Francesco Domenico Guerrazzi - Beatrice Cenci

CAP. XXVII. — LE VESTI 559 ne, tu non diventerai arnese di menzogna.. e poi tutto in te è pregno di disgrazia, e porteresti teco lo infortunio a cui ti usasse. Giova pertanto che tu ti disfaccia, come me, negli ,elementi che ci compongono; le nostre particelle fatali si sperperino nella immensa fatalità del mondo: insieme unite hanno fatto, e forse tornerebbero a fare prova troppo dolente. Solo ne separo questa ciocca, e tu ti consuma... E la gittò nel fuoco che ardeva dentro al cammino. In breve della chioma magnifica avanza un pugili° di cenere bianca. — A te, Virginia, prosegue Beatrice; io parto questa ciocca dei miei Capelli in due, ed a te la consegno. Se ,n giorno mai tu incontrassi un umno alto e' bello, di capello biondo,. col segno della fatalità marcato tra ciglio e ciglio.., tu lo l'avviserai perchè nattì gli sventurati presentano in , volto certa 'rassomiglianza di famiglia; ed io, Vedi, quando prima mi ti presentasti davanti ti riconobbi per mia sorella di dolore; e poi, senti... ( — e le sussurrò vergognosa" una parola negli orecchi —) tu gli darai questa ciocca qui: quesP altra serberai' per te. Io posso lasciarti danari e robe e gioie, e te le lascerò; rna queste non fanno parte di me; col recarti addosso i miei ca5pelli avrai sempre teca un frammento del mio ente... finché dura poichè anche i morti si disfanno, e le reliquie non si trovano più. A te infortunio non possono recare davírero; perchè, poveretta! tu sei per disperaziohe fatta sicura. Se potessi mutare il tuo stato, Dio sa se lo farei; — comunque sia, ti desidero ogni bene: — chè se, come sembra pur troppo., anche tn ti debba struggere in giorni pieni di amarezza, ti giunga dolce la morte come questo ultimo 'bacio, che ti do sopra le labbra. • i

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