La Voce - anno II - n. 37 - 25 agosto 1910

cv111p:1rala a<l una di quelle cattedrali n111111ira– bili, che I mcd1oe,·o dis1,,e111inò per le citta tc:– deschc. t: cli cui ,·a gloriosa ::1ncheStrnsburgo; una Teologia del I\"uo\'o Te:-ita111e11tn, magnifica ricostruzione storica dcl pensiero delle prime genera?.ioni cristiane; un;'! interpret.1zionc critic:1 dei ,·angeli ~inottici e degli scritti gio,·nnnei. compresn nel ben noto Commentario al :"\uo,·o Testamento, pubblicato dal ì\lohr di T11hinga. e di cui l'intera edizione è stata per due ,·olle diretta dall' I loltz111ann. 11 nostro ilutorc app:trticnc alla bella schitra <lei critici prot<:sJanti della Bibbia in Germania, chP al più sincero spirito religioso cristiano uni– -scono il più :-irdentc amore del vero. I .ontani ~al cattivo gusto di certi vecchi critiri increduli, 1 quali Lratt:wano le sacre scritture piuuo~to con ispirito demolitore 1 lieti cli rare un bel dispetto alle chiese tradizionaliste, i critici protestanti li– berali studiano il \'ecchio e il :\'uovo Testa– mento, con la fede e il rispetto di liberi tigli, e la loro critica é un'opera di ricostruzione sa– pieme e cli rinnov.1111e11tovitale. i\"ella cri1ica neo-le:-,tamc11t,lri,t, due sono le questioni che I' 1 loltzmann ha più lavorato a porre in luce: la priorità d'origine e la maggiore autorità sto– rica del \'angelo di i\lnrco, a fronte degli altri due sinottici: 11assoluta manc:rnza di valore sto· rico e il simbolismo perfetto del quarto vangelo, indebitamente attribuito a Gio,·anni l'apostolo. Queste due conclusioni, ormai definitivamente acquisite alla scienza, sono proprio opposte a quelle che pone.va a fondamento della sua \'ita di Gesù Ernesto Renan, che tanti fino oggi in Italia leggono e citano come l'ultimo ,·erbo della critica sul Nuo\'O Testamento. :\la la importanza suprema, per la ricostru1.ione delle origini cle·l cristianesimo - massimo problema cieli' epoc:t nostra - ciel riconosciuto valore di ~lnrco e dtl totale simbolismo di Giovanni, ~ ben nota a chi si affanna per la vita a risolvere cosi i,:'ra, i que• stioni. Si reputa che la critica della Bibbia, entro cui si muo,·e l'orbita della religione cristiana, non al>bia un valore propriamente religioso, per il suo carattere :-.torico e sino filologico. l\la chi, come noi, per esperien1.a pesonale, giovinetto ha rivevuto in fiducia dall:t chiesa i \'angeli, se• concio I' interpretazione storica e filologica tra– dizionale, e a quella norma ha costruito nel– l'anima sua 11 opprimente edificio del dogma e del rito cristiano; eh:, come noi, passo per passo, di giorno in giorno, attraverso le prove della critica storica e filologica 1 ha sperimentato I' in• consistenza del preteso Gesù della tradizione dc,g111atica, ed ha ~entito la gioia di far riviverP. nella su:1.eoscicru:a il Ge!>ù buono e umano della storia, ed ha veduto quindi gli orizzonti di una nuova concezione del cristianesimo e della vita religiosa; colui sa e può testimoniare, che la critica filologica e storica cli Enrico Giulio I loltz– mann ha un fondamentale carattere cli religione, ed è, nel segrc:to degli animi, strumento di ri– voluzione. Chi ci ha liberati clall' incubo del dogma cristiano. in cui la nostra infanzia fu \'iO• lentemente costretta? La critica filosofica. si, ma anche. e for!