Vita Nova - anno III - n. 9 - settembre 1927

\ \S I, l' \ ., 1: 'l • . . '. . , ·Bibliote·ca Gino Bianco r

Conto corrente con la Posta Pubblicaziorre mensile illustrata· dell' Università Fascista di Bologna Fondatore: LEANDRO ARPINA TI / Direttore: GIUSEPPE SAITT A Direzione e Amministrazione: CASA DEL FASCIO / BOLOGNA / VIA MANZONI, 4 / Telefono 4-52 Per inserzioni di pubblicità rivolgersi ali'Amministrazione della Rivista ANNO III. Numero 9 ABBONAMENTO ANNUO L. 50 / ESTERO L. 100 NUMERO SEPARATO L. 5 SETTEMBRE 1-927 (Anno V) EDITA ·A CURA DELLA CASA DEL FASCIO DI BOLOGNA ' .. ibliot in Bia co

I ' SOMMARIO ARNALDO CERVESATO - Ugo Foscoio e .la milizia di sua vita · · · · · pag. 569 ,CARLO CURCIO - La crisi e la trasformazione del diritto •. • • • · · · · » 571 FILIPPO ·GALLI - Il filo d'Arianna . . . . . . . . . . . • · · · • · » 574 MANLIO BARILLI - George Byron e il suo matrimonio infelice • • • • · · » 576 CARMELO SGROI - Abbozzo di un ritratto di un figlio del tempo • • • · · » 584 ARTURO LANCELLOTTi - La mostra storica del libro illustrato. ·. • · • · " 587 · TITO LIPPARINI - Giacinto Rieci Signorini • . . . . . . . • • • · · · » 590 RINA MARIA PIERAZZI - Bellezze italiche : Il castello di Vincigliata • • · • » 594 DELIO CANtIMORI - Confessione e libero pensiero in Italia e in Germa'!ia • » 598 GOFFREDO BARBACCI .. I campionati Europei di nuoto al Littoriale. • • • » 600 CftASSEGNE • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • · Politica estera: G. M. SANGIORGI - Politica interna: CARLO CuRCIO - Politica coloniale: Uco BASSI - Cultura fascista: G. L. MERCURI - Economiapolitica: GIACOMO DoNATI - Commercio: FILIPPO GALLI - Cronacafinanziaria: Uco MARCHETTI - Letteratura: G. MANZELLA FRONTINI - Filosofia: ARMANDO CARLINI ~ Arte: NINO BERTOCCHI - Folklore: UMBERTO BISCOTTINI • . . n,ECENSIONI . . . . . . . . . . . . . . . ; . . _. . . . • • • PtETRO S1LVA - Napoleone (G. L. Mercuri) - C.' SPELLANZON ._ Vinti e vincitori nei Balcani (F. Galli) - AUGUSTO GARSIA - Voci del mio silenzio (U. Biscottini). · QUESTIONI DEL GIORNO • • • • • • • • • • • • • • • • • Idee e riforme in cammino (G10ACCH!NO CoNTRI). - {}{OI E GLI fiLTRI . • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • Spunti polemici: Lo Stato etico e r on. Fedele - Rispetto . Santi della per l Patria (RusTICUS) - Le lotte di tendenze (C. O. CocHETTI). I FRA LE RIVISTE. ~ • • • • • • • • • • • . • • • • • • • • • Note ed app~nti di Urv1BÈRTOBISCOTTINI. . ECHI E COM1'VJENTI • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • I diritti della critica - L'esempio di Roma - Il centenario di A1achiavelli - Siamo faziosi) - Sensibilità fascista (Noi). - VOCUMENTI 'DELLA STORIA DEL FASCISMO • • • • • · Il discorso del Duce al Congressodi organizzazione scientifica del lavoro. ........ 1(/VIST A MENSILE TJEGLI SPORTS (G. BARBACCI}. • • • • • ' LEZIONI 'DELL: UNiVERSITA FASCISTA. Biblioteca Gino ■ 1anco . I > 603 » 620 622 > 624 626 » 62S , 630 > 631 ...

UGO FOSCOLO ·E LA. MILIZIA DI SUA VITA Se mai vi fu una « vita militante >> questa fu la vita di Ugo Foscolo. Militante, direi, nel doppio senso: sia di attiva (dedita all'energia) che - come è noto - dedita alle armi. Così, e l'uomo e il poeta, nelle evocazioni di questo centenario foscoliano, appaiono in tutta la nobiltà d'una dignità e grandezza a cui sembra nulla sia più da aggiungere. Pure, a questa nobiltà la figura di Ugo Foscolo, soldato e scrittore militare, aggiunge alto e degno rilievo. *** Aveva ventun anno il Foscolo quando, nel 1798, entrava volontario tra i cacciatori a cavallo, nella « Legione Lombarda» della Repubblica Cispa-- dana, comandata dal colonnello Lanos. Aveva scritto allora l'ode a « Bonaparte Liberatore ». Il giovanissimo trageda era già noto a Milano; il vecchio Parini lo aveva caro e lo voleva con sè a passeggiare lungo . i tigli di Porta Orientale. Veniva da Firenze, dove aveva esulato lasciando Venezia; da Firenze « do-- . . . ve potevano r1posars1 tutti ' Nominato ufficiale, si trovò con le truppe, mira--· bili di resistenza, che contrastarono il ritorno vittorioso degli Austriaci, fermato, poi, solo a Marengo. Combattè a Cento nel '99, e vi fu ferito; combattè alla Trebbia, con la famosa divisione del Generale Rusca; combattè a Novi. Genova, ai primi del 1800 lo vede tra i più validi difensori del suo assedio .. Il Generale Massena, comandante la Piazza, lo avrà caro: lo segnalerà tra gli ardimentosi che seppero riprendere il forte « Due Fratelli >>. E tra le cure e i pericoli ,di quel memorando assedio egli dirà le melodiche strofe elleniche Per Luigia Pallavicini caduta da cavallo. Scriverà anche la famosa Lettera ammo-- nitoria A Bonaparte, primo Console. · È in uno dei momenti più tragici dell'assedio che detterà gli appunti - conservati da Quirina Magiotti, la« Donna Gentile » - per la Vita del GeneraleFantuzzi di Belluno; volontario in Polo-- gli italiani stanchi ed afflitti dalla sventura». Da qui, con l'animo colUGO" FOSCOLO~ (da un ritratto del Fabbre in Palazzo Vecchio a Firenze) . nia nel 1794, combattente ad Arcole, caduto nella difesa di Genova il primo maggio del 1800, al-- I' attacco della posizione della Coronata. E il suo grido sarà quello del mo di passioni infelici, con la giovane mente innamorata dei più grandi ideali, era giunto a Milano, capitale di quella Repubblica Cisalpina a . cui il Bonaparte aveva dato elmo e spada per ridestare nella· Italia nuova l'antico valore. Arrivò con - un grande desiderio di operare; perchè, come egli diceva, « la vita non è che agitazione, agitazione alterna e perpetua, e la tranquillità comincia col silenzio, con l'oscurità e si compie con l'eterna dissoluzione». I nuovi vessilli, che dovevano raccogliere i risorti difensori della Patria, pareva lo invitassero a prendere le armi; come pareva che lo spingesse nei pericoli della guerra il bisogno di moderare le passioni che agitavano il suo spirito, e decise di farsi soldato. Biblioteca Gino Bianco meraviglioso e ignorato valore italiano di quei giorni : « Voi, che dai ·recuperati colli di Genova accompagnaste alle sedi degli eroi lo spirito di Giuseppe Fantuzzi, gridate voi tutti : Forti e terribili, a morte devoti furono i nostri petti ; benchè ignoti e spregiati ! ». Era il fervore per la gran causa della nuovà libertà che alla milizia lo portava. Onde, nella sua lettera al Ministro della Guerra, dei 5 termidoro 1801, egli . poteva scrivere: « Ho militato non per ambizione nè per inte ... resse, ma per la salute della Repubblica». Nominato capitano, ed entrato nello Stato Mag-4 giore del Generale Pino, tornava a Milano e ad

