La Voce - anno II - n. 53 - 15 dicembre 1910

460 LA VOCE libertà di respiro e fa somigliare la politica del governo a un perpetuo t,adimento e la politica del popolo a un'eterna crisi iste– rica. È troppo noto alla gente di buona fede che nè io nè quelli che la pensano come me ci siamo tenuti lontani dal nuovo nazionalismo per pregiudizii pacifisti o democratici o per timidezza o per manc~nza di cuore. Malgrado la buona volontà e le buone qualità di taluni, abbiamo subodorato un tanfo di retorica, di compromesso, di cattiva letteratura, d' igno– rania storica, geografica, economica, militare. L'irredentismo è proprio il ponte dell'asino del nazionalismo. Mettere la questione sopra un'altra base sarebbe stata la miglior prova di una veridica intenzioned! rinnovamento; accet– tare il vecchio piedistallo sentimentale della nazione, anche a parole smozzicate, anche dopo una frettolosa verniciatura di realismo, è la prova più sconsolante della mancanza di coraggio ideale in molti di questi uomini, che pur pretenderebbero tanto coraggio poli· tico e militare dalla loro patria. E veramente non si capisce di che temano. Cavour, che pure essi invocano, offre loro un esempio di prim'ordine: egli, che seppe freddamente rinu02iare a due provincie, per– chè sapeva che nessun sogno si realizza senza un sacrificio. Comprendo, io che credo di sentirlo quanto essi lo sentono, l'amore per i fratelli di Trento e di Trieste. Ma credo che i nostri fratelli di lassù aspettino da noi ben al– tro: aspettano che la grande patria si decida a non offrire altri pretesti al governo di Vienna perchè qutsto neghi loro le scuole e la li– bertà e imbastisca odiosi processi politici; e aspellano sopratutto che la patria diven– ga grande davvero, e con le sue nuove opere di saggezza e di bellezza dia a quei suoi figli un'arma ideale di resistenza contro le orde slave, che non varrebbero a dare, dopo la conquista,' nè dieci prefetti nè ce~ tornila carabinieri. La situazione non è an– cora disperata: non grava su Trento, Trieste e Zara, come grava su Riga e Dorpat, I' im– mediata ,•icinanza di una Pietroburgo. Yla credo che non un solo trentino vero, non un solo triestina vera vorrebbe che la grande patria si riducesse alla stoltezza del conta· dino, che, avendo ficcato il dita nel calla di un fiasca e non potendo più trarnelo fuori, preferl tagliarsi il dito anzi che rompere il fiasco ; o alla frenesia di colui che, p1:eso per un braccio in un ingranaggio, preferisca buttarsi entro l'ingranaggio e perirvi anzichè salvarsi abbandonando quel braccio alla ne– cessità che glielo stritola. G. A. Borgese. 1 MAZZINIANIA TRIESTE Per comprendere l'essenza di questo partito, e la causa che lo fece sorgere, bisognerebbe ri– fare tutta la storia del movimento antiau!-triaco a Trieste. Il partito liberale sin dalla nascita, intorno al 1860, non duveva certamente dare tutte le ga• ranzie di opera efficacemente irredentist:l. 1 se, poco tempo dopo la sua costituzione, un nucleo di uomini se ne staccav~ proclamando la neces• sità d'tm'azione più violenta, e, dichiarandosi profondamente democratici e pronti ad ogni passo pur di· conseguire l'emancipazione dalla Austria, fondavano la Società Operaia Triestina, e prendevano parte alla vita politica, distinguen– dosi col nome di « gruppo dei rossi » ed osteg– giando apertamente i liberali. L'autonomia cieli' Operaia dal partito liberale durò a lungo. I fatti dett' S2 che ebbero il loro epilogo nel martirio di Guglielmo Oberclank, fu. rono appunto promossi da questo gruppo dalle idee a\'anzate ; pure una certa alleanza c'era nella lotta contro il governo, ed in pari tempo una scissione per lo spirito conservativo che i ,-ossi continuavano a rinfacciare ai liberali. Questa scissione scomparve quando i liberali offrirono un compromesso per le elezioni comu• nali, che fu accettato. Nel 1897 nuova separ:t• zion~, questa \'Olta netta, nelle idee, dai libera• li : Edgardo Rascovich fondava la Democratica, con un gruppo di uomini :;inceri intorno ai quali fluttuavano continuamente