>e prima, quella filologica e storica. E cosi negli ultimi anni, si son visti tramon• tare in Germania, con Carlo \\"eizs;ickcr, Ber– nardo Stade, Ottone Pfleidcrer, Enrico Giulio I loltzmann, qunttro luminari della scienza delle religioni e della Bibbia. :\la la Germania può, su quelle tombe, pronunziare la strofe, con cui Goethe chiude! il canto, consacr:no alla di• sparizione di Euphorion; nuod energici l:wora• tori, Schiirer, Julicher. Bousset. Schmiedel. suc– cedono ai morti. Frattanto in Italia i v<:cchi posith bti, dispn::z• zando ciò che ig-11orano, credono gli studi reli• gio::.i un perditempo, od anzi una illegittima in• tromissione di qualche turbolento 111odcrnis1a in affari di esclusiva spettanza della chies.a inse· gnante e del papa; e la nuo\'a pleiadt:! dei mo– dentisti addomesticati, dopo .t\'er letto e cono– sciuto il vero nei libri dei protestanti tedeschi, non sa far altro che girare, come l'asino bendato ciel 111uli110 1 intorno alla Bibbia. « con licenza dei ~uperiori e privilegio » cli non dire la ,·eritit che più intere!--s:1 sapere. Quando, per l'onore del nostro pae,c, cesstrà que..,ta tric:;te ,itua• ✓.ione SAl,\.\l"ORE ;\l1~occ111. CHE FARE? IL mio ar!kolo mm lrn ,:t·ssalo di prot11rarmi /l'lloe t' arlico/l'lli .• l/olli mi srrh:011<1 ,, mi nf'e– /01to rhe la q1u·sliu111: susrilala iu i'Sso è quella d1e piu lta iu/r,.essato 11(![/i 111/imimesi i Id/ori. Az·rei ;..·0111/0 porr,• lermiu,• a quesk diSrussùmi t' da,e una risposta di ddusurn. Pubbliro i11/a11/o /a seg11t11le Id/era di c:im·tE1111i lloinc·: ,. poi. sr /)o/n•mo, si mdltn1 1111 d,:,:a. C1ro J>re::oli11i, Permetti che un poco in ri- tardo tma qui dovt:: sono La l'occ m'è pur essa giunta in ritardo) io ti confessi di 11011 aver bene capito perché tu ci abbia dichiarato d'esser così d';1ccordo con la lettera nazionalista dd Caron· cini. Infatti tu non rbpondi nemmeno all'obbit:zione fondamentale che in essa ti è fatta (ess.ere cioè le conoscenze tecniche di pt:r sè stesse non ba• ste,·oli ad un 'opera profonda d'educazione na• LA VOCE zionale c:cr.. mentre poi c~plicitnmente (e logi– camente) rifiuti I' irredt:ntismo t:: la iutrra all'.\u– stria che ti H:ngon proposti come completa– mento Cì come inci1arnento a quest'opera. ~la ~e tu ne logli qutst<: due: cose, che cosa rimane dunque, fatrn parte ad una rert' aria di schiet· teua e cl 'ones1it che anrh' io ci s<!nto, della let– tera del Caroncini? For~e rhe t'è piaciuto code~to liberismo eco– nomico e que!:-tOfrequtntc ti...o della parola cco- 110111ic: eh<: nei na.donalbti guerrafondai t sen– timentali, non trod? O t'è piaciuta la nobilt! ri• ctrca del « massimo benessere economico di tutti gli italiani?>> Co~a po,itiva parecchio t spe• cialmentt se ci sforliamo d' arri\·an i con la la guerra ali' Austria. « Il massimo hem•sst're economico di /ulli gli ilaliani » l Tu conosci La I 'il/e di ClauJel : - « Quelle est la fo11ctio11 clu Prince? - C'esl cl'adminh,trcr nux nations le bonhcur. - Et quel c:-it ce l>onheur? - l'ne plus ferme securit~, une plus large satisfaction - on·erosia, il massimo benessere eco110111icoecc. E sarù meglio non citare più oltre per non dir troppe cose profondc. Cià, ma il Principe, che ci ha pensato su un poco : « jc veux i::tre un conductcur d'hommes et ;1011 pas un pasteur de bètes broutantes ». Parlin1110 d'una fattoria o parliamo d'una