La fusione delle cooperative in Francia (Le due scuole di Nimes e socialista unite)

BIBLIOTECA MENSILE n tt Anno 11-1915 dellaCooperazione e d llaPrevidenza• J Marzo = .. i,,.~ ........................................................................ ~ ............................ . urnimnf ~ u rn~~f RAilff IN FRANCIA (LeduescuolediNimesocialista unite) EDITO A CURA Dlj:LLA LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE E DELLA FEI>ERAZIONE ITALIANA DF.LLE SOCIETÀ DI M. 5. MILANO • VIEI Paoe, 10

BIBLIOTECA MENSILE n lt Anno 11-1915 dellaCooperazione e d llaPrevidenza• J Marzo = IN FRANCIA (LeduescuodleiNlmesocialisutnaite) EDITO A CURA Dltl.LA LEGA NAZIONALE DELLE COOPERATIVE E DELLA FEDERAZIONE ITALIANA DELLE SOCIETÀ DI M. S. MILANO • VI~ Paoe, 10

COMO, 1015 - TIP. COOPERATIVA COMENSE 11..A. BARI».

LafusiodneellCeooperative inFrancia (ledusecuodleiNimesatialiustnaile) La federazione Nazionale. La Federazione Nazionale delle Cooperative di consumo, organo della emanci!p,azione dei lavoratori, è sorta dal Congr-esso Nazionale tenutosi a Tours, nei giorni 28, 29 e 30 di'Cembre del- 1912. Essa fu la conseguenza della fusione delle du,e antiche organizza:zi:oni: L'Unione Cooperativa de1 11e Società francesi .di consumo e la Confederazione delle Cooperative Social-iste e Operai-e. Essai fu inoltre il coronamento dell'unità cooperativa che diede vita all'organo mora 1 1e -e centrale della cooperazione francese. E' dunqllle naita i.eri ed i1 I ,suo p,rimo Congresso fa tenuto nei giorni 14, 15 e 16 settembre dell'anno 1913 nella ci'ttà ,di Reims. Essa ra·ccolse da que.I momento un numero consi.der·evoli1ssimo di forze cooiperati ve francesi e fa sua storici merita di essere brevemente riassunta. L'unità cooperativa. Fu al Congresso internazionale svoltosi a Cremona nel 1907 che le prime conferenze furono iniziate da

4 Boyve e HéJ.iés fra i milì1tanti delle due antiche organizzazioni. Già a diversi congressi naziona 1li inglesi i de- :legati della Borsa delle Cooperative Socia,li1 ste ,e dell'Unione si erano riavvi,cinati. A Cremona, una riunione fra loro fo, fina!lmente, decisa. Questa ,ebbe luogo alla fine del Congresso nei locali del Magazzeno ,per la vendita a1l'ingrosso. Vi .p,a,rteciparono Charles Gide, De Boyve, Da:udé-Bancel, Tu•tin, Charbert, per l'Unione; Guillemin, Héliés, Droneau, Béguin e Mordant, ,per la Borsa delle Cooperative Operaie. Malgrado regnasse fra i presenti la 1na1 ssima cordialità, non si po'.tè riius-cir,ea nuUa di concreto. Héliés dà la seguente relaziione: Sofo ,per la B. C. S. ero convinto della possibilità deJ.l'accordo. Per l'Unione .Cooperativa Boyve e Charles Gide, misero in rili1evo i punti fondamentali della cooperazione nel1a teoria dei probi -pionieri di Rochdale. « Si sentiva che per troppo tem;po i• f:au1tori del movimento cooperativo erano s,ta.ti divi,si e che mancava in essi quell'ardore necessario per rea1lizzare l'unità del movimento cooperativo. « Ciò non di m:eno, non volendo separarsi con un atto che avrebbe alfontanata ancora la possibilità dell'unione, si concluse che Charles Gide ·e GU1iJ,leminavrebbero fatto, cia·scuno-;per 1>rop·rioconto ·un programma da sottoporsi ad un -arbitrato di cui avrebbero fatto parte Jaurés ,e Fournère ». Charles Gide attese invano il responso in ,p.r.oposito, e più tar<li lamentò che nuN.aifosse stato tentato in q,ues.to sens-o; effettivamente il GUJilfomin invitava pubblicamente Charles Gide aJ.la -conferenza che egli ebbe a fare nel• marzo del 1908 alliaiscuola socialista. Da qrni•finizio della rottura avvenuta nel 1910. D'altra piarte nellaRevendication di Puteauise si pro• docev.a: una divisione ,e I' Economie di Sens, tentò di farsi intermediaria fra la Borsa e l'Unione Cooperativa. Più di una conferenza con contradditorio venne orga-

5 niz.z,ata dalla Revendic,ation cli Puteaux col concor·so di Dal~dé e di Héliés. Ma queste riunioni non ebbero quell'esito, felic·e che si attendevano i promotori del.l'unità e •ciò nonostante il numeroso concorso cli p,u,bb,lico. La ragione cli ciò •era semp,Jicissima. Si cercavano le cause della sepanazione -cieli-edue organizzazioni, in luogo di ricerca.re quelle che avrebbero potuto determinare il loro ria,vvicinamento. In fine, la discu•ssione ufficial•e dell'unità si fece strada in s·eno alle Società ed alle Fede1~azi,oni e la questione venne posta cla1 lla Reven.~ication cli Puteaux. Nel Bulletin, cla,l luglio 19rn al 19u, vigilia de•! Congresso nazionale cli Ca1 hais, vi fu una vivace polemica alla qu,ale presero parte pa-rtigiani ·e avversari dell'unità, oltrepa,ssando qu:alche volta anche i 'limiti della co·rtesia. Si poteva cleliiberare fra tanta febhrilità di dibattito sopra una co·sa di così grave impo,rtanz;a? Fu questa la questione che si posero gli a111tichi sostenitori dell'unità (Poisson, I-Ié'liés, Sellier, Mlttschler) i quali conclusero cli limitarsi a presentare un progetto riso.Jutivo allo sco,po di delineare le basi su cui ottenere dichiarazioni di pirincipio intorno agli argomenti da essi elaborati. Questo ,abi'le atteggiamento raggiuns,e uno scopo efficacemente persuasivo, convincendo così la maggioranza delle società. E fu in questo modo ,che al Congresso di Calais venne votata la proposta: « Inizia,re le trattative c·oH'Unione Cooperativa in vista di stabi'lirc l'unità in base alla dichiarazione cli principio votata al Congresso cli Chalais ». Qualche mese dopo, e •precisamente nell'.aprile ciel 1912, il Comitato della Confederazione nominava ·sette ddega,ti: Boucloi, Buguet, Héliés, Lucas, Poisson, Selier, Waseige. Dal canto suo l'Unione elesse: Al far-sa, Banault, Daudét-Bancel, Gide, Lavergne, Marty, N,ast.