degli individui mezzi democratici, mezzi liberali, oggi carne, domani pesce, fra cui emerse il dott. E. Spadoni. In capo a due anni nuove elezioni, e nuo,·o assorbimen• to definith·o in grembo ai liberali. Questa poca fiducia nell'azione liberale è ovvio spiegarla ; più volte ne fu già s:-ritto nella Voce. Una quantità d' indi\lidui pur sentendosi ita– liani non hanno mai creduto necessario avere delle idee proprie in proposito, esaminare la con– dizione delle pro"incie italiane, chiedersi in che maniera questa condizione si possa definire ; quella massa che in ogni nazivne indipendente forma la za\'orrn degli apolitici, o meglio della gente priva cl 'una testa adatta a pensare, forma il ~regge, la numerosissima materia grigia del partito lil>t:rale. Perchè ? Perchè c'è una que• stione uni\'ersitaria e dei gio,·ani che per que• sta questione ~i fan rompere la testa dai vien• nesi ; perchè ci sono degli altri giovani che alla lor \IOlta si fan rompere la testa dagli slavi calati dai monti ; e fors'anco perchè parlano ita• liano - gli indifferenti sentono in un certo modo il do,·ere di dichiararsi ital;ani (anliaustriaci) ; in \'ista poi che il partito liberale si proclama Punico nazionale, ed il Piccolo 1 factotum di que• sto partito e buon amico di ogni bra\'a persona che a Trieste sappia leggere, lo ripete - si di• chi:1rano liberali. I c:ipi del partito liberalt:, o son vecchi tradi– zionisti, o accorti manipolatori di affari magistra– tuali, gente tutta che cammina con ogni cautela, per le strade maestre tenute in buon ordine dal governo, e che con una speciosa italianità da circo, getta polvere negli occhi a chi non ha nesisun desiderio di ,·edere ; e con grandi paro– loni, sospiri e lagrime di disperazione si tengo– no ben stn:tti molti gio,·ani che hanno nn gran desiderio di far qualcosa, un ,·ero bisogno d'a. zione irredenti·-ta, ed una gr~nde fede italiana, ma son legati in un'inerzia ~fibrante. o se mai se mai sguinzagliati un momento per qualche gran dimostrazione che si conchiude con un paio d'arresti, di applicazioni ·della patente ciel 1 854 ( 1), e poi subito raffrenati per timore che la loro anima generosa metta i venerabili e bianchi capelli dei pastori in qualche impiccio noioso, ma soprattuuo pericoloso al benestare ed al meglio guadagnare. Di fronte a questo partito universalt in cui ci possono stare un prete ed il direttore cl 1 una so– cietà del libero pensiero, sorsero vent'anni fa, via via si rassodarono e si aflermarono con più violeuza sino a riescire nelle elezioni politiche ciel 1907 completamente vincitori, i socialisti. Come in ogni luogo anche a Trieste la pro• pagancla socialista attecchi subito; e tanto più che si sperava coltivare nel popolo il senti• mento italiano che prima non esisteva affatto ; opera questa c:ui i liberali non avevano mai nem• meno pensato. L'uno dei capi socialisti d'allora, PUcekar, era stato amico dell'Oberdank ed uno ~i quelli che dove,·ano preparare l'a,done con– corde di Trieste al tentativo del martire. Morto I' Ucckar 1 sempre più si affievolì fra i capi so– cialisti il sentimento nazionale (che fra il popo– lo, lo ripeto, era sempre stato quasi nullo) scom• parve in fine del tutto con l'affiliazione delle or– ganizzazioni operaie alla Centrale viennese. Nel frattempo al Narodni Dom gli Sb\li gel• tavano le basi d'un'organizzazione fra i loro ope– rai, ed i socialisti che senti\lano sfuggirsi questo elemento incominciarono le vergognose conces• sioni che ebbero la loro coronazione (e fu fotse la prima d'una serie di disfatte) nelle due can– didature slovene presentate dai socialisti nelle ele• zioni amministrati,·e del 1908. Questa la condizione politica di Trieste: da una parte i liberali. conservatori, paurosi, incan• creniti nella più vigliacca passi,·it:i. ; dall'altra i socialisti, definiti in due parole: austriac:mti e imperial-regi. Disopra a tutti il governo austriaco, astuto erede ciel :'\laternik, che accarezzando o minacciando a seconda dei casi i liberali, spin• gendo con un'accorta