Melchiorre Missirini - La Cloe

STATUA DI LUIGI PAi\II,ALONI ÉSPOS1ZIONE DI lUELCBIOR ~IISSllUNi FIRENZE PER LEONARDO C I ARDETTI 1837.

La Cloe è 1111a Fa11ciulla molto faccendwole, bella, avvenente, e buolla LoKGO SOFISTA. . MAZ 0700 OOB2 MAZ :'!77:'! '

A GESUALDA POZZOLINJ !UALENCHINI DI RETTO GIUDIZIO O' ANIMO INTEGRO FIDA PRUDENTE SAGACE IN CHE LEGGIADHIA GENTILEZZA E VIRTÙ STANNO IN DOLCE CONCORDIA DI BELLA E LIETA PROLE FECONDA E D~~LLA MEDESIMA OTTIMA INSTITUTRICE ALL'USO ASSIDUO DE'LAVORI OELL'INDUSTRE MINERVA UNISCE L'AMORE E LA PRATICA DELLE RUONE ARTI E LA CULTURA DELLE LETTERE PER !.'INTIMO TESTIMONIO DJ UNA CANDIDA COSCIENZA DI PERPETUA GIOCONDITÀ MELCIIIOR JIISSIRINI ~~ !D. !G.

.· . . . . . . .. • '

... Il .... Luigi Pamp~loni eseguì non ha guarì nel marmo una sua statua bellissima, rappresentante Amore. Il Nume stà in atto di celare dietro al destro fianco una freccia, e recando al labro l'indice della mano sinistra con un suo maligno sorriso, e con aspetto sparso della più fina scaltrezza, diresti ch'ei mediti trarre di quel dardo contro un cuore sprovveduto, e delle sagaci sue arti inesperto. Quali meriti accolga in se questo esimio lavoro fu per noi distesamente dichiarato. Ora ha egli condotto la figura di una giovinetta, la invenzione della quale, non sai se pensatamente, o per felice combinazione risponde all'atto di quell'amore, e può fare col medesimo unità di concetto.

... ç .... Noi ci porremo a spi ega re il rappo rto di questi due lavori e a notarll distintamente i pregi , di questa seconda scu ltura , che sl per la novità, e utilità del suo significato, come per l' eccellenza dell'artificio , può dirsi il suo Ca po d' Opera . Rammentando il nostro Autore il vero ministero dell'Arti dell ' imitazione esser quello di farsi insegnatrici di virtù coll ' allettamento della bellezza c con certe loro leggiadre fantasie, e finzioni, sotto il velame delle quali prudenti, e utili veri nascondono, obbedl alla loro santa instituzione, c ci presentò un argomento morale. Ei ne derivò l ' inspirazione dai versi di Virgilio nella terza Egloga, ove Damone porge a Menaica questo ammonimento. « Qui lcgitis flores, et humi nascentia fraga , " Frigidus, o Pueri , fugite Mne , latet anguis itt herba! • Di quà fuggite Giovinelti, o Voi, • Che i fior cogliete, e le terragne ft·aghe , • Chè sotto l'erba Anguc mortal si asconcle! Sopra questo concetto effigiò adunque una Donzella , fiore di beltà, c genti lezza, nel primo caldo dell'età acconcia alle f1amme del fi glio di Ve nere. Essa intesa giovanilmente a sccrre un mazzo di rose, rallegravasi di quella freschissima, e pinta fra - granza della Natura , e proponeasi tutta festiva di coronarsene il crine, che girt ha composto con leggin-