6 Il 9 giugno ebbero luogo i primi abboccamenti e dopo qualche lunga seduta furono formul.ati i patti dell'unità indicati dalle due parti. Immediatamente i congr·essi delle rispettive organizzazioni si riunirono il 1° novembre .per esaminare il suddetto patto, il quale venne a·ccettato dalla qua·si unanimità in tutte le sue parti e il congresso unitari-o di Tours ebbe luogo prima della fine dell'anno. Ecco il documento storico che è in questo momento lo statuto della Federazione nazionale: Dichiar.a.zione. L'Unione cooperativa e la Confederazione delle cooperati ve desiderose cli ,porre fine ad uno stato cli divisione che forniva pretesto a troppe società .per non aderire nè all'una nè aH'aJ.tr.a delle organizzazioni esistenti, ritar<lando così l'incremento del movimento cooperativo e impedendogli di dare in Francia risultati più soddisfacenti che in altri .paesi; « D'accordo su,i p,rincipi essenziali del:la cooperazione come vennero formulati dai p.robi pioni,eri di Rochdale e appli.c.ati ,poi con successo cres·cente da milioni di lavoratori in tutti i 'l}aesi, vaJ:e a dire: - La sostituzione del concorrente regime capitalistico attuale con un regime in cui J.a p,roduzione sarà organizzata dalla collettività dei consumatori e non a scopo di pro-fitto; - La appropriazione co·llettiva e graduale dei mezzi cli produzione e di s·cambio per i consumatori associati così che eia.allora in avanti ad •essi ridonderanno le ricchezze da loro create; Constatando l'a.ccordo di questi :principi puramente coperativistici con quelli che sono .affermati nel ·programma del socialismo i.nternazionale, ma reclamando, come l'hanno riconosciu.to i congr,e·ssi di Hombourg e di Co,penhagen, l'auitoJ1omia del movimento cooperativo; Lasciando a cia.scu,na società la libertà di disporre dei suoi beni a suo p·iacimento, escludendo solamente le

7 società capitaliste o padronali, cioè quelle che concedono un dividendo a•l capitale a.zionario oltre un interesse limitato o che limitano. i.\ nunnero degli azionisti, o che danno ai loro membri un numero di voti proporzionale a qudlo delle azioni, o che non conferiscono la sovranità alle assemblee dei soci; Decide di sopprimere le ·organizzazioni centrali esistenti e di so,stituir:le con una orga,ni,zzazione nuova: « La Fe,deraz-ione Nazionale delle Cooperative di consumo», org,a.no di emancipazione dei lavoratori; Partendo da questo principio: E' necessario che ciascun consumatore aderisca a una società di consumo wstituita sulle basi della presente dichiarazione. Che ciascuna Società ere-i dei vincoli più forti fra i suoi membri, che dia vita ad opere di edu.cazione e di solidari-età; Che 'le SO'cietà aderiscano al loro organismo commerciale, il magazzino ,all'ingrosso, -p.er 1v1 riunire tutti gli acquisti delle Soci,età Cooperative; che organizzino tanto per lo·ro quanto p1er il loro magazzino a'll'ingro•sso la ,produzione coop·erativa di tutti i p,rodotti necessari; Le Società dovrannno riservare ai loro aderenti una parte dei Jo.ro U1tilitanto per i lavor.i sociaJ.i creati o da crearsi, qu,anto ,per 'la forma.zione de!J.e riserve collettive che dovranno s·ervire aHa realizzazione del pr-ogramma ·coop·era:tivo. Le seguenti <lispos.izioni sono state accetta.te da una parte e claJ.l'altra come mu1tua garanzia dell'urnità morale e commer-cial•e: I. - Verranno accettate tutt•e le Società costituitesi conformiemente alla dichiarazione comune dell'Unione Cooperativa. Di conseguenza non potra.nno essere ammesse le Società ,che impongono a.i foro membri l'adesione ad una organlzzazione politica •o confes<Sionale, le Società capitalistiche o padrona.li, vaJ.e :a dire quelle che concedono u:n dividendo al capita'le azionario un

8 interesse limitato, o- che limitano il numer•o degli azionisti, o che concedono ai lo·ro membri un numero di voti proporziorna.le al numero delle azioni, o che non conferiscono 'la sovranità alle assemblee -dei soc.i. II. - li nuovo organismo unitario sarà composto dalle Società aderenti, p,el tramite della l◄eclerazion,e, e delimitato territo•rialmente da.Ile di.sposizioni dello statuto. Sarà amministrato da un co,nsiglio permanente cli 2 r membri nominati dal Congresso ,d;clle Società e da un comitato confederale che si riunirà diverse volte durante l'anno e composto ciel Consiglio centrale e dai delegati della Federazione. III. - La rap,pres-entanza proporzionale ·sarà applicata a tutti gli ;a.ggregati -dell'organismo unitario affine cli assicurare in caso cli mancanza cl'acco1rdo preliminare la giusta rapip,resentanz:a (per ·l'ammini,strazione e la dir:ezione) di tutti gli elementi cooperativi francesi. La Commissione dell'Unione cooperativa; Avendo constatato la .p,erf.etta similitudine ciel programma economico e dello .scopo -cooperativo seguito dal-le due organizzazi·oni· commerciali; Considerando -che l'unità commer,ciale è anch'essa come l'unità mora1e francese; Decide la fosio.ne dei due organi·smi commerciali in uno solo: il Magazzino all1ingrosso. Un Comitato misto tra 1.fa.ga.zzino e Fe-derazione assicurerà l'unità d'azione de:1 movimento co.op,erativo in Francia internamente e es1ternament-e in relazione costante e permanente fra Ie due organizzazioi. Le forze della Federazione Nazionale. Le due vecchie Federazioni raggru:pipavano ciascuna rispettivamente: L' Unn·one Cooperativa: 412 Cooperati ve, e la Con- ! ederazione : 485. La maggioranza di queste Società sono cle!J.eCoorative di consumo. Una quantità di grupp,i federali, 27

9 Coeipera.tive di -produ,zione, sono ,ader-enti alla Confederazione, come pure 30 ·Ci1•coli cli educazione. Vi sono rnoltre la vetreria operaia cli Albi, Fassicurazione operaia, aderenti alla Confederazione cooperativa e il Falanstero cli Guise aderenti all'Unione. Durante l'anno 19t3 la nuova o-rga.nizzazio-ne si dedicò a mccogliere l,e Società cl'ei due vecchi grnp,pi, e non trovò resi,stenza che da parte di due sodalizi cli cui parleremo in s•eguito. La Fcdera::ione delle Cooperative so-cialiste del Nord, con 17 S.oci•età e 'la Federazione delle Cooperali-z:e di P. L. M. con cento ocietà circa; ma una grande parte degli elementi componenti qu,este Federazioni non erano aderenti alle vecchie organizzazioni centrali. Tre Società solamente su 17 della l?eclerazi,one cl-el :forcl appartenevano alla Confederazione, e una parte clell,e Cooperative di P. L. M. che si erano fino allora tenute foori dall'organismo centrai-e ed anche dall'Uni,one cooperativa a •cui 'la loro Federazione era aderente hanno al contrario optato per la nuova Federazione Nazionale. D'altra parte 75 ocietà si sono dimesse e atten- .dono cti pronunciarsi all'ap,ertura clcl.Ja Federazione :-.Jazionalc. Esse appartengono: 70 all'Unione e cinque alla Confederazione. Ne segu·e che le Società che si sono 111ante1mte federale nazionalmente sono 962, SLt J.e 2500 Società circa che potrebbero entra:re conformemnte -allo -sta;tuto e come vere CooJ)'erative (la statistica generale contiene, come abbiamo eletto, degli economati e del'le pseudo Cooperative padronali o di natu,ra capitalistica) e quindi un buon terzo deJ.le forze attuali della cooperazione francese che riunisce la Federazione unificata. Queste 962 Società sono rip1a.rtite in 27 Federazio,ni regiona·li; 13 furono costituite dopo il primo gennaio 19r3, al,trc dicci ebbero una esistenza provvisoria.