benevolenza i socialisti sulla loro via di dedizione all'organizzazione cen• trale viennese e cli turlupinatura degli aniliati, mette la mano al collo a tutti, soffoca quanto pili può ogni elemento italiano cercando di so– !:itituird gli sla\'i. In que:-;to ambiente si forma naturalmente una corrente di spiriti liberi che seulouo l' idea della patria e ddla redenzione, ed hanno il bisogno d'agire e di scuotersi, ma non sanno come. Fra i A·io\'ani. specialmente, delle nostre provincie, questo stato d'animo oppresso e disperato è frequentissimo. Le continue angherie e ingiu– stizie e offese, i giornalieri attentati alla nostra nazionalità di cui ci fa bersaglio il go,·erno, in– dignano ed animano cl' una generosa volont:.\ d'alione i nostri giovani ; d'altro canto, quando essi si guardano d.ttorno cercando una diretti\la, si trovano soli, privi di ogni organizzazione, d'ogni incoraggiamento, colpiti ogni giorno più profondamente dalle concessioni ,·igliacche che chi sta a capo della città fa al governo, dalla (1) Vige aneor11 in i\u~tria un decreto mini,1cri1lc emanato nel 1"15 I•che d~ :alla polizia • qualunque commiuuio) I, (acoltà di punire lin b.,,;e a semplice accusa J"una gu.trdia di pubblica sicurczi.a 1 scnu (acohà nè di di(eu ne Ji i.cstimoni'.:ante in fa– vorcl con arrC'ilo da 12 ore a 14 giorni, q11.ifun111c lljÌOnc nm– lr.:JriJ1111" legge con diritto di ricor,o entro ; giorni. Si imm2- gin1 l'ufficio di qutlta pa1entc ,pcchilmcntc in casi di dimo,ira• zioni E viene appli.:ata con molta frcquonza. Bibloteca Gino Bianco deboleu:a fors' anco vuluta dt:lle prote~te per quello che il governo si prende da sè ; e l'iro– nica risposta ch 1 essi ottengono all'ansiosa do– manda: « Ct1c fare? » è l' ipocrita: « N'on si può - piangiamo ! » dei liberali ; è la sfacciata maschera di bronzo dei deputati socialisti, assi• dui alle feste di Casa d'Austria. r Prodotto di questa condizione cli spirito è \!,., partito mazziniano. Nel 1.902 - secondo un ary ticolo della Giovane Italia (anno IV, m~-– - i maz· · m "rieste formavano un gruppQ,,:r– di 16 persone, impie e maestri; nel 1904,.' raddoppiati, essi fondavan il « Cir<:_!?10 popolare _di Coltura»; nel 1906 usci a il giornale di par– tito: L'Emancipa=ioue, nel maggio; nel settel,Jl• bre si costituiva il « Fascio giovanile Giovanni Bovio ». li partito contava quasi too aderenti. Questa la storia delle origini. I capi, giova– nissimi, innamorati delle idee maz1iniane, colpiti anch'essi dell' immobilità, o ciel regresso, della politica triestina vc.:i(;ro fondare il nuovo partito con la speranza di tro,·are in lui la bandiera e!.... chiamasse da ogni parte i gio\lani a rac– colta, e li potesse guidare ad un'azione efficace. E di fatti la Democrazir. Sociale Italiana - come i mazziniani si chiamarono - nel p.ro• gramma minimo aveva tutte le premesse 11cce~• sarie a quest'azione: riunire tutti gli italiani soggetti ali' Austria in una lotta concorde contro il governo - quindi una grandissima parte dei liberali pote\la trovare il suo posto nelle file maz– ziniane ; d'altro canto, ispirare nel popolo il sen– timento nazionale, la coscienza del pericolo deri– vante dal govPrno slavofilo e dagli slavi fedeli al governo, organizzare gli operai indipendentemente da ogni partito politico, e contemporaneaOlente convincerli dell'assoluto miglioramento di con• dizioni che avrebbe Trieste unita allo Stato Ita– liano; acquistare insomma .tlla causa irredentista il popolo, senza cui ogni movimento riesce vano. E di fatti il merito dei mazziniani è questo: l'aver ridestato que!L, corrente d'irredentismo che a Trieste era stata sernpre debolissima, e l'aver unito dei giovani entusiasti e pieni di fede e cli volontà intorno a sè. ì\la la D. S. I. a\leva due profondi \IÌzi d'o– rigine che resero quasi nulla la sua opera: gli uomini che la fondarono ed il suo programma massimo. Le idee che animarono i capi mazziniani, sono le pili adatte a far naufragare ogni tentativo cli azione, sin dai suoi primi passi. li dogma pili as• soluto; pensieri