Ernesto Buonaiuti - La Chiesa e il comunismo

ERNESTO BUONAIUTI i~ ~ LA CHIESA EIL COMUNISMO TRA DUE , ' GUERRE Il problema delle relazioni . diplomatiche fra Roma ~ Mosca ' ' B1bl!oteca Gmo Bianco

L•u.R.S.S. è oggi una potenza europea che incide sugli interessi più· gelosi della tradizione cattolica nell'Oriente europeo. Le d;./iiarazioni dottrinarie formulate da Roma circa il comunismo e le sue manif estazioni, succintamente segnalate da Ernesto Buonaiuti, hanno perciò un significato e una portata che investono la funzione stessa del papato nella riorganizzazione del .mondo che attualmente si prepara. Mai, come oggi, i diritti del cristianesjmo sono stati legati a rapidità di decisioni ed a un chiar<n•eggenteapprezzamento delle num.1esorti del mondo. * • Stamp_ato i11Italia VAL ENTI NO BO M PI AN I & C. Corso Porta Nuova, 18 - Milano Lung. Guicciardini, 17 - Firenze Via Regina. Elena, 47 • Roma Biblioteca Gino Bianco •

Gli eventi hanno assunto un rit1no così accele1·ato che questa succinta segnalatione dei pronunciamenti ecclesiastidt romani sul comunismo, a poca distanza di tempo dal momento in cui fu compilata, si trova ad apparire in pubblico mentre il problema delle relazioni diplomatiche tra Roma e Mosca è argomento· concreto di pitbbliche tliscussioni e forse di blandamente smentite trattative diplomatiche. La Federazione delle Repubbliche Sovietiche è oggi una potenza europea che incide in maniera indeclinabile (non diciamo in quale misura e per chi deprecabile) sugli inte1·essi 'Ei1't gelosi della tradizione cat.- tolica nell'oriente euro>peo. La questione dei confini o,·ientali della Polonia di domani non è soltanto una delicatissima questione internazionale: implica anche un sensibilissimo problema religioso. La Polonia è stata, si può dire, dalle origini, · il baluardo della romanità cattolica di fronte allo slavismo ortodosso. E la questione di Leopoli, l0 ha esplic·itq,mente riconosciuto Eden alla Camera tlei Comuni, prima che una questione etnico-}politica, è ima questione sostanzialmente religiosa. Ecco perchè le dichiarazioni dottrinarie formulate da Roma ci1·ca il comunismo 1 che oggi è in Russia un impo,·tante fatto e un ponderoso fattore politico, e le sue manifestazioni, dalla prima comparsa del manifesto comunista nel 1848, hanno 1·ivestitoimprovvisamente una signi1ficazione e una po,·tata che investono la funzione stessa internazionale del papato in questa 1·iorganizzazione del mondo che sta per avere a San F1·ancisco una sua p1·ima delineazione. Ragione di più pe,· seguire ·nella loro successione sto,·ica i documenti papali relativi al movimento e alla ideologia comunisti. Roma, 18 aprile 1945. • ERNESTO BUONAIUTI BibliotecaG no Bianco

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ALLE PRIME ORIGINI Il Cristianesimo,..è_nato comunista, e j.Jsomunismo è na~o cristiano. Si tratta, naturalmente, di intendersi però così sul significato deUa parola cristianesimo, come sul si~nifìcato della parola comunismo. Apriamo il \ibro degli Atti, ai Capi IV e V. Come si sa, il libro degli Atti degli Apostoli, ufficialmente compreso nel canone del Nuovo Testamento, è la deliziosa descrizione della edificante .vita de\la co• munità cristiana di Gerusalemme, nel primo venticinquennio della sua storia. Il libro è attribuito a Luca, medico e compagno di San Paolo, cui è parimenti attribuito il terzo Vangelo canonico, terzo dei cosidetti Sinottici. E l'opera ha tutto il sapore delle testimonianze colte direttamente .!:lui luoghi, con un singolare sentore di itinerari marinari, che ci fa spontaneamente, rievocare, in tutta la loro patetica drammaticità, i viaggi missionari di San Paolo. Orbene, cel.ebrando lo spirito di - solidarietà e di carità che avvivava la primitiva famiglia cristiana gerosolimitana, l'autore degli Atti ci dice letteralmente così : « La moltitudine dei credenti viveva di un cuore solo e di. un'anima sola. Nessuno di loro reputava proprio quel che possedeva. Ma tutto era comune fra loro ... Non c'erano poveri ne\la comunità. Chiunque possedesse campi o casa, vendeva tutto, per deporre ai piedi degli Apostoli la somma ricavatane. E tutto si divideva fra i aingoli secondo i bisogni di ciàscuno ». Che \a descrizione abbia al5 Biblioteca G•no Bianco ..

' quanto del romantico appare da quel che segue. Due coniugi, Anania e Saffira~ vendono il campo che possedevano. Ma non_ -ne portano· il ricavato completo agli. apostoli. Pietro ne li rimprovera. E fa seguire al rimprovero una sanzione· crudeXe. Uno dopo Valtro, Anania e Saffira son fulminati per aver nascosto parte della somma ricavata dalla vendita del loro campo .. Vien fatto naturale di dòmandarsi come mai questi due fedeli avevano ceduto aUa tentazione di tratt!')nersi un po' di denaro, visto che la vendita del campo e ~a con.segna del ricavato agli Apostoli dovevano essere un gesto spontaneo e cordiale. Perchè quella restrizione mentale e pecuniaria 1 L'autore degli Atti non ce lo dice. Prendiaimo atto ad ogni modo di questo inconter stabile fatto : i membri de~la prima comunit'à cristiana di Gerusalemme sentono di non poter ·vivere in altra forma che mettendo tutti i Xoro beni in comune. Si tratta, è vero, di credenti 'Sicuri dei\a prossima fine del mondo, per i quaXi quindi i vaXori dell'economia quotidiana hanno subito una svalutazione radicale. Mentre il comunismo odierno parte. da una sopravvalutazione esclusivistica dei beni econQl!,lici, il comunismo déi~ cristiani primitivi parte da una ca1pitale svalutàz10ne deibeni economici, in vista di una supervalorizzazione dei valori spirituali, assommati nena visione del Regno di Dio. Ecco il primo fondamentale tratto. differenziale tra il comunismo del cristianesimo primitivo e il comunismo attuale. Il secondo tratto differenziale connesso col primo consiste tutto neX~ontaneità con cui i cristiani primitivi offrono alXa comunità i loro beni materiaXi, per viverne in comune in una atmosfera di fraternità e di comunione spirituale. Una tendenza alla vita comunistica in questo senso la Chiesa se X'è portata sempre con sè attraverso tutti i secoli deXla soo storia. Gli ordini religiosi, che costituiscono una delle espressioni più grandiose e più alte de!Xatradizione cristiana in due millenni di storia, sono fondamentalmente aggregati umani che praticano la fraterna comunione dei beni materiali e l'amministrazione in comune della, quotidiana economia,. 6 B1blloteca Gino Bianco