I I - 570 ARNALDO CERVESATO Antonietta Arese dedicava l'ode All'amica risanata. il vanto di dare agli italiani una pregevole e genuina In questo tempo pubblica sul cc Monitore bologne- Raccolta dei precetti di uno dei più illustri « condotse » una « Breve notizia di guerra » ove diceva che tieri di eserciti ». · « diretta da un grand'uomo la nostra patria infelice Terminato così il lungo e paziente lavoro, il saprebbe sottrarsi dalla schiavitù», il « Progetto d'un Foscolo lo licenz!a ~e~ le stampe dedicandolo al codice militare disciplinare», il <e Commentario della · Generale Caffarelh, mm1stro della guerra nel Regno battaglia di Marengo ll. · Italico con una lettera ove dopo aver detto come le Alla fine del 1801, il Generale Pino viene chia- opere 'dell'emulo di T urell.na circolas~ero piene di mato a Parigi e il capitano Ugo Foscolo lo raggiunge gravissimi errori e tanto neglette nella lmgua, affe~ma poche settimane dopo. di avere - con questa nuova ristampa - compiuto Parecchi anni rimase il Foscolo in Francia, un sacro dovere, quellp di rivendicare ali' Italia una « capitano aggiunto» della divisione italianà di guar~ delle sue glorie militari». Se il suo nome non vivesse nigione a Parigi, .a Valenciennes e a Ostenda; amato pei fasti dei celebri capitani, s'ignorerebbe per av... dai soldati dei quali fu appassionato difensore da- ventura che quel grande lasciò ai posteri un libro, vanti ai Tribunali di guerra. ove i precetti sono pari agli esempi che diede ai suoi Di questo periodo, degli ultimi suoi giorni di contemporanei conducendo gli eserciti, e che tanto vita militare, è anche la conoscenza che egli fece, Ju negletto nell' i~ioma in cui lo dettò, che molti nel 1806, a Parigi di Alessandro Manzoni. oltremontani lo ascrissero alla loro letteratura ... ». *** . . Nel 1806 'il Foscolo decide di lasciare l'esercito. Vuol tornare in Italia, a Milano. E subito dopo i Sepolcri (pubblicati a·.Brescia, 1807) darà l'edizione degli Aforismi di guerra del Montecuccoli. Con alto intento civile e storico. Poichè nel Proemio ali' opera~ egli scriverà: « La vita d'Agricola tramandata a noi da Tacito dovrebbe essere l'esempio di chi scrivesse la vita di Montecuccoli. Ebbero ambedue-liberali istituzioni, am~ bedue furono capitani e sudditi a un tempQ, ambedue guerreggiaronocon poche/orze controi barbari,ambedue opposerola virtù all'invidia delle Corti e la filosofia alle avverse fortune; ambeq.uerisparmiavano il sangue dei loro soldati e, sotto governi assoluti, serbavano la dignita della loro anima». Scordando le amarezze patite (alquante ingiu--- stizie aveva conosci'ute negli anni di milizia) egli sentiva (nota il Bargilli) come i prodigi delle guerre che si combattevano e la gloria che veniva dalle armi fossero le sorgenti .prima da cui debbono .scaturire la virtù e la grandezza di un popolo. Ed ora, che aveva lasciata la spada, voleva con la penna ravvivare la memoria e il culto per gli· scrittori di guerra che onorarono la patria, e che parevano condannati ad un ingiusto e vergognoso oblio. Volse il pensiero /a Raimondo Montecuccoli e procurò che di questo grande e nobilissimo ingegno venissero tratti dalla dimenticanza ed emendati dalle mutilazioni (e dagli errori dalle lacune in cui giacevano allora) i magi ... strali « Aforismi bellici >>. Ed avuta fra le mani Qna delle meno cattive edizioni di quell'opera, si pose, animato da carità di patria, a fare investigazioni, con--- fronti, correzioni per riuscire così a ripubblicare, in una nuova edizione, gli scritti dello stratega mode ... nese, corredandoli di note e commenti. 1, Fatica questa che procuro, più tardi, al Grassi .. ■ ~anco E di questi Aforismi dell'Arte bellica, in cui il grande capitano riassunse le leggi della sapienza militare, Ugo Foscolo curava una magnifica e veramente nuova edizione, apparsa nel 1807. E fu pubblicazione provvidenziale; poichè, già nell' Europa Centrale (ove le ·edizioni e le versioni del picèolo libro si erano moltiplicate) già da tempo la si faceva proprio passare per opera di autore « oltramontano francese o tedesco » ! Ma un altro altissimo intento egli ebbe: quello di dare un nuovo impulso agli studi di storia della guerra. « Ottimo espediente - sono sue parole - ad infonder l'emulazione della fama del sapere è questo di addomesticare i giovani con gli scrittori di guerra, i quali non tanto insegnano gli elementi pratici quanto la storia e gli altri principi dell'arte ». Lo attendeva allora, la cattedra di eloquenza ali' Università di Pavia. *** Così si svolsero gli anni di milizia di Ugo Foscolo. . Milizia consapevole e volontaria, per la causa d'Italia. _ Quando col dileguare del sogno napoleonico, la causa della libertà fu di nuovo minacciata, il Poeta non esitò ad accorrere da Firenze a Milano (1813); ove subito fu nominato capo di battaglione e partecipò alla difesa della città. Caduta essa in mano agli Austriaci, rifiutò - come è noto· - di giurare fedeltà a Vienna, che gli offriva . . . pens1on1 e onori. Fuggì in Svizzera, abbandonando il suo nome alle denigrazioni scioccamente abbiette della ignobile maldicenza. . , E dalla Svizzera riparò a Londra. . << Con quest'atto - commenta Carlo Cattaneo - il Foscolo dava alla nuova Italia ·una nuova istituzione: l'esilio ».. \. ARNALDO CERVESA·ro

I "' • La • • cr1s1 e la trasformazione del diritto . I. - Da qualche anno, in Italia e fuori, l'allarme è insistente. Esso circola, con una grand-e tenacia, nel campo ristretto di una branca soltanto di studiosi, si propala specialmente i quegli scrittori, che hanno la mente aperta e l'occhio più penetrante. Il diritto è in crisi ! I vecchi istituti, i criteri usuali, le idealità, iche si sono ven,uti radicando nel ,secolo XIX sono tarlati alla base ; ordinamenti, leggi, principii giuridici si rinnovano ed il mondo del diritto geme sotto la spinta inesorabile della nuova formaz,ione storica ed. ideale, che urge I Chi è tanto cieco da non avvedersi di questo travaglio? Chi ·s'illude invano di fronte a questo dram,ma, che coinvolge forme politic:he e civili, ideali di vita e ordinamenti di popoli ? Il diritto è in crisi ! Occorre svegliarsi e far fronte a questa suprema esigenza, che è iinesorabile ! Da molti giuristi e pubblicisti di Francia, di Germania, d'Italia - e anche di paesi anglo-sassoni - I' allarme vien dato con una certa insistenza. I conservatori ad oltranza potranno ridersi di questa realtà, ma i più giovani hanno il dovere di guardare con leale coraggio al per.icolo, che è forse salvezza. In Italia specialmente la crisi è evidente. Dal giorno in cui da uomini di diverse tendenze ma di pari -elevatezi.a ~'ingegno - da Santi Romano a Pareto, da Panunzio a Gaetano Mosca, per dir isoltanto d,i alcuni - fu notata l'esigenza de:lla trasformazione e l' impresc•indibilità della crisi, molta strada s'·è .fatta, sino al .momento in cui ,il dubbio non è più possibile e la visione della verità è smagliante. Ancora pochi giorni fa ho letto, in rin program•ma per una nuova rivista di studi giu-- ridiC1 ed economici diretta dagli amici Ugo Spirito e Arnaldo Yolpicelli, ,la stessa enunciazione della crisi, la stessa volontà di apportare ad essa tutto lo studio e tutta i' attenzione possibile. Occorre, dunque, fermarsi un istante innanzi a questa constatazione e domandarsi la ragione, ,il perohè di questa colossale crisi, che investe tutto il mondo di ordinamenti, di idee, di prinoipii; tutto il inondo, forse, giacchè dal diritto - idea e positività - traggono luce ed aspetto le più grandi realtà della vita dei popoli. II. Innanzi tutto : ch,e cosa vuol dire « ciisi del diritto ? » Da questa frase si vuol denotare soltanto la insufli.. cienza degli ordinamenti positivi vigenti - codici, leggi, istituzioni, in atto - ; oppure si vuol risalire al concetto stesso del diritto, nel senso che, oggi, questo concetto è cangiato e non è più quello che ha domiBiblioteca Gino Bianc , nato nel .secolo scorso o del .secolo XVIII e via via ? lnsom1 ma si vuol dire che occorre soltanto cangiare, modificare, rivoluzionare le leggi esistenti che regolano i rapporti interstatuali (ed, anche, inte!nazionali); _o ch,e in via del tutto radica.le, un nuovo ,ideale del d1- ' ritto sovrasta il nostro mondo; un nuovo ideale, che, non solo modifica, trasforma i vecchi concetti, ma, pure, pone ·in una nuova luce l'essenza stessa, il significato intrinseco del.l'idea cli diritto ? . · Inutile farsi illusioni : le due ipotesi coincidono per- ·fetta-niente in una stessa identità, in una stessa realtà. · C1h-ecosa vuol d1ire modificare le leggi, gli ordinamenti positivi, se non vien modificato l'ideale stesso del diritto ! P-eichè si dovrebb.er~ trasformare gl 'istituti di diritto, che regol~no i rapporti tra i cittadini, tra gli organi d·ello stato, tra gli stati .stessi, se un nuovo, più giovane, p.iù consone alle nostre esigenze ideali non l'imponesse al nostro spirito ? Questo ,è davvero, in fondo, il punto di -concidenza di tutte le teorie del diritto : da quella id.ealistica a quella che propugna I 'insopprimibilità del diritto naturale, sebbene queste due correnti, che lottano da tempo per affermare la loro vittoria, se·mbrino jnconciliabili. Bisogna, cioè, considerare iii diritto natura-le non più come diritto, ma come momento etico della formazione del diritto ; presso a poco come l'ha definita J ellinek : oioè come d'anelito dei popoli, che mirano a liberarsi da alcunchè di oppressivo; per sorgere alla luce. La luce è il di1iitto vero; la legge, cioè, eh-e attua, afferma pienamente l'ideale concretizzato in istituti valid,issimi, che incarnano veramente il diritto. L'identità di diritto in diritto positivo è a questo patto solamente val,ido e cioè vero. Il diritto naturale, espressione della reazione liberatrice dei ceti oppressi, che .s' avvi~o alla li,berazione, rappresenta . una ,esigenza insopprimi:bile, è v•ero; ma, soltanto, non è diritto, perohè diritto è· validità uni·,ersale, norma, che .si attua con perfezione, legge che si estrinseca con pieno vigore ; ,ma momento etico, nel processo formativo del diritto, momento, che si manifesta nello slancio eroico, rivoluzionario, fattivo della stor,ia umana. Il diritto naturale esprime il· dra,mma inesauri·bile del diritto; include tutti i sistemi, tutti gl' ideali, tutte le rivolu2iioni: ma diventa vero diritto solo quando si realizza in istituti di diritto, in diritto positivo, che è vero diritto. La crisi d'oggi, dunque, è crisi totale ; parte dalla rivoluzione etica (che s'afferma attraverso la rivoluzione politica, sociale, e via via) per giungere alJa rivoluzione giuridica. La qua.le, in fondo, è la vera rivoluzione; e cioè la conclusione della rivoluzione, là fine del dramma, che diventa, poi, perfezionato nei suoi

·· CARLO CURCIO ele1!1enti, vivente, o~rante rivoluzione legale in atto: e cioè con·solidamento giuridico - fase terminale del proc~sso etico che shocca nel diritto positivo - degli 1deal1, che hanno smosso p<>polied uomini, al servizio di ·un'idea, che è la vera motrice della storia umana. Ili. T . ) eor1e . . La prova è in atto.· Che cosa vuol dire che il diritto . in lt:a,lia -:-- co?le, d.e~ rest~! ·più o meno palesement; negli altri paesi - è 1n cr1s1 ? Vuol dire che da noi . ' . , . , si e operata veramente una rivoluzione ; una rivoluzione nata _da ~n travaglio· di idee, di passioni, di uomini, di , classi, di popolo; e che, giunta all'acme della sua ~rfezione, si appalesa come una integrale, intrinseca, piena, radicale risoluzione giuridica. La crisi denunziata ieri, intravvista dai veggenti, .dai cervelli aperti, sbocca proprio oggi ne1 lla sua perfezione ; e si afferma c~~ _una reale, decisiva trasformazione degli istituti di d1r1tto, che regolano la vita del paese. In una parola la ':era riv~l1;1z~on~si_c~i~risce oggi: oggi che bar.- collan<? 1 v~cc~ istituti di diritto, oggi che si trasforma la 50C:1età1tah~a. nei suoi ord1inamenti giuridici e si pone 11nuovo diritto colle nuove norme positive, che ~oronan<;>la travagl~osa ascesa rivoluzionaria. Fin qui si e camminato per giungere alla vetta della rivoluzione. Oggi siam giunti all'apice del cammino. Il processo è questo : i primi moti delle camicie nere, la presa di po~sesso degli organi centrali del potere, la rivoluzione politica, infine, non rappresentano che la fase iniziale della rivoluzione ; il momento etico ~o sforzo _volont~stico delle ,~a:sse, che hanno agit~ 1n nome d1 un diritto astratto (d1c1a-mopure : del diritto na~ale <le!le c_l~i ~ppresse dalla demagogia liberale 1nternaz1onahst1~a, ·ecioè dagli istituti di diritto det.