10 * * * Le cmque pm importanti Federazioni regionali sono: Regione Parigina, Ferez et Bourbonnais, Bretagne, J ord, Centre 0Ltest. Le -oinqu,e più piccole so.no: Duivergne, Sud, Jura, Sud Ouest, Sein-et-Ma.rne. E particolarmente in Bretagna (37 nuov-e Sodetà), Società del Nord (31), AJtpi (26), Còte d'Or et Saòneet-Loire (15), Pas-de--Calais (14), che l'attività della Federazione naziona'le si è manifesta.ta. Rileviamo la cifra cli 198 Società nuove. Le cifre di affari che rappresentano il totale -di queste Società sale ,esattamente a n5.599.844 franchi; il numero degli aderenti si può calcolare a cir·ca 350 mila. Il pensiero di E. Poisson. A proposito di questo grande avvenimento che doveva aprire nuove vi1e a'lla ·cooperazione francese crediamo opportuno riportare nei seguenti capJtoli ciò che, in quei momenti di po-lemichc e cli discussioni vivaci, scrisse sull'argomento E. Pois,son, un autorevole cooperatore ·socialista e valoroso sostenitore dell'unità. * * * « Nel'la dichiarazione di principii di Calais, che cosa è contenuto? L'affemrn.zione che il movimento coora,ti vo è stato praticato, in tutto il mondo, eia milioni cli lavoratori. Qual'è il -co-nt-enuto della dichiarazione di Calais? L'affermazione che 1a cooperazione è socialista per natura, ed inoltre, nella dichiar;a.zione d'unità, si trova una frase molto .si.gni,ficativa colla quale si afferma che i principi cooperativistici sono quelli stessi che sono inscritti nel programma del socialismo internazionale.

I I E, personalmente, dirò di pm: il patto d'unità va più lontano di Calais; in esso si afferma non solo ciò che è contenuto nella dichiarazione, m,a, ciò che è detto nella dichiarazione precedente fatta dalla Borsa delle Cooperative social:iste: l'afferma.zione dei tre principii del socialismo internazionale. Nè società capitaliste, nè società padronali, ,ebbe a dire il Congresso ,di Cala:i·s; nè società capita.liste, nè società ,padronali, rispo~e il patto d'unità. Opere sociali da crearsi, aggiunse il Congresso. Che cosa dic,c il patto? « Le Società dovranno prelevare un.a; parte dei loro utili per le opere sociali create o eia crearsi, le quali attraverso la formazione dell,e riserve collettive dovranno servire alla realizzazione del prngramma cooperativo,. Non v'è dunque nel patto d'unità 11cssuna differenza sopra tutti qu,esti punti. E' forse I.a uuova orga11izzazio11e differente eia quella di C. C. S. O. o meno democratica? Leggiamo le garanzie comuni; che cosa vogliiamo noi? Noi vogliamo comporre, come nella Confederazio11c, un Consiglio d'ammini-strazione eletto dat Congresso, un Comitaito confiederal,c; noi vogliamo l'organizzazione delle I• edcrazi,oni terri.torialmentc organizzate com'erano le nostre. Organizzazione simile a quella che nOli abbiamo, principii simil,i ,ai quelli che si trovano ne.J:la dichiarazione di Calais. E allo,ra che cosa i delegati hanno fatto se non adempiere esattamente il mandato di cui erano investiti? Ah ! noi abbiamo il titolo deH'organ,izzazione nuova: « Federazione nazional,e delle Cooperative di consumo, organo di emancipazione ,dei lavoratori». Ritengo che ciò equivalga a dire: « Confederazione cleUe Cooperative socia1l•iste e operaie, p,erchè affermare il so,cialismo a parole vale assai meno che afferma·rlo ooi fatti >),

I2 Ora « organo di emancipazi·one dei lavoratori» è la vera definizione della cooperazi·onc socialista, è quella che più la cara:tterizza e gli {là un'impronla « socia1,ista » e questa noi l'abbiamo. Dal punto di vi·sta commerciale si potrebbero porre in rilievo tutti i beniefici che noi possiamo attenderci dall'unità -cooperati va; noi abbiamo il diritto di ricordare ch·c la coop,c1~a1zioncall'ingrosso ci reca degli clc111cnti seri, una cifra d'affari inferiore a quella del magazzino ali' ingrosso, ma -effetti va; oltre a questo, ci porterà un.ai situ1azione finanziaria solida. Il magazzino all' ingros·so non potrà che esserne ingrandito, e nemmeno dimentichiamo che nel patto di nnilà la Cooperativa al'l'ingrosso ha fatto dono, per così dire, di sè st,es·sa, scomparendo inlerarnenle o in parte nella fusione, abbandonando il suo titolo di « Maga27,ino all'ingrosso delle Cooperative>> et! esigendo s-olamente :delle garanzie morali e commerciali. Ho dunque iJ. diritto di co11clnclcre a nome elci collco-hi che hanno fatto parte della Commissione per l'u11,iLà,che noi abhiamo adempiuto il nostro mandato scrupolosamente, senza sconfinare e mantenendoci nei limili deHa delibcra1zi,onc del Congresso cli Calais. La seconda idea che vagli-o spie 0 ·are è che il patto di unità è stato un hlocco. Può darsi che in questo patto vi sia una frase, una parola, una virgola fuori posto, poichè è possibile che si possa fare di meglio, essendo le opere nmane soggette ad una continU'a perfezione, ma ho già detto che fu o,p1portuno farlo aicccttare o rifiutare in hlocco, perchè se noi avessimo voluto con degli emendamenti portarvi delle modifiche che ci sarebbero semb1·ate buone, all'indomani l'Unione Cooperativa a.vrebbe a,vuto il diritto di far,e altrettanto camhianclo il testo o la forma; ciò che, a poco a poco, avrebb,e risollevato tutte le questioni. Alla fin. fine, un patto è la conclusione cli 1111acliscusione seguita da un a·ccorclo, è un risultato ove ciascu-

r3 no, dando ciò che può, cerca di ottenere il più che gli sia possibile. li patto d'unità è stato fatto in modo che l'Unione Coopcra.tiva non vi ,entr:a a capo basso, ma a testa ben alta. In sostanza, a separare per tanto tempo la C. C. S. O. dall'Unione Cooperativa fo ,più che altro un malinteso; 1101~ dico del,l'Unione qu,ale fu altre volte, ma quale era i·eri, separata da noi so.Jo p,er delJe parole; il suo p,rogramma non era diverso da,1 nostro e fu p,er qUiesto che ha potuto accettare il patto di unità s-enza nu1lilasmentire del suo :pas,sato, come noi non ,abbiamo nulla modifrcato cli ciò che eravamo aUa vigilia. Noi siamo entriati nell'unità, ci siamo andati tutti, decisi a non -guardare il passato, ma a fi.ssar,e lo sguardo ncH'avvenire per il progresso del movir,1iento cooperativo p,roletario. Ma, ci dirà qualcuno, 1pierchè foste voi ad avere tanta premura di far-e l'unità cooperativa? Pcrchè tanto ardorie? Perchè tantéll fretta? Ho inteso tante volte queste parole che le mie orecchie, in certi momenti, non risUJonano d'altro .... Oh ! si poteva viv,ere senza l'unità coo,perativa, il nostro magazzino al,l'ingrosso poteva continu:a1re benissimo a ,prosperare senza questa uni-tà, e queste non sono ragioni tanto meschine. N'o, se noi abbiamo vol,uto l'unità coop-erativa, e presto, non fu già per .salvare noi stes·si, ma l'Unione Cooperativa dalla rovina verso la qual.e alcuni profeti la vedevano avvi-arsi. IL fatto si è che l'unità cooperativa è &tata una leva per l'arvvenire, uITT'armap,er do~ mani, ed un'arma de)l,a quale noi vediamo !'es.empio salutare in tu:tte le nazioni ·str,atnieTe. E' solo dove esiste una sol.a organi•zzazione cooperati va che i·I movimento si s-viluppra,ed è questo il vero movimento op,eraiio: l'unità è la condizione indi,sp,ensabilc al p,roletalria,to p-er agire, non importa la ·&celta del terreno. In Francia si è fatta l'unità .politica; il proletariato ha fatto l'unità sindacale; restav.a eia farsi l'unità coo-