na• ✓.ion<::? Percht l'economia va bene <: tu hai ra– gione cli ricordarla a quelli della Grande llalia quando parlano d 1 invasione creatn a Trieste ecc., m:1 questa citi liberismo 1rnzionalista invade essa eia sola tutta quanta I' Italia e l'accaparra pe;:r sè solforandoci. E che nel Caroncini 11011 sia cosa seria lo vedi del resto clallrt praticità delle proposte guerresche che ti mette dinnanzi. - Si tratterebbt: nientemeno che di suscitare in Italia l'amor ciel 1>rossimo, (ricerca del mas• simo /)rojillo gn,erale) scaldando le teste a far insieme la guerra; metter cioè d'accordo i cani che s' nzzannano aizzandoli alla lepre. E la lepre è.... l'Austria. Specifico macl1ia,·ellico da predicarsi a tutti i canti cli ~tracia che presuppone una buona dose d' ingenuità in chi ci abbocca, ma che è cl' illduhitabil<: d'automatico effetto come tutti quelli se,l[rl'lissimi che i trattatisti politici ciel cinque e seicento consiglia,·ano in libri starnpati ai principi. Perchè, c:u-o Prezzolini, chi! le cognizioni tee• niche non bastino e che presuppongano per concorrere ad uno scopo nazionale, un' unità morale che da sola 11011 creano, è una cosa vera; ma l'entusiasmo profondo o la volontà cosciente e duratura capaci cli crearla questa unità che 11011 c'è, non 4: da una guerra che potra11 scaturire. La guerra te l'appalesa l'unità, 11011 l,l genern. lo so delle nietzscheane lodi alla guerra e ci credo un poco : credo alla santità cli questi terremoti umani che dissanguano ma rinsanguano e traggon fuori dai ~orpi e dalle anime le energie dor• menti. (Non abbiamo il Risorgimento noi?) E credo nella profonda fecondità di og-ni lotta. ~la è la storia che fa le g-uerre feconde : la guerra data come una pillola riesci a pensarla tu? i-;; press'a poco come l'estasi mistica di quelli che ,·olc,nta.riamente s'intossicano di perossido d' a– zoto : qualcosa di artificiale, di ruor natura, qual– cosa di mo~truoso. ì'\011 ti \·iene in mente il gah•aniun111t:nto d'un morto? O, se ti par più adatta, una ubhriacatura d'acquavite che ti scalcia t: poi 1i la~cia, più di prima, stanco. - C't', lo so. in /)ans la 111aiso11 di Romain l{ollancl {C.:: c'è anche in !'a/rin lo11la11a di Corra• clini, ma sono qui pol'larum /ahulcrrJ un'impres– sionantt: descrizione degli effetti che. sn d'una gente apparentemente dh ba t discorde può pro• durre la sola dichiara,done cli guerra. La Francia, scissa ferocemente dnl 1irocesso Dreyfus, <..minuaata in mille cricche letterarie c. politicht: 1 ~ ·anima d'un tratto, dimentica i par• ticolarismi, pulsa concorde ed t: la Francia sen• z'ahro. per poco eh~ si fiuti per aria una mi– naccia cl' Oltre Reno. Ma non t:, in Romain Rolland che vien fuori dal gruppo umanitario citi Càl,itrs peguyani, un incitamento alla J!Uerra, è una controprova per co~ì dire, C u11 incitamento .1 prender co~cienza di quella profonda unita di tradizione, di quell'organica anima che permane ,·igorosa e \ h•a, sotto la frammcnt~rietà egoi– stica della :-.uperficie. Poich~ ~e dinnanzi ad un pericolo 11a.1.ionnle,la nazione, che pare\'a non esistere. balza im·ece ad un tratto concorde– mente fuori. ~ e,·idente segno ch'l.ssa gia e..,j. :,te\•a ed è seh1110che. o la frammentarietà mul– ticolore è tutta una cosa esterna, od ~ una de• gent:razione temporanea che si ha diritto di cornbattert. Ciò che n::ramente importa è questa unit;ì nazionale ed è la profonda e riflessa co scit:111.:adi es~a: la torbida ri\'h•esce1t1.a tra for– zata e cieca degli eccitanti guerreschi sen·e 11 null;, od a pocn : non dura. ;\:on dura p<:rchè ne ahhiamo l'esempio chia– ris,imo in ca<.a: cinquant'anni cli g-uerra e: di fermento e siamo ancora al r/u /t1re .