Vita Nova - anno II - n. 4 - aprile 1926

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ANNO Il. Numero 4 APRILE 1926 Conto corrente con la Posta Pubbli41zionemensileillustratadell'Università Fascistadi Bologna . . ABBONAMENTO ANNUO LIRE 50 ESTERO 1 100 FONDATORE: LEANDRO ARPINATI ,, ' . , DIREZIONE E AMMINISTR. - CASA DEL FASCIO BOLOGNA - VIA MANZONI, 4 - TELEF. 4-52 t . ' EDITA A CURA DELLA CASA DEL FASCIO . DI BOLOGNA ~ VIA MANZONI,· num. 4 • Biblioteca Gi Bianco • NUMERO SEPARATO LIRE 5,- 1 •

\ • I ,r SOMMARIO • l 1 ·•, GIUSEPPE BOTTAI - Colonie ali' incanto . CONCETTO V ALEN1.E - La {Badia di ~ontescaglioso UGO SPIRITO - Imperialismo italiano BRUNO BIANCINI - Il collegio di Spagna . ROMOLO MURRI - Le origini del movimento cattolico in Italia ANTONINO DE STEFANO. - L'originalità di Francesco d'Assisi SERGIO SAMEK - Faust e la leggenda CARLO CURCIO · · - La teoria dell'irredentismo in Cesare Battisti UGO MARCHETTI - Sindacalismo e corporazioni G. MANZELLA FRONTINI - .f/rte e vita morale ~ASSEGNE: Politica estera: WIDAR CESARINI SFORZA - Politica interna: CARLO CURCIO - Politica coloniale : UGO BASSI - Politica scolastica: G. B. ·.P. - Cultura fascista: LORENZO G1usso - Economia politica: GIACOMO DONATI - Cronaca finanziaria: UGO MARCHETTI - Filosofia: ARMANDO CAR.L.INl - Letteratura: CARMELO SGROI Arte: GIORGIO PINI. ~ECENSIONI: P. ZANFROGNINI - Dialoghi di creature (G. R.) - A. CODIGNOLA - La giovi- . nezza di Giuseppe Mazzini (Gian Luigi Mercuri) QUESTIONI DEL Q/0~0: La politica ecclesiasticain prima linea - L'aspetto unilaterale della politica nazionale - Un Pericoloitaliano pel Vaticano - La formula di Mussolini e la Chiesa - Dal _partitopopolareali' azione cattolica (ARMANDO LODOLINI). ~O/ E GLI .f}LTRI: Spunti polemici: La mediocritd degli uomini della destra - Il diavolo che si fa /rate - L'enciclopedia cattolica - Congressodi filosofi (RUSTICUS). r . Note bibliografiche di GIORGIO PINI. 'l)QCUMENTI 'DELLA STORIA DEL FASCISMO: L'Accademia d'Italia nella relazione e nel discorso al Senato di S. E. Giovanni Gentile. LEZIONI 1JELL' UNIVERSITÀ FASCISTA . • • i o Bianco : ' . ..