• OOMUNJSMO ANTICO E MODERNO .. Cosa di ben diversa natura è il comunismo modernamente inteso. Ne fu data ia formulazione da Marx e da Engels nel famoso manifesto dettato nei gennaio 18_48. È stato chiamato ii « comunismo critico » in contrapposizione a ,Jiutte le altre forme di comunismo, vuoi romantico, vuoi mistico-reµgioso. Uscito in qualche modo dalia filosofia hegeliana, di cui materializzava i presupposti,. il comunismo marxista ha due fondamenta,i caposaldi : il materialismo storico e l'idea-forza della lotta di classe. A meno di un secolo dallà formulazio~e teoretica datane dal manifesto il comunismo aveva in Russia il suo primo grandioso e riuscito j;entativo di attuazione. Il 25 ottobre 1917, i bolsJ:Jevichi si impadronivano di Pietrogrado. A pochi giorni di distanza si installavano a Mosca. La storia del mondo assnmeva in qualche mo<;toun nuovo aspetto. La Chiesa doveva logicamente e indeclinabilmente pronunciarsi. · In reaità, si• era già pronunciata. Fin. dal~a sua prima Encicµca « Qui p~uribus », in data 9 novembre ,1846, Pi.o IX, Papa da meno che sei mesi, passando in rivista g~i errori dell'epoca e chiedend,o ai\ vescovi di dedicare ogni loro attività alla protezione de~~areligione cattoµca, faceva già un accenno alla propaganda comunistica. Dopo aver segnalato e definito, in maniera piuttosto disorganica, que~li d1e erano giudicati dalla Curia romana come « mostruosi e fraudolenti errori », con i quali « coloro che si occupano solo di cose mondane tentano accanitamente di assalire la divina autorità della Chiesa e le sue ~eggi e di calpestare i diritti tanto del potere sacro quanto di quello civiie », Pi!) IX si fermava sul comunismo. E ~o colpiva così : « Dottrina funesta ~ più che mai contraria al diritto naturale, una 7

volta ammessa ~a quale si abbatterebbero completamente i diritti, i patrimoni, le proprietà e persino la società umana ». A distanza di diciotto anni Pio IX divulgava la sua Enciclica « Quanta. Cura » e redigeva un novero di ottanta capi dottrinali ribadendone la condanna già pronunciata e sanziona-ta in precedenti atti, decreti, ed a\locuzioni pontificie. Nel novero figurano naturalmente g~i errori socialistici e comunistici, di cui si ricorda che sono già stati formalmente e solennemente riprovati e bollati nella Lettera Enciclica « Qui pluribus », del 9 novembre 1846 ; neWAUocuzione « Quib'.us quantisque » de~ 20 aprile 1849; nella Lettera Enciclica « Noscitis nobiscum » dell'8 dicembre 1849; nell'allocuzione « Singulari quadam » del 9 dicembre 1854 ; nella Lettera Apostolica « Quanto conficiamur moerore », del ·17 agosto 1863. In complesso, eravamo ancora aVo stadio dei pron_unciamenti negativi. Il comunismo era una dottrina nettamente materialistica e la Chiesa, depositaria di tutto que~lo che c'è di spiritualmente più a~to e di più delicato ne~la trasmissione della civiità mediterranea, non poteva non assumere e non confermare in tutti i modi ~a sua irriducibile opposizione. Il giorno però in cui il comunismo avesse avuto nel mondo una sua app~icazione concreta, l'atteggiamento della Curia avrebbe dovuto irrimediabilmente sentire il contraccolpo delle sue esigenze diplomatiche e delle sue istanze disciplinari. Come si sa, ie dottrine sociali ed economiche della Chiesa cattolica hanno avuto una esposizione classica e definitiva nella Enciclica « Rerum novarum >t sulla condizione degli operai, emanata da Leone.XIII il 15 maggio 1891. L'Enciclica è nettamente anticomunista. La proprietà privata·vnmeenergicamen-te riconosciuta come una esigenza insopprimibile della personalità umana. « Per la sterminata ricchezza dèl suo riconoscimento· che abbraccia, oltre il presente, ravvenire, per la sua libertà, l'uomo, sotto la legge eterna e ia provvidenza universa~e di Dio, è provvidenza a se stesso. Egli deve dunque poter eleggere i mezzi che giudica 8 " Biblioteca Gmo Bianco

più propri al mantenimento della sua vita, non solo pel momento che passa, ma pe~ tempo futuro. Ciò val quanto dire che oltre il dominio dei frutti che dà la terra, spetta all'uomo la proprietà della terra stessa, dal cui seno fecondo vede essergli somministrato il necessario ai suoi bisogni avvenire. Imperocc.hè i bisogni deU'uomo hanno, per dir cosi, una vicenda di · perpetui ritorni, sicchè, soddisfatti oggi, rina- ~" scono domani. Deve pertanto la, natura aver dato }M"" ~..;' ' all'uomo il diritto a beni stabili e perenni, propor- v 'iJ' n" zion,ati alla perennità del soc?9rso ond'egli abbi- ~" sogna: beni che può somministrarci solamente la ·\-i.,L· " terra. con la sua inesauribile fecondità». t-v tL Messo così in sa~vo ii principio invulnerabile •della giustizia natura~e della proprietà individuale, la Rerum novarum fa del suo meglio per far sentire alla proJ>rietà stessa 'la sua funzione. sociale, distinguenào preliminarmente l'uso legittimo dal possesso legittimQ. L'Enciclica si riporta alla dottrina di San Tommaso: « Naturale diritto per l'uomo è la· privata proprietà dei beni e l'esercitare questo diritto è specialmente nella vita socievole non pur lecito, ma assolutamente necessario - è lecito, dice San Tommaso - anzi necessario all'umana vita che l'uomo abbia la proprietà dei beni ». (II II Quaest. LXVI, 2). Ma se inoltre si domandi, quale debba essere l'uso di tali beni, la Chiesa, per bocca del sainto Dottore, non esita a rispondere che, per questo rispetto, l'uomo non deve avere i beni el!terni QQIDe pr_?prì, bensì c_omecomuni,· in__modo che f~cil!lJ.ente li comunichi nell'altrui necessità. Onde l'Apostolo dice : - Comandà ai' ~icéhi di questo secolo di dare e comunicare il proprio facilmente -. (Ila IIae Quaest., LXV, a. 2). Niuno al certo è tenuto a sovvenir gli altri di quello che è necessario a sè ed ai suoi ; anzi neppur di quello ·che è necessario alla convenienza, e al decoro del proprio stato ; - ·perchè niuno deve vivere in m·odo · non conveniente - (Ila Ilae Quaest. XXXII, a. 6). Ma soddisfatto alla necessità e alla convenienza, soccorrere col superfluo ai bisognosi è dovere: - Quel~o che sopravv:J,nza, date in elemosina - (Luc. XI, 41). Eccetto il caso di estrema necessità, non sono questi, è vero, 9 Biblioteca Gmo.Bianco •

