La Voce - anno II - n. 39 - 8 settembre 1910

mente ringiovanirsi. Ma tale accordo ucciderà il Cattolicesimo come religione, tenterà d'ar– restare il divenire dello spirito e della so– -cietà. Il Cattolicesimo muore; lo spirito tende a superare questa forma in cui s'è fissato ed ba cosi intensamente agito. Insieme con il Cattolicesimo cade anche il suo avversario, l'ideologismo democratico. Come potenze sociali questi due principi con– tinueranno ancora per un pezzo a conten– dersi i I terreno e a tentare assurde conci Iia– zioni: vi è qualche cosa di indistruttibile in tutte le creazioni sociali e ideologiche del– l'umanità; e una minuscola setta arcaizzante può trascinare per molti secoli le credenze e i riti di una religione morte j e poi vi sono i ricorsi del la storia - non vi è una ra– gione perchè l'avvenire prossimo appartenga alle forme che noi, europei. reputiamo pro– gressive, piuttosto che a un risveglio dell'Islam -o a qualche nuova teocrazia asiatica. Ma la grande angoscia 1 che proviene dal contrasto tra la sete d'azione e di comunione "sponta• ,nea con anime elette, e la meschina solitaria esistenza del moderno « uomo di pensiero », la feconda nostalgia dell'impossibile, la lotta dello spirito per attraversare e travolgere con ,;è tutta l'infinita orgiastica potenza della vita non possono più svolgersi pienamente nè nel cattolicesimo nè nella democrazia. Fuori di ,ossi e di ogni ibrida ioro combinazione de– vono essere segnate nuove vie. In nome dello spirito vivo e della vita reale sia bandita ogni menzogna d'adattamento o di celamento in cui l'uno e l'altra s'affondassero nell' i– tH•rzia. * Ci si dirà : il senso breve di tutti i vo- stri lunghi discorsi è molto semplice: - ,;iete nemici della democrazia, dunque di ogni progresso, dunque anche del Cristiane– stmo progressivo, e della libertà religiosa. È una cosa vecchia e risaputa che i cattolici si ,;ano sempre trovati d'accordo con gli atei per combattere la vera religione. E cosl sia. Antonio Banfi Confucio Cotti Giuseppe Caffi. WILLIAM JAMES È morto \Villiam James. Non posso piangere ma neppur dimenticare. !\li fu maestro cl;i.lontano p.1recchi anni e ne• gli ultimi tempi quasi amico - miofe/low. come egli diceva. Per quanto m' industri e mi studi 1 non so ritngliare la sua figura di pensatore dalla storia del mio pem•iero e non son capace, al– meno in questo momento, di giudicarlo come staccato da me, come pura materia di narrazione e di giudizio. Per un certo verso questo mio vanitoso ego– centrismo è giustificato. L.1 person<llità del Ja– mes era gran pane della sua fortuna. Il suo stile ,(non in senso soltanto letterariol, il suo parti– colar modo di esporre le cose, di ripresent,1rle a nuovo, di vivificarle, di farle comprendere in un ;1ltro senso 1 entrava per dimoho nella sua fortuna e nella sua influenza. J filosofi codini l'accusavano di scriver troppo bene, d'essere un letterato, un prezioso, un giacobino, ma non si accorge,·ano che quello scriver bene 1 quell' insi– nuarsi coli' immagine e la terminologia nuova uella mente e nelln fantasia clei lettori e degli ascoltatori, faceva parte della sua filosofia, era una conseguenza della sua particolar maniera d 1 intendere le teorie, cioè non come rigide ca– tapulte invincibili, pronte. a scagliare le pesanti verità sulla testa dei ribelli, nrn come amiche discrete e affettuose, che parlano all'orecchio nei lunghi crepuscoli d' inverno, e ci consolano il cuore e scoppiettan cli spirito come i ceppi tra gli alari, e ci danno una ma110 1 quando sia il caso 1 a sopportar le fatiche e le angustie della vita - 111nte\'Oli 1 plastiche, duttili, servizievoli e ·amorose come donne vere. Fin da quando. nel 1900, io leggevo i primi fascicoli dei Priuripi di Psicolo_tria. su per i rami di un albero, assieme a L. E. ;\torselli, il