1COLONIE A·LL' INCANTO • I misogalli nostrani si sono lasciati sfuggire una preda ghiottissima. Un piccolo, smilzo, grazioso libretto che il dottor Augusto Vallet ha dedicato, sullo scorcio dell'altr'anno, a uno dei " grandi problemi della Francia ''. La gallofobia italiana non è un orientamento preciso della nostra èultura, ma piuttosto una sorta d'umor nero, dispettoso e fantastico, che si nutre, nel secolo XX, nel secolo, cioè, dei problemi formidabili e concreti, -delle romanticherie sentimentali del secolo scorso. Sfuggono, quindi, a questo mutevole atteggiamento dello spirito pubblico italiano, alcuni aspetti della· crisi che tormenta la coscienza politica della Francia. Ed è gran fortuna che così sia, perchè sintomi di uno stato d'animo, per ora non diffuso, e in ogni modo, non destinato a diffondersi con rapidità, non abbiano a diventar motivi d' infatuazione sciocca e foriera delle più aspre delusioni. L'operetta del dottor Vallet s' intitola: Un nouvel aperçu du problème colonial. La tesi che vi si sostiene è, nè più nè meno, questa, ridotta ai minimi termini: Contribuenti e rappresentanti della Francia, vendiamo le colonie ali' incanto, al miglior offerente, se non . tutte le colonie almeno quelle dell'Asia ! Tesi non nuova. Durante la guerra, nei mesi della più terribile angoscia per il popolo francese, si ventilò l' idea di vendere l'Indocina al Giappone, onde attirarlo nell'orbita della Francia, a combattere per la sua difesa. E anche prima della guerra, pur senza risalire alle affermazioni dell~estrema sinistra francese al Congresso di Amsterdam, e alle invocazioni anticoloniali di Jaurès, troviamo la formula: " Lasciamo l'Asia. Préndiamo l'Africa '' negli scritti di uno dei più grandi geografi della Francia, di Onèsime Reclus, mente di scienziato superiore alle passioni politiche. E tutta una tendenza dello spirito francese che si rivela nel tempo, con una continuità degna di studio. Alcuni anni or sono, quando il formidabile problema del Bibli • rimborso dei debiti interalleati cominciò a J>Orsi in tutta la sua imponenza, si parlò della cessione delle Antille agli Stati Uniti. ·Se n'è tornato a parlare in questi ultimi tempi, e da giornalisti valorosi come André e José Gennain. Napoleone primo, con la vendita della Louisiana, ha fatto scuola: ogni francese che si rispetti ha in tasca una colonia da vendere a prezzi di favore. , Cl' italiani che oggi solo, e tuttavia con fatica, vanno facendosi una coscienza coloniale, aprendo visioni d'·oltremare nell'angusto mondo della loro fantasia politica, fino a ieri timida e chiusa, e hanno ancor vivo e doloroso il ricordo· delle rabbiose concioni di Cavai-- lotti contro '' il maledetto sogno africano '' e della '' noia '' del marchese di Rudinì ogni qual volta doveva far delle dichiarazioni salle cose d'Africa, gl' italiani debbono considerar nel loro giusto valore queste singolari manifestazioni. Politicamente nulle, giuridicamente assurde, scientificamente insostenibili, psicologicamente sono un segno non trascurabile di una crisi di coscienza, che noi abbiamo pur ora superata: la Francia dubita della sua forza, · · della sua potenza d'espansione. . Ma leggiamo le conchiusioni, a cui giunge il dottor Vallet .. '' Le aspirazioni di un popolo - egli scrive - come ,quelle di un individuo non debbono essere stravaganti, altrimenti ne espongono il destino a uno scacco. Queste aspirazioni debbono essere legittime, proporzionate ai suoi mezzi, alle sue disponibilità, soprattutto alle sue possibilità, se non vuole trevarsi a competere con qualche altro popolo che sia più atto a realizzarle a suo vantaggio. Ebbene, io opino che le nostre aspirazioni coloniali sono stravaganti, che sono irragionevoli, che non rispondono ai nostri bisogni e che incontreranno un giorno l'accidente che ci farà traballare e cadere per un periodo di tempo più o meno lungo. Noi non abbiamo da popolare il nostro suolo francese, certe regioni del ....

\ 4 GIUSEPPE BOTTAI· l territorio nazionale· sono quasi desertiche e di sorpreSe crudeli. Vendiamotutto quello che vorremmo andare a colonizzare, cioè, nel non è in Africa '' • • senso vero della parola, a disseminare dei L' incubo del dottor V allet è l'Indocina. coloni, nostri compatrioti, sur una sùperficie Non suo soltanto, ma di molti suoi compa-- territoriale ventitrè volte superiore alla F ran-- trio ti, i quali fanno grandi accoglienze agli · ) '' scritti alle interviste, ai sospiri del giovane eia. . , Questa tesi riecheggia il ragionamentO che annamita Nguyen--an--ninh, che, ~n.un articolo alla " megalomania " di Crispi opponeva spesso comparso l'anno scorso s~ll~ nv1sta Europe: la gelida sapienza liberale o democratica del-- . minacciava : ' 'L •assen~a. d1 !1bertà elementari l'opposizione parlamentare dei tempi dell' im-- unisce tutti gli Annam1tJ colti per- una com~ne presa eritrea. Si ricordi il discorso di Ruggero rivendicazione. Qualche avvenimento pross1m·o Bonghi, nel maggio dell' '89: " Sono lieto di in Estremo Oriente potrebbe provocare la essere deputato di un collegio che mi dà l'espe- rivolta della massa. Pensi la Francia a tutte rienza della più selvaggia parte dell'Africa senza queste forze tese! ''. eh' io ci vada. Ebbene che cosa vuol dire ciò, o E la Francia, o, almeno, molti francesi ci .. Signori) Vuol dire che voi avete modo di eser- pensano. Scrittori come ·Leone Werth e come citare un'operosità grande educativa ed econo- Monet si sono fatti propagandisti delle concemica senza uscire dai confini dell'Italia. Voi non zioni di Nguyen-an-ninh, che tendono a svigoavete bisogno di cercare che qui i mezzi di essere rire la forza di presa della Francia sull'Indoe apparire grandi ''. cina. Quando il problema coloniale, che è pro- Nè la vendita dell'Indocina, " vendita al , blema esteriore per eccellenza, di espansione,· più forte e ultimo offerente, come avviene in di diffusione, di energia morale e di potenza ogni vendita all'asta'', spiega il candido dottor · . politica, si rovescia in un problema di politica Vallet, basterebbe a soddisfare tutti i vendiinterna e viene prospettato come una partita tori di colonie che pullulano in Francia. La di dare e di avere, come una questione di popo- discussione dai libri dilaga nei giornali, intelamento o di bonificamento, che può risolversi ressa la pubblica opinione, nè il colpo d'arresto con indifferenza oltre o dentro il confine della datole dal Ministro delle Colonie nell'ultima Patria, segno è che un male sottile rode l' in- discussione alla Camera --Francese, vale a fretima vigoria d'un popolo. Noi abbiamo cono- narla, chè un. Senatore autorevole, Marcel sciuto · questo male, eh~ ci ha sopraffatti e Régnier, di recente, in un giornale di provincia, stremati proprio negli anni della formazione Le progrès de l'Allier, la riaccendeva vivacedei grandi imperi coloniali. mente. " Noi abbiamo delle colonie - scrive ancora E interessante riferire in modo ampio il il dottor Vallet - affatto estranee alla nostra pensiero del senato.re Régnier. civilizzazione,. che non le si approssimano nep- . '' La catastrofe finanziaria che ci minaccia pure, che discendono da altre razze umane non ci obbliga a mobilitare, a realizzare tutte che non sia la nostra, verso le quali esse sono le risorse possibili, per evitare alla madre patria implacabilmente sospinte, che non hanno con un disastro di cui è difficile prevedere l·e formi-- noi alcuna affinità, che non accetteranno la dabili ripercussioni? nostra cultura che alla superficie. Che interesse " E si è tanto spinti da questa imperiosa abbiamo a conservare tali possessi? Sembra che, necessità di salvare le finanze del Paese che a questo proposito, noi ragioniamo col nostro taluni non esitano a domandare la cessi~ne a . sentimento piuttosto che con la nostra ragione Società finanziarie, anche straniere, dei mono-- pura. li miraggio del nostro impero coloniale poli, di cui alcuni interessano grandemente la ci abbarbaglia. Non abbiamo che una colonia nostra vita nazionale e la nostra sicurezza. • dall'avvenire sicuro, è l'Africa, che può ancora " Quanto a me, io penso che è più utile appartenerci per dei secoli, dalla quale noi pos-- e meno l?ericoloso,_per quanto molto, pelloso, siamo tutto aspettarci, senza tema di rischi o cercare d1 trarre vantaggi finanziari importanti Biblioteca Gino ■ 1anco