obblighi di giustizia, ma di carità cristiana, il cui I adempimento non si può·certamente esigere per vie , giuridiche ; ma sopra le leggi e i giudizi degl,i uomini sta la legge e il giudizio di Cristo, il quale in- <mlca in moJti modi la pratica del donar generoso, ed_ insegna - essere cosa più beata il dare che il ~ . ricevere - (Act. XX, 35); e terrà per fatta o negata ~ u>.1 : a sè ia carità fatta o negata ai bisognosi : - Quanto ;t. 'f} f;tceste ad uno dei minimi di questi miei fratelli, v,j · 1.\.,. a me lo faceste - ( M atth. XX/V, 4'0). In conclusione., U"V:,t 4\f chiu11que ha ricevuto dalla munificenza di Dio copia j;L . maggiore di beni, sfa esteriori e corporali, sia spiri- • <" tuali, a questo fine li ha ricevuti, di servirsene al ~).i~\ perMzionamento proprio, e ne\ medesimo tempo come ,..~..t.,• .,ministro della divina provvidenza a vantaggio altrui : - Chi ba dunque ingegno, badi di non tacere : chi abbonda di roba, si guardi dall'esser, nell'esercrzio della misericordia, troppo duro d[ mano: chi ha un'arte da vivere, ne partecipi al prossimo l'uso e l'utilità - (S. Greg. Magno In Evang. Hom. IX, numero 7). • Ci si sarebbe potuti domandare in verità se, a risouzione del problema sociale che ha assunto nella modernità caratteri così nuovi e in pari tempo così urgenti, fosse tempestivo e praticamente utile riesumare ed invocare 'i principi sociologici di San Tommaso. La configurazione politica ed economica del Medioevo ha caratteri propri, inconfondibili. :J;;a tecnica moderna ha fatto del problenia sociale un problema per tanta parte nuovo e possiamo dire insospettabile per la mentalità medioevale. Basta pensare che per San Tommaso, come per tutta l'etica del Medioevo, non si concepisce neppure la liceità che si ricavi un reddito dal denaro a prestito, ) mentre tutta l'economia moderna è .proprio basata sul reddito inerte del capitale accumulato, per com- ' prendere di primo acchito che la sociologia escogitata dai maestri della Scolastica è funzionalmente inadattabile alla realtà dell'economia, odierna. Noi vediamo di fatto che la Rerum novarum, se potè suonare, al momento dell.a sua còmparsa 1 come una ricelebrazione spiritua.Imente edificativa dei motivi umanitari che hanno sempre idealmente guidato e 10 Biblioteca G no Bianco

avvivato le dottrine della Chìesa, non fu capace di incidere e'fficacemen.te sul corso- dei fatti e sullo sviluppo dei movimenti di sinistra nel mondo. La prima guerra europea doveva fatalmente acce- \erare l'avanzata di questi movimenti di sinistra, verso la realizzazione dei loro programmi. Non senza ragioni profonde poUtiche, militari, sociali e possiamo anche aggiungere morali _e religiose, questi movimenti di sinistra dovevano avere la loro esplosione vittoriosa nella Russia czaristica. La chiesa di Roma si trovava ora di fronte, non più a ri"vendicàzioni teoriéhe e a ideali astratti. Sui margini orienta~i della Europa il comunismo diventava una grande realtà politica e sociale, di fronte a cui· occorreva prendere posizione. Qua~e sarebbe stato lo sviluppo della Russia bolscevica? Mo!ti credettero che essa non avrebbe potuto resistere all'attacco delle armate bianche ; che ad ogni modo non si sarebbe potuta reggere su queUe basi comunistiche che erano state sempre universalmente riconosciute come inguaribilmente utopiche e inattuabi\i. Sta di fatto che attraverso evoluzioni, di cui si può facilmente comprendere la logica necessità, il comunismo russo era destinato a diventare una formidabile forza etnico-politica, con cui l'Europa, e non soltanto l'Europa, avrebbe dovuto fare i conti. 11 Biblioteca Grno Bianco

• PIO XI -E LA CONFERENZA DI GENOVA ,Ed ecco allora la necessità p~r Roma di pronunciarsi al riguardo. Il 6 febbraio del 1922 il Cardinale Achille Ratti, passato dalla Nunziatura in Polonia all'Arcivescovato di Milano, era innalzato al soglio pontificio, come successore di Benedetto XV. Prendeva il nome di Pio XI. Il primo gra~de avvenimento internazionale a cui egli si trovò di fronte fu, tra l'aprile e il maggio, la Conferenza di Genova per il riassetto economico europeo e mondiale. Ne era stata decisa la_convocazione a ·cannes, dalle cin_que Potenze alleate, le quali il 6 gennaio avevano divul gato un comunicato così concepito : « Le Potenze alleate, riunite in conferenza, sono unanimi nel ritenere che una conferenza di ordine economico-finanziario do:vrebbe essere convocata per il febbraio o agli inizi di marzo, a cui tutte ~e potenfe europee, Germania, Austria, Ungheria, Bulgaria e Russia comprese, dovrebbero essere invitate perchè inviino rappresentanti. Esse ritengono che una tale conferenza possa costituire una tappa urgente ed essenziale sulla via della ricostruzione economica dell'Europa cehtrale ed orientale, ed hanno la ferma opinione che i primi Min_istri di ciascuna nazione debbano, se possibile, assistere personalmente alla conferenza, affinchè le raccomandazioni e i suggerimenti che questa potrà formulare possano essere seguiti dall'azione più rapida ed efficace possibile». Si comprende come il mondo dovesse essere pienodi aspettativa e di fiducia in una conferenza di questo genere, alla quale, non solamente le cinque Potenze alleate invitavano gli stàti ex-nemici, ma a cui anche la Russia bolscevica doveva intervenire. Nella Segreteria di Stato c'era sempre il Cardinal Gasparri e l'atmosfera di Curia era ancora l'atmo- • sfera di Benedetto XV : atmosfera di fiducioso ot12 Biblioteca Gino Bianco

