Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

« sinistra )) francese dte aveva creduto di vedere nelle dichiarazioni del generale w1'apet·tura leale pet· la pacificazione. Se il rifiuto dell'offerta di Gaulle fu poco diplomatico e proclamato goffamente, il seguito degli avvenimenti mostrò che i nazionalisti algerini avevano ragione di diffidare. Da una parte nessuna formazfone militare rispose alle proposte di Pa– rigi. Ciò significa che i « Fellaghas >) non sono prossimi a cessare la lotta. (A questo proposito bisogna segnalare che l'opinione generalmente dif– fusa sull'i,ura,isigenza dei dirigenti del maquis, contraria a1la tolleranza dei leaders 1 ,olitici è falsa: Brim Belkacem - « ministro n della guerra - è certamente più favorevole alle trattative che il dr. Lamine DeDagghin'e, ma ciò non significa, evidentemente, che lo stesso Belkacem sia favorevole alla resa). D'altra parte, 11essun Algel'ino musulmano, dw non sia <<cliente>> dell'ammi.nistrazione francese, s'è presentato come candidato alle elezioni. Inoltre, nessun uomo politico francese liberale ha accettato di condurre la battaglia eleltorale iu Algeria, perchè non poteva essergli accordato un minimo di garanzia necessaria ad una discussione dei programmi. Cosi sono stati l'armata e gli ex-Comitati di salute pubblica che hanno cc fatto >l le liste e le elezioni. In altre parole, lo <<stile>> del generale De Gaulle non ha, di fatto, portalO alcun mutamento alle realtà algerine ed il suo potere non va al di là della metropoli. Il second'o test per il valore delle iniziative di Dc Gaulle è stato fornito dal famoso memorandum inviato a w·ashington ed a Londra in cui la Francia chiedeva di essere posta su un piede di grande potenza, allo steSEO modo degli Stati Uniti e dell'lnghiherra. Questo memorandum f-u redatto e trasmesso dal Gabinetto personale di De Gaulle, all'insaputa del mini– stero deç:li Affari Esteri, il che mostra quale stima il generale ha dei suoi ,·ollaboratori ('he sono nel !òUO governo, I risuhati pili evidenti di questa manifestazione di megalomania furono un cor1ese rifiuto da parte d'egli Americani, un rifiuto diplomatico espresso dagli Ingle,;i, una s.erie di note allarman1i e di lllt-'!'sa in guardia diffich·nt<' da parie dt.>11<" capitali clell'Euro1)a o<'ridentale. Raymond Aron, che fu gollista dal 1946 al 1950 e ('he è uno dei rari osservatori non impegnati nella politi<'a francese, notava con buon senso che: « Degli alleati atlaulici, tre hanno in<·outestubilmentc degli interessi mondiali, ma uno solo ha dei mezzi proporzionati ai .-;uoi interessi. Nel dialogo tra la Francia ed i suoi alleati uno degli intcrloculori metle l'ac– cento sull'estensione dei nostri interessi; ma l'altro, discretamente, ricorda Ja mediocrità dei nostri mezzi. La parte pii'1 grande tiella noi.Ira :'.!rmata essendo in Algeria, il nostro conlributo alla di(Psa europea non oltrepassa le due divisioni. :_\l'cll'Estremo Oriente, possiamo dare dei consigli e niente altro. Da quando gli Stati sono dei << mostri freddi >l non esistono <"Sempi iu cui il potere di decidere abbia appartenuto ad altri <'he non avei::sero la forza >l. ( Le Figaro, 6 novembre l 958). Se il generale ha fallito mediocremente in tampo internazionale, il 682

RkJQdWJsaXNoZXIy