> e siamo ancorn nialamc:ntc ridotti al na1.:ion~1lis1110. lf Ora ciù che teMimonia della superfiC'ialit,'t cli cod<;!:-to n:lzionalismo italiano, è che dc:11'ideo· logia cli quello francese ha preso la cosa meno faticosa a prtnclcr-;i: la guerr;\. Cnerra ;dia Gcr• mania per la Lorena, guerra all'Au~tria per il Trentino. ì\ln 11011 ha i11\cce prtso la \'Olontà netta t tenace c 11011 in Barrès soltanto, di dare: alla Francia coscit:111.:acli ~t stt:!,sa, cosci<.:n✓.a prc– ci~a dt:lla propria trncliziont:. Ptr i nazionalbti nostrani la trnclizionc come tu dici, consiste nell'aquila romana e nei !toni di S. ~larco, od t per an•entura una fede che quando la si sente, dice il Caroncini. etcoetéra. ì\la uno sforzo per chiarire questa fodc, per n11:1lizzarc le hasi cli es~a t: farla ragion<:,·olmentc CO!:icit:nte e più forte. nc.!tsuno cli loro l'ha fatto, finora. Segno chiaro dunque che non è vtnuto mai a code:,ti nazionalisti il dubbio che la Jiacchezza morale e material!è d' llalia nhbia ad es. per radice pro– fonda la non consi~tem:a di t.:ssa come 11a1.:iont. J\la possibile che: din11a11zinl guaaabuglio ,·n– rio e chiacchierone di caflt: Arag110 1 dov' essi hanno lor covo, non !-tisi,mo sentiti mai un mo• mento sperduti, non abbiano ~entito mai sono la babele d'intenti t cli cricche, la mancanzn di quell'ar111onia profonda che l'appartenere nel una stessa nazione dovrebbe dare? Possibile che 13. loro fede sia ancor o"ggi che il bisogno deW11• nità politica non urge più c che il « nomt: di Roma » e I 'e,·ocazione elci comuni son diventati rettorica, che la lor fecle sia ancora così mazzi• nianamente solida e cie.ca, da nenuneno lasciar loro sentire la tentazione cli risalire dall'evidente disgregazi(.'111e presente ad una possibile pili an• ti~a e più profonda disgregazione? Non ha dun– que sentito mai questa gcn!e l'angoscia cli chi, volendo italianamente operare, convinto che nes– sun sfor1.:o è clure,·ole fuori di una tradizione, perchè nessuna cosa dura se armonicamente non si contempera con tutte le altre presenti e pas• sate, ha Cf>rcato lungo con an&ia nell'ari uOàta storia di nostra geme senza trO\'are qualcosa d'organico su cui appoggiarsi t costrurre, s'è abbattuto non in una ma in \'e11ti, in cento tra– dizioni di\'erse quanto sono le regioni d 1 ltalia, quanti sono I grandi uomini ch 1 essa ha gen<:rato nei secoli. Oppure 110 1 i 11a,do11alistihan cercato ed hanno per an•t:ntura 1 come Barzellotti, scoperto il ra– rattere drg-Li italia11i t con quello s'orientano e guidano? N'ella Francia i 11azio1wlisti di partito co11Bar• rt!s, e gente come Peguy in origine ;:wversario cli IJarrès, nella Francia chi sente \'era mente il do\'ert d'un ampia educazione nazionnle, ha tentato con ogni sua forza di for sentire l'anima religiosa dei padri, cl' impr<:gnare delln tradizione reli• giosa dei padri l'opera nuova dei figli. l\la in Itali~ « si sa eia un peao » che il c-attolicismo non ha niente in comune con la tradizione ita• liana e ,i propone come panacea nazionale ma– gari il ~indacalismo, eh' io flnorn, guard:1 un pò (tranne in casi speciali comt: in Ceorges \'alois) a,·e,·o creduto cli pratica i11ttrna1ionalbta .... e poi la guerra. Ora tu sai in cht: reln✓.ione io mi stia col e.ti· tolicbmo, o per lo meno, com' io non mi sia interamente 11110di quelli « che ~anno cl:t un pezzo» t:cc.; ma non t: in questo caso pc.