Volontà - anno III - n.2 - 15 agosto 1948

di vilipeso sapore. Ah, la carne bruciata dal fuoco moderno, che perde la ('Sscnza del vivo e rimane uu11"altro che esistenza stroncala! E il fumo non è quello dorucslico dcj comig11oli: è il fumo della rovina, è il maledetto pennacchio di Mm·te 1·cdivh-o. Chi ha gli occhiali scurj non vede il fumo, 111anon 'iCdc nemmeno j) sole. Chi è sano di vista non porl<!,.gli occhiali: e ,·cdc sa'lire H fumo sino ad oscurare il sole. Chi se ne st: i.va tranquillo -sulle cime quadrate della città ritorna veloce ncJla fogna ad alimentare il fuoco (·d a rimpinzarsi i fianchi. E brucia chi è sopra, chi respira l'aria pura col 1:apo alzato, chi non è mai sceso nei fondalj urhnni ad esplorare il loro. fondo. Brucia Ja carne rossa, la carne che ferma non può starc 1 b carne che per ore palpita, vibra, gioisce, che sj dispera, smania, piange per altre; la carne che ritina il passo perpetuo della viLa, che produce, consuma, crea: la c.irne di tutti. Ma perchè bruciare così? Noi vogliamo esplodere d'un colpo quando non .ibbiamo più nulla. Vogliamo estinguerci quando si spcugc il s~fo del nostro «io», non all'aurora, quando avvertiamo in ogni poro l'entrata ,•i· tale del nostr·o giorno. Pcrchè tagliare il moto frenetico nel suo ,,oJulluoso accelerare, come si !ag:lia un alberello sperduto su una riva montana? Aspellalc i nostri frutti: saranno gustosi. Pcrchè spingere l'uomo stanco sull'orlo anunaljatore? ·Ma ruomo cam• minò già sordo, montò gli scalini, sostò a fumare l'estremo mozzicone e pensò e proseguì con qucst;.1 suo ultimo pensare.· A.lfmc si fermò e si ;1ccinsc a guardare ancora una volta jl volto grigio de1J'aria. Poi ... cc Fcrm,1l0, fermalo >1. E ... <( Ci trascina cou sè J,. JI gioco dei ragazzi, nel cortile, prnseguì alacremente. Il cane dello zoppo continuò a<l abbaiare ai bambini, come se niente fosse 11ceadu10 1 rnd• dop1>iò la foga del suo parlare. I signori dei primi piani s'infilarono da giacca per la passcgoiala pome– ridiana. E la gailin.1 annunciò la nascita dclruovo. E i giovincelli ;,ncora_ s!udcllli: smisero di studiare per ascollarc le nuove canzoni alla radio. E lo 5lcrracchiare nelle strade divenne allt!or pii'1 assordante lra i co'lpi di dax:on e il campancllio delle biciclette. E Ja vecchia ripensò ai tempi delle sue marachelle giovanili, sfogliando l'album delle fo1ografie di famiglia. E alle scn•c ritornò il ricordo della sera precedente nei balli periferici. E i] grasso notaio si annoiò maggiormente ripassando certe pratiche dl crcdit:1. Il modesto impiegato rincasò, portando ncJla cartella sottobraccio il lavoro straordinario da farsi a casa, e sj imbattè nell'uomo. Non capì. C:apirono gli altri d1e accorsero alla sua chiamata. << Proprio qui~ è ,·enuto ad uccidersi, poverino)) disse 1 la pol'tinaia. 11 Chi sarit ir,ai? >) disse una giovane sposa. << Bisogna chiamare la polizia l> disse il ('OllllllCl'l·innll• sfoggiando la sua 1·0111petenza in ccrle materie. · Poi lutto finì. Solo i bambini stentarono ad addormentarsi quella ;.cm. (' la earnc sconosciuta giaeque qualche giorno neWobitorio civico. 123

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