timismo e di larga elasticità. Ohi scrive queste righe ricorda ancora come, dinan'zi a questo intervento della Russia bolscevica alle discussioni internazionali e ai piani di ricostruzione economica mondiale, il Cardinal Gasparri, in una _conversazione improntata al più duttile spirito di oggettività e di chiaroveggenza, ebbe a dire che la Ohi,esa, in ~inea teoriça, non aveva nulla da opporre pregiudizialmente ad una organizzazione statale comunistica. La Chiesa, disse allora testualmente il Cardinale Gasparri, è completamente agnostica ed indifferente alle forme q.ell'ecQD,Wia. I suoi interessi spiritual(,. ~no al di là e al di sopra dei sistemi economici e possono essere tutelati in un qua~iasi clima politico e sociale. Essa chiede soltanto che le organiz>zazioni statali, di qualsiasi tipo, non frappongano ostacoli e non cerchino di insidiare il libero svo~imento della vita religiosa e sacyamentale, in che è il compito e il ministero della Chiesa. I/arcivescovo di Genova, Monsignor Signori, emanav;;1, il 2 aprile una pastorale al suo clero e al suo popoio con ia quale indiceva pubbliche preghiere per la felice riuscita della Conferenza. Evidentemente non l'aveva fatto senza il previo consenso della Cnria romana. E a pochi giorni di distanza del resto, il Pontefice indirizzava una sua Lettera al ' prelato, apprdvandone la Pastorale e constatando, con cristiano compiacimento, come fosse un gran fatto che per la prima volta, dopo il conflitto armato,. intorno al medesimo tavolo diplomatico, in piena uguaglianza di diritti e di dignità, si trovassero insieme vinti e vincitori. Pio XI formulava vivi voti perchè « sull'altare del comune benessere » i diversi Governi immolassero \e loro singole velleità e i loro preconcetti. Pto XI inoltre augurava che da tale scambio di idee J)'otessero scaturire propositi di mutua condiscendenza che permettessero ai vinti l'assolvimento dei propri impegni. In Segreteria di Stato- sembrava che si nutrissero così forti speranze su~la Conferenza di Genova, non solamente per il risanamento dell'atmosfera politica · internazionale europea, bensì anche per la possibile azione religiosa de!Ja Santa Sede in Russia, 13 Biblioteca Gino Bianco

che il 29 aprile, fra \a prima e la seconda seduta plenaria deUa Conferenza, Pio XI dava conferma del proprio atteggiamento fiducioso con una lettera al Cardinale Gasparri in cui, compiacendosi per la rimozione degli ostacoli al raggiungimento di un accordo a\la Conferenza medesima, proclamava che i\ buon esito dei Congresso avrebbe segnato una vera data storica per la civiltà cristiana. Evidentemente per dare maggiore risa\to e più vasta portata al proprio gesto, Pio XI faceva comunicare 'ufficialmente il testo della sua Lettera al Presidente della Conferenza, che era il Capo del Governo italiano onorevole Facta, e alle Deiegazioni di quei Stati, con i quali il Vaticano aveva rapporti diplomatici: · , In questa Lettera· al Cardinale Gasparri Pio XI aveva lasciato cadere una frase sulle condizioni delle popolazioni in "Russia e sulla 11ecessità di soccorrerle. E d'altra })arte, dando comunicazionè della sua Lettera ai de\egati alla Conferenza dei Paesi con i quali la Santa Sede era in rapporti dipiomatici, il Pontefice stesso enunciava i postulati che egli riteneva necessari alla tutela degli interessi religiosi in territorio bolscevico e di cui si riprometteva la pratica sanzione dalla stessa conferenza genovese. Ma a Genova ci fu qualcosa di più. Ad un pranzo ufficiale l'Arcivescovo di Genova scambiava il proprio menù con quello del Ministro degli Esteri russo Cicerin, fra lo stuporè dei presenti, cui doveva seguire l'impressione del gran pubblico. Era un.a cordiale presa di r.ontatto e non fu la sola. Due Monsignori della Segreteria di Stato, i monsignori Sincero e Pizzardo, furono mandati a Genova a tratt~re direttamente con i de\egati della Repubblica sovietica questjoni di natura religiosa. Il Vaticano si interpose a favore del Patriarca delia Chiesa ortodossa Russa Ticone e di altri ecclesiastici che erano stati sottoposti a Mosca ad un processo per imputazioni politiche. Anche all'indomani della Confe-. renza la S-anta Sede intervenne in questo sens9 direttamente presso Lenin. Non si può dire che i risuttati conseguiti rispondessero alla fiducia che la Conferenza genovese aveva 14 BibliotecaGino Bianco

suscitato e alimentato, non solamente ne-g\i organi supremi del Governo ecclesiastico, ma possiamo dire in tutto il mondo. Il bilancio del)a Conferenza fu quasi integralmente negativo. Cicerin, ad ogni modo, si mostrò non refrattario del tutto a\le richieste e alle sollecitazioni deg\i emissari de\\a Segreteria di Stato. Il Governo di Mosca acconsentì a che missionari cattolici entrassero in Russia, per portarvi i soccorsi raccolti dalla Santa Sede a favore deUe popolazioni colpite dal flagello de\la carestia. E il 24 \ugl_io una missione vaticana salpava da Bari. La guidava Monsignor Walsh. Quindici giorni prima, in data 10 luglio, Pio XI aveva divulgato una caritatevole Lettera apostolica, sollecitando da tutto il mondo contributi e soccorsi per la grande opera di assistenza umanitaria in Russia. In verità il Governo di Mosca non mantenne a lungo quell'atteggiamento di condiscendenza e di favore all'opera assistenziale de\ Pontefice che Oicerin aveva ostentato alla Conferenza di Genova. Se gli inizi dell'opera spiegata dalla Delegazione guidata da Monsignor Wa\sh furono sereni e propizi, ben presto le autorità russe cambiarono il loro contegno. Il Walsh, caduto in disgrazia, era costretto ad abbandonare la Russia. E i negoziati che egli aveva iniziato per una definizione del~e condizioni giuridico- _politiche cattoliche sul territorio bolscevico, rimasero senza approdo e senza risultato. 15 Bibtioteca Gmo Bianco

ROMA E MOSCA Il processo politico intentato a Mosca contro l'Arcivescovo cattolico di Moghilev, monsignor Cieplak, e éontro il suo coadiutore, monsignor Butchiewics, si conc,udeva il 2 6 marzo 192 3 con una condanna a morte. Il Ciep\ak aveva poi \a sua condanna commutata in dieci anni di 'Carcere e il Pontefice anzi giunse a ottenerne \a Uberazione, ma i\ Butchiewics era fucilato il 31 marzo. Ncll'allocuzione concistoriale, del 23 maggio· successivo, Pio XI parlavà con accorata tristezza deUa condizione fatta alla Chiesa cattolica in Russia. Il medesimo tono di accoramento tra.pelava dall'Enciclica del 12 novembre dedicata al Centenario di San Giosafat e dalla Allocuzione concistoria\e del 20 dicembre. L'atteggiamento del.la Santa Sede di · fronte al Governo comunista andava rapidamente cambiando. L'iniziale ottimismo fiducioso si avviava a diventare una diffidenza ostile e addo\orata. Nel maggio del 1924 i\ Cieplak veniva a Roma e poteva dàre ragguagli diretti e personalmente controllabiU sulle· condizioni fatte alla Chiesa cattolica dal Governo comunista. Le comunità religiose a~vano perduto i loro beni. Gli edifici di culto erano trasformati profanamente secondo il libito dei Sovieti \ocali. Vietato era qualsiasi insegnamento religioso. Pio XI non poteva non far sentire le sue rimostranze contristate. Nell'Allocuzione concistoriale del 18 dicembre 1924,, egli,. pur enunciando i\ suo proposito d{ continuare nella misura del possibile il soccorso al.l'inenarrabile sofferenza della popolazione russa colpita da\\a carestia, ritenéva opportuno ammonire che simile opera umanitaria non poteva esse~e interpretata come segno di favore e di condiscendenza per una forma di Governo, in nulla approvata, dalla Santa Sede. Pio XI, al con16 Biblioteca G,no Bianco