- tati d~ll~ ~deologie_libe~ali e protestanti, quacquere e mater1al1st1che, razionaliste e fr.ancesizzanti - il che ":a'~ea dire la somma delle 'e·sperienze filosofiche e politiche, che dalla .filosofia della riiforma alla rivoluzione francese, attraverso J~,esperienza .sensista inglese sono · s~occate ~el confu~ionis~o d~l secolo XIX -). Questo momento e stat'O~1v?luzionar10, du·nque, solo in parte : h~ rappresentato 11 momento dell'ascesi, della formazione, della l~tta, del travaglio. Rivoluzione in senso comune; 1 ma, 1 1n senso stretto, non ancora rivoluzione giacchè non ancora padrona clelle norme, delle leggi: che solo regolano con una certa universalità e con una certa durata, ,la vita de1lla nazione, secondo ideali resi concret~, . ~ cioè trasfol!11ati ·in elem~nti validi per la loro. un!v~~sale accettazione e re·golamzzazione dei rapporti c1vilL Insomma la rivoluzione. politica precede soltanto quella giuridica, ch,e è la vera rivoluzione la riv~luzio'!le che s•impone in tutti gli elementi della ~ita soc1ale, ,1ntutte le fasi dei rapporti interstatuali. Quando questa ·s'avvera, la rivoluzione è compiuta; e, cioè, questa nel la sua fase ter1n:ina~e, per perpetuarsi, infine, costantemente colla vita della societa naziona:le. · Bi lio eéa Gi.noSian o Solo il diritto sancisce la va1 lidità delle rivoluzioni; come, àe-1resto, solta·nto attraverso le rivoluzioni il diritto acquista vjta·lità perenne e ragione di vita. Che ,è avvenuto, sin qui, in Italia ? La rivoluzione. politica - nel suo mo·mento più etico che giuridico - avendo preso possesso del.I' organo trasformatore del diritto per eccellenza, lo stato (chi è a-ncora che osa porre in ·dubbio questa verità ? chi è che, facendo malamente il processo storico della formazione def lo stato, lo fa nascere dal diritto, ripe~ tendo .la storiella dell'uovo e della gallina?); ed avendo dato a que·st' organo (o somma dii organi} una pienezza di validità perfetta, si è trovata di fronte ad un abisso : i vecchi istituti, le vecchie leggi, lii vecchio diritto. Ma, se' proprio per questo la prima rivoluzione si era avverata, era .perfettamente logico che l'abisso fosse superato. Qui è incominciata la più grande, la più · vera rivoluzione. Aperta la crisi del dir-itto, nel superarla conisist-ela potenza, l'essenza stessa della rivol~z~one. ·La trasformazione degli istituti posiitivi di dir1!ìo rappresenta, dunque, la vera fase terminale, intrinseca dell'ascesi rivoluzionaria. Si opera, ora, in pro_fondit~ e? _inesten_sione davvero. :Si opera la rivoluzione, g1ur1dica e aoè la grande 1nstaurazione del nuovo mondo, secondo che le nuove idee le nuove esigenze, le nuova fede dettano. Il proces~ formativo è_quasi uguale a quello estetico: l'opera d'arte non è tale, se non quando è espressa, resa concreta. Prima non è opera d'arte, è momento lirico stato incerto incubo, delirio, esaltazione. La rivol~zione è tale 'solo 9uand? è espr,essa 1inistituti di legge, in norme di dintto, 1n dettati universali. . li diritto .r•ealiz_zato è la sublimazione, la perfezu?'ne della r1v~luzione. Crisi del diritto è stato em-- br1ona!led~lla nvoluzione; trasformazione del diritto è ~tat~ m~simo, moll?-~ntoascendente della rivoluzione; 1n~tauraz1one 1el d1ntto nuovo è momento finale, terffi!Inaledella rivoluzione. IV. . , T ~tto qu~sto può, _forse., utilmente servir.e ad una p1u val_evole interpr~t<1:21ondeel concetto di rivoluzione ta:n,to m<:erto e barcollante sin qui ; ma, soprattutto: p~a. servire come un apporto essenziale allla delimitaz,1one del. concetto stesso di diritto. In alni termini, I afferma21one costante, ribadita da tutte le t,eorie e da_ 1:t1tte~_,e scuole (compresa quella nat~ralistica), per cui i.I d1r1tto non _è m~ una entità fissa ad immobile, ma. ~u,te~ol~ e dinamico (da Protagora in poi questa verita ,e 1n~1s:ussa) _trova la sua risoluzione soltanto nel con~~tto di r1voluz1one. I due termini - rivoluzione e diritto - ~~o le~ati da. una imprescindibile dipendenza_. ~na nvoluz1one s1 o~era soltanto quando i popoli che l~\ fanno sono ammati dalla volontà di trasformare p1u O m d" 1· I'. · · • • dici eno _ra,1ca ~ente g' 1stltutl giun- ' l , che r<:_g 0l'.1llo,la .soc1~ta nazionale (e più radicale ~- a volonta d1 trasformaZJone e più vera è la rivoluzione); come, d'altra parte, il diritto vive ed afferma

' LA CRISI E LA TRASFORMAZIONE DEL DIRITTO 573 la sua realtà vitale soltanto a patto che le· rivoluzioni a grado a grado - a volta a volta, cioè - ne trasformino gl'istituti, · Je leggi, gl'ideali stessi. La crisi del diritto indica appunto il momento rivoluzionario delle istituzioni ; come la trasformazione del diritto indica il momento in cui la rivoluzione ha raggiunto la sua piena vitalità. . Quest' è, in fondo, la verità che è 1nlsita nella · maggior parte deille teorie rivoluzionarie, che ·hanno agitato il mondo sino ad oggi; ma c-he non è stata ben ~elimitata, per l'immane prevalenza del criterio pol1i-- tico su quello giuridico. Soltanto, infatti, dal punto di vista giuridico tale interpretazione può dimostrare la sua consistenza; nel senso, cioè, che è nello sbocco della trasformazione degli istituti di diritto posit,ivo, chE. 1Sirisolve ogni rivoluzione, nell'atto stesso in cui il nuovo diritto - il diritto che sgorga dalla rivoluzione, la quale è stata dettata dal momento eroico, etico dei} processo formativo del diritto (che è quello che si chiama diritto naturale) - s'appalesa nella sua nuova esistenza e conclude il travaglio ascensionale delle società, c~e anelano ad un ordinamento oivile, politico, sociale - e cioè giur-idico - nuovo. La rivoluzione politica è la· fase intermedia di quella giuridica : nel senso che, ,la volontà di trasformazione, originata dalle . . crisi d.ei vecchi ordinamenti, attuatasi colla instaurazi~ ne di un nuovo ordine politico, si risolve, infine, nella nuova orginale struttura giuridica della· società. Non rovescia.mento deg.I'istituti, della pras5i, dunque (còme la teoria marxista insegna); ma soltanto trasformazione, innovazione, dettate da nuovi, .imponderabili, storici fattori, che s'incarnano nel_processo ascendente (come qualche volta discendente) dei popoli e delle nazioni. V. Sicchè, oggi, in lta!lia, il momento della- crisi d·el diritto è superato. Questo momento ha coinciso con ·il primo tempo della rivoluzione fascista. A questo primo momento, che è ascensionale, è seguito .quello della trasfor.mazione del diritto, que1 llo della instau- · razione dei ·nuovi ordinamenti positivi, che, . espri- , mendo l'anelito del travag:lio rivoluzionario, realizzano , la .r.ivoluzione integrale, radicale, compiuta .. In questa fase della nostra rivoluzione sbocca tutta la storia ieri, si concretizzano tutti gl 'ideali ; e si fonda, veramente, sostanzialmente, graniticamente (perchè tradotta in formule .di dimtto, in norme universali, in r~gole di legge) la nuova vi.ta civile e .morale degli italiani. . CARLO CURC/0. , Guai a chi varca certi limiti: i datori di lavoro · non debbono / volere che la massa dei loro dipendenti 1'iva in condizioni di disagio e di po1'ertà. Non è nel loro interesse nè nell'interesse della Nazione. 'D' altra parte i lavoratori non debbono chiedere ali' industria ciò che l' industria non può sopportare. MUSSOLINI .. teca Gino • a o .. .