14 perativa, ed in questo momento, anche 1questa è fatta. Non ci meravigliamo che in Inghilterra il movimento cooperativo sia poderoso, nè ci meravigliamo che in dieci anni il movimento in Germania abbia pr,eso una estensione tale da. potere, fra qualche anno, superare qu 1ello ingkse. La vera ragione di ciò sta nel fatto che i vi non esiste che una sola organizzaz.ione. Noi non abbiamo da di1 sperar•c del nostro proletariato, nè dobbiamo preoccuiparci dei stioi difetti di organizza.z~one; noi pretendiamo ch'egli abbia da corregger Li ed il miglior modo per eliminarli è stato quello di fare l'unità. Non abbiamo fatt,o 1'unità per l'unità; nè. per fare dei gàrgarismi con delle paroJ.e o soddisfarci con dcg\.i abbracci plrnt-0nici. No, l'unità di per sè stessa è nulla, se non è seguita dai risu•ltati -che noi ci attendiamo. Ciò ohe a noi importa si è che l'unità cooperativa ci dia l'atmo•sfera nellai qttiale potremo sviluppare ed allargare il nost.ro movimento. In un momento come questo, in cui I' evolu·zione commerciale si perfeziona vorticosamente, in cui il movimento cooperativo attr.aversa u,na grave crisi; in un momento in cu•i la ,cooper.azio.ne si -trova di fronte non solo i Damcy, ·i Potin, ma l1c Soci,età a succursali multipl,e, i bazar americani; se il movimento cooperativo non si riordina, se esso vive di frasi ,di princi-pii, e non di r,ealtà, finirà, come in America, in nulla, e il movimento p,rol,etario e l'emancipazione operaia saranno ricacciati indietro. Abbi-amo voluto l'u,ni,tà cooperativa perchè in qu,esto ambiente, speriamo cli ,po,ter fra trionfare i metodi di organizza.zione che assicureranno, non solo la vita material,e alle nostr,e So,cietà, ma so,pra tutto qudla morale. Ecco l1e ragioni deH'unità; unità .per le sue conseglllenze, unità per i metodi nuovi e per i criteri generali che noi abbiamo del movimento cooperativo, che non vuo,t significa-re solamente la cooperazi,one per la coo-

15 perazione, ma la cooperazione per l'emanci1pazione umana e per l'o·rganizzazione .dei lavoratori». Discussioni e polemiche. e: A quest,e idee generali che cosa è stato opposto? .... Oh! vi sono due specie di avversari. Due categorie di• colleghi fecero delle riserve; da un,a parte, qualche collega de'lla regione parigina, dall'altra qualche collega della regione <lel N:ord. Le idee dei coHeghi della regione p,arigin.ai furono manifestate a mezzo di una dichiiaraz-ione comparsa sulla Lutèce sociale. Non ci soffermiamo sugli errori groissolani che vi sono contenwte, ma esaminiamo i due o tre argomenti riassunti in fondo al mani.festo. La Littèce ci ha detto : e: Voi dimenticate il passato, tras•curate i principii e ritorna-te i111dietro-;la v-ostra non è -che una scon,fessione di ciò che ha• fatto Ja Camera del Lavoro •durante quindiici anni >. Ed io dico che se l'unità cooperativa avesse dovuto signi,ficare la negazione del,lo sviluip:PO,e <lel progresso della Camera di La,voro non avr,ei firmato il p.atto di unità. La verità è ben altra, ,ed è che la situazione si trasforma; è che in u,n dato momento le organizzazioni si evolvono senza nemmeno accorg1ersene. Vi può eser stata una necessità storica per la costituzione della Borsa (Camera) di lavoro, come è stato in tutti i casi utile che si svilu,pipa•ss,ee progredisse; ma,, a misura che 'la Bor,sa si ingrandiva, si trasformava e si cambiava a sua ins.aputa, vi fo un momento che per a111darepiù oltre dovett•e ev-ohnere essa stessa; noi quindi diciamo che voler fare l'tmità cooperativa non è affatto rinnegame il passato. Prima di essere uomo bisogna ess·ere fanciullo, e il fanciullo non ha sempre te idee di un oomo, malgrado sia la stessa natura uma111ache continu,a a vivere. Tn

16 ogni caso httto dò che vi era di meglio nella sua costituzione e nel suo sviLupiponoi lo ri-troveremo. La stessa cosa avvi,ene nell'evoluzione e nel progresso umano; noi tr.a1Smettiamo ai nostri figli ciò che abbiamo di meglio; .così si realizza il progresso. Si è detto « si tornerà indietro cli venti anni >. Che signi•fi,ca ciò? Nessu,na ri·tratrazione esiste in qltle&tofatto d'unità, nè da parte dei ool,l,eghi che, or sono qiu1indicianni, costituirono La Borsa di Lavoro, nè da ,parte dei motivi che servirono di gui,da in quiell'epoca. E' possibiile che la costituzione d'un secondo organismo centrale, all'indomani delli0 scacco subìto dopo il primo tentativo del magazzino all'ingrosso, abbia reso necessa,ria una den10minazione socialista; e su ciò uno studio non mancherebbe ,d' interesse. Fo,rse q.u'esitoha avuto come risultato d'inter,essare molto il proletariato ai problemi della. -cooperazione e dimostrare ciò che essa dev'essere: una cosa- per lui. Non si formano org.a:ni,smi vitali e ,prosperosi con dei fantasmi cli organizzazione viventi so'lo sulla carta o uella <testa di idealisti o di mili1tanti. La m~glior dimostrazione sta in ciò ,che, vanamente e senza p,rove, il manifesto deLla Lutéce ha dichiarato, e cioè che fare l'unità « sarebbe rinnegare i prùicipu e la iattfra dei Con.g1'essi ». Do,ve esiste thtinque i·l rinnegamento? In materi:a: cooperati va non esiste una -sola delle nostre decisioni dei Cong,ressi che non sia impli,citamente o apertamente consa,crata da.11'Unione, si traitti di coo- ·peratjve agricoLe, magazziini aill'ingrosso, dell'organismo ce11trale, op;pur•e anchre della stessa organizzazione federale. Ben kt:ngi da noi l'idea di dimenticare gli sforzi ed i sa-crifici -comp·iuti p.er dar vita alla Borsa di lavoro e metterla in ,piedi e renderla prosperosa; ma come mai si può accusarci di attenta.re a questa azione vigorosa, dal momento che noi vogliamo oggi intensificarla e renderla ancor più efficac,e?