drissimo acconciamento in bel nodo tirreno, e con doppio ordine di trecce girantesi intorno le tempia , a maggior sostegno di quel serto. Se non che serpe insidiosa esce improvvisa di sotto 'a cespo delle rose a turbare la sua gioia innocente. Ahimè! Quella serpe è appunto lo strale d'Amore, conforme anche allesto di quel sl noto Sonetto, che induce Venerea domandare alle arbitri del destino qual fanciullo Ella schiuderebbe al giorno . • Vicina al parto la Ciprigna Dea, • Per saper qual farìa di prole acquisto • Rapida scese al letto oscuro, e tristo, " Ove la parca il fuso s~o torcea : • Cloto disse, che in luce uscir dovea " Di dolcezza, e veleno un Angue misto ! ' Questa idea del serpe pet·tanto venne molto al proposto dello Scultore, onde la fanciulla stia in relazione coll'altra statua dell'Amore: Chè lo stesso Filone Ebreo interpreta il serpe per simbolo della voluttà: E riporlasi da P.lutarco , che un serpe invadea la vergine Etola per agitarla ne' furori d'amore: Quindi si racconta da Dorio che la Giovine A rassa , pet· essersi sbrigliata alle intemperanze del senso, venia detta Semiviperea. L'invenzione di un opera unita all'esecuzione fa fede della filosofia del suo autore . I Greci trassero il meglio dell'arte dalle loro invenzioni ben

.... 8 .... condotte come può vedersi nella Centauressa d escritta da Luciano nell' Antioco . Seppe poi tanto bene il nostro Scultore coll' atteggiamento della donzella , secondare e convalidare la veri tà e la bontà del concetto, cbe la sua felice idea t i giunge all'anima a primo tratto, e mentre ti istruisce, ti colma insieme d' immensurabile siocondità. Allo impensato lanciarsi dell' Ansue, la giovine resta atterri tu, ma non sì, che lo spavento alteri troppo, c difformi la sua suprema avvenenza. Scritti sono su l suo SC'mbiante solo i primi segni della paura, che sospingon la vergi ne a r itmrsi sorpresa, ma non guastano lu sua forma. Lo scultore ha colto il primo molo ist ~ ntaneo, il primo bri~· ido del timore: ne lla scel ta del quale primo monienlo sta veramente il va lore, e la perspicacia dc' prodi :1rtefìci: In questa parte Domeuichiuo fu eccellentissimo. Assai magistero, e couoscimento degli affetti è bisogno per alfcrrare la spontaneità di una azione indecisa: il commovimen to r apido d' un imprevisto accidente, e l' eiTetto indetermi nato d i una sorpresa. Bello è vedere la giovinetta in quel subito atterrirsi fare un ragionamento molto opportuno, e inspiratole dalla natura, cioè gittare le rose raccolte per sospetto non sieno avvelenate, e stendere la palma della mano , temendo non ancora , rimangano in essa i ,·estigi del losco. Scorgesi poi dal suo atto ch'ella crasi inchiuala fC rso la pianta delle rose, e vista la bestia mali gua,

si gitta quasi dall'opposta parte, e a se ritira le gam- 'he: ciocchè fa un raggroppamento del corpo molto difficile a rendersi, e spiegarsi nel marmo, della quale difficoltà lo Scultore ba trionfato co~ tanta maestria, e facilità, che quello avvolgersi delle membra in se stesse, che per mezzano artefice sarebbe stato componimento odioso, e for·zalo, qui prende un garbo, uno sviluppo, una leggiadria mirabile, e li presen ta la figura sotto cento aspetti tutti nuovi, tutti aggradevoli. Le gambe in quell' incomodo giacimento, hanno tuttavia una for·ma elegantissima, e spedita, sono animate da una vita, che palpita. Anche ne'piedi puoi vedere alcun segno del concepito timore, avvcgnachè sono lievemente rattratti per un principio convulso: e se la novità del pericolo non avesse afferrato le membra della donzella, dal puntare che essa !;, di un piede, crederesti, ch'essa volesse sorgere, e fuggire. Sopra che vengono in acconcio que' versi di Properzio: « Quo fugis? Al, deme11s! Nulla est fuga: 1!. licetusque « Ad Ta11aim fugias , usque requetur Amor. • Stolta a che fuggi ?Ahi fuggir cerchi in vano! • Al Tanai ancor ti aggiungerebbe amore. Che se pure ei ti aggiunge o pudica, candida come l'alba, rugiadosa come la primavera, a te auguro ch' ei ti sia non quel marino amore, che furio-