-r il cauolicismo che 111<: la piglio. ,~:perchè i11que:-,to saltabeccan: per , ia d'e• sc1m,ionc dal cattolicbmo, al socialismo, al li– berismo, nl si11dacali~1110 ed alla guerra, io sento la leggercua inconsiderata di chi non s'è data la pena di conoscer eia \ icino cosa sono e cosa sono !'.lati gli itali,rni di cui parl,1 1 di chi }:'ÌOca con la storia e la manipola e la miscela com'uno spe1.iale nei barattoli i ~uoi pnstirci. Perchè 11011 bastn spruzzare d'economia un discorso perchè esso meccanicamente e :-,enz'altro ti atti11ga il reale. L'economia, la consideraziom.· dei fattori eco11omici nella ~torin, "edi, è anch'essa una ideologia che sa ingannare, e passano, sotto la sua veste cli fredde,za e di obbieuidt;\, tu lo sai, le balordaggini peg~iori. Ora i discorsi di chi \'Olendo darmi un pro• gramma per una nazione nella qualt: I! possi– bile nncora pensare (non foss'altro che per e-;clu– derlo) <·ome a molla Ui \·ita al cattolicesimo, a qualco:,n cioè <li cosl complesso -;piritual111e11te e materialmente. di così largo e profondo da abbracciare e go,ernare tutlt quante le attività umane, non tien conto di esso e me lo scarta d'un colpo a favore del • mm.<,imo ben(!Sscre economico ». discorsi siffatti io 11011 mi crederei in do,erc di pigliarli sul serio ~nche se sono come questi del Caroncini infarciti cli liberi,:;mo BiblotecaGino Bianco 383 di ~inclacalismo e cli altrcttali economiche ter– minolol:{ifif. Pc.-rchC.:: è lecito a,·t::r ripugnanza per il clog-ma cattolico filo:,,;oficamente considerato o ptr il cnttoliccsi1110 come istituto giuridico, 11011 è lecito storic-amcme negare il suo \'alorc pra– tico ed il suo contenuto umano. I nnzionalisti france~i ad es., e son più rispet– tabili dei nostri, la tradizione cattolica, mi pare 11011 l'hanno ripudiata. ~la capiscimi ben<:, 11011 è l 1 accetta1.:ione del c:ittolicesimo come tale e ptrch' esso è gran parte della no!>tra storia eh' io voglio. Ti dirò anzi che questa accettazione, sebbene io la creda in certo modo sincera, come nn·iene nei roya• listcs <lcll 'Arlion mi par artific.iale e mi lascia perple!>sO. ~la t: la considerazione delle influenze del cattolicesimo sul carattere nostro, la consi– derazione ciel contc:nuto morale e religioso della nostra tradizione cattolica in quanto intimamente, essenzialmente si compenetra nella no~tra più ampia tradizione italiana, che mi par dovero~a. Ì~ in una paroln il ricono~cimento e la defini– zione di quella religiosità complcssa111cnte autoc• tona senza della quale nes!>un popolo è mai st:ito nazione. Giacchè quando ad es. tu consigli ai gio,·a11i cli minutamente occupar!