Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

'78 - DEATIUCE .C.j?.NCE e co' ' cenni. Certo fra gli occhi della inclita fanciulla e lo emisfero nostro quando esulta • sereno traluceva; dirò quasi, una parentela, imperciocchè entrambi apparissero formati col medesimo azzurro: — entrambi annunziassero la gloria del Creatore. Quando, declinandoli alla terra, ella considerava cosa o persona, gli apriva splendidi ed acuti per modo, che paresse dilatare l' anima e la, intelligenza con quelli: allora chiunque le •stava davanti, « 'se non • si sentiva innocentissimo di cuore portava frettoloso la mano sul petto, dubitandó che lo involucro della carne non bastasse a celarle i pensieri riposti della colpa;.altri poi per tenerezza lacrimava: per ogni dove li girasse aria diventava, più chiara, il cielo più lieto. Se interveniva a balli notturni, eccola luce delle fiaccole per virtù dei suoi occhi raddoppiava; le note armoniche sfavillavanó più melodiose, e il piacere si versava a onde sopra i giovani capi. in qualunque punto del festino ella fosse scomparsa-, la noia soffiava un alito ghiacciato sulla universale esultanza-. La sventura certo aveva battuta le ale intorno cotesta fronte bianca di giglio; ma l' era venuto meno lo ardimento per lasciarsi sopra una traccia inamabile, e ,passò oltre. La preghiera dei mortali avrebbe potuto riposare su quella fronte, per librarsi quinci più pura verso il trono di Dio. Nei giorni giocondi, alli rari!, della sua vita ella si compiacque talora sciogliere con giovanile baldanza il volume delle chiome bionde, e apporle al sole; quasi volesse instituire gara co' raggi di lui: ma il sole le circondava amoroso di tale uno splendore, che la gente tremava di reverenza e di piacere a riguardarla, reputandola una santa scesa, dal cielo, circonfusa dal nimbo radiato (1). O Bellezza! Io dai primi anni ti ho alzato un altare nell' anima, dove ti sacrifico i più -dolci dei - miei pensieri; — pensieri che, me- levando da questa creta mortale, mi avvicinano al Creatare di tutta bellezza; ma nè io ho parole, nè credo che veruno umana elóquio le possieda, capaci di significarti degnamente: se' potessi appormi la carta sul cuore, e iniprcintarla dei suoi palpiti, forse aprirei alle genti concetti non mai più uditi: però questa nè a me, nè ad altri fu con-

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