dei loro maestri estratti a casaccio dagli scritti t c..icciati nel cervello a van"era, rin• cantucciati, conservati religiosamente come pre– cetti intangibili ; un affastellamento di utopie, da i\lazzini a Bovio, accolte senza nessuna critica, nemmeno la più elementare; un'intransigenza da apostoli sin nelle più piccine questioni d'ogni gior• no, che fa perdere il tempo e non approd:i elle a qualche sfoggio di eloquenza; un bizantinismo eia scolastici - ecco il patrimonio ideologico dei mazziniani. Nessuna coerenza fra le loro idee : ed oso dirlo, derivante dall'averle poco comprese. ~len• tre da un canto proclamano come base della lotta anticlericale la lotta antireligiosa e solle• vano l'ateismo a propria religione, [in moltissiflli numeri cieli' Ema11cipa:io11e l' ho letto, ed inteso varie volte dalla loro bocca j accettano I' ideale morale di Mazzini senza discussione. F. ~lor• mina~Penna scrive in un articolo (L'idea sociale di illa==ini) : .... Nè. mi dicano i marxisti che ~lazzini smar• rito dietro il suo ideale mistico e puramente rnornle abbia trasandato il lato materiale ed eco– nomico della questiont sociale, quando fu e1rli c/1e primo 11011divise .tria111111ai nella sua /t'de 11nilaria le mauifcslazioni morali e,t ideali della vita u111t111a e sociale dei popot, dalle s11c 111a11i• fesla=ioni mor~li ed ero11omic/,e, I... 'E111a11cipa=io11e. num. 90). Che una critica degli ideali mauiniani essi non l'abbiano mai nemmeno sfiorata nel loro capo, è evidente dalla cOntradizione fra )'atei• smo, e quest'accettazione e11 blo/.:.. dalla filosofia mazziniana. l\la quello che soprattutto danneggiò tutto il loro movimento fu il basarsi ch'essi fecero su di un presupposto complt:tamt!nte falso. Cito una torrispon<lenza da Trieste di Cionalas·io alla Giovane 1/alia (anno IV, num. 6) : La generazione che crebbe negli ultimi anni del secolo scorso e nei primi cli questo (nelle provincie irredente), venne su assorbendo i prin~ cipi cl' indipendenza nazionale per le condizioni d'oppressione identiche a quelle della Lombardia e ciel Veneto sessant'anni fa, e i principi cli giu– stizia sociale che danno il carattere all'età no– stra .... » Da uomini che spingono la loro ignoranza a questo punto, è naturale che poco ci si possa attendere; non credo necessario addurre le ra– gioni per cui provincie irredeute oggi non pos– sono trovarsi nella condizione di :\filano ntl 1848. All'accettazione indiscussa dei filosofi repub• blicani dello scorso secolo, s'aggiunge un' ado- tensa pt utto quanto (! trnclizione . S. )l ;o; Roma con le sue aquile legioni ; 'beri comuni italici, Legnano, la r' oluzione fran ese, ~Jentana, sono gli in• g,{<lienti senza cu· lo stomaco (esiste un cer– ;;1!10 ?) della D. s) I. 11011 si nutre. Nel g,imo unfero dell' /Jma11cij>azio11c e' era 1111 attico) di Carlo Bovio, (« Mio padre •) dA cui tr:llcio un brano: Se per repttbblican? si intende 1'~1om? esclusi: vamente di parte, chrnso nel cerchio cli ferro d1 alcune formale dogmatiche, poco tollerante del ptnsiero altrui, giurante nell'autoritil indiscussa di atimi uomini sommi, e per cui il libro della fede ·i muta nel breviario intanji:ibile; se per rept blicano s 1 intende il musulmano della po• litic:t, Giovanni Bovio, in que!:itO senso, non fu repubblicano, come non lo è nes.,uno di noi. Ed ahimè ! di certo a que:;te con<lizioni nem– meno i mazziniani di Trieste sono repubblicani coscienti: basta scorrere un numero clelt' Eman• ci/Jazionc per trovarvi cento frasi di questo gene– re: ... « come a ragione <Jisse ~lazzini ... » « per• chè cosi scrisse il nostro grande maestro Carlo Cattaneo ... » ecc., che farr venire la voglia cli dira: ~la amici miei, credete voi che la cosa ~tia cosi e così perch~1e ~cte qualche idea in testa, oppure ne siete convinti perchè lo disse ~Luzini? Breve: avete un cervello, o siete dei pappa– galli? - E non vorrei insistere troppo in questa domanda, per il naturale rispetto ed illusione che tutti noi abbiamo dell'intelligenza umana ! Per dare tuttavia un'idea deila maniera con cui /... 