I7 Come daippertutt-0 all' es.tero nelle organizzazioni cooperative, come nel campo sindacalie in Francia, o nel partito socialista, 'l'unità una volta fatta, resterà. Il proletariato per un sicuro istinto non lascia ciò che costituisce la prefazione del mezzo d'.a,gire a favore della pro,pria ema.ncipazione. Conquistare la sua unità è i'! primo dei suoi bi•sogni e perchè essa sia duratu·ra è sufficiente che s:ia fatta con buona fede e che i singoli organismi vi entrino interament,e ,e con tU1tte le loro forze. Ma, dirà qualcuno: e i principi sio,cialisti? Ah, certo, fu dkhiarato al,tra vo'lta che una SoC'i,età per .a;ppartenere alla Borsa deve, in una su,a aissemblea generale accettare i tre principi i fonda.menta! i del sociaslismo: intesa e azione internazionale dei i-avoratori, organizzazione del prol,etari,art:o ii1 ,partit,o di cla,ss-e e socializzazione dei mezzi <li .produzione cli scambio. Disgraziata.mente qu1esti criteri non furono mai applicati. Su.Ue nos,tre quattro-centoci:nquantaJ Soci,età acleren-ti alla C. C. S. O. for-se neppur 1e una ventina l'anno fatto. Vi è stata, osserverà qll'alcuno, l'obbl-igazione <li versare L. 0.10 per ,ogni membro e .per ogni a,11110a favore .de'lla ,propaganda s-o·ai•alis.ta,ma solamente, per una interpretazione estrema.mente larga, se si è incassata la quota, si è però lasciato all1e Società la cura di impiegare l•e somme ,a seconda della loro volontà. Riconosciamo che ,esse ne fecero spesso uso con molto giudizio.... cooperativo, ma che aveva.no rapporti molto lontani col ·socialismo o almeno con qu,esti prin-ci-pii ideo1ogici. Resta la parola che non figura più nel ti,tolo. Ma, il fatto c'è, perchè che cosa vuol dire Federazione nazionale « orgarno d'ema.ncip,azi-one dei lavoratori»? Che significa ciò? La paro,la figura neUa clichi·arazione d'unità: «i principii cooperati visti-ci sono quelli stessi che sono •scritti nel programma -del sociaJ.i,smo internaziona1c ».

Noi •stessi osiamo dire che questa affermazione di princi,pi•i è diversa da quella del Congresso di Calads, la quale si limita ad affermare, e, seconldo noi, con più giuste ragioni, che la ooo,p.erazione è sociaUsta e per na,tura ». Dal ,punto .di visita ·degli avversari .dell'unità, gelosi cli restare a ,contatto non col socialismo, ma coi suoi organi•smi, •ci sar,ebbe du,nq,ue più soddiiSfazione col patto d'uniità. Questo però non impe·disce ai nostri colleghi di pa•rlar•e di «capitolazione». Noi cadiamo, d'icono, nei metodi inglesi e belgi, ma per nostra sventura, non abbiamo mai praticato i secondi •e mai abb,astanza i primi. Noi sacrifichiamo fa scuola di Saiint-Claude a quella di Nimes. Questa di0sti112ione non è mai esistita che nell'immaginazione dii qualche •collega, preoccupatodi trovare un mezzo per opporsi a noi. Dove esiste La .scuola di Saint-Claude che ha definito •questi p•rinòpii? E' la FraterneUe che h,a voluto edgersi a modello? In verità, esiste la scuola di Rochdale, o meglio, l1a scuola cooperativa e noi, in verità, non abbiamo ·segu,ita nè l'una, nè l'altra, ma abbiamo fa Ho ciò che l'esperienza triionfante ci ha insegnato,. L'unità è un fatto. Per qu,esto l'unità si è fatta. Non abbiamo dunque messo a parte i principii. Ci è stato detto: ma con chi av.ete fat1a 'l'unità? Con dei borghesi, con !delle società inesistenti? Ah! colleghi, esaminate i fatti prima di formarvi u,n'opinione senza controllarla. Noi non aibbiamo fatto l'uinità con nulla. L'Unione Coo,pera,tiva esistie, ed ebbe u,n Congr•esso a Tours di forze pres•sochè uguali alle 1nostre. N eUa ,regione ,parigina, non av•eva una grande influenza, ma negli altri dipartimenti era parecchio più forte di noi poichè conta va 400 Società.

19 Ammettiamo pure che i,n queste So.cì,età non c1 sia il nostro bcll'entusiasmo, l·a fede e la nostra serena. fiducia nell'avvenire, mai, per suscitare in loro la fede e la fiducia, non si deve guardarle da lontano, bensì avvicinarle ed aiuta•d1e a riuscire. Se fra di ess·e ve ne sono di queUe che non vedono nella cooperaizione che il profitto, ciò è possibile; ebbene noi andiamo ad esse e, a poco a poco, al loro fianco noi riusciremo forse a trasformare la t.oro mentalità. Nell'Unione vi sono, ad ogni modo, dei cooperatori consia,pevoli, con della capacità e dell'esperienza. E chi ci assicura che le So:ci-età non siano composte di borghesi, o che sia pos,sibil,e che nell'Unione cielie Cooperative vi siano dei borghesi .... E a·llora? Cc ne sono fra di noi. Io •sono uno di ,quelli; ed ho l'onore di essere un borghese al servizio del proletariato, e ve ne ·sono in tutte le organizzazioni proJ.etarie. Nella storia, ciò è sempre avv,enulo, dalle file detle classi dominanti sono venuti dei transfughi al servizio della classe che sale. Guardate la storia della rivoluzione, esaminaite i nomi Idi coloro -che si sono messi al servizio della rivolu·zione borghese, dcUa rivoluzione c-ontadina del 1789, e vi troverete dei nob.ili, e non è in queste file che si sono conosciuti i meno -devoti ed i meno di,sinteressati. Nell'Unione Cooperati va, .atl •servizio de'! proktariato, al servizio <l!elle o,pere proletarie ,per natma, troviamo magari dei borghesi, e noi ci serviamo della loro esperienza. Aggiungiamo che neJ.le Sociietà dell'Unione cooperativa vi è un'immensa massa di lavoratori, come vi sono delle Società puramente ed ·esaltt'sivamente proletarie. A chi si far.ebbe credere che l'Unione coop1erarrutiva di Limoges, che ha 10.000 membri, ed un Municipio socialista, non sia una Cooperativa d'essenza proletaria?