.... () ...... samente trasporta con impeti prepotenti il core, e la mente; ma sì quel celeste amore, che attrae a sè con certa sua catena d'oro, e ne solleva alla pura idea immacolata della bellezza celeste , con fuoco temperato dalla ragione, purificato dalla bontà! Ben meriti o Lella ninfa che la virtù non si discosti giammai da te che sei adorna di una grazia ineffabile, modellata di forme armoniose, e significata con espressione soavissima, e tanto possente da destare perturbazioni nei petti più sicuri . Ma lasciando anche da un dci lati questo concetto dell' unione della ninfa alla statua ddi'Amore , se altri domandasse il senso morale di questa fanciulla veduta isolatamente, risponderemo che qua lora la ninfa si esamini sola, cresce forse l'utilità dol suo concetto: Avvegnachè ella allora ci porge un insegnamento che per essere più astratto , e generale, è applicabile a maggiori accidenti. La sta tua si riduce in questo caso a un dettato, a un principio, a un assioma che ci dice di non prestar fede alle apparenze ingannevoli. E per vero quel serpe non solo può esser tolto per la puntut·a d'amore, ma anche per la minaccia di qualunque pericolo, che insidj ad una inesperta gioventù. Potersi il serpe prendere per emblema di tutte le cose pestifere, sostengono i Sapienti: San Giovanni Crisostomo appella serpenti le male indi nazioni che annidano ne' petti degli uomini scorretti , e scellerati :

... ll .... San Cipfiano chiama serpi le genti nefande: anzi le stesse sacre pagine indicano col titolo di serpi i malvagi, i malfattori, i detrattori, e ~pecialmente nominano progenie di vipere i fetidi ipocriti! Questa ultima pessima grnia è tanto più perigliosa, perchè a meglio spargere suo veleno, lo ricopre di fiori, cioè di menzogneri blandimenti,di mentiti vezzi, di giuri fallaci, e del sembiante di una finta bontà, e mansuetudine. Perciò siccome gravissimo sarebbe il cimento di una giovinetta, che credula alla faccia delle cose, si esponesse ad esser vittima di questi serpi iniquissimi; quindi il nostro scultore dee dirsi assai benemerito della morale, per averci richiamati a questo utile pensamento, esponendoci una Fanciulla, che inesperta degli agnati dell'umana malizia, si avvisa cogliere le rose dei diletti, e trova le serpi degli affanni. Troppo l ' aspetlo delle cose lusinghiere è doppio, e ovc sperasi utile e piacere, raccogliesi danno c calamità! Questo vedea il divino Petrarca quando cantava: • Sò come stà tra' fiori ascoso I"Angue: • Chè il serpente tra' fiori, e l'erba giace: ma perchè quel prudente sei vedesse, ei. confessa nondimeno essere stato vinto talora dalla faccia delle cose bugiarde: E che pensiamo noi che esser debba di una giovine che alla sua prima comparsa nel

..... 12 . .. mondo non sapendosi apporre del vero, conlìdasi alle apparenze, e si espone ad essere delusa? Queste considerazioni voleansi qui fare in dimostrazione dell'avvedimento del nostro autore, di averci dato con tale insigne lavoro sì manifesta, e pratica lezione di buon costume. Il qual sistema di rendere più valido l' insegnamento della virtù colla forza, e lo incanto delle belle arti; ameremmo che fosse maggiormente seguito : perchè molte volte in vece di argomenti profittevoli al ben vivere, si eleggono dagli artisti, immaginazioni, c idee tanto disconcic ai nostri usi, e ai nostri bisogni, che tornano senza frutto: E Dio anche voglia che solo sterili rimanessero , perchè talora adulano alla pravità degli appetiti, o piaggiano la fortuna, o con isfregio del santo ufficio delle arti buone, onestano il vizio! Questa ottima scelta del tema nel caso nostro, acquista poi più certo trionfo dalla mirabile esecuzione, e condotta del marmo. L'autore non mirò a veruna imitazione dell'antico: Non della Venere, non della Psiche, nè delle forme Niobesche si giovò: Non circoscrisse il suo genio a contorni ammirati, e fatti illustri per greca celebrità. Si attenne semplicemente alla Natura: ad una bella Natura: non di profili e squadrature di attico rigore: ma solameute di una natia italiana leggiadria ne' tratti, di una somma pieghevolezza e dolcezza nelle membra, di una parlante verità, di una affettuosa espressione, di una eleganza stupenda di proporzioni, di una amabile

