Camillo Marabini - Dietro la chimera garibaldina

GO ~oi uflì.c-iali, non c• è C'be dire, siamo trattati megli o. l 'n capitano garibald ino d i i"itato Maggiore ci conduce <tll'albergo. Ci sono soltanto sette posti. Noi, della compagnia Piccini. lasciamo gene rosamente il turno agli uffi· eia li delle altre compagnie, c, dopo essere a ndati, di porta in porta. a trovare un luogo qualunque ovc riposare, siamo giunt i finalmente in una locanda turca dove, pare, ci si<t la maniera d'arromodars i. l' n vecchietto untuoso e bisunto ei ha aperto, poi ci ha f:ttto :tttmversare un rort ilPtto e, saliti certi scalin i di IPgno. ci ha c-ondotto nella stanza a noi destinata. Pas sando abbiamo notato, nel cortile, un capannone isolato sulle finestre del quale ci sono delle g r iglie simili a quelle che usano le nostre monache. Sono le s tanze delle donne della casa, c·i ha nno detto. l~bbeue: guardando quelle finestn.>. pensando a quella femmine ehe sttranno là dentro, prig-ioniC're eterne destinate soltanto a lla lussur ia del padrone. tutto il m)ndo orientale, fasciato di mistero. è riapparso pi(t oscuro che ma i davanti alla nostra fantasia ~iamo entrati nella stfulzt. Cinque cassoni sono dispo· sti a l'idosso delle pareti, cinque cas3oni coper ti da una stuoia. Questi sono i no;tri let t i c i siamo detti. I n un cantone arde un lumicino ad olio. Rimasti soli, il capitano Piccini, c·on fare ostcntatamen t!' misterioso, dopo aver teso l'orecchio ad udire i rumori indisti nt i d~ l la nottP, ha sbat·- rato l'uscio dalla parte di dcntro, con la sciabola, cosi eomc usano i contadin i nelle stalle. S iamo in una città turca, ha detto, ed in uua casa tu rca; ogui precauzione non è di t roppo . .\oi. c:he avevamo udito pa r lare confusamente d i due garibaldin i del Conte l{omas trovat i sgozzat i la mattina nelle v ie d i Lar issa, a bbiamo assen ti to col capo e, dispo· nendoci a dormire, abbiamo collocato sciabola e pistola a ponata d i mano. Xon c 'eravamo neanche a ssopit i che un g rido acuto <· i ha svegliati di soprassalto. l~ra Cesare Colizza che g ridava : - - Ai uto! ìlli ammazzano !

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