20 Ed ora una parola per riispondere alle .particolari obiezioni mosseci dalla Federazione del Nord. Essa votò contro l'unità ,e si ritirò momentaneamente. Contava, in realltà, tre aderenti alla C. C. S. O., ·sopra 17 aderenti a.Ha l:;';ederazione, ,e su p,iù <li 200 Società esistenti nel dipa,rtimento del Nord. Ciò che però s·i deve dire è che essa non vol,eva sa.perne del ;patto <li Calais. Essa no11 accetta va la .disciplina del Congresso di Calais perchè non voJieva a1coettare quella del patto; e ciò costituisce la dimostrazione più luminosa che tra la risoluzione di Calai,s e il patto d'unità noo vi è nessuna differenza. Aveva l'i,nteuzione di restare essa pure, ma nori voleva riconoscere ·come Cooperative importanti che quelle Coo,perativ,e che contriibuiscono al Partito socialista, per cui essa era venuta con no•i nella speranza di convi,ucerci tlei suoi metodi, è nella fidncia che le Società della Confederazione della Borsa di lavoro finirebbero un gion10 per torna•re ad essa. Ciò non ostante, noi abbia.imo dopo l'unità 40 Società che si sono affilia.be alla P.ederaizione Nazionale, e ripetiamo ai nostri co11eghi della Federazione Socialista dd Nord: «State in gu,ardia ! voi non potr,ete svilupparvi; il movi•menrto coo,per:a1tivo non •può avere incremento quando tutto il suo in~eresse sia impegnato unicamente nei versamenti al Partito. Che voi non vo,gl.iate attribU1ire l'importanza che attribuiamo noi alla; ,cooperazione, è affarie vostro, ma non poti,ete sostenere, nè potr,ete :difendere 1ungamente, che i1 concetito del ver•sa:mento delle quote al Partito sia il solo fatto interesisante. Voi lo sapete, hen altra cosa vi ha: nella cooperazione, e se interrogassi il collega Samson, il segretario federale, sono si,curo che in fondo non dissentirebbe mollo da. que1lo ch'io ,penso. Ma egli 11011 osa rompere la tradizione del passato.

2I Nei fatti, nei principi e nei criteri che ci guidano non vi è una ragioue per rimaner lonLa111idall'unità. Sarebbe stato meglio venire subito a.Jl'unità, e volerla, magari con delle ri•servc, per trovarsi più forti mora-lmenlc dopo, cd essere in grado cli dare dei consigli. Ciò che doma,nclo è s,e i no.stri c-oHeghi del Nord, volendo l,avora re per la classe operai a francese e per la sua emancipazione, non sentano di doversi avviél!re verso l'unità per darle tut-to il ·suo carattere e non comprendano che nell'unità cs•si potranno lavorare molto più cffìca1 cemente p,er l'emamcipazione dei lavorat,ori. Discuteremo dopo sul valore met;;vfisico della coopl·razio11e, ma imporla •sopratutto rilevare un fatto: dava,11li a noi le ,direttive umane 11011 hainno che un fuggevole co1•so; ciò che ha valore sono 1le realtà sociali che incate11::ino il palS•ato e preparaino l'avvenire. E una di quest,e è l'u11i.tà. Così noi dobbiamo comp,ia·cerci che il o,ngrcsso unitari,o di Tonrs l'abbia messa nei suoi scopi, clanclule la più a'Ha significazioq1e. Ci aiuguriam,o,, che l'tu1ità, nata neHe migliori condizioni, stabilita ·su basi solidissime, funzi'Onante con tutti i suoi organismi flessibili e consistenti, realizzi tutte quelle speranzie ch·essa non avrà ccrta1mc11te suscitate invano. li socialismo non potrà che avvantaggiarsene pel suo divenire. La cooperazione autonoma è socialista per natura. Per molti, lo svilt11ppo J,ento ciel movimento cooperativo in J7rancia. dipende dal fatto che tu:tti i socialisti, i socialisti di 1uttc 'Ire tendenze e di tutte le scuole ha.uno forse troppo lungamente trascurata l'azione cooperativa.

22 Noi non abbiamo abbasta,nza spinto i mil-itanti a diventare amrninislrailori di Società, non abbiamo fatto abbastanza, abbiamo lasciato troippo spes~o l'azione cooperativa senza fini propri, siamo anelati cli un colpo al poJ.o op1posto delle opinioni; noi abbiamo voluto farne una cooperazione di partito. Compreinclo bene che in ciò non vi sono responsabiJi,tù ùi uomi11i; è l'evo,Juzione, sono gli avvenimenti, è la sloria cli tutto il partit,o socialista francese che l'hanno voluto. In Francia: la cooperazione è male ,orientata. Nel 1848 i,nvece di diri,g,ersi verso il consumo creò dei gruppi cli prodL1ttori; ne seguì una fioritura ammirevole di soci-elà all'indomani dell'era della p,ace sociale del 1848. Tul'Lc queste Cooperati ve di produ,zione si sba·11daro110 e fallirono, ed og,gi, •cinquant'a.nni dopo, di 200 o 300 che potevano ess·ere non ne rimangono che 12. Era fatale che le Coop;erative cli 1woduzionc non avessero spirito vitale. Per ri.u,scir•c, in materia di prnduzione, ciò che è ben di verso dal consumo, occorrono due cos,e; bisogna a vere dei capitali ed aver·e la .poss-ibihtà di smerciare la merce che si fabbrica. Ora, a misu,ra dello sv.iht.p,po industriale e capitalista, per mctLcre in piedi una Cooperativa sono stati neces·sari dei capi-talit.5ti cli ,più in più formidabili. E anche quando al'l'origine avevano qu1est1 capitali, a poc,o a poco, l'evolu:zione tecnica moderna obbligava ad averne dei nu.ov•i, e, poi eh è i capitali manca vano, le Coop,era,tive spa!rivano; e po1i vi era la impossibilità di vendere la merce. Al momento pres,ente questi periooli non esi·stono più p•erch~ s.i tratta, non .più di Società autonome, ma cli ma1 g.azzini e offi.c1ine cli p,roduzione coo.perativa, organizzate nel Ma1gazz·ino dalJ,'.ingresso. In questo ca,so l'insi•eme dei ca.pitali dei consumatori coo,perativisti è più formidabile di ogni altro.

E non oc-oo,nre nemmeno creare dei clienti poichè questi vi sono già rap,p,res,entati da11e stesse Società Cooperati v1 e. Il movimento deJ. 48 influì grandemente su.Jl'opinione che i socialisrti francesi avevano avuto riguardo alla cooperazione; è ,quando nel 1878-80 essi ri-cominciarono la lotta, si sono giustamente ricordati lo sca'Cco del 48 ed hanno detto a quelli che volevano rip,rendere le stesse i<le-e: « Voi vi sbagliate! la Cooperativa non risolverà il problema sociale; essa 11011 è 'LU1'a.rmanecessar,ia, nè indispensabile. La solai azione, la p,iù efficaice, è la lotta contro lo Stato per imipos,s:essarsene. Il resto non è che divertimento da borghesi ». Ma questi pas1 satempi da borghesi si sono svillnppati. La scuola cooperativa e le sue influ.enze incont,esta~ bili, furono indubbiamente il risuJtato di qu:esto p.rimo atteggiamento dei sociali-st.i ri,gu.a:rdo alla cooperazione. Taluni fa:bbricairono una teoria coo,p1erativis.ta, la teoria della cooperazio,ne neutra, che basta a sè stessa ,e che sarà sufficiente a comp-iere la trasformazione sociale della! coo.p,erazione che è -contro la fotta di clas.se. Ma siccome gli operai diventava.no isempre più el,ementi cooperativi•sti,ci •e ·siccome, malgrado tutto, è la classe operaia che vi 1giravita aittorno, un giorno questa: s'è accorta che li movimento •era sta,to veramente fuori da·lle sue finalità. Cosicchè -da quindici aumi, particolarmente a Parigi, gl,i operai si schierarono contro il movimento finora esistito, e fecero le loro p,ropri-e Cooperative, dicendo: « Noi vogliamo metter-e d'accordo la prati·ca ,colla teoria». Così, sono entrati nelle Cooperative, ne hanno create di nuo,ve e di queste ne han fatto degl,i or.gani di onestà e di ,emancipiaz:ione. La classe operaia, alle sue mol,tepilici forme di organizzazione, si provò ad aggiungere il mo,vimento cooperativo. I socia.listi erano divisi ed a questa clivi·sione