James m'é sempre piaciuto per quella sua cordialità in• tellettunle, per quella profonda facolt:i di sim– patia che senti in lui anche quando parla di cose esatte e ipotetiche. Si sente nei suoi libri I'uo• mo che non pensa sempre profondamente ma pensa volentieri, di buon umore, e col sorriso in bocca di chi s 1 aspetta di far piacere anche agli altri, cli aiutarli 1 di incoraggiarli, di rinto– narJi1 e rinforzarli. Eppoi fa impressione la sua finezza di ossen·atore che fugge il geometrico e il crudamente illuminato e s' ingegna di ripro• durre, come una macchina delicata, la sfumatura e la penombra : 11011\'iene in mente a tutti la sua teoria della • frangia della cosci,;nza » ? Fu anche paradossale (bisogna sempre ado• LA VOCE prare questa sciocca parola) e piacque anche per quello. La sua teoria delle emozioni - est:m• pio classico di originalita per rovesciamento - fu quella che gli aperse le porte di alcune na– zioni , (non si piange perchè siamo addolorati ; ma ci sentiamo tristi perchè si piange). E negli ultimi tempi, nei suoi libri sul Pragmatismo il paradosso, o la forma paradossale spiritosa e ingegnosa di dir le cose, ogni tanto scappava fuori a risuscitare le lunghe pagine insistenti o leggere. La stessa teoria sua della will lo be– lieve non ha forse tutta la struttura di un para. dosso? (Non si deve creder ciò perché è ,·ero, - diventerà vero quel che crediamo). Si capisce che agli occhi dei filosofi seri e or• todossi, che pretendono d'avere fra le mani il codice di procedura del pensiero - e scambiano a volte per profondità il moto e per serietà la pedanteria e per sistema la simmetria delle false finestre e per sana tradizione la paura di lasciar le strade maestre, il Jnmes è apparso poco meno che un dilettante presuntuoso, degno d'esser colpito dalla scomunica maggiore. Uno spirito eracliteo, che odiava le formule secche e defi• nite come il fumo agli occhi, amante innamo– rato d~lla volubile corrente del pensiero, preoc– cupato continuamente delle ragioni morali e sen– timentali degli uomini e de' bisogni religiosi della sua razza, non poteva piacere e non doveva pia– cere a quelli che cercano la verità e nient'altro che la pura e nuda verità, anche se a volte la trovano morta stecchita nelle fascie degli antichi teoremi o se anche la sperdono correndo dietro a una stregante idea fissa. l\li rièordo che la prima volta che ho visto il James, a Roma, in un albergo vicino a Porta ciel Popolo, era in maniche di camicia. Potrei dire, seguendo un po' il suo metodo pittoresco di designare le teorie, che la sua era una filo• sofia fatta in maniche cli camicia, alla buona, senza cerimonie, senza acconciature e apparati. Uno dei suoi libri f: sottointitolato « Saggi di filosofia popolare » ma tutti quanti potrebbero esser chiamati cosi. Egli ha S\'estito la filosofia; l'ha presentata senza la giacchetta dell'ordine paragrafato, senza il soprabito della terminolo– gia tecnica e senza l'alta e nera tuba della pro– fondità. L'ha messa alla portata di tutti, l'ha accostata alla vita quotidiana, l'ha rimessa in relazione coi più elementari interessi dell' esi– stenza, l'ha fatta apparire generosa, cordiale e alla mano come era lui - non come un' astro• logia al servizio di pochi settari ma come cibo e vita delle moltitudini. . A vorte facendo della filosofia popolare, sem• plice chiara e spiritosa, si dicon cose stravec– chie o superficiali o false o insignificanti. l\la succede pure che si dicano cose più profonde cli quelle dei professori di profondità e cose più nuove dei minatori di novità. Però la lim• pidezza nasconde a volte come il buio : il veder quelle idee esposte con tanta semplicità e agilità e naturalezza in mezzo ad altre che son notissime o cattive dà l' idea che anche loro sian del medesimo stampo e il lettore 11011si sofferma