'EmauciJ>a=ione fa la propaganda, e del• I' intet:igenza dei suoi redattori in fatto di po– litica, cito ancora alcuni brani. Kel numero 1 cieli' Emancipazione, c'è un gustosissimo arti• colo: l par/ili politici in lt,1/ia e noi, che inco• mincia cosi : Noi viviamo cli ,·ita eminentemente italiana; leggiamo i giornali d'ogni parte della ptnisola, ascoltiamo conferenzieri e oratori di tutte le gradazioni del pensiero italiano; cono!:iciamo le condizioni politiche di Venezia, di i\lilano 1 di Roma, di Napc,li, d'ogni regi<1ne cl' Italia; e c'interessiamo come cli cosa nostra dei dibattitj sulle riforme dello Stato e sugli avvenimenti politici; 11011 ignoriamo nessun nome di uomini italiani che meritano cli essere conosciuti. Quanti di noi conoscono istessamente le condi• zioni politico amministrative e gli uomini p. e. di Oresda, di Francoforte, di Lipsia, o di To– lone, o anche cli Czernowitz, cli Leopoli, di Praga, di Luleiana o di Zagabria? È perciò naturale che ci si chieda: il nostro partito a quale del segno corrisponde? Noi vh•iamo di vita puramente italiana. Ma volete una rapida e riassunti,·a e~posizione dcli' influenzd della filo::,ofia sullo spirito mazzi• niano, e della relazione in cui stanno fra loro? Bnsta leggere un brano della relazione suJla con· fere11za dcli' avvo_çato Giorgio Geftcr• IV011drich sn G. Bovio. Il significato umano che diOicilmente o invano c":"rchiamo nel!' idealismo lctlesco, (I) nel male• rialis111ofra11cese, (I?) 11e/positivismo i11glese(tfl;.' noi lo troviamo chiaro e preciso nel 110/m•atismo italiano (li!). Umano sin da Pomponazzi, da Fran• cesco Patrizi, da Bruno, eia Vico, eia Campanella, umano ·iu Mazzini e umano nelt' ultimo e più grande rappresentante, iii Giovanni Bovio. Il naturalismo ci dà in più [come premio d'a/Jho. 11ame11lo 'In. d. autore.] l'unità morale ecc. ecc. (L' l!..'ma11cipa=io11e n. 241. Non basta ancora: \loglio citare le buone ra– gioni che spinsero gli scrittori cieli' Emancipa• =ione \lerso l'ideale mazziniano. Ecco l'articolo: Pt'rr/1è siamo democrutici sodali. 11 nostro ideale morale è ver;tmente sublime. Gli uomini debbono amarsi come fratelli ; essi debbono educarsi. mig:iorarsi continuamente, perfezionarsi seguendo o applicando la legge del dovere .... E gii'l una lirilcra interminabile sui do\leri e sull'amore \'erso l'u111ani1à 1 la p:11ria 1 la famiglia, l'educazione, che debbono essere lo sropo di ogni nostro a=ioue e di lutti i nostri pensieri. Cosi l'articolista, il quale conclude: Questo il nostro ideale. Ideale grande, il più avc1nzato, il più p,,atico, 1che faccia tosta!) il più vasto, il più completo. Nessun ideale può ad esso confrontarsi, tutti gli sono inferiori. Non l'ideale marxista che è soltanto un ideale eco– nomico e non afferma un principio politico, nè la sublime nostra idealità morale: non l'ideale anarchico, che oltre ad essere inattuabile non contiene i grandi pri"cipi umani del nostro ideale. Questo è il nostro ideale. Ideale di giustizia, di libertà, di amore, di eguaglian:rn, di bt.:nessere per tutti, ideale che trasformerà il mondo, perchè come scrisse Giuseppe 1'lazzini .... Ora ... immaginate voi l'avvenire sociale (ci sfida l'articolista). Non più lotte, non più dolori, non più ingiu– stizie ; ma pace, solidarietà degli uomini per il fine del comune perfezionamento; felicità per tutti, giustizia in tutto e su tutto. Non vi saranno più re e imperatori che co111ancleranno su mi– lioni di uomini ; non più nobiltà di principi, di duchi, di conti ... (S ,Uau/o i raJ[a::=i tallivi an.• dra11110a !etio seu::a ceua), (Nota dell'autore). (/... 'E111aucipa=io11c n. 24) ». Ed ora un esempio di sintesi storjca e cli chiara \'isione della politica contemporanea. Ve• ramente ali' autore dei seguenti trafiletti il colpo d'occhio non manca: Nel numero 210 dell' E· maucipazione c'è questa nota suita Politica estera.: La Grecia sembra alla vigilia cli una guerra civile. Re e paese, esercito e marina f ! si f,'1.lar•

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