corrispose immediatament·e un modo diverso di comprendere questo movimento. Vi furono da una parte_, i colleghi parigini, che venivano da1 partito operaio sociali,s,ta rivoluzionario e che av,eva•no creato fa Borsa coop,erntiva socialista. La Borsa I.Sifondava su due princi,p,ii: vol:eva che la coo1peraz,ione fo,s·se operaia e non nas·condessc i suo.i scopi; e volevcl, che si 1dicesse sempre che è alla trasforma.zioin,e ,co-mpileta ed .alla so•c.ializzazion•e dei mezzi di prodU'òone e di scam:bio che si deve mirare, e che la cooperazione ne era un m.,ezzo. Essa aiffermava che non bastava a sè ·stessa. D'altra ,p.art-e, la co,operazione ha preiso ancora una altra forma che i nostri colleghi della Federazione soc.ia·lista ciel ord hanno sv·ilup1).ata. Eviclentemiente ,essi avevano u,n' altra ta-ttica ed hanno agito in mo.do diverso; hanno voiluto conservare la vecchia dottrina e, nello stesso tempo, non hanno voluto allontanarsi troppo da un'azione ut,ilc. Hanno detto: « Sì, noi cornsentiamo a dichiarare eh.e la co,operazio.ne è_ un mezzo come u.n altro per aiutare il Pa,r,tito; ma il Partit,o resta il solo organo che potrà compiere la trnsformazione sooialè ». Per essi, la Coo,p,erativa non è un elemento cli valore sociali'Sta. Essa è ·per i nostri colleghi, come una società musicale o di tiro a segno, destinata a « a.ttirare », come si è deHo i111Normandia, gli elementi operai per completar•c la loro ,edu.cazione. I ca-cciato,ri che vanno a cacciai di allodole hanno lo sp,ecchietto per attira.rie; ·così ·pure v'è lo specchio per creare le cos-cienze socialiste. Se la coopierazione non è che un aiuto secondario ciel socialismo, ne segue naturalmente che una cooperativa non ha di valore che ciò che ,essa dà di sussidio al Parti.to, esse, i·n effetto,, la cooperazione non è un ekmcnto cli trasformazione sociale essi hanno ragione.

I colleghi del J ura hanno introdotto una terza concezione della scuola; di Saint-Claude. Essi vorrebber:o che tutti i benefici della cooperazione ritornassero ai cooperatori, non s,otto una· forma individuale, ma alla collettività per mezzo 1della •società, e co01 1 siderano ,Ja cooperazione come una forma necessaria al movimento socialista. l\[a in tutti e tre i casi i socia·listi, per reazione, sono rimasti lontani dal fare della cooperazione di partito, se non nelle loro intenzioni, al1111enocome risultato. Bisognava rimettere la coopera 1 zion1 e sul suo vero terreno, conservarle i suoi caratteri ,di classe e di eme11cipazione, ciarle la sua autonomia e l,e condizion.i per vendere a buon mer-ca1o, preparnr1e la sua unità, se si voleva ingrandirla. Ma ocoorreva, d'altra ,part,e, p,ei cooperatori della scuola di imes, abbandona1re il carattere neutro che av-evano asisu,nto e che av,eva fatto dire: coopera:=ione gialla, cooperaz1·one borghese. Ciò fu l'opera cli questi ultimi a·nni. In effetto, la cooperazione p,uò ,essa essere neutra, nel vero s,enso della parola oome la definisce il vocabolario dclna lingua francese? Evidentemente no. Es•sere neu,trai vo,rrebbe dire che J,e è permesso di essere indifferente a tutte le manif.esitazi,oni dell'arte, a tutti i concetti della moral,e, a tutti gli atteggiamenti deHe clasisi social.i, a tutte le aHe·rnative della politica. In questo modo ignorerebbe tutto ciò che v'ha cli meglio e a·ndrebbe a rinchiudersi in tma « ton1e 1d'avorio ». Le Jeggi,, alJ.'o,pipo 1 sto, non potr-ebbero nè aiutarla, nè favorirla. I buoni costumi più o meno rila1 ssati della società contemporanea, più o meno severi, non l'interesserebbero per nulla, essa sarebbe un mO'stro a'bbominevole, ma fortunatamente inesistente e impossibile. Come pure quelli stessi che nel ·campo cooperativo hanno lungamente parlato di oooperazio•ne neutra sono

obbligati a riconoscere che tale parola ha generato equivoci e confusione. Ha fatto più male che bene ,ed essi 1o proclamano. Essi dicono anche che, pel momento, accetterebbero volontieri la p,arola che la maggioranza dei cooperatori socialisti ha fatta p•roipria: coopera:Jione autonoma. Con questo le Cooperative socialiste dimostrano che i cooperatori credono di avere sufficiente espe·rienza ,per dirigersi da soli, s,enz,a il •Consiglio, o meglio, senza la tutela di organizzazioni esteriori. La cooperazione non basta da sola a risolvere il problema sociale. Essa crede di bastare a se stessa quando prende decisioni che da sola l'inte.ressano. La cooperazione autonoma dimostra che può, come lo deve, far vivere e sviluppa:re, a fianco d'essa,, delle organizzazioni col1'sorelle. L'-espressione implica che per essere autonomi bisogna esserlo in confronto cli qualche ·cosa, e ciò vuol dire in fatto, esserlo in co'l.f1ranto <lei sindacati e del socialismo; ma si sottointende che queste organizzazioni hanno quakhe ,cosa di comune. A ~1oi, par•e difficiJ.e, in effetto, che la coo,perazione possa, da so.la, tutto risolvere; forse 'lo ,potrà anche, perchè noi nulla sa:p,piamo e forse l'avvenire potrà dimostr.arcelo, ma in tal ca,so è me,glio servirci, <li tutti i mezzi che si possono utilizzare, secondo il temp,o e le circostainze; e di mezzi il pwletariato non ne ha troppi. Noi diciamo il p,roleta,riato, perchè non vogliamo, nè in fatto, nè in teoria, che la cooperazione possa essere fatta da altri e ,per altri che non siano lavoriato,ri. Non l'immaginiamo come u,na panacea di riconciliazione del'le classi ,e qu,a,le fiaccola di pace sociale fra gli uomini. Certo, nella stessa misura di tutte le altre azioni esplicate dai lavo,ratori, la coo,p,erazione vuole ·come supr·emo scoi})'oaibolire le classi; ma costituerudosi non ,le fa scomparire a fianco d'essa, nell'ambiente ca,pitalista dov,e germoglia. Essa senne l,euine e le altre e, i,n realtà, è neUe

