Quaderni di cultura repubblicana

vece il fortissimo storicismo cui, date le premesse, doveva necessariamente sboccare una simile analisi. «L'Io >>, afferma il Cattaneo, « se non si contempla nell'evoluzione dell'istoria, nulla sa nemmeno di se stesso e nulla a se stesso risponde >>, e il pensiero è « il principio della storia >> poiché « la storia fa l'uomo, ma l'uomo fa la storia >>. Del resto non si tratta soltanto di affermazioni teoretiche: è, in sostanza, l'intera opera cattaneana che ha come punto di riferimento costante l'esperienza storica. Da ciò dunque una prima conclusione: come ha notato già il Levi, a differenza del positivismo d'Oltralpe, il « posi· tivismo >> cattaneano, assai più che scientifico, è sociologico e storicistico. Ma, concretamente, come agisce poi l'Io nell'ambito della storia per determinarsi e diventare a sua volta fattore di una nuova storia? Anzitutto va premesso che l'individuo è tale, capace cioè di autonoma attività creativa, in quanto immerso nella società: il nostro cioè respinge con decisione qualsiasi stato primordiale di libertà, qualsiasi rousseauismo più o meno camuffato. È dalla società perciò che sarà necessario partire. Anche per il Cattaneo, come per il Romagnosi, gli elementi del consorzio civile non sono altro che gli uomini associati, i cui reciproci interessi appaiono in eterno contrasto fra loro. Senonché, laddove il Romagnosi si limitava a prendere atto di questa realtà, e ad affermare che il conflitto tra i vari interessi si sarebbe risolto attraverso il gioco naturale del conllitto medesimo, escluso qualsiasi intervento esterno (cfr. G. D. Romagnosi, Del predominio della natura sul regime degli Stati), Cattaneo va più in là: maggiore è il numero dei principi in lotta tra loro, maggiore è il grado di civiltil . Ciò si verifica a tutti i livelli, ma in particolare modo nel dominio dell'intelletto: «Val più il dubbio di un filosofo 16

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