Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

( all"inlerno dei parli ti e dei gruppi economici si lrovauo lendeuze o fra. zioni con rela1ivo centro di polere interno e così via) si è porlati ad un certo punto ad uscire eia essi, da <1ucsti organismi spersonalizzati e fuori dalle porte di bronzo che CU· siodiscono il potere troveremo gli inclivi,lui nella loro palpitante urna• nilà. Anche l' indivi<luo può essere un centro di potere e ce lo dimostra l'accanimento con cui in tutti i tcm pi i massimi cenlri di potere han perseguitato individui singoli, si chiamino essi Giordano Bruno o Mazzini o Malatesta. Pur prescin– dendo da questi casi limiti bisogna obicllivamente ammetlere che l'cn- 1i1l1-individuo non è soltanto la bri• ciola sparsa all'eslremn periferia del polcrc ma è la componente fonda– mentale, costante cli luttc le orga• uizzazioni. Ed allora la dinamica SO• cialc può essere vista sotto due a• spetti; sia nel rapporto complesso tra le molteplici organizzazioni o ccnlri di potere spersonalizzati, sia nel rapporto individui-centri di po• lcrc. Sollo questo .:1econdo aspetto è importante notare come un centro di polcrc è tale in quanto esclude la partecipazione libera degli organiz• zati che diventano strumenti o mas– sa di manovre o merce. E' imporlan• te anche notare come l'c(ficienza di un centro dj potere dipenda in buo• na parte dalla passività di coloro che ne sono esclusi. Se l'umanità e• sclusa dai suoi recinti si attivizza il potere s'indebolisce e ricorre a tran• sazioni che ne dissolvono i contor– ni. L'individuo che rompe Ja crosta dell'inerzia e del conformismo e rea• lizza la propria umanità non è quin– di un centro di potere ma più esat• tamente l'antipotere. Bisogna anche ossernrc che il marr·hio del potere nelle molteplici organizzazioni uma– ne non è una proprietà naturale e definitiva della socie1i1 ma un pro• dotto storico del dominio di classe. E' proprio quel marchio che dev'es– sere cancellato dalla solidarietà de– gli uomini liberamente associati. Il rapporto individui •centri di potere sarebbe un campo fecondo per la crilica anarchica che uscirebbe dalla negazione generica dello Stato per investire il potere in tutte le sue strutture sociali e disintegrarlo. Ma ro. lascia in ombra ((Uesta zoua e• splosi\'a della questione ed appunta la sua ricerca aJl"inlerno del siste– ma, nel rapporto fra i suoi moltepli– ci centri di potere ed anche qui rnet• te in luce particolari importanti e degni d'attenzione per <1uel che ri• guarda le organizzazioni annesse il cui centro di potere è in altre orga• nizzazioni a cui •son subordinate. Al– cuni partiti moderni, ad esempio, sarebbero organizzazioni annesse, in quanto il loro 1>otere decisionale è situato fuori di essi, in gruppi di interesse economico. Il partito quin– di più che espressione di un'islan• za ideale è strurnenlo di egemonia di particolari categorie economiche. Constatazione di !atto che non deve però escludere la funzione storica delle idee-forza, non strumenti del– l'egoismo organizzato ma stimolo cd' orientamento dell'operosità umana. Allualmente i partili liberali e i partiti socialisli sono strumento di egoismi economici, ma sono anche la lomba dell'ideale liberale e del• l'idea socialisla che agirono nelle coscienze e tennero il primato sugli interessi materiali, la prima veden• do negli interessi della borghesia na– scente l'occasione storica della liber- 691

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