27 mani dei lavoratori, che trova e ha trovato le sue •condizioni di sviluppo e di esistenza, è a 'loro profitto ch',essa «diviene» continuamente. Il ,proletariato ha in questo momento la missione storica di rappresentare gli interessi generali dell'umanità e questa sarà co111dottaad un grado superiore di civiltà unicamente ,per la volontà della classe lavoratrice. Se noi diciamo queste cose, si è per meglio precisare una espressione divenuta corrente, accettata dai cooperatori cli tu:tte le scuole: La coopera,zioneaperta a tutti. E ,questo, a nostro avviso, significa che non possono esservi restrizioni cooper·ativistiche o ,politiche per chi,unqt11evoglia entrare nella cooipera.tiva. Vuol dire anche che dei borghesi, o degli intellettuali, degli uomini del'la classe media, .possono venir.e a noi, e ciò non sarà che nel loro interesse di consuma.tori i ,quali ,si troveranno so•pra un terreno di legalità. Una bocca da nutrire ne vale un'altra. Tutti sono accettabili e tutti vi possono trovare i loro vantaggi; l'azione non ha utilità morale e grandiosità sociale che a una sofa conrdizione: esser,e un'arma nelle mani dei lavorato,ri. La cooperazione è aperta a tutti, ma però a :profitto dell'emancipazione ,oom,piuta necessariamente dalla classe proletaria .manuale e intelllettuale. Ed è per questo che ha un valore socialista-. E' necessario che diciamo chiaramente che cosa intendiamo per .questo valore socialista della cooperazione. Il valore socialista della cooperazione. n socialismo ha come tattica -tradizionale la conquista del potere politico e, come condizione, la traiSformazione dell'attuaJ.e assetto social-e ne'! sociali,smo. Ma questa condizione è sufficiente alla sua realizzazione? Noi non lo crediamo. Noi diciamo che se vi sono elementi preparatori per la trasformazione soc.ia·le; se 'è, da una parte, la con-

centrazione capitalista, dall'altra, ci sono gli elementi umani; in terzo .Jt10go c'è l'organizzazione del proletariato. E quest'u.Jtimo non bisogna ,prenderlo nei periodi cli stasi, •censì allo stato d'azione e di organizzazione creante i suoi miglioramenti .e rafforzantesi sempre più per reagir'-' contro il sistema caipitalista ed assorbirlo. Immaginiamoci di essere div.enuti padroni del potere politiico nell'anno 1913 p,er u,n •col,po idi bacchetta magica, mentre un bel mattino il nostro ideale illumina la classe operaia, e domandiamoci che cosa faremmo, una vo,lta diventati padroni, dello Stato, dei mezzi di prOiduzione· e di scambio, dei decreti e delle leggi. Se non abft)iamo •gettato le b-asi della società nuova, se mancano -gli organi ,per la gestione della ,produzione e la rip,artizione delle ricchezze, se in una parola mancano le istituzioni socialiste, noi rischiamo cli fare fallimento. O tutto o in pa·rte, una volta padroni elci potere, per effettuare 'la trasformazi,one sociia.J.e,bi,sogncrebbe metterci a fare dopo quello che noi potevamo creare e costituire fino dia ,prima. Se la rivoluzione e la conquista del potere non sono che un atto seguito cl•aun lungo periodo cli azione socialista, p,erchè non abbozzare, fin d'ora, e negli stessi organismi clel'la società capitalista, il quadro cli questa opera trasformatrice? Non contribuirà forse ciò ad affrettare. il movimento e ad avvicinare sempre più la caduta ciel ca.pitali-smo? Bisognerà ,poi forma,re i quadri deUa società collettivista e con1JLmista e organizzare particolarmente la produzione collettiva p!er ripartire co\lettivamcntc le ricchezze. 'Occorrono per qu.esto degli organi materi,ali di gestione, degli uomini per ,amministrarli, delle norme di vita democratica nei 1domini del lavoro.

29 E per questi bisogni non abb,iamo forse nelle nostre Cooperative gili embrioni idi simili organismi? Le Cooperative di consumo, generalmente intese, sono precisamente degli organi per la rÌ'partizione di tutte le ricchezze. Più esse saranno forti e più saranno utili ai fini del divenire sociali·sta. Esse formano, a ,poco a ,poco, l'educazi,one del consumatore, l'obbli-gano al contro'llo, lo ·aibi.tuano a dirigersi da solo e ,nello stiesso t1empo a partecipare all'amministrazione sociale. Senza dUJl:>bio,sòrte nell'ambiente capitalista, eS'se ne subiscono le leggi, ma non nei loro organismi propri perchè questi hanno i loro sistemi di funziona·mento e le loro r,egole naturali di svilu1ppo. Esse 11011 sono che ostacolate nel loro incremento, ma: ciò non si,gnilfìca affatto che il ,capitalismo le riduca a limiti ristretti. I magazzini cooperativi all'i,ngrosso inglesi, coi loro miliardi d'affari interessanti un qu,into del'la popolazione tota:le sono là per rispondere il ,contrario. Gli altri -paesi terl'dono a: seguirli ed a raggiungerli a passo di giga.nte. Cosiochè, il pro'letariato, padrone del potere, trov,erà nel movimento cooperativo il mezzo per af fr.ettare }',avvento <lei socialismo. A che servirà il possesso del poter,e senza questi organismi per la ri1partizi,one coiJ!iettivadella ricchezza? Vi sono, abbiamo detto, i grandi magazzini, ma nulla nella loro vita inter.na rende possibile l'immediata .amministrazione delle cose .per mezzo degli organi della comunità. Essi si fondano suHa gerarchia autocratica e capitalisti·ca. Infine se la coop,erazi.one non ha ancora dato esem- .pi di esser capace d'assorbire comp,letamente il commercio, il c,aipitalismo lascia ancora vivere a fianco dei suoi grandi magazzini una vegetazione di piccoli intermediari. Se ne deve concludere che il socialismo deve attendere la loro scomparsa per giusti'ficarsi?

Vi ha dunque, acc•anto a noi, del socialismo, anche prima del possesso del poter,e, come ve ne sarà da crear dopo, e la rivoluzione sociale è da ,questo momento nelle istituzioni 1proletarie. La trasformazione giuridica non tocca che la superstruttura e sono, al contrario, le istituzioni proletarie che costituiscono il fondo rivoluziona,rio e l'i-ncarnazione del soc'iali·smo. T.al'è il caso de!J.e coa;perative di consumo. Ci·ononostante, non ci si facd.a dire che così la vecchia tattica non ,esi,ste p.iù, e che noi non si.amo favorevoli alla conquista del potere politico. Se il socialismo ha la religione dei fatti, se ha dato formule e teorie al suo divenire, deve sa·per guardare là dove egli è già. Di conseguenza Cooperia,tive e Sindacati saranno tanto più efficaci nella facilitazione della realizzazione deJ. socialismo, quanto più gli uomini che lo compongono, si renderanno co,nto del dovere storico che loro incombe, mettendo meno ostacoli alla loro diffusione ed ai loro scopi e non •confinandoli in concezioni anguste che, in un caso, si chiamano cooperativismo, nell'altro, corporativismo, l'uno e l'altro bastanti ·a sè stessi. Ci obbiettate che 'le Cooperative non hanno sempre, alla lo,ro testa, dei p,ro-letari e dei socialisti. Ma dappertutto, e sopratutto, esse sono delle organizzazioni di lavoratori. E ciò è argomento sufficiente per dire che la cooperazione è un'oper:ai a •carattere socialistico. Vi sono anche dei Sindacati che dovrebhero essere per fa loro costituzione stessa de,gli strumenti· 1cH classe ed invece, quotidianamente, per l'opera del governo e elci proprieta·ri, sono indotti ad esser,e un'arme di sfruttamento. ComU:nque, se la Cooperativa, ·secondo la legge borghese, non è oper.a'ia, a·nche il sin1da.ca,tonon è operaio per le stesse ragioni con cui la legge borghese considera la Cooperativa,

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