Quaderni di cultura repubblicana

della società non signoreggi pm la società e che la concorrenza sia libera veramente •- In queste affermazioni è da scorgere soltanto una impronta proudhoniana, la quale può esser defini ta socialista soltanto a patto che si intenda il socialismo in una accezione che non si concilia affatto con la marxista, e che si identifica i nvece molto meglio con il concetto di rivoluzione sociale quale auspicarono anche Cattaneo e Mazzini: Cattaneo, fondandola sopra una rinsaldata struttura economie.! della società; Mazzini, sopra l'educazione e l'elevazione d~l popolo, considerate basi di ogni ulteriore conquista. La concezione sociale del Ferrari è altresì piu facilmente riconducibile ad una concezione anarchico-libertaria, che molto spesso si fa strada in quelle sue pagine in cui più viva e radicale si fa la critica contro i conservator i e contro tutti coloro che sono timorosi delle novità e propendono per la conservazione. Egli è infatti un assertore instancabile della libertà che identifica nella repubblica. La libertà per lui non si trova nell'astrazione, ma nella sfera della realtà concreta. Il povero deve avere, per Ferrari , tutti i diri tti del ricco; il popolo, tutti i diritti del privi legio. La sua critica si fa quindi accesissima contro i teorici ed i fautori del liberalismo economico. È necessario, per lui, che il lavoro si:l veramente libero, e pertanto condanna che a pochi siano riservati i capitali, le macchine, le fabbriche, le terre, la istruzione, mentre alla grande maggioranza viene imposto i l lavoro senza il capitale, senza le macchine, senza istruzione. Questo è l'equivoco ch'egli scorge nella società liberale. La sua critica si fa vieppiù violenta nell'attaccare alcuni istituti economici, tipici della società borghese: la rendita e l'eredità. Egli afferma che, vivendo di rendita, si finisce col dominare sul lavoro, sulla legge; si finisce col dettar legge e opprimere la società intera. E quindi chiaro che, 19

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