trario, rivolgeva fervidissime esortazioni a tutti gli uomini di stato perchè raccogliessero i loro sforzi onde scongiurare i funesti pericoli rappresentati dal dilagare del.I.eidee socialistiche e comunistiche. A questo fine Pio XI indirizzava le preghiere di tutto il mondo cattolico per il veniente anno giubilare. La crociata papale contro il comunismo cominciava. Il movimento dei senza-dio patrocinato e favorito • in Russià dal Governo bolscevico non poteva non destare in Vaticano le più serie preoccupazioni e la più recisa condanna. La Segreteria di Stato, cosi largamente disposta a trattative pur con i\ Governo bolscevico per \a rego\arizza~one dei rapporti fra vita politica e vita religiosa in Russia, constatata l'inutilità dei suoi sforzi, si accinse a contrapporre all'azione irreligiosa del bolscevismo un'azione illuminatrice e po\emica. Fra quelli che megl.io avevano secondato la tattica conciliatrice dell.a Sede Romana c'era stato Ul}- padre gesuita, il Padre Michele d'Herbign'y, un francese specialista in cose slave. Pio XI lo creò presidente del Pontificio Istituto per l'Oriente e lo consacrò vescovo. In un primo momento egli poteva, sempre sotto la figura giuridica dell'assistenza alle popolazioni russe colpite dalla carestia, compiere un viaggio nel territorio sovi~tico, giungendo a celebrare un pontificale nel\a , chiesa dj San Luigi a M:osca. Ora, iniziatasi la campagna di reazione al movimento dei Senza-Dio, il d'Herbigny iniziava una serie . di pubblicazioni destinate a far conoscere all'opinione occidentale le reali condizioni religiose dell'U. R. S. S. Fra queste opere, la più nutrita e documentata è quella pubblic~ta dal d'Herbigny nel 1930 La guerre antireligieùse en Russie soviétique (Paris, 1930). Proprio nel medesimo torno di tempo in cui il d'Herbigny pubblicava questo libro e precisamente il 2 febbraio del 1930_,Pio XI indirizzava al Cardinal Vicario di Roma, Pompiµ, una Lettera vivace e serrata contro l'azione antireligiosa del Governo russo. Si era nel periodo in cui, vinta l'opposizione di destra e di sinistra e proclamato che la Nep era terminata, Stalin accentuava la sua politjca antireligiosa. E il Pontefice, dopo aver ricordato le sue iniziative alla 17 2 Biblioteca G no Bianco

Conferenza di Genova, l'azione da lui spiegata in pro del Patriarca Ticone e degli affamati russi, denunciava la crudele reazione antireligiosa nella Rus,sia dei Sovieti e gli indegni · carnevali a dileggio deUe cose religiose, sfacciatamente organiz'zati dalle autorità bolsceviche. Quasi a riparazione di questi attentati sacrileghi il Pontefice annunciava che per il prossimo giorno di San Giuseppe~ 19 marzo, avrebbe celebrato una Messa espiatrice sul sepolcro di San Pietro. Tutto il mondo cristiano avrebbe dovuto unirsi a lui nella _preghiera supplice e riparatrice. Il 6 aprile, quasi a dar forma organica e maggiormente redditizia a tutto il lavoro di propaganda da contrapporre alla politica antireligiosa di Mosca, Pio XI istituiva con motu proprio, in forma di sezione autonoma, una sezione della Congregazidne per la Chiesa orientale, perehè si occupasse unicamente ed evprof esso della Rusi:;ia. La Presidenza ne fu affidata al d'Herbigny. Per un q~nquennio il d'Herbign, y fece di questq suo dicastero una vera e propria fucina di lavoro diplomatico e culturale antirusso: Nel marzo del 193.5 bruscamente l'autonomia della Commissione per la Russia fu annullata, La Commissione fu aggregata alla Congregazione degli affari ecclesiastici straordinari. Il d'Herbigny fu allontanato dal suo posto e anche da Rbma. Non si parlò più di lui. Egli andò a chiudere i suoi giorni oscura.mente in Francia. Si s~ppe a Roma che il Governo bolscevico era riuscito a mettere al suo fianco un suo fiduciario, un ex-prete belga vissuto molti anni in Russia e :Q_assatoal comunismo. Si vociferò anzi negli ambienti romani cl;J.e-questo emissario moscovita avesse giuocato qualche grosso tiro, non soltanto al d'Herbigny. 18 Biblioteca Gino Bianco

LA COMMEMORAZIO~E DELLA« RERUM NOVARUM » Fratta:nto Roma aveva avuto modo e forse aveva sentito la necessità di lasciare di fronte alla Russia la politica degli armeggi diplomatfoi e degU approcci politici, per tornare alle sue proclamazioni teoretiche anticomunist• Nel 1931 era éaduto il quarantennio dalla divulgazione della Rerum novarum. Era una data che meritava di essere commemorata e Pio XI la commemorava con la Enciclica «Quadragesimo Anno ». - Non si potrebbe dire che l'EncicUca, per ampiezza di respiro, per larghezza di visuali, per consapevolezza dei problemi sociali presenti, fosse all'al-. tezza della Enciclica di cui voleva istituire in qualche modo la celebrazione solenne. Il documento tradiva una certa preoccupazione che le dottrine formulate nella Rerum nova-rum, che pur non. avevano nulla di rivoluzionario, avessero potuto o potessero ancora destare in qualche spirito timorato apprensione e diciamo pure la _paroJ_ache il Pontefice stesso del resto vi adoperava, un certo sentore di scandalo. Vi diceva infatti il Pontefice : « La · dottrina di Leone XIII, così nobile, così profonda e co~ì inaudita al mondo, non poteva non produrre anche in alcuni cattolici una certa impressione di sgomento, anzi di molestia e per taluno :=mche di scandalo. Essa infat_ti affrontava coraggiosamente gli idoU del liberalismo e li rovesciava, non teneva in nessun conto pregiudizi inveterati ; preveniva i tempi ogni oltre aspettazione ; onde che i troppo 1 tenaci dell'antico disdegnavano questa nuova filosofia sociale e i pusillanimi paventa van.o di ascendere a tanta altezza ; taluno anche vi fu, che pure ammirando questa luce, la riputava come un ideale chimerico di perfezione più desiderabile che attuabile. Per queste ragioni - continuava Pio XI - mentre con tanto ardore da tutto il mondo: e spe19 Biblioteca Gtno Bianco