I _ ..... IL FILO D-'ARIANNA I • • In una di queste miti .sere settembrine ho riletto le Lettere di Renato Sena e, quella sua prosa, serena e profonda, ha rievocato intorno a me i buoni j cari amici di un tempo, stroncati dalla guerra ~ dal .male : , Gozzano, Silataper, Borsi, Castellini,. Fauro, Locchi, Boccon.i.. C'è inegli uomini un istintivo s~nso, di rimpianto di ciò che fu, parlo naturalmente degli uomini di cuore, ' degli uomini che sanno ricordare} degli altri no, che inutili sono in ogni ora. Rievocàndo le figure di quel periodo, separato dall' abisso imponderabile della · guerra, di quel tempo « -mite e .sonnolento » del buon Guido, avvocato senza professione, poeta stnza vana- · glorie, mi ,è venuto ist,intivo un raffronto fra queste epoche così vicine nel tempo così lontane nello spi- • rito. Se esaminiamo le manifestazioni artistiche della fine ·àell'800 e dei primi anni de'l '900 abbiamo lo spettacolo d,i un continuo declinare di genialità, quasi che I' uman genere inconsciamente consapevole del grave avv,enimento storico ch,e stava per avvenire fosse preso da un .senso di stanchezza, da un ésaurimento psichico-intellettuale· che gli faceva quasi sdegnare le superbe ma.nifestazioni del genio. Lo sconvolgimento bellico, così grande eh.e noi, suoi contemporanei, non ne conoscia,mo ancora la profondità e le conseguenze, pareva dovesse far ,scaturire gli uomini nuovi del genio e delle folle nel campo della intellettualità. Ma purtroppo non è ;gtato così. Un decadimento generale in ciò che ,è letteratura, cultura ed arte fu il triste frutto di quella !grande inerzia intellettuale che è la guerra. Non entreremo qui a parlare dei paesi stranieri poichè in genere per essi salvo qualche rarissima eccezione po~ tremmo ripetere le parole che diremo per il nostro. Forse ,mi si taccerà di pessimista, ma la crisi che travaglia da anni il libro, il teatro e l'arte in genere è prova ,evidente ,che o l'attenzione delle folle è stata attratta da nuove manifestazioni umane o c·he quanto si produce è cosa talmente mediocre da non attirare l'attenzione di alcuno. La letteratura ormari si esaurisce in un continuo ripetersi e i Ji,b:r"ieiscono ,senza alcuna attesa quasi con u·n •movimento automatico e noioso. · Cercate fra i viventi un romanziere, un poeta, un no-- velliere? I nomi non mancano: Panzini, Moretti, Saba, Negri, ,Mastri, Onofri, Vivante, Puccini, ecc. Ma che cosa ci dicono di nuovo costoro ? Panzini e Moretti col continuo ripetere i loro eterni motivi son divenuti pedanti; il primo, perduta ,la soave amarezza di un tempo, ,squarta iii mondo a paradossi e freddure, il secondo ci tedia coi i :suoi paesaggi monotoni e le ·sue figure sbiadite. Ada Negri fu poetessa, se vogliamo rozza e senza tecnica, ma aveva il cuore ·. - i 1· dteca Gino Bia e " -di poetessa, oggi no, mette iin. fila le ,sua parol_e, .ma sono -mendaci ,e se c'è il verso non c'è la poesia. Se poi volete divertirvi, legget~ un s~o artico!o ne,lla ter1:a pagina del Corriere: un mio amico medico lo consigliava a chi soffriva d'insonnia: . Non voglio •e non posso qui fare una rassegna minuta e personale, ·ma dare a tocchi una impressione generale della mediocrità tutt'altro che aurea che domina oggi la nostra letteratura. Molti scrittori invecchiano di cuore e di cervello e non se ne accorgono: non ,è facile purtroppo a tutti conservare la .rigogliosa freschezza v,erdiana che a tarda età seppe darci I' allegra risata di F alstaf. A Rossini, che era un uomo di !buon senso, fu domandato un giorno perchè .ave.sse cessato di scriv,ere; rispose: « Qua:ndo il cuore tace, non si scrive p,iù ». ;Ma .Rossini era un genio ! , , Ora tutta questa caterva di scrittori invecchiati, e molti invecchiati anche anzi tempo, •non si accorge ch,e a continuare a -scrivere si rovinano la fama già acquistata, e gli ,editori italiani, salvo pochi, sfruttando il loro nom,e illustre per il pa.ssato, ci sciorinano le più grosse porcherie che farebbero mettere alla porta uno scrittorello giovane c1 he le priesentasse per farsele pubblicare. :Ma quel che più spaventa non è la faccia tosta di questi .scrittori ma bensì l'acquiescenza del pubblico e l'inutilità della critica. Non un grido, non uno scatto contro questa n•ebbia grigia che .ci avvolge, contro questo marasma precursore di uno stato catalettico mortale. .E la cultura ? Confesso, fatta eccezione degl,i scritti del ·Duce e pochissimi altri nel campo politico-sociale non è uscito un libro che meriti la consid:erazione di gente che pensa. La maggior parte sono pistolotti retorici, adulazioni sfacciate, quando addirittura non si dicono pazzie. Sembra eh.e l'ignoranza s.ia diventata una virtù d'i que-sto ba.I'bar,ico periodo post-bellico dove i geni immortali' si chiamavano V cdentino e Dempsey, Girardengo e Harold Lloyd. ·L'aridità più completa regna dunque nel campo della culrura e soprattutto in quella che dovrebbe interessare il fasci 1smo, forza di- ·namica in ·continua attuazione. Se ciò può sembrare un bene o chi cred.e soltanto nell 'eflìcaoia del pugno, e pensa che la f ona materiale sia la ·sola efficace a raggiungere gl,i .scopi anche più elev.ati e ·spirituali, dobbiamo su1 bito dichiarare che questo errore iniziale farà per sempre fallire il raggiungimento dì qualsiasi meta. E il ti:atro ? . Quest~ che i_n ogni tempo f'! una superb~ man1,festaz1_oned arte, vive ora il letargo dei serpenti nel rigore invernale. Dicono che il teatro sia la

