Volontà - anno XI - n.12 - dicembre 1958

osservare, con adirata sincerità, che se i Russi. come gli avevo detto, la– voravano lentamente, la t.·olpa non era tutta !oro. L'ultimo giorno di Kùpino, ci fu il pranzo d'addio; oltre a un brin– disi specialmente caloroso, dedicato agli amori nazionali e internazionali fioriti nel campo (le coppie festeggiate furono costrette a baciarsi pubbli– <:amente, pudicamente), si •;elebraron quelli soliti alla pace (bene intesa) e alle amicizie internazinali (URSS-USA, Francia-URSS, India-URSS, ecc. ecc.) correnti nel campo. In precedenza avevo sempre evitato di aggregare me e l'Italia a quella sequela di grida inutili (pur non astenendomi dal bere), dato il carattere personale e apolitico della mia visita nell'URSS: ed avevo anche precisato - Ira l'agrodolce soddisfazione d'ei sovietici, il mio individuale 1:1trettissimo neutralismo: << potete stare certi che io non vi sparerò mai addosso; nè con– tro voi ... nè <:ontro gli americani - per tutt'e due, dacchè già vi volete tanto bene >>. Ma quest'ultima volta nou potendo resistere alle pressioni comtmi, dovetti alzarmi; e proposi, convinto di cavarmela facendo piacere ai russi, tanto amanti della pace ovunque, un brindisi « alla salute di tutti, in tutto il mondo )>. li capogruppo dei sovietici, il pezzo grosso del Kom– somòl, che m'aveva invitato più insistentemente degli altri, lo rifiutò: per– ciò io rovesciai serenamente la mia vodka oltre le mie spalle. L'affare del telegramma - 1mico episodio di pressione politica su– bita nell'URSS, che tuttavia non alterò la sostanza umana dei nostri rap– porti coi sovietici - mi ricorda un cantiere del Servizio Civile presso Worms, nella Germania di Bonn (il paese della « democratura )), il peg– giore controaltare dell'URSS), dove capitò di peggio: trattandosi di tw campo interamente SCI, e nel mondo occidentale. Prima ancora dell'arrivo dei volontari erau già stati pattuiti incontri e balli cori preti e giovani democattolici, in un paesotto, si noti, per due terzi protestante; essendo vigilia di elezioni, arrivò nel campo un propa– gandista del partito, a raccontarci terribili avventure personali nelle pri– gioni d'Oltrelba (dove s'era recato, senza permesso, per organizzarvi la gioventù contro il regime); infine c'invitarono tutti ad ascoltare il discorso del gran vecchio e di Brentano. Viene perciò spontaneo 1m paragone, fondato sulla mia sola esperien– za, fra i giovani di Adenauer e quelli di Khrussciòv, relativamente a mi• sura di nazionalismo e d'obbedienza: l'amore alla grandezza della patria e la difesa delle posizioni governative è nei sovietici un affare di cervello commosso dall'esterno, d'un calore medio, d'una pasta duttile; l'ubbidienza una soggezione cosciente e accettata (tanto che il russo, dove gli lasciano uno spiraglio, scoppia in bagliori autonomi d'intelligenza); la volontà di comprendere l'intedocutore, spesso sincera. La massima parte dei giovani tedeschi invece (cattolici renani, di quindici vent'anni, stimati migliori dei prote'3lanti prusi-iani) era già rlcl tullo rcimmersa nella più volgare pro– paganda pnntcdesca; di proposito ostile alle idee altrui, spontaneamente conformista. 663

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