Volontà - anno XVI - n.10 - ottobre 1963

quando mancheranno e gli uomini e gli strumenti capaci di sostenerla per Ja convinzione, oramai profondamente radicata, che il •compromesso• si possa sempre ed in ogni caso regolare e risolvere tutte le siLUazioni. JI legame internazionale fra le varie economie è troppo stretto, esse sono troppo interdipendenti pcrchè un popolo possa fare da solo, in un angolo del mondo, pensando di poter realizzare una società più armonicamente organizza– ta dell'attuale (9). In ltalia, purtroppo, siamo testimoni di una dolorosa esperienza: nel 1918- 1920 si erano creati dei potenti organismi sindacali e cooperativi. Si pensava alla rivoluzione, ma molti vedevano cd erano anche per il compromesso {si venne persino nel 1920, ad un compromesso col fascismo, che ebbe cosl mag– giore facilità per distruggere gli avversari): ru opera talmente illusoria, che, subito, smontate o demolite le attrezzature rivoluzionarie di resistcn1..a, la rea– zione riprese l'azione incontrastata e potè spazzare via tutto, schiantare tutto quanto si era faticosamente elevata. Si è dovuto lavorare per più di vent'anni, con ogni mezzo, per arrivare a rO\•esciare il sistema oppressivo, per ritrovarsi al punto di partenza. li Parlamento, le riforme, come castelli di carta non servirono a nulla: il primo venne mandato a spasso, le seconde stracciate come cartaccia inutile. E questo dell'Italia non è stato un caso isolato. Uguale sorle capitò aj popoli di diversi altri paesi e tutti con un unico risultato: ritornare indietro. L'attuale scritto, non vuole essere - almeno per ora - un tentativo di con– futazione, punto per punto delle idee informatrici e della lattica dei princlpi e dei metodi degli anarco-sindacalisti svedesi, ma l'inizio di un'amichevole discus– sione; ed è piuttosto il desiderio di arrivare a capire il perchè della loro attitu– dine vista e considerata nell'insieme delle condizioni generali, attitudine che non è sufHcientcmente spiegata dalla definizione che danno dell'anarco-sindacalismo: « allltudJne che consiste ad ammettere delle lappe e delle soluzioni panlall, la tendenza ad accettare Il compromesso per poter addentare alla realtà e non essere tenuti ai margini degJi avvenimenti, e pofchè essendo questa solamente la "pratica" non può portare nessun danno al prtnclpU •· UGO FEDELI (9) In una intervista al giornale « Il Corriere defla Sera• del 2 seltembrc 1963, il capo del Partito Liberale italiano e segretario dell'Intemazionalc liberale, Malagodi, dichiarava a proposito delle democraz.ie del nord, e, sopratutto, della socialdemocrazia scandinava: • /,a Novergia come in Svetia e i,1 Danimarca, i ltberali so,10 in netta contrapposizione alla socialdemocrazia. la accusano a ragione di eccedere nella politica dello stato assisrenz.iale "finoal punto di snervare l'ìndividuo• ... « A Oslo, l'anno scorso, in una riunione di giovani dirigenti liberali, mi spiegavano le difficoltà in cui si trovano di fronte ad una mano d'opera pubblica che si prende il 30% del reddito ntiz.iarnile. E alla sm1 domanda: se il governo volesse prendere il 40% i liberali di Norvegia: «Escluso• - mi risposero - sarebbe una pazzia e ci baueremmo fino allo estremo•. 557

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