Quaderni di cultura repubblicana

addormentare le classi lavoratrici col giolittismo e poi stroncarle col fascismo. !1. PROFETA DELLA REPUBBLICA In queste condizioni, il piccolo Partito repubblicano era veramente un faro di consapevolezza nella democrazia italiana, e Giovanni Bovio era, a sua volta, un faro di chiarezza ideologica. Che cosa sarebbe stata la Repubblica? Quale la natura dello Stato repubblicano? Bovio già aveva risposto - come si è visto - che la Repubblica avrebbe dato agli italiani la libertà nel suo senso più vasto. Ma ora il vessillo della libertà integrale lo alzavano gli anarchici, negando del tutto lo Stato, come perpetuo oppressore, e quindi anche uno Stato repubblicano. Vi era dunque la necessità di definirsi anche in direzione dell'anarchia, e Bovio lo fece: la Repubblica - egli disse - è a metà strada tra la Monarchia e l'Anarchia, cioè l'ipertrofia dello Stato e la sua pura e semplice abolizione. Dello Stato non si può fare a meno, ma bisogna far si che esso non sopprima le autonomie locali e le libertà del cittadino. Pur difendendo gli anarchici in Parlamento, nei giornali e nel foro, dagli attacchi di chi li voleva colpire preventivamente o sfruttava ogni minima occasione di violenze o intemperanze da parte di quel movimento per perseguitarne gli aderenti, Bovio tuttavia li richiamò, dal canto suo, ad un maggiore realismo e all'onesta legalità della lotta politica. Quando l'anarchico Bresci compì il mortale attentato contro Umberto I, Bovio invitò tutti gli anarchici a desistere dalla violenza sanguinaria. In questi richiami alla legalità, che Bovio rivolse agli anarchici, non vi è soltanto la consapevolezza politica e umana di un pacato e responsabile esponente di partito, ma vi si nota un acuto pensiero storico: le antitesi nella storia non sono soltanto successive, sono anche contemporanee, e quanto più si spinge da un lato, tanto più si 12

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