Quaderni di cultura repubblicana

dominio assoluto, aveva giocoforza dovuto fare esclusivo ricorso alle armi straniere. Nel 1848 invece, di fronte alla borghesia che insisteva per gua rentigie costituzionali e si agitava per la Camera dei Pari o per la formula di giuramento regio, le campagne cominciavano ad agitarsi confusamente per conquiste economiche e sociali: i contadini, i villani, i cafoni sentivano finalmente la insofferenza delle loro condizioni, volevano scuotersi di dosso la propria infinita miseria , tentando a loro modo la propria rivoluzione. Il germe di qu.:sta era stato gettato nel solco da quasi mezzo secolo e, infatti, chi scorre la storia del Sud con occhio distratto non può non fermarsi ad una data storica davvero solenne, quella del 2 agosto 1806, quando Giuseppe Bonaparte, inviato in qualità di re di Napoli dall'imperatore Napoleone I , emanò il famos o decreto che aboliva la feudalità in tutto il territorio del regno. Con quel decreto secoli di disordine, di prepotenza, di anarchia baronale e di profonde ingiustizie vennero ad essere cancellati, ma sulla carta. Giuseppe Bonaparte, con una visione tutta moderna della società e dello Stato, si proponeva onestamente la trasformazione completa di un ambiente rimasto immobile per t anto tempo, ma le vicend~ sopravvenute e più la cattiveria degli uomini glie lo impedirono. In realtà il sistema feudale, abolito di diritto, risorse e si perpetuò di fat to, e noi assistemmo a questa grandissima burla della storia: che una rivoluzione economico-sociale, che avrebbe potuto avere grandi e benefiche conseguenze per l'avvenire, fu tradita e strappata in sul nascere. Sembra questo sino all'età del Risorgimento il destino del popolo meridionale. Pa rlando di esso nel suo interessantissimo Cenno storico d'Italia, Pisacane scrivo: " Cerchiamo riconoscere se un nuovo popolo era succeduto a quello del Medio Evo u. A Palermo e a Napoli avvennero le più famose sollevazioni di quei tempi. "La Provvidenza u, esclama l'Alessio battiloro a Pa lermo, " fa le campagne ubertose per tutti, 15

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