Quaderni di cultura repubblicana

la netta antitesi del suo federalismo repubblicano e pluralistico. MARIO E CARDUCCI Fu quando si preparava per il saggio su Dante, che Mario conobbe a Firenze il Carducci, stringendo con lui una profonda amicizia, materiata di reciproca ammirazione e di notevoli affinità: avevano in comune, oltre l'idea repubblicana, il classicismo in letteratura e in arte, lo spirito anticristiano e pagano, un carattere polemico e risentito. Si riscontra in Mario la carducciana antipatia per l'umiltà manzoniana e per il Medioevo cristiano e monastico e vi sono, altresì, concetti di Mario, che tornano più tardi, con esatta corrispondenza in Carducci, tradotti in efficace poesia: il concetto della ineluttabilità della guerra si ritrova nella composizione carducciana intitolata appunto • La guerra •, che fa parte della raccolta Rime e ritmi; il concetto che si deve esser grati al podestà Cante de' Gabrielli per aver mandato Dante in esilio e averlo quindi ispirato per mezzo del dolore e dell'ingiustizia, concetto espresso da Mario nel saggio sull'Alighieri, del 1865, si ritrova nei Giambi ed Epodi di Carducci, precisamente nella poesia • A messer Cante de' Gabrielli da Gubbio • del 1874. Ecco l'interessante confronto. Scriveva Mario nel saggio: • Si rendano grazie a Cante de' Gabrielli, podestà di Firenze, d'avere strappato Dante alle dolcezze della città materna, alle care consuetudini della casa nativa, alle placide cure della famiglia, imperocché il suo genio non affinato alla cote del dolore , la sua anima non ritemprata alla scuola dell'infortunio, il suo cervello non sopraesaltato alle battiture dell'ingiustizia, le sue passioni non istimolate dall'accanimento della persecuzione, non avrebbero mai pro19

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