cialmente dag~i operai cattol,ici, che da ogni parte convengono in quest'alma città (Roma naturalmente) si va solennemente celebrando la commemorazione de~ quarantesimo anniversario dell'Enciclica Rerum Novarum, stimiamo opportuno di servirci di questa ricorrenza, per ricordare i grandi beni che da quella Encicl,ica ridondavano a]).aChiesa, anzi a tutta l'umana società ; per rivendicare la dottrina di tanto Maestro sulla questione sociale ed economica contro alcuni dubbi sorti in tempi recenti e per svolger~a con maggior ampiezza in questo o in quel punto ; e infine, dopo unà'ttccurata disamina della economia moderna e del socialismo, per discoprire la radice del presente disagio sociale, ed insieme additare la sola via di una salutare restaurazione, cioè la cristiana riforma dei costumi ». Nessuna meravig~ia che, daWa~to della sede pontificale romana, si insistesse così, ancora una volta, · sulla necessità di mandare innanzi ad una qualsiasi riforma sociale la riforma morale e il rinnovamento deUa spiritualità cristiana. Ma perchè questi reiterati moniti alla restaurazione di costumi rimanevano- praticamente senza effetto, 1 Perchè la Chiesa si rivelava così ancora a quarant'anni di distanza costretta a ripetere, pressochè con ~e stesse formule, quanto era stato detto d~lla Rerum novarum, menI tre il mondo aveva continuato a fare tanto cammino 1 nella direttiva dei movimenti sociali tutti avvivati · da spirito ~aico, anzi diciamo meglio, da spirito netI tamente antireUgioso e anti6ristiano 1 La rivoluzione comunista, è vero, aveva trovato il terreno adatto in un paese tradizionalmente ostile a Roma come la Russia, ereditante da. secoli la vecchia riva~ità di. Bisanzio contro la Sede del primato latino di san Pietro. Ma movimenti comunistici si profilavano sempre più invadenti e aggressivi nei paesi c~assici del cristianesimo occidentale, e in Germania, a quarant'anni di distanza dalla Rerum novarum, il,_:eartito_de~ Centro, che_.exar-stato· sempre animato d~ arditQ. progJ!a-ntma.......c~ciale, - sfa va per essere sommerso dal nazionalsocia~ismo. È questa un'osservazione che si potrebbe probabilmente ripetere anche per altri aspetti dell'attività dottri20 Biblioteca Gino Bianco

nale e pedagogica del magistero cattolico. I princìpi soiennemente affermati dalla Sede romana nei suoi pubblici documenti e nelle manifestazioni ufficiaU dei sno magistero risuonano come enunciazioni indiscutibili di un patrimonio _dogmatico ~ si è mantenuto inalterato neC secoli. Il pubblico ecumenico ne riconoscelà '"impeccabile validità astratta e la perfetta coerenza al patrimonio tradizionaie dell'ortodossia cattolica. Ma in concreto il mondo sem~- bra procedere per le sue vie con una logica che si direbbe si sottragga ostin~tamente ai1a presa e all'efficacia del magistero medesimo. Non è in questa soluzione di continuità e in questa mancanza di I contatti tra l'insegnamento canonizzato dell'ortodossia romana e il corso fatale dell'evoluzione storico-sociale, una delle ragioni più profonde del disagio attraverso cui il mondo sembra essersi avviato ad una delle sue più preoccupanti crisi che da secoli e secoli si siano nl.ai registrate 1 • L?Enciclica Quadragesimo .Anno, riecheggiando la Rerum novarum, stimolava i Governi a favorire e a praticare, neJ1a più· vasta misura possibile, una politica sociale, mercè cui f9ssero tutelate le legittime esigenze della classe operaia nei contratti di iavoro, neila pubblj.ca assistenza, nel miglioramento sempre più avanzato delle condizioni igieniche e morali del popolo. Esagerava un po' probabilmente l'Enciclica nel definire la Rerum novarum come « la magna charta » sulla quaie doveva posare tutta l'attività cristiana nel campo sociale, come sul proprio fondamento. Ed era forse eccessivamente dura ed aspra nel boUare « coloro che mostrano di fare poco conto di quelia Enciclica e della sua commemorazione» con parole partico\armente severe. Diceva infatti che costoro cc o bestemmiano quel che non sanno, o non capiscono quello di cui hanno solo una superficiale cognizione, o se lo capiscono meritano di essere solennemente tacciati di ingiustizia e di ingratitudine». La storia, tutta la storia delle agitazioni sociali degli ultimi decenni non era lì a dimostrare che fra le teorie della Rerum novarum e la pratica della vita internazionale correva un divario incolmabile 1 21 Biblioteca Gino Bianco

IL CONCETTO CRISTIANO DELLA PROPRIETÀ Comunque, la Quadragesimo anno tornava a ribadire l'inviolabile inattaccabilità deUa proprietà privata, pure mettendone in risalto la funzione sociale. « Voi conoscete, ammoniva Pio XI, rivo\gendosi ai vescovi di tutto i\ mondo, come il nostro predecessore di felice memoria abbia difeso gagliardamente il didtto di proprietà contro gli errori dei socialisti del suo tempo, dimostrando che l'abolizione della proprietà privata tornerebbe, non a vantaggio, ma ad estrema rovina della classe operaia. E poichè vi ha di quelli che con la più ingiuriosa deUe calunnie accusano il sommo Pontefice--e la Dhiesa stessa quasi abbia preso o prenda ancora le parti dei ricchi contro i proietari, e poichè tra i cattoµci stessi si riscontrano dissem;i intorno alla vera e schietta sentenza leoniana, ci sembra bene ribattere ogni calunnia contro quella dottrina, che è la cattolica, su questo argòmento, e difenderla da false interpretazioni ». Questa difesa si riduceva in sostanza a insistere sulla funzione sociale. della proprietà, sulla necessità che le condizioni degli ,operai fossero tutelate dal capitale, sicchè · il salario fosse conguagliato a quelle nooessità di vita che solo consentono ad un aggregato familiare p necessario al sostentamento, all'educazione, al dignitoso viver() morale. Un certo idilliaco ottimismo sembrava ispirare al riguardo l'Enciclica pontificia. Scriveva Pio XI nella sua Enciclica : « La quantità del salario deve contemperarsi col pubblico bene economico. Giova a questa prosperità o bene comune che gli operai mettano da parte la porzione di salario, che loro 'Sopravanza alle spese necessarie, per giungere a poco a poco ad un modesto patrimonio; ma non è da trasandare un altro punto di importan·za forse non minore e ai nostri tempi affatto necessario, che cioè a coloro 22 Biblioteca G no Bianco

