Volontà - anno XIX- n.6 - giugno 1966

perte di grandi errori. i quali se non fo5scro stati, nè quelle (che si chiamano scoperte di grandi verità) avrebbero avuto luogo, nè i filosofi che le fecero avreb– bero alcuna fama. Cosl dico delle grandi utilità recate ai costumi, alle usanze, ccc. Non sono, per lo pili, altro se non correzioni di grandi abusi. Lo spirito umano è tulio pieno di errori; la vita umana di male usanze. La maggior e la pdncipal parte delle utilità che si possono recare agli uomini con. sistc nel disingannarli e nel correggerli, piuttosto che nell'insegnare e nel bene accostumare, benchè quelle operazioni bene spesso, anzi ordinariamente, riceva– no il nome di queste (voi. 4, pag. 388). Mollo acutamente Flora dice di Antonio il triumviro: Ocscisclt in regem: nam aliter salvus esse non potult nlsl confugissel ad scrvltutcm (IV, 3). Ottima• mente di un uomo corrotto e dep,·avato come Antonio: non poteva essere se non signore o sen•o; libero e uguale agli altri, non poteva. E cosi quasi tutti i romani cli quello e de' seguenti tempi; così la massima parte degli uomini d'oggi. di. Non c'è altro stato che non convenga loro, fuorchè l'uguaglianza e la libertà. Non saprebbero se non regnare o, come fanno, servire; ma. servendo, sarebbero pili adattati al regno che alla libertà. E tale è la natura degli uomini servi per caraucre e corrotti dall'incivilimento, spogli di virtù, cli magnanimità, di enlu• siasmo, di sentimenti e passionl grandi, forti e nobili, d'integrità, di coraggio, d'ingegno, di eroismo, capacittl di sacrifizi, ecc. ccc. Tutte cose necessarie a ma– nifestar individualmente e a mantenere relativamente e generalmente lo stato uguale e libero di un popolo. In chi domina, l'egoismo non può che servire o regnare. Così i nostri principi. Regnano e saprebbero servire (cosi i nostri ma• gistrali, ministri, grandi. Regnano e servono. Sanno riunir l'una cosa all'altra. Le mettono effettivamente in opera ambedue). Ma, come sarebbero capacis– simi di servitù (e perciò appunto che regnano come fanno e che son tali signo– ri), cosl sarebbero incapaci di libertà e di uguaglianza ... (voi. 2, pag. 41). Se l'idea del giusto e dell'ingiusto, del buono e del cattivo morale non esiste, o non nasce per sè nell'intelletto degli uomini, niuna legge di niun legislatore può far che un'azione o un'omission~ sia giusta nè ingiusta, buona nè cattiva. Pc• rocchè non vi può essere niuna ragione per la quale sia giusto nè ingiusto, buo– no nl! cattivo, l'ubbidire a qualsivoglia legge; e niun principio vi può avere sul quale si fondi il diritto che alcuno abbia di comandare a chi che sia, se l'idea del giusto, del dovere e del diritto non è innata (come vuole Voltaire, e cioè na1uralmente e per innata disposizione nascente nelle menti degli uomini, com'ei son giunti all'età di ragione) negli intellelli umani (voi. 5, pag. 334). I re da principio erano anche più che altro i condottieri degli eserciti. La persona del generale si è divisa da quella del principe, e i re hanno lasciato di esser guerrieri, e non si sono vergognati di non saper comandare alle proprie armate, nè dirìgere e adoperar ]a forza ciel proprio regno, non tutto ad un trat– to, ma a poco a poco e in propor.done che il mondo e le cose umane hanno per– duto il loro vigore ed energia naturale, e che l'apparenza ha pre!',O il luogo della sostanza: nello stesso modo e per la ragione appunto per cui, seguitando e ere- 372

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