IL FILO D'ARIANNA 575 rappresentazione della vita, ma la vita, la natura, pos- studenti di ginnasio e nè io nè tutti i miei compagni sono essere riprodotte da Leonardo e Michelangelo sono per questo diventati pittori !. .. come da una oleografia da cinquanta centesimi. E il Ricordo di aver letto una volta sulla Fiera Lettenostro teatro, eccettuando quelle produzioni grottesche raria un articolo molto amaro (non so se del Bacchelli che vogliono staccarsi dal comune stampo i•mmaginario, o del Baldini) dove fra le altre cose si affermava non sono che oleografie. Forzano è poi un oleografo presso a poco che fra cent'anni nessuno leggerà più stupendo che potrebbe esporsi con gran successo ,in gli .scrittori d'oggi. tutte le fiere e i mercati d'Italia. Affermazione triste che deve ,ben scoraggiare coLa vita si può riprodurre e farla anche piacere loro che scrivendo credono di aver dato alla luce dei al pubblico di buona bocca con vivi e ingannevoli capolavori ; affermazione grave perchè fatta da uno colori, ma dove è ,il sentimento? Dove il cuore? Dove scrittore contemporaneo il quale con molta modestia la vita che si vive ? Niccodemi, Adami, F raccaroli, si mette anche lui nel n·um·eroàei dimenticati del fu-- Senetta, Chiarelli, tutti i loro simili non hanno mai turo. saputo dare un'unghiata ibseniana, una grazia goldo- La verità è dunque che oggi la materia grigia va niana, un qualche cosa di profondo, di vivo, di ine- molto diluendosi •e l'arte la quale (intendiamoci bene} sauri,bile alla caterva della loro produzione fabbricata è stata pur sempre un mestiere, ha perduto in ogni a serie come un pezzo di ricamhio per automobili. modo quella seriietà di intenti che aveva in altre epoA Butti, non .so perchè, gli hanno dato l'ostracismo che e presso altri stadi di civiltà. Oggi, per cercare e P~randello ha furoreggiato, ma fra cinquant'anni nes- , una via nuova, per trovare dell'originalità, si brancola suno se ne ricorderà più. · nel buio, si va a tentoni, si gira in un labirinto oscuro Ci siamo qui occupati d:i letteratura, non entreremo la cui uscita è introvabile. Gli uomini si urtano, si nè nel campo musicale nè in quello delle belle arti calpestano, ma nessuno riesce a dar luce e ad insei quali .soffrono ugualmente di reumatismo, gotta e gnare la dmtta via a questa masnada di dispersi. Balarteriosclerosi. Anche in esse manca la genialità: spento zerà fuori da _guesto monotono grigiore il genio che Puooini, esauritosi Mascagni, resta Zandonai il quale illuminerà di gloria questo secolo di meraviglie e di d d li infamie ? Sorgeranno . dal l'angosciosa incertezza di staccan osi a e vie abituali vuole affrontare argo- , l quest ora g 1iuomini la cui potenza intellettiva domina menti che possano dare al pubblico un'esca di curio- nei secoli più lontani ? O dovremo ancora andar tensità. .La pittura ,fra passatismo e futurismo si è fer- toni nel labirinto oscuro .in cerca di luce e di libertà ? . mata a un quid intermedio rinnegatore di ogni arte. Chi sarà il fortunato Teseo che afferrando il filoLe case storte e gli alberi tisici dei paesaggi del Sof- di Arianna ci strapperà da-Ile tenebre portandoci alla fici, noi li disegnavamo sui quaderni quando eravamo luce ? Biblio eca . ' FJLJPPO GALLI Leviamo il pensiero a questa Italia. che sorge, a questa /orte Italia che, carica del suo glorioso passato, non se ne /a impedimento, ma aculeo per marciare con ritmo sempre più celere verso l' immancabile trion/o di domani. MUSSOLINI r ino Bianco •

George Byron e il suo matrimonio infelice In un individualista come lui I 'esercizio del pensiero, corrotto da un orgoglio folle, era divenuto una tortura vera e propria, per la sua attiva ed elevata intelligenza. L'anima sua (come, del resto, quella dei più, giacchè egli risentì dei tempi e dell'ambiente in cui visse) cacciata quasi per diletto in un caos d' incer..- tezze, provava una sorta cu..- riosa · di voluttà malate, nel creder solo alla materia. La moralità della vita era interamente sparita, dinanzi a non so qual fìloso..- fìa sperimentale non appoggiata su credenza alcuna : la sua immaginazione era trascinata, sfrenatamente, da un desiderio folle di penetrare sino in fondo alla realtà delle cose e di risolver l'incognita d'ogni problema. Ben si comprende perciò come il suo carattere gli procurasse - negli ambienti, fortissimi, anglicani e puri..- tani d' Inghilterra, fermi e -intransigenti su di una loro rigidissima morale - infìni..- te ostilità latenti o dichiarate. E che la sua vita, del . . resto, sia stata proprio un mente, i due giovani facevano sul s.~ri<?al!'amore. Si scambiavan lettere di soppiatto e s1 r1un1van segr~- tamente sulla porta dei loro parchi eh' eran confinan_t1. Ma la passione era da un solo lato, perc~è la M1s~ considerava George come un fratello minore e d1 ìui intendeva beffar.Si.Tuttavia gli donò un suo ritratto e ne chiese· il ricambio. L'ultimo anno che Byron passò ad Harrow, l'amore per Miss Chaworth occupò tutti i suoi pensieri, finchè, un giorno, essendo ella con altre compagne, egli la intese irridere a lui e alla sua imperfezione fisica: e la relazione fini. Nondimeno George ricordò sempre la sua prima fiamma e scrisse, poi, nei Dialoghi, çhe forse, se l' avesse sposata, la sua vita sarebbe stata interamente -diversa. Di lei, sovente menzionata, col nome di Maria, in Ore d'ozio e nei Canti d'Ossian, scrisse ancora, in una poesia: << Oh! se la mia sorte fosse stata unita alla tua ... ». modello di morigeratezza e di probi costumi, non po..- trebbe affermarsi: molte esagerazioni, tuttavia, vi furono, molte calunnie vili ed ignobili vennero contro di lui lanciate, nè si volle tener LORD BYRON (da uno schizzo del conte d' Orsay, preso nel maggio 1823) Miss Chaworth, che l'aveva crudelmente ingannato, andò poi sposa a Mister M.: infelice fu il matrimonio. Dopo poco i due si separarono ed essa chiese all'antico innamorato un segreto colloquio che fu da lui, anche per consiglio della sorella Augusta, nettamente rifiutaconto del suo temperamento d'eccezione, del suo carattere d'artista e perciò insofferente dei vincoli comunemente imposti agli uomini, dirò così, normali. In amore fu precocissimo e di natura· piuttosto ... esuberante, come il padre che, in sua vita, avea tratto s·eco tre donne ! Ancor ragazzo (frequentava, allora, la scuola di Harrow) passando le vacanze a Newstead, conobbe Miss Chaworth - di lui più vecchia - e se ne innamorò. Come per la prima volta amava, era, il suo, un amore ideale che lo port~va a rivestirne l'oggetto d,ogni superiore qualità. A Natale, sempre a Newstead, cominciò a credersi davvero uomo, poichè la Chaworth parve ricambiarlo. Infatti, apparente- . Biblioteca Gino Bianco to. Il suo orgoglio non gli permetteva di riaccostarsi a colei che l'aveva beffato. Al ritorno dalla Grecia, infìne, la rivide, ma le parlò con indifferenza. b~:..:i: Dall'amore infelice per Miss Chaworth, amareggi~to assai uscì l'animo -di Byron, giovanissimo, poichè conobbe le prime asprezze della dura realtà, cui il suo spirito non s'era ancora avvicinato e da cui poi, sempre, sarebbe stato lontano pel suo· temperamento romantico, amante d'ogni piena libertà, nemico delle convenzioni sociali che imperavano nel suo paese, desioso d'attingere ali' armonia suprema delle energie individuali cui fosse concessa la possibilità di svolgersi liberamente. E particolarmente rattri stato fu, perchè la prima delusione gli era stata cau