e i competenti non le rilevano. Eppure dal disordine e dall'impro\'visazione esce tal– volta l'abbondanza e nell'abb911danza sprizzano fuori scintile e fiamme che 11011 sarebbero ve• nute a splendere e a bruciare se tutto fosse an– dato per le solite strade diritte e coperte di sa– ,·ia cenere. * Questa 11011 è una necrologia in regola: me ne accorgo anch'io. i\la gli italiani studiosi (che in questo caso sono i soli che contano) non hanno proprio bisogno di una bibliografia degli scritti di James. L 1 lta• lia, per dir il \'ero, ha scoperto e amato James più e prima degli altri paesi. La prima tradu– zione della Psicologia è stata quella fatta da G. C. Ferrari e da l\1. Calderoni e in italiano si trovan tradotti i Disrorsi ai Jlaeslri 1 la Co.uien::a Religiosa e, per quanto non ancora pubblicati 1 i saggi che prendon il litolo dalla flo /011td.di credere e alcuni altri che usciranno fra hreve a mia cura. L'attidtà filosofica del James si può dividere facilmente in tre momenti: quello primo, psico– logico, che ha dato alla scienza due o tre ve– dute nuove e un bellissimo libro - il secondo, religioso, con la celebre opera che ha risvegliato 1 anche fra noi, gli studi di psicologia della reli– gione (per quanto pre,·alentemente documenta– ria e unilaterale come provenienza d'informa– zioni) - e il terzo che si può dir metodologico o pragmatistico rivolto a stabilire cosa sia la filosofia e la verità, con tentativi e aspirazioni di una metafisica empiristica. A proposito: come parlare di James senza parlare di pragmatismo? Da quando, nel 1904 1 il Leonardo comincio a diffondere e ad elaborare il pragmatismo ang-losassone, il nome del James in Italia, o;;!. dopo anche fuori, fu congiunto a quello di pragmatismo e il mio nome fu con• giunto al suo tanlo che ora 1 anche nei telegrnmmi dei quotidia11i 1 il mio modesto casato è apparso accanto a. quello del morto americano. A me la morte del J ames, oltre che per tutto il resto, è dispiaciuta anche perchè non ho avuto il tempo e l'occasione di spiegarmi con lui a proposito di questo benedetto pragmatismo. Quauro o cinque anni fa io avevo promesso di scrivere un libro sul pragmatismo e ne avevo già scritti di– versi capitoli quando il J:1.1nesl'annunziò ai let– tori di un suo volume. ì\la lavorandoci attorno e cercando cli chiarire e di approfondire per me e per gli altri, le mie idee in parte mutarono ed io non scrissi più quel libro. Aspettavo di ri\'C• dere il James per spiegarmi con lui e presen– targli le mie nuove vedute, contrarie recisamente al suo utilitarismo conoscitivo. Non m'è riu• scito i la morte ha impedito· la sua nuova ve– nt":'ta Ìll E11ropa. Volevo precisare le mie idee con lui e per lui contavo sul congresso di Bo– logna. !\Tolti hanno aspettato quel mio libro sul pragmatismo, molti son curiosi di sapere qual sia la mia presente attitudine rispetto ad esso, cioè in fondo rispetto al Jnmes. Qui non ho ormai più tempo e più spazio per spiegarmi li– beramente. Dirò soltanto questo: io ace-etto an• cora il pragmatismo cosi detto logico e cono– scitivo, quello del Peirce perfezionato e siste• malo in Italia d;dl' indimenticabile Vailati e dal suo discepolo Mario Calderoni. Però questo pragmatismo della prima maniera nel Jamesappar solo di sfuggita e non sotto forma rigorosa. Quanto all'altro pragmatismo, a quello che tenta di stabilire un concetto dell;i. verità, fon• dato non sulle conseguenze sensibili o logiche ma sentimentali o utili in senso volgare o ma– teriale, ciot un concetto della verità come qual• cosa di servibile e utilizzabile e sottoposto ai bisogni della vita religiosa e mornle, io sono assolutamente contrario e credo che lo scopo vero della filosofia sia qud di riconoscere que• sto carattere utilitario nelle scienze e anche in molte teorie filosofiche passate. ma nello stesso tempo di purgarsi interame1"\le da questo utili• tarismo implicito ed esplicito per giungere a una conoscenza pura e disinteressata, sia coli' intui– zione, sia col concetto, sia cun quel che volete, ma che non sottometta la ricerca della verità verameute vera ai pretesi bisogni dello spirito e olle 1.