Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

la forza delle organizzazioni prole• 1arie non in tutti i tempi cd in tutti i paesi risposero i capitalisti colla forza. nè furono tutte le rivendica– zioni proletarie soppresse nel san– gue. In più, l'appiccicare ad uno la etichetta capitalista per farlo {uori è tm sistema in nulla dil-simile da quello seguito dai nazisti nel loro sterminio degli Ebrei. Uno nasce borghese come un ahro nasce ebreo e non si può fargli.ene colpa. In nes– suna circostanza e per nessun motivo si ha il diritto di negare a un uomo la sua umanità e di affermare che contro di lui tutto è permesso. Bisogna saper far rrcclito alla bon• 1à tìei nostri nemici; non bi.sogna giudicarli (< a priori )) o senza cinti precisi di fatto; non bisogna attri– buir loro le peggiori intenzioni. Non si può al <"ontempo dire che la !-O• cie1ì1 crea i delinqueut.i coll'obhro– bio e collo sprezzo cli cui li ricopre e pel modo spietato in c·ui li tratta, ed agire alla stessa stregua verso i nostri avversari, senza capire che quello è j) mezzo sicuro per render.:– li peggiori di quello che sono. Bor• ~hesi, capitalisti o altro, i nostri a\'• versari son uomini come noi. Non abbiamo tutte le virtl1, nè loro han– no tutti i difcui. Non pochi sono fra loro quelli che passano alle file ri– voluzionarie; ancor più son fra lo– ro queJli che son pronti ad ascoltare la voee degli oppressi, che ad essi riconoscono importanti diri1ti. Secondo il ragionamento comuni. sta il male è tutto nel nemico di clas– se; una volta distrutto questo nemi– co il male non sarà pili. TI ragiona– mento 61n dritto, ma solo in teoria. In pratica occorre un'autorità sola (partito, politbureau, dittatore) che decida chi sia e rhi non i-ia il nemi- co di classe; perchè se ve ue sono due o_ più di due e non sono d'ac– cordo, cade immediatamente il mito della verità di classe. Ogni autorità siugola è naturalmente conservatrice e sospettosa. Abborre il minimo se– gno, da qualunque parte sor~a, che la contesti. Avendo dichiarato esse– re perfettamente legiuimo il trattare inumanamente il nell'lico di classe, non ha, per sbarazzarsene impune• mente, che da dichiarare nemico di classe ogni persona che le dia fasti– dio. Per una nemesi etica in.fàllibi– le chi nega ad altri uomini i più e– lemenlari diritti se ne trova poi e– gli stesso privato. E dove si fisserà la li.nea che di– stingue il nemico dall'amico? Ecco un'onda!a di reazione e, automatica– menle, le forze cosi.delle di sinistra si coalizzano. Appena la reazione è sconfiua, spariscono gli interessi co– muni di queste forze e solo appare ciò che li separa. L'alleato di ieri è il nemico di oggi. Operamlo astuta• mente e tempestivamente ll11 partito si sbarazza di tutti gli altri e riesce a dominar solo. Per ottenere questo risultato si son fatti tacere tutti i dissensi interni al partito, ma ora che il partito è incontrastato, essi Msumono importanza capi1ale ed in• <'ominciano le lolle di una [razione ,·ontro l'altra. Alla fine ne rimane una sola ed è allora che gli uomini che la componi.tono scorgono nelle loro differenze di <-arattcre e di men– talità nu pericolo mortale. Il p-iù ri– ~oluto f' meno ~cneroso [a {ucilare ,:!:lialtri o li riduce alla pili abbiet• ta impotenza. Tale è la lo~ica dcl– i'« homo homini lupns )l impricita nel rinnegamento di ogni ACnerosità vi>rso il proprio nemico. Qnando poi di Eatto il nostro ne- 699

RkJQdWJsaXNoZXIy