GEORGE BYRON E IL SUO MATRIMONIO INFELICE ' I 577 sata dalla natura che gli aveva dato sì bellezza, energia, forza e genialità, ma che, ·pu~troppo, l'aveva -creato un poco claudicante. Straziato nel cuore atrocemente calp~stato, volle cercare pace e oblio nell'arte: diede alle stampe un primo volume di versi su cui gli uomini e i critici si ·gettarono famelici, distruggendo, beffando, abbattendo implacabili. Una satira contro i cc grandi nomi » riveriti e stimati, degli scrittori allora in auge, non valse che ad accrescergli il numero dei nemici. Sperò, infine, di trovar requie entrando nella vita politica . •e dedicandosi ad un'alta opera sociale a favore del ·suo Paese, ma anche qui fu deluso. Poichè il conte di Carslile s'era rifiutato, bench 'ei ne avesse diritto per titolo ereditario, d'introdurlo alla Camera dei Pari, Byron fu costretto ad entrarvi mediante uno stratagemma. Accoltovi freddamente, vi pose il piede poche volte e in tre sole occasioni prese la parola. Finalmente, nel luglio del 1809, stanco, ingannato, conscio ormai della terribile sorte commessagli dal fato, abbandonò l'Inghilterra, esiliato volontario. S'imbarcò a Falmuth e sbarcò a Lisbona, viag- ·giando, poi, Portogallo, Spagna (durante le guerre napoleoniche), Albania, Grecia e Impero Ottomano. Durante il viaggio, una misteriosa Ines, non meglio identificata, abbellì il suo esilio e gli inspirò un canto di malinconiche ricordanze. Dopo mesi e mesi di continui vagabondaggi pel Mediterraneo, spinto dalla nostalgia per la Patria e richiamatovi ·dai creditori che minacciavano di sequestragli fin la casa della ·sua prima adolescenza, ritornò in Inghilterra ove nuovi giorni tristi gli si apprestavano. Inutile parlare della freddezza verso di lui dimostrata dalla Camera dei Pari: in fondo, egli giunse ad infischiarsene. Quel che lo tormentava era la gelosia rinnovata per Miss Chaworth, già madre d'un bimbo .coli un altro uomo, l'amore insoddisfatto, lo scetticismo sulla vita e sugli uomini, il martirio della sua arte in analisi continua, in continua ricerca, in tentativi insaziabili - quasi sempre fortunati, ma faticosi ~ terribili - d' incessante ascesa. Diede, così, alle stampe, i primi due canti del Giovine Aroldo, ammiratissimi, ove la fiera fisionomia del protagonista,. spesso, s' ilarizza ai suoni volut- - tuosi delle chitarre, uniti ai canti seducenti delle bellissime figlie d' lberia, eh' egli pone assai al di sopra delle donne nordiche. E ancora, successivamente, il Giaurro, la Sposa d'Abido, il Corsaro e Lara. Un'attività intensa, febbrile, tutto lo teneva mirabilmente, in un periodo che fu seguito da dolorosis-- simi giorni, ma che può, non pertanto, considerarsi come uno dei meno infelici della sua vita: dotato di tutti i vantaggi della fortuna e della nascita, ver - sato nelle antichità e nelle scienze moderne, messo, a 24 anni, al posto dei primi poeti della Gran Bre-- tagna, cinto da un incanto sconosciuto che aveva per sorgente i suoi viaggi lontani e il tetro colore della sua poesia, Lord Byron attirava tutti gli sguardi e si Bibliotec Gino Bianco vedeva ricercato da tutte le case. La sua bella _capigliatura nera e ricciuta, i suoi occhi ardenti ed espressivi, le movenze eleganti della sua testa, la prominenza della sua fronte intelligente e tutti, in u~a parola, i lineamenti del suo volto, fatti per mostrare il · sentimento e la passione, avrebbero off~rto allo zurighese Jean Gaspard Lavater, famoso per la sua fisiognomonia o arte di giudicare i caratteri dai tratti del viso, un soggetto b~n degno dei suoi studi. Tuttavia, a chi non intimamente lo conosceva, recava stupore il vederlo partecipare a trattenimenti e feste della società: in realtà, e gli amici più fidi lo comprendevano, egli frequentava il mondo disprez~ zandolo e sentendo che la sua sfera era ben al di sopra della frivola folla in mezzo alla quale si reputava esiliato. Intorno a tal'epoca s'iniziò la relazione - di vero e proprio amore - colla sorellastra Augusta Maria, che durò dal 1813 al '14. E che di vero amore, ripeto, si trattasse, ci fan fede T omaso Moore (l 'Anacreoiite irlandese, grande amico di Byron, cui il poeta affidò le sue Memorie) nella sua ·op·era bibliografica intorno a George, e Lord Lovelace che ci· ha lasciato documenti e lettere di notevole importanza. Augusta Maria Leigh, bellissima e intelligentissima, fu certo quella che più d'ogni altra donna amò Byron con tutto il suo cuore, con tutto il suo spirito, come colei che sola seppe comprenderlo nella sua insofferente e tormentosa esistenza. Scrisse egli, a lei, nel 1816, dopo le sciagurate vicende matrimoniali : « Dal naufragio dei perduti miei beni molto ancor mi rimane; imparai che colei eh' io dilessi meritava in ·effetto d'esser la cosa più cara· al mio cuore. Nel deserto zampilla ancora una fonte: in questa immensa desolazione un albero sorge tuttora e nella solitudine canta ancora un uccello che mi parla di te». *** Aspro e strano era, sovente, il suo carattere roman- . zesco: speravano, i suoi amici, che s'addolcirebbe a poco a poco tra i casti piaceri dell'amore coniugale. Ma quel l'animo ardente e agitato era fatto per la calma della felicità domestica? Sì, poichè ne aveva, ·in fondo, bisogno, e a patto che gli fosse dàto d' imbattersi in una creatura d'eccezione come la sorel- ·lastra. Ma altrimenti aveva disposto il fato per lui. Si recò, un giorno, in casa di Lady ... e vi conobbe colei che avrebbe dovuto divenir sua moglie: Miss Annabella Millbank. Egli stesso narrò, più tardi, che, quello, era stato un giorno fatale:« Salendo le scale di casa ... , inciampai e dissi a Moore che mi seguiva : Cattivo segno· ». Invece di tener co·nto del presagio continuò l'ascesa ··fìnchè, entrando nella sala, scorse una giovane, di costume semplice più delle altre donne, seduta sola su d'un divano. Credette fosse una damina di compagnia e ne chiese a Moore che gli rispose esser colei una ricca ereditiera o, come dicesi in Inghilterra, •