«..::ssità sociali o alle tradizioni rdigiose. Verità avanti tutto e sopra tutto - anche se la verità dovesse farci :.coprire l 1 inutilità. di sè stessa e de111universo, e la vanità degli sforzi umani, e la desolazione e il vuoto della vita e l'impossibilità cli arrivare a costruzioni che sod• disfacciano e contentino la nostra mente e i no• stri interessi. La filosofia, insomma, de\' 1 essere istradamento a una disperazione rassegnata, a una vita eroica, senza speranze di compensi di premi o di con• solazioni e perciò dura e fortificante e adatta per uomini ,·eri e non per femminuccie cinguet– tanti. Il James invece cedette ai bisogni degli uomini, fu indulgente alle aspirazioni de' cuori, s'inchinò dinanzi all'animalesco utilitarismo che dappertutto s'appiatta, anche in quelle che pa– iono le forme pili alte della. vita dello spirito, e fu la sua deboleaa e la sua colpa. Questa non farà dimenticare la genialità di alcune sue in• tuizioni e In sua passione quasi religiosa per certi ideali 1 ma giustificherà il desiderio di una filosofia più indipendente, più eroica e più vi- rile. Giovanni Papini. • Il Sllloo, l'associazione or ora condannata da Pio X, era stato spesso paragonato, in Italia, alla italiana lega democt'"alicanacionalc: e così in Francia, a chi chiedeva notizia della Lega dcmocralica nazionale si soleva rispondere con un richiamo al francese Sitlon; e si finiv:t cosi per non capi/bene nè ques:o nè quella. Che cosa ave– van di comune le due associazioni? Un carattere generico e p0Cù profondo : il ravvicinamento della fede cattolica o cristiana con la pratica democratica ; un carattere particolare e profon. dissimo: l'adesione a una persona senza la quale non si comprendeva come l'associazione potesse avere vita. Generico e poco profondo il primo car:lttcre, perchè le formule dicon poco nella vita politica 1 e quelle formule erano vanto, almeno in parte, di partiti tipicamente differenti, come i democratici-cristiani di Lueger; particolare e pro– fondissimo il secondo carattere, perché il Si/ton senza l\larco Sangnier, e la lega democratica 11a=io11ale senza i\lurri non si possono conce– pire. Ora ~iccome )!arco Sangnier e Romolo i\turri sono le persone più differenti di que– sto mondo, ne segue cbe ambedue le asso• dazioni, malgrado certe formule e tendenze in CO· mu1;e, sono assai differenti. l\larco Sangnier laico, ricco, oratore politico, sprovvisto di idee BiblotecaGino Bianco 39 generali; Romolo Murri, sacerdote, povero, pun• to politico, troppo provvisto di idee generali. Il primo non era e non poteva essere moderni– sta, non si occupava nè poteva occuparsi cli que– stioni te0logiche; il secondo, anche se non avesse \'aiuto farlo più, ci sarebbe ricascato. I.e due as - sociazioni han seguito le vicissitudini Jei capi, e la lego è uscita dal cattolicismo quando ne é escito l\lurri ; il Sii/on non aspetta che la parola del Sangnier per sciogliersi. L'una e l'altra di– mostra.110 che i movimenti loro, a parte la sti– mabile operosità, l'onestà e sincerità individuale, i benefici apportati ,11 miglioramento del carat• tere 1 erano e restano movimenti artificiali per• sonali, che mutano col mutare della persona che li ha creati dal nulla e ricadono nel nulla allor– chè scompare o cede la persona che seguono. Se domani i\turri (facciamo le corna) morisse 1 che cosa resterebbe della Lega democratica 11a - zionale? degli individui stimabili personalmente: non un'associazione. * l\Iarco Sangnier è un uomo sulla trentina assai ricco, o per