COLONIE ALL'INCANTO 5 dalla cessione di qualcuna delle nostre colonie non indispensabili alla nostra sicurezza e al • • nostro avvenire economico. " Sento le proteste e sono loro sensibile. Ma necessità fa legge e io preferisco un' operazione dolorosa, che deve riportare la salute, alle vane tergiversazioni, che lasciano venire la morte. '' Porzione del territorio nazionale, glorioso passato, diminuzione della Patria! E vero. Ma il fallimento è alla porta e comporta il disonore e la rovina di questa immortale e gloriosa Patria, parte integrante e vitale dell'umanità. Da che, domando, la Francia sarebbe di più diminuita, dal sacrificio doloroso ma salutare che s' imporrà separandosi da una parte delle sue colonie o dalla crisi che seguirà a questo fallimento? " Quando un figlio di famiglia, prof ondamente attaccato ai ricordi che gli vengono dai suoi antenati, amandoli, si vede ridotto, per dei fatti indipendenti dalla sua volontà, a vendere questi ricordi, per assicurare la vita dei suoi e salvare il loro avvenire, è forse diminuito? '' Quando un proprietario, le cui proprietà, in seguito a dei rovesci, sono state troppo pesantemente ipotecate, si risolve, approfittando d'un' occasione, a venderne una parte per salvare il resto, cercarsi dei messi di lavoro, assicurare la tranquillità alla sua famiglia, compie un atto disonorevole? Farebbe meglio, lasciando I -.J--, ...... I, ,r... tt,, I ino Bianco andar tutto, ad attendere, inattivo, l'arrivo degli uscieri? '' Vi sono dei sacrifìzi che bisogna saper consentire, e in tempo, per il proprio paese come per un privato, se devono servire a permettergli di fare onore alla sua firma e di assicurarsi l'avvenire. '' L'avvenire della Francia è in Europa e in Africa, solamente. lo mi domando in che cosa il mio paese sarebbe diminuito o minacciato, in che cosa il suo passato sarebbe offuscato, se, con coraggio, per pagare ciò che deve, per sollevare le sue finanze, insomma per salvarsi, si separasse dalle cinque città delle Indie Inglesi, dalle Nuove Ebridi, dalla Nuova Caledonia, dalla Guiana ''. Si dice che il senatore Régnier sarebbe disposto anche a rinunzi~re alla sua intransigenz~ africana e a trattare la vendita del Madagascar; e non è escluso che altri uomini eminenti vi sieno di manica anche più larga. Il fenomeno che noi abbiamo segnalato, sulla scorta di pubblicazioni che ognuno può consultare, non ha una grandissima importanza pratica, suscettibile di effetti immediati. Per questo abbiamo premesso un avviso ai misogalli, valevole, speriamo, a calmare i loro bollenti furori. Ma importanza ne ha per chi, nell' infinita vicenda dei popoli, voglia cogliere i primi preziosi segni delle decadenze e dei· risorgimenti delle Nazioni. · · GIUSEPPE BOTTAI •

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LÀ BÀDIÀ DI MONTESCÀGLIOSO " L'abbazia millenaria è. vuota, sola, cerchiata da piatto orