Volontà - anno XVII - n.3 - marzo 1964

pero generale: misticu che poi è stata al– quanto raffreddata dall'esperienza, Co– munque, da un punto di vista logico ed e– motivo, il suo giudizio non era errato 111 quanto, come forza e come simbolo, sul– lo sciopero si basa la stessa esistenza di ogni sindacato. Il male, col passare degli anni. si è rilevato quando, con un'eviden– za sempre più crescente, lo strumento di pura difesa eco11omicanon seppe resiste– re alla tentazione di di1,e11ireanche stru– mento 1:politico•. Facciamo una breve ed ele-mtntare ana– lisi di un tale dilemma, Da quando l'uo– mo. uscito dalla preistoria, divenne un essere «civile>, in un m.odo o nell'altro è rimasto sempre incate11atoad un partico– lare principio d'autorità. Quando, in una comunità della preistoria che viveva di caccia. le cose andavano male, i sacrifi– ci per la stessa logica naturale imposta da quelle remote condizioni. erano sop– portati in parte eguali dall'intera comu– nità. Oggi. quando le co;:;evanno male, la classe che detiene il potere è sempre la meno sacrificata; anzi. talvolta., trae van– taggio anche dalle crisi più gravi. Strutture, istituzioni, leggi, armi, ecc., che a poco a poco suno sorte per raffor– zare sempre più il dominio sulle forze pro– digiose del lavoro, comportavano - e com– portano tuttora - che una notevole parte del profitto comune fosse sempre deviata per alimentare tali strumenti di dominio. Per questo è inevitabile che chi lavora non possa mai avere tutto queilo che ve– ramente gli spetterebbe. Il lavoratore, quando si accorge che la capacità d'ac– quisto del proprio salario incomincia a indebolirsi, giustamente pone delle richie– ste sindacali, e se è necessario ricorre allo sciopero. Ma, data l'attuale struttura della società, il padrone dei mezzi di pro– duzione ha sempre la possibilità di non ri- -manere mai «indietro> in tale corsa che, sostanzialmente, è propria di ogni tempo. Se sono imprese private riprendono la corsa aumentando i prezzi dei prodotti; se il padrone è lo Stato, o aumenta le tasse o le tariffe dei servizi pub– blici, oppure ricorre alla zecca. Non c'è via d'uscita; la quota di «malessere sociale>, in ()gni epoca, rimane sempre co– stante nel rapporto di dare e avere che gioca nel campo dell'economia; poichè an– che se l'operaio ha la possibilità di com– prarsi l'automobile, d'altra parte il padro– ne ha la possibilità di avere una ricchezza ben superiore a quella che, con le me– de.~ime unità lavorative. riusciva ad ot– tenere cinquant!J o cento wmi fa. Nessun popolo, nemmeno quello che vie– ne definito ricco e meglio governato, rie– sce a sottrarsi ad u11asimile ineguaglian– za di compensi. Anche quelle monete, co– me il dollaro o la sterlina, che sono consi• derate le più solide del mondo, nella realtà perdo110 sempre qualcosa della loro capa– cità d'acquisto. Non esiste nessuna moneta veramente «economica>, nel senso che ri– sponda sempre fedelmente alle forze ed ai sacrifici del lavoro. In definitiva. la moneta è il mezzo più efficace che serve a chi domin!l per tenere la dovuta «di– sta11za• nella corsa millet1aria; poichè, chi effettivamente lavora, non riesce mai a sapere qlt!lle sia il vero valore di quelle poche banconote che settimanalmente o me11silmente gli entrano nelle tasche. Ed è logico e n!'.lturoleche sia così, perchè il «vero valore~ è quello di essere padroni dei meizi di prodrtzione. Tanto è vero che. nel caso di una disastrosa inflazio– ne. quelli che ci rimettono sono sempre quelli che ha11no le sole braccia per la• vorare. I dirigenti sindacali certo non ignora– no che a cotesto continuo rincorrersi tra lavoratori e padroni, essi no,i possono 137

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