste a:lle miòd-iaJi applicazioni del oonlralismo f1I'ancese, inalza a grado di russioma il principio che· soltanto• su fondamento di liibertà -comunale l'Italia possa f oodare ediifizio ,di civiltà. Non sapendù rassegna.rsi a un'Italia: franoese, il MontaneUi così c.onclu<le elo0quentement,e il suo libro: « E quale anima italiana ,polrehhe vedere senza umiliiazione la patria ·nostra in v.i,a di iniziative '1"01--esti-er,aquando d·a' suo-i fatti storici antecedenti h.a seglllato -una f.raccia, seg·uendo la quale diverrebbe novamente maestra d'ordin·amento alle nazioni? Come Biblioteca Gino Branco

- 49 - potremmo volere ntalia ridottai al regime di settanta o otta111tapr•efetti, e priva de' suoi più JViv,acifocola!I'id'incivilimento·, e non irragigiata nemmeno dallo splendore solare di una ,centiialilà, a modo di Parigi? « L'idea d'imprefettare l'Italia potè nascere alle falde del Mente Cenisio, ma• no[l sosterrebbe la discussione s·ulla •cima del Oanipidoglio. Roima non iscambiò mai l'unità coll'uniformità. Roma non può temere ohe alcuna deJ;le sue figlie succursali ooncepisca l'insano e 'Pa;rriciida disegino di segregall'si da:lla madre e daHa patria italiana. » Illusione dei nostri migliori! L'Italia, salita i:lCampidoglio in quel modo che ha cantato il ,Carduoci, è imprefettata più ,che mai. Anzi il prefetto è sempre più l'arco di volta del regime monaTohico, e noi che risvegli:amo l'eco dei nostci gTandi i quali volevano un'Itali,a ilaliana non bastardamente francese, · parliamo un linguagg.io che è inteso da pochi. Sulla ·cima del Oampi<loglio si contendono .il primato socialisti, nazionalisti e clericali. Deoontram♦n,to P. e A. - 4. 6 UIIVH.-uu Gino 81dnCv •

J CAPO IV. La tradizionemonarchica. La tra<lizi;onemonarohi<::a è naturalmente accentraLrjce. L'a,ocoolramein.lo è dell'essenza del polere regio, come il Mario ha. dimostr-ato in modo insuperalbile, soipratutl!Odel ,polere regiio q.uale pel'!Vennea noi d'origine francese. L'IngJhi:lterra, non aaenlratrice, è un reame d·el qu,ale vera regina è l'opinione pubblica, takhè il Co1aianni più volte si è sacramentato che se fosse inglese non .sentirebbe la necessità d'essere repubblicano. Delle vecchie utopie di fede.ra:Jismod,el Gioberti e <le}Bailibo,,Casa Savoia non si r.icordò più appena fu ifatla aecorta, che altro e miglior sogno le era dato .incarnare : regnare suLI'intforai:penisola a.alla vetta capitolina. Biblioteca Gino Bianco

- 51Dagli a1nti-c.histati si a;lla,rgiÒ ~ tutta la penisola l'a,acentramento, guarenti,gia di dominio pel monarcalo. Lo importaron-0 da1>. pertuUo, da'PperLullo ca.nceUando -0igni me- ;noma, traccia superstite di antiche ·autonomie, prefetti e S-OUoprefettì, spesso ignari del cosLume e della vita comunale e provinciale dei .paesi -ch'erano mandati a iniziÌare al nuovo viver ci!Vìle.Vi fu un tempo in cui Lutti, <lepUJbati ,e minisLri, meltevaino /ne~ loro iprogramma, quasi panaicea~ il <lecentrame1nto. Perfino il Sella ai suo,i elettori di Cossato. Poi a p-000p·er volta, come le istituzioni regie sì furono consolidate, di decentramento - p-ro111w&.-acd;o, accarezzare l'opinione, rn Larnlìdiscorsi di ministri e di 1'e - non si parlò più. Nuorti· pmblemi s:i inseguono spontaneamente, nuovi se ne lan,ciano ogni giorno, <leslid1ati a distrarre da quel1i ,c:he dovrebbero essere fondamentali .per la, vi.La•no·rmale della nazione. La sollecitudine ·per le -classi ,più numerose e p,iù povere fu sinora il pretesto per obliare i1 problema .cardinale dell'ordìn~- B blioteca Gino Branco

- 52 - mento nazionale a faivore di una ·-con·cessione di riforme, piuttosto picoole e monche, d'indole -cosiddetta so.ciale. Fu proclamatò sin sqp,ra i tetti che la questione e-conomica aveva uociso la questione politica. Ai repubb.lica.ni fu data la baia come a: sognatori. Il Mazzini venne in discreta estimazione, presso la gente ammodo, .come pensatore spiritualista e oome scrittore ed altresì qu·ale -patriota p•redi-ea.Loredi quell'unità che si concretò nella fondazione del regno; quanto a repu1bb-licano fu ·compatita a ,guisa di Talete da Mileto ohe per guardare le stelle cadeva nei fossi della via. Ora un nuovo pretesto si aggiull1Eeche fa trascurare la questione che noi osiamo rimette-re sul tappeto: vo1gere le nuove energie della pat<ria•,ridesta all'odore del silfio - il fiore portentoso ri,cuperato in Libia - ad essere potente d'arìni ed a:rmati pe-r incarnare in fa.ocia al mondo stu,pito i nuovi ideali del mazionalismo e dell'imperialismo. Soltanto 1~opravv.i•veil ricordo di a:kuni spiriti superiori <::be,pure nel campo monarBiblioteca Gino Bianco

- 53 - chico, non furono ciechi dinanzi alle vere necessità della patria, e la concepirono diversamente e più liberamente atteggiata che non catafratta nella opprimente armatura della centraJità napoleonica. Così Marco Mi'nghetti ricl()lnohbegh elementi regionali indelebili -dell'Italia, quel Marco MinghetLi, che, se no11a1mmetteva neologismi nella lingua <lella Crusca doveva poi dichia,r.arenel discorso di Legna;go del 1877 che -lo Statuto, al pa,ri delle altre leggi, può essere rifor.rnato secondo i tempi mutati e le -nuove vicende. Appena costituito il regno, nel marzo del 1861, presidente del Consiglio Cavour, il ministro -dell'interno Minghetti :presentava quat- . tro 1prQgeLtdi i legge che formavano insieme l'intero ordinamento amministrativo del regno soLLol'aspetto govern.ativo. I .prog,etti erano stati stesi dal Farini l'anno innanzi e presenLaii a1llacommissione cihe studiava un nuovo ord.i:namento amministrativo presso il Consiglio di Stato e della quale era presidente il Des Ambrois. Biblioteca Gino Bianco

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