Volontà - anno XI - n.7 - luglio 1958

DE GAULLE DI UN IN RITARDO SECOLO ALL'INDOMANI dell'investitura di De Gaulle, qualche centinaia di di- mostranti organizzarono, ai Campi Elisi e nelle vie adiacenti, un cor– teo che era composto sopratutto di automobili i cui klaxons scandivano Io slogan: << Algeria francese)). Il sindacato degli istitutori della regione pari– gina reagì e con l'aiuto degli studenti dell'U.N.E.F. (Unione nazionale de– gli studenti di Francia) raggruppò un migliaio di persone per una contro– dimostrazione per il giorno dopo. Dopo una serata ed una notte cli tumuhi e, nonostante la simpatia manifes1a della polizia per i « gollisti », la calma ritornò ed i din1ostranti di eslrcma destra non ricominciarono più. Quest'incidente, in se stesso banale, dimostra che, da un lato le truppe cosidette « fasciste » sono poco numerose e poco combattive, e dall'altro che la più piccola iniziativa sindacale ha un rapido successo. La dimostrazione del giovedì 29 maggio, organizzata dai partiti repub– blicani e struttata da queJlo comunista, che è stato l'unico corteo generale offerto alla popolazione parigina perché esprimesse la propria opinione, riu- America mandò alla sedia eleurica - innocemi o colpevoli - i coniugi Hosenberg; non una parola contro la guerra, e i suoi orrori, in Indocina; contro la proditoria ag• greuione della Francia e dell'Inghilterra contro l'Egiuo, contro le esecuzioni degli in• glcsi a Cipro, contro i massacri, le torlure che da due anni, complici lutti i governi democratici, i francesi stanno compiendo in Algeria; contro le CSècuzioni che Franco ordina da anni nella Spagna che non vuole ancora J)icgarsi al suo regime. Ma l'ohraggio maggiore ai martiri di Ungheria, di Algeria, della Spagna antifa. scis1n, di Cipro, di tutti i popoli che louano per conquistarsi ltt 1,ropria lib1.!rl:'i,sono state le pnrolc di un depu1ato fasci.sia. Costui ha parla10 di libcr1i'1,e la sua parola è s1n1a intesa da un popolo che per venli anni venne privalo della liberlà 1>ro1,rio ad opera del fascismo che si servi dei mezzi più immorali pur di soffocare qualun<1ue voce che la libertà osasse reclamare e riscattasse, così, la vigliaccheria dei più. Di Jiberlà parlano i democristiani, la cui organizzazione capillare, nel partito e nelle chiese, con l'aiuto di parroci e di veseovi è la negazione della libertà. Le recenti gesta della chieH di Roma prima, e durante le elezioni, testimoniano di come i cauolici intendano la libertà. l regimi totalitari, ros.si o neri o gialli o tli ,1ualsiasi colore esigono ubbidienza, sottomissioni. Soltanto coloro che accettano tali condizioni sono considerati dei bravi cittadini. I ribelli, coloro che vogliono pensare con la proprin testa ed agire di conse– guenza, che si rifiutano di chinare la schiena o di venire a transazioni con In proprin ro!eienza, sono dei reprobi. Ma i martiri di Ungheria rimurano tali, indipendentemente dalla speculazione che ili essi i: stato fatto da gente che alle libertii irride ogni giorno eon le sue nzioni di 1>0• li1ìei o di go,•ernanti, perché nessuna ipocrisin, nessun opJ)ortunismo e calcolo meschino o vergognoso può offuscare il loro eroismo. MICHELE o'ALE.!ISANDHO 365

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