-Ì cli questioni tecniche, cli prepararsi e cli mescolarsi alla vita culturale, amministrativa e politica del loro paese, tu non fai unicamente appello alle loro facolta inttllet– ti\·e, ma alla loro ,·olont:\, alla loro coscienza morale e. più intimamente, alla loro capacità religiosa : tu chiedi loro (o presupponi in loro) quellé preoccupazioni uni\'ersali per cui dinnnzi ad ogni cosa della \'ita si sentono serii t: re– sponsabili. E poichè l'opera che vuoi da loro non è una qualsiasi opera cli 111oralit:\ come se tu fo:--siin Norvegia cd incitassi un tale a dare il superfluo ai po\'eri od a restituire un porta– fogli trovato, tu non fai dunque appello n quella elemtntare c-oscienz;1 morale c-he è comune a tutti gli uomini, ma ad una più particolare e più determinata coscienza morale e religiosa che risponde ai bisogni ed alle aspirazioni 1 alle speciali condizioni ed alla speciale storia d'un popolo singolo. Implicitamente ti richiami ap• punto a quell'autoctona religione fuori della quale la tua esortazione sarebbe \'a11a tant'è vero che non la faresti ad un popolo di uomini quali il Guicciardini li concepi\'a. Ora ecco ; il malanno degli italiani t eh' essi appunto credono d'essere una nazione cli scet– tici e se ne tengono. Chi ci abbia per primo buttato sistt:maticamente addosso codesto man• tel10 1 non so dirti. Il Burckardt? L'no straniero di certo percht la nostra storia la fanno gli stranieri ; un qualche discendente di quei bar– bari inglesi o tedeschi che scende,·ano nel Ri– nascimento in Italia e ne tornava.r!O \'ia cOn lo spa\'ento della no~tra corruzione. La Moria no– stra I' hanno così, per incancellabile fobia ata• dea, accentrata nel Rinascimento pagano e noi pigramente e supinamente ahbiamo accellata la cosa. J\Ii sai dire ad es. chi mai da noi si sia opposto al libro del Barzellotti stampato e ri– stampato ed ulti111nmente conclensato in u11a conferenza sul (àralll're dt:,:li ila/ia11i l Pigri– zia, l' <:tt:rna pigrizia dei comodi schemi che esonerano dal lungo e complesso la\'oro d' ana– lisi. Il carattere degli it:llia11i ! l'na cos:l facile a trovarsi ! Il Rinascimento è la piazza forte, la specula da cui tutto il resto, sei o sette secoli. è esaminato. Tutto ciò che è riducibile nel esso rientra 11ell'organismo della nostra vera e pro– pria htoria, tuttociò che non vi si può ridurre è scartato. I moti mistici del 200, preri/mt il fran– cescanesimo, a questa luce di\'entano un rifio– rire di senso classico pagano, una pagana con– cezione ~ociale della religione. Il cattolicis1110 e una prosecuzione, 111n11coa dirlo, del solito romanesimo "PPCna appena intonacato ai di– fuori. L'ascetismo, i miti : eccezioni non calco· labili. E s'arriva cosi al Rinascimen10 ÌI! cui spontaneamente risorge l'anima italian" antica., insofferente cli lègami mo1ali, tripudiante al so• le, \'acua cl' intimità rtlit:,riosa, anima giut.;tifi• cante. 11011 ho mai capito bene perchè, la so• cialità giuridica della chiesa e l'individualismo egoistico del Guicciardini. Dopo il Rinascimento, si ha il dissol\'Ìmento cieli' eclifìcio mirabile di civiltà durato un secolo, ma un dissolvime11to, per cosi dire, in linea retta, che 11011ne di– strugge anzi ne esagera, come tutte le malattie, gli elementi. Cosi che, in bre,·e, passando al di sopra della fiammala del Risorgimt:nto, arrivin- 1110 direttamente alla fiaccheaa rnoral<:. intcllet• tuale, politica dell' Italia presente senza che nulla pos~a mera,·igliare l'olimpica contempla. zione della storin. Ora, si, io lo vedo, c'è parecchio scc:ttid:,mo neW Italia d'oµ-gi, c't! parecchia malafede, c'è

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