_ .. 578 MANLIO BARILLI una golden dolly, una bambola d'oro. V'era, in M~ss Millbartk, qualcosa di gentile e di piccante che subito attrasse il poeta: lineamenti graziosi e delicati, bellissima pelle, figura perfetta, aria modesta co~trastant: con la formalità e la rigidezza delle maniere. Gli piacque assai e sempre più, in seguito, s'andç> a lei affezionando, sinchè la chiese in isposa. Annabella, pur senza offenderlo, ma recisamente! rispose ,~on un rifiuto. Ma Byron, che sapeva ceder ella ·ali influenza materna, non si perse d'animo nè di speranza. Un anno dopo, e questo lo confermò nella sua opinione intorno alla contrarietà della futura suocera, Annabella, per prima, riprese a scrivergli. Cominciò a dirgli di non poterlo amare, ma di tenere in gran conto e di apprezzare assai la sua amicizia. Parola, com' ognun vede, pericolosa per una fanciulla: è, con essa, l'amore che nasce con tutte le sue penne e che non attende se non il giorno adatto per prendere il volo. E così fu, giacchè ben presto Miss Millbank acconsentì alle nozze. A questo proposito Byron stesso ricorda che una Sibilla, famosa a quei tempi, Mistress Williams, gli aveva predetto che il 27° anno gli sarebbe stato fatale. Ancora, egli, narra che~ nel giorno in cui venne stipulato il contratto nuziale, il suo giardiniere, vangando nei pressi del castello di Newstead, trovò un anello di Giacomo Byron, suo padre. Egli lo diede alla· fidanzata e, nelle sue memorie, aggiunge che se il talamo di sua madre non era stato félice, un'altra unione infeli~ cissima aveva suggellato il ritrovato gioiello. - Intanto, mentre gli amici, tratti in inganno dalla prefazione del Corsaro, dedicato a Moore, ritenevan che il poeta .fosse per dare un addio alla gloria, seppero, invece, che George s'era sposato il 2 gen- ..naio 1815, nella Contea di Durham, colla figlia di . Sir Ralph Millbank Noel, erede dei titoli e della fortuna della casa di Wentwort. Tuttavia la Parisina, · le, Melodie ebree e l'Assedio di Corinto, provaron loro che la poesia gli era più che mai necessaria. Il matrimonio fu celebrato con gran pompa, tra la commozione generale : Byron stesso non seppe .dissimulare la sua, al punto che, finita la cerimonia, rivolgendosi alla sua sposa, la chiamò ancora « Miss Millbank » ! Poi George, con Annabella, partì per una terra di Sir Ralph. La sposa si fece accompagnare da una cameriera di fiducia e ciò seccò un poco il poeta che, è d'uopo dirlo, soffriva d'estri. I maligni accusarono Byron d'aver detto, subito dopo le nozze, ~he s'era sposato con la Millbank per farle dispetto, giacchè due volte n'era stato rifiutato. Ciò è falso chè ella, altera com'era, l'avrebbe immediatamente piantato in asso colla cameriera. E se è per le spese ch'ei d<?vette sosteI?ere, ~om'el~a ~o~duceva, sia pure im1tandolo, v1t8: d1spend1os1ss1ma. Nacque, nel frattempo, il 1 O dicembre 1815, una bimba cui venne imposto il nome d'Ada e che parve. per un momento,. rinsaldare. i vincoli, già i~ via di rilassamento, tra 1 due sposi. Ma fu un attimo: al pegno dell'amore coniugale, che avrebbe dovuto cementare la loro felicità, fece seguito la separazione. Infatti, peggiorate le condizioni economiche, assediato Byron dai creditori, la situazione non si prospettava piacevole per una, donna che, come Annabella, era abituata ad ozì allietati da svaghi lussuosi e che. d'altra parte, non amando veramente il marito, non poteva comprenderne la continua 'febbrile agitazione e I' irrequieto animo multiforme. T aie, dunque, la causa vicina della separazione di Byron da sua moglie : le favole diffuse nella società, al riguardo, furon . molte, ma tutte, più o meno. fantastiche. Si stabilì, allora, eh' ella sarebbe a~data a pas.... .. sare alcun tempo presso il padre, fino a che le 'cose fossero ritornate al meglio. I due sposi, il 15 gennaio 1816, si lasciarono affettuosamente ed Anna si congedò da lui con un biglietto (inviatogli dopo la partenza, per mezzo del guidatore della carrozza) che cominciava scherzosamente - Dear stuck - cara anitra: - così soleva essa chiamarlo nei momenti di maggiore e più serena intimità d'affetto. Stupitissimo, perciò, fu il poeta, quando gli giunse una lettera freddissima dal suocero, che principiando « Monsieur ! )>, finiva col dirgli : « Voi non rivedrete mai più mia figlia! )) Byron rispose a Sir Ralph non riconoscergli autorità alcuna su colei eh' era ormai sua moglie e ritenere i sentimenti esposti nella lettera non di Annabella, sibbene della madre . Ma gli giunse, qualche giorno dopo, da lei, una missiva, a conferma delle decisioni paterne. A tal proposito va ricordato quanto narra la moglie di Flechter (cameriere di Byron) che aveva seguito Milady presso i suoi: presa la decisione di vergar la lettera, Anna s'era subito pentita e aveva mandato a riprenderla, mostrandosi lietissima d'averla di nuovo nelle mani. Tuttavia, i nemici di Byron tornarono alla carica (in testa a tutti la suocera e Mrs. Charleµient, tipo antipatico di vecchia pettegola) e la convinsero a .rispedir lo scritto. Gl' intrighi l 'avean potuta sui doveri e su quel poco d'affetto che pareva Anna avesse fin lì nutrito per George. Quali, le cause addotte dai l\1illbank per la rottura? Quali, quelle congetturate da Byron? Pare ' vero che la luna di miele non fu del tutto quieta, il barometro, nondimeno, mai sce·se a zero, Si disse ancora che Byron avesse sposata Annabella pel suo denaro e perchè ereditiera d•una sostanza immensa. Altra accusa indegna, giacchè il , poeta non ebbe che 10.000 sterline di dote! E tal somma, finita prestissimo, fu più che r~mborsata · che c;JUestinon amasse veder mangiare le donne nè sopportasse d'esser interrotto quando scriveva o p~nsava (la prima è una semplice stranezza, la seconda una fondatissima esigenza di tranquillità e di pace per un artista) e Milady non voleva adattarsi a tali fantasie, com'ella le definiva. Una sera, ad esempio. poco innanzi la separazione, egli, accanto al fuoco. era immerso nei suoi pensieri d'arte ed Anna gli si avvicinò chiedendogli se lo molestasse. « Diabolicamente», fu la risposta del poeta che però, subito, .. Biblioteca Gino Bianc

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