. . i .qua,i e possono e vogµono lavorare, si dia opportunità di ,avorare. E questo non poco dipende da~la determinazione del salario ; la quale, come può giovare là dove è mantenuta tra giusti µmiti, così alla sua volta può nuocere se ~i eccede. Chi non sa infatti che ~a troppa tenuità e la soverchia altezza dei salari è stata la cagione per la quale gµ operai non potessero aver lavoro, Il quale inconveniente, riscontratosi specia~mente nei tempi de~ Nostro Pontificato in danno di mo~ti, ge~tò gµ operai nella miseria e nelle tentazioni, mandò in ruina ,a prosperità delle città e mise in pericolo ~a pace e ~ tranquillità di tutto il mondo.~ contrario dunque al\a giustizia sociale che per badare a~ proprio vantaggio senza aver riguardo al ·bene comune, i~sa~ario degli operai venga troppo abbassato o troppo innalzato ; e ~a medesima giustizia richiede che, nel consenso delle menti e de~le volontà, per quanto è possibne, il sa~ario venga temperato in maniera che a. quanti più possibile sia dato di prastare l'opera loro e percepirne i frutti convenienti per il sostentamento della vita ». 23 Biblioteca Gino Bianco

• IL MATERIALISMO STORICO /" Preoccupata soprattutto di battere in breccia la concezione material,istica deUa storia e \a visuale deUa implacabi\e \otta di classe, _risolubil_e..§.O\tanto m~~cè \a dittat.ura_gtl_p_roljltariato, l'Encicl,ica insisteva, con tutto:- i' possibi,e ca,ore, su\la necessità- •di un'azione pubblica e stata,e che favorisse rartmonia delle c,assi e la soµ.darietà tra capita,e e \a- 'fvoro: « Questa deve essere \a prima mira, questo \o scopo e dello Stato e dei migliori cittadini : mettere fine al.le competizioni deUe due classi opposte, risvegliare e. promuovere una cordia\e cooperazione deUe varie professioni dei cittadini ... Quantunque ii iavoro, come spiega egregiamente H Nostro Predecessore nel\a Sua Encicµ.ca non sia una vile mercer anzi 'vi si debba· riconoscere \a dignità 'umana delfoperaio e quindi non sia da mercanteggiare come una merce qua\siasi, tuttavia, come stanno ora \e cose, nel mercato de\ \avoro rofferta ~ la domanda divide gli uomini in due schiere ; e la disunione che ne segue trasforma. il mercato come in un campo di lotta, ove \e due parti si combattono .accanitamente. E a questo grave disordine, che porta al ~ • 01 \, precipizio l'intera società, ognuno vede quanto sia ~ necessario portare rimedio. Ma la guarigion_e .per- «-- v ·fetta si potrà ottenere aUora soltanto, quando, tolta l "'- ~ di mezzo una ta\e \otta, \e membra de\ corpo socia\e / si trovino bene assestate, e costituiscano le varie professioni, a cui ciascuno dei cittadini aderisca,. non secondo ru:fficio che ha nel mercato del lavoro, ma secondo le diverse parti sociali che i singoli esercitano ». Tutto questo può apparire piuttosto astratto e teoretiço. Quando l'Enciclica Quadrq,gesimo anno era mandata per i\ mondo, i\ 15 maggio del 193!1..r i\ comunismo, da quindici anni, •on era più 1;1na. 24 I Biblioteca Gino Bianco

utopia irreale e un bando iungi daUa sua attuazione : era ai contrario un regime concreto che si era instaurato in un immenso territorio, come queUo sovietico, che aveva avuto ragione di tutti i movimenti inscènati e patrocinati per abbatterio, che andava diramando per tutto i tentacoli della sua sottiie penetrazione e deUa sua formidabile propaganda. La Santa Sede prendeva nettamente posizione. E lo faceva in vari mod{. · In uno dei documenti pubblici più iargamente commentati nel mondo, la Federazione delle repubbliche socialistiche sovietiche aveva fatto proprio il motto di San Paolo nella Lettera ai Tessalonicesi : « Chi non vuole iavorare non mangi n. Pio XI trova la app~cazione dei motto indebita e abusiva. Egli spiega nell'Enciclica : « Fuori di argomento e bene a torto applicano alcuni le parole deU'Apostolo - Chi non vuoie iavorare non mangi - perchè la sentenza deWApostolo è proferita, contro queili che si astengono dal lavoro, quando potrebbero e dovrebbero ,avorare e ammonisce a usare alacremente dei tempo e delle forze del corpo e dell'anima, nè aggravare gli altri, quando da noi stessi ci possiamo provvedere ; ma non insegna punto che il Javoro sia l'unico titolo per ricevere vitto e proventi n. _ In verità si potrebbe sussumere qul:lilcosa. È. vero che nella fattispecie San Paolo ha di mira .quei cotali fedeli· di Tessalonica c}J.e, prendendo troppo materialmente aUa lettera l'insegnamento deJr Apostolo sulla imminenza dell_'avvento del Regno di Dio, si erano abbandonati ad un o·zio indolente ed infingardo. Ma è pur vero che il suo aforisma sembra trascendere le circostanze peculiari che gliene hanno suggerito l'enunciazione ed assumere il valore di una vera massima universalmente normativa per, tutti e sempre. Ad ogni modo non è su que::;to punto particolare che si arresta ia polemica anticomunista delia Enciclica Quadragesimo anno. Da un capo all'altro del documento il Pontefice Pio XI si dimostra costantemente_ preoccupato della minaccia incombente ·su tutto il mondo a causa della propaganda favorita da Mosca. Egli dice di aver voluto con tanta. solennità rievocare e ribadire i principi 25 Biblioteca Gmo-Bianco

deUa Rerum N ovarum proprio perchè, cc se ora non si prende finalmente a metterli in esecuzione senza indugio e con ogni rigore, niuno po~rebbe ripromettersi possibi\e un'efficace difesa dell'ordine pubblico e della tranquil\ità sociale contro i seminatori di novità sovversive n. Queste novità sovversive Pio XI le bolla energicamente, più energicamente si direbbe di .tutti i suoi predecessori. Pio· XI mette in un fascio comunismo e socialismo e li dichiara entrambi i minacciosi pericoli dell'ora: cc Il comunismo, è scritto nel\a Quadragesimo anno, insegna e persegue due punti, nè già { per vie occulte o per rigiri, ·ma al\a \uce aperta e con tutti i mezzi, anche più violenti: una lotta di c\asse la più accanita e rabolizione assoluta della proprietà privatl!:, E nel perseguire i due intenti non v'ha cosa che esso· non ardisca, niente che rispetti-; e dove si è impadronjto del potere, si dimostra tanto crudele e selvaggio, ·che sembrà cosa incredibile e mostruosa. Di che sono prova le stragi spaventose e le rovine ch'esso ha accumulato sop1·a vastissimi paesi dell'Europa orientale e de\l'.A.sià. Quanto poi sia nemico dichiarato della santa Chiesa, e di Dio stesso, è cos~ purtroppo dimostrata e a tutti notissima. Non crediamo perciò necessariQ.. premunire i figli buoni e fedeli della Chiesa contro la natura empia e ingiusta- de\ comunismo, ma non possiamo tuttavia, senza un profondo do\ore, vedere rmcuria e l'indifferenza di coloro clÌe mostrano di non dar peso ai pericoli Ìmminenti, e con una passiva fiacchezza lasciano che si propaghino per ogni parte quegli errori, da cui sarà condotta a morte \a società tutta intiera, con le stragi e la violenza. Ma soprattutto meritano di essere condannati coloro che trascurano di sopprimere o trasformare quelle condizioni di cose, che esasperano gli animi dei popoli e preparano con ciò \a via alla rivoluzione e alla Tovina della società ... Più moderato è l'altro partito che ha conservato il nome di socialismo ; giacchè non solo professa di rigettare il ricorso alla violenza, ma se non ripudia la lotta di classe e l'abolizione della proprietà privata, la mitiga ,almeno con attenuazioni e tempera26 Biblioteca Gmo Bianco