.... u ... . finitezza nelle estremità, di una virginea ingenuità iu tutto, con una vita visibile che investe fl oridamente il bel corpo , e lo rende molle, fl essuoso, succos~,Ìif'~so . Ella ti pare questa statua una ham- ,. bina vera portata di netto sul piedestallo. Il Pampaloni direbbesi l'Andrea del Sarto della Scultura. Ei come quello , co' soli clementi naturali hene scelti, ben condotti, ottiene senza inchiesta i J'hwsi tanto cercati dagli Idealisti. Niuno sforzo, n iuno studio, niuna fatica vedi in quest'opera : Ella è soffiata : E tuttavia è il massimo sforzo dell' arte, quello che nascoude l ' arte . Un' artista che col solo tipo naturale divenga sommo, rara cosa è: Può dirsi privilegio del cielo: Ben puoi acquistare la sapienza di tutti i magisteri dell'arte coll'improbo studio, coll'ostinata fatica : ma ogni tua cu1·a è vana a farli eminentemente naturale, ove il genio non ti spiri: ove a quello non ti tragga il core: ove il tuo interno squisito senso non ti mostri in che sta il vero bello di natura, maraviglioso nella sua semplicità. Tal merito sappiamo avere avutu Eupompo, di cui fu detto: • Supremo di natura imitatore • Eupompo fu, che della greca scuola • La triplice compl dolce armonìa • Attica, Ionia, Sicionia ... . Ragione dello sca rso numero degli eccellenti

... 14 ..... naturalisti nell'arte trovi in questo, che la maggior parte per seguir natura, cade nel basso, nel plebeo, nello scurrile: Appigliasi a qualunque tipo, senza il sapere e la dilicatezza del gusto per bene~ • Grandi e magnifice conveniamo noi pure essere le opere dell ' Idea ne'seguaci dell'argolico purismo: Esse innalzano forse maggiormente l'animo al sublime, e più si affanno ad intelletto che tenda a cosa divina: Ma nondimeno questo far di natura più si adatta al generale, più conviene a noi miseri mortali, perchè più sentito , percbè tiene iu se più parte di vero e più le fibre ci ricerca e commove: Facendoci chiari l'esperienza,ne' lavori dell'arte quelli che arrivano al core conseguir meglio i voti delle moltilt•dini, e più ottenere il fine, che i maestri si propongono. E certamente ammirandoquesta fanciulla in che si accoglie d'ogni venustà luce, ed esaminando come innocente si porga, come schietta si atteggi, come graziosa si disegni, e la dilicata guancia, il labbro d'onde è sospeso il sorriso, ogni petto palpita al suo pericolo: partecipa al suo turbamento: vorrebbe soccorrerla, e uccidere il rettile osceno che la dolcezza de'suoi diporti contaminò. Laonùc ci conviene congratularci col valoroso artelìce, che di sì bel frutto del suo raro ingegno seppe far lieta, adorna e istrutta questa sua cara patria Firenze, che avendo tenuto un giorno lo scettro delle arti, ora ritorna anche per forte suo mezzo, a

-·~~- ristorarsi in quel glorioso dominio: E a noi pure è lecito prendere compiacimento, e ascrivere a nostra gl'ande ventu ra di aver potuto farci possessori di si pl'ezioso monumento.

• •

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==