lo meno figlio d'un padre as– sai ricco. Sul Roulevard Raspail possiede un grande palazzo con servitori in livrea, e accanto al palazzo, ma ancora in costruzione, sta Jlalto edificio del futuro giornale la Democralie. Il San• gnier, almeno quando lo conobbi, veste piutto– sto alla buona, da democratico, con cappello a cencio e una gran cravatta nera all'artista. È un oratore politico, da comizio, assai bravo. Molti giovani cattolici gli sono affezionati e lo seguono e lavorano per lui e per il Sillo11. Egli si comporta assai generosamente con que– sta associazione. Ultimamente ha regalato al giornale ta Democralie tutte le macchine del valore di 250.000 lire. È vero che ha trovato rispondenza di generosità presso i suoi amici che nella primavera di quest'anno aveva11 rnc– colto, in una sottoscrizione pubblica de l'Eveil démocralique ben 265.000 franchi a fondo per• duto, più gli avevano assicuralo 3500 abbona– menti a lire 24 l'anno. Del resto queste iniziative pratiche abbonda• no nella storia del Sil/011, la cui idea nacque, modestamente, ·in un gr~1ppo di studenti del Collige Sla11islas di Parigi, tra i quali primeg• giava il Sangnier. Basta ricordare che una coo– perativa del Siilo11.'1rn potuto comprarsi una casa a Parigi, rue du Bac, per '250.000 franchi. Altre cooperative sono sparse per la provincia. Aspettando la Democratie, vien pubblicato intanto I' Eveù démocralique settimanale, e il Sillo11 bimensile. Il S;i.ngnier ha partecipato a varie campagne elettmali, ma non è mai stato eletto: notevole fra tulle la lotta improvvisata a Sceàux, perduta per mille voti su tredicimila votanti. Quella predicata dal Sangnier non si può chia– mare una dottrina : non ha nulla di così rigo– roso che lo permetta. È piuttosto una tendenza, e nemmeno originale. Risale al tentativo di rap• paciar cattolicismo e repubblica tentato dal Ram• polla, ma con una vena più popolareggiante. Il Sangnier vorrebbe che la repubblica, che la Francia andassero meglio, e vorrebbe raggiungere ciò con il ,11iglioramento cristiano dei francesi. S;ingnier è un palriotta, ma aspetta dall'azione privata quello che i monarchici aspettano dal re. « Se la Francia ritornasse monarchia » disse una volta « Popera nostra sarebbe inutile ». E spie– gando queste parole intendeva dire che avrebbe raggiunto quell'ordine interno, che egli spera di ottenere, invece che partendo da l'alto, partendo dal basso. [dee molto giuste e nobili, senza dubbio, ma che hanno il gran difetto cli appog– giarsi ancora al cattolicism0, il quale non può, per logica organica, ammettere quest'azione in• dividuale. Leggo a pag. 91 dcWAlmanacli du Sillou del 1910; « Quanto alla condanna ciel Sillo11 sempre an• nunziata e sollecitala, non è venuta e non verrà rnai, perchè se il Sil/011 non si pone sul terreno confessionale, non intende neppure allontanarsi da una rigorosa ortodossia, e lolla efficacemente per gli interessi religiosi .... * Invece la condanna è venuta, e quando ci si e messi in questa posizione che cosa resta se non accettarla e sciogliersi? Un'altra cattiva po– sizione del Sangnier è stata quella presa ,·erso I' Aclion Françaiu dei monarchici : « D:t lungo tempo noi lo presentivamo, e lo scrivemmo anche qui or è qualche mese. uno spirito libero da ogni superstizione si deve tro– var davanti 1 presto o tardi, questo dilemma : O il positivismo monarchico dell'Action Fran- çaise ; . O il cristianesimo sociale del S1//011: » Cosi scriveva l\larco Sangnier nel Si/1011 del 25 maggio 1904. Allora le simpatie del clero e dei vescovi. e, forse, di qualche più alto personag– gio, potevano farlo parlare cosi. Oggi a rigore di logica, egli dovrebbe scegliere la prima strada, e aderire ali' Aclion 1-i·ançaisc. Purtroppo, è cosl, e Maurras ha mille ragioni ,

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