menti. Si direbbe quindi, che, spaventato dei suoi principi e delle conseguenze che ne trae il comunismo, il socialismo si pieghi e in qualche modo si avvicini a quelJe verità- che la tradizione cristiana ha,. semm:,l},&oJeifflemente insegnato ; poich~ non si può negare che le sue riveiialcazioni si accostino talvolta, e mo\to, da vicino, a quelle che propongono a ragione i rifor!llatori cristiani deUa società ». Pur rilasciando al sociaUsmo questo certificato di minore capacità attossicatrice, \a Enciclica non concedeva per questo ai socialismo medesimo un lasciapass_are perchè potesse essergli riconosciuto il diritto di cittadin'.'anza nell'ambito deUa tradizione e della vita cristiane. A pochi periodi di distanza, dopo avere così riconosciuto una ce!ta divergenza fra socialismo e comunismo, l'Enciclica infatti ribadiva uguaimente ii suo verdetto di ostracismo : « Che se il socia~ismo; come tutti gµ errori, ammette pure qualche parte di vero (ii che del resto non fu mai negato dai Sommi Pontefici), esso tuttavia si fonda. in una dottrina della società umana, tutta sua propria e discordante dal vero cristianesimo. Socialismo reµgioso e socialismo cristiano sono dunque termini contraddittori : nessuno può essere buon cattolico ad un tempo e vero socialista ». ... E perchè il verdetto di ostracismo potesse apparire più cogente, la Enciclica lo accompagnava con una formale minaccia. « È nostro dovere pastorale, diceva Pio XI, mettere in guardia da\ danno gravissimo imminente e ricordare che del socialismo è padre bensì il liberalismo, ma l'erede è e sarà il bolscevismo )). 27 Biblioteca Gmo Bianco

- CONTRO IL cc COMUNISM.Q ATEO » Quanto la minarccia bolscevica fosse assillante negli ambienti supremi del magistero cattoUco romano, lo si potè vedere del resto a pochi anni di distanza, quando il 19 marzo del 1937, giorno festivo di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale, il medesimo Pio XI divulgava una solenne ampia Enciclica, dalle parole iniziali cc Divini Redemptoris Promissio », tutta diretta oontro il cc comunismo ateo ». È senza dubbio l'Enciclica più organica, più impegnativa, dottrinalmente più forte, che Pio XI abbia diretta al mondo catto~ico durante tutto il percorso dei suoi diciassette anni di pontificato. Dal punto di vista della chiarezza e della saldezza dottrinale la si può senza esitazione paragonare all'Enciclica Pascendi Dominici Gregis di Pio X. Q)li come là il medesimo sforzo di appoggiare la cond!.tnna teorica e pratica delrerrore preso di mira con argomentazioni stringenti e con riferimenti ai presupposti lontani. Nell'Enciclica Pascendi si era fatto di tutto per ridurre a linearità le enunciazioni di un movimento comp~esso come quello che i pol_emisti ortodossi avevano intenzionaimente designato col qualificativo .globale di cc modernismo». Nella cc Divini Redemptoris promissio », dopo avere sommariamente rievocate le precedenti condanne papa- r: anticomunistiche, si riportava, con mossa polemicamente felice, il movimento con:1plessodel comuismo al materialismo marxista. • cc La dottrina, affermava in sugli inizi l'Enciclica, che il comunismo nasconde sotto apparenze talvolta così seducenti, in sostanza oggi si fonda sui principì già predicati ~ Marx, del materialismo dialettico e materialismo storico, di cui 1 teorici del bolsoovismo pretendoì'iò possedere l'unica genuina interpretxzione. Questa dottrina insegna non esserci che una sola realtà, la materia, con le sue forze 28 Biolioteca Gino Bianco

cieche, la quale, evolvendosi, diventa pianta, animale, uomo. Anche la società umana non è altro che un'apparenza e una forma della materia che si evo~ve nel detto modo, e per ineiuttabile necessità tende, in un perpetuo conflitto deUe forze, verso la sintesi finaie: una società senza classi. In tale dottrina, com'è evidente, non vi è posto per l'idea di Dio, non esiste differenza .fra spirito e materia, nè \ tra anima e corpo; non si dà sopravvivenza de~- l'anima dopo morte, e quindi nessuna speranza in un'altra vita. Insistendo suU'aspetto dialettico del loro materiaUsmo i comunisti pretendono che il conflitto, che porta ii mondo verso ia sintesi finale, può essere accelerato dagli uomini. Quindi si sforzano di rendere più acuti gli antagonismi che sorgono fra le diverse classi della società, e la lotta di classe, con i suoi odi e le sue distruzioni, prende lo aspetto di una crociata per il progresso dell'umanità. Invece, tutte l_eforze, quali che esse siano, che resistono a quelle violenze sistematiche, debbono essere annientate come nemiche del genere umano ». « Inoltre il comunismo spoglia l'uomo della sua libertà, principio spirituale della sua condotta morale, toglie ogni dignità alla persona umana e ogni Titegno morale contro l'assalto degli stimoli ciechi. All'uomo individuo non è riconosciuto, di fronte alla collettività, alcun diritto naturale della personalità umana, essendo essa, nel comunismo, sem- })Uce ruota e ingra~aggio del sistema ; nelle relazioni poi degli uominì fra loro è sostenuto il princi- })io dell'assoluta uguaglianza, rinnegando ogni gerar- ,chia ed ogni autorità che sia stabiUta da Dio, com- })resa quella dei genitori ; ma tutto ciò che tra gli uomini esiste della così detta autorità e subordinazione, tutto deriva dalla collettività, come da primo ed unico fonte. Nè viene accordato agli individui •diritto alcuno di proprietà sui beni di natura e sui mezzi di produzione, poichè, essendo essi sorgente •di altri beni, il loro possesso condurrebbe al potere ·di un uomo sull'altro. Per questo appunto dovrà essere distrutta radicalmente questa sorta di pro- :Prietà privata, come ~a prima sorgente di ogni schiavitù economica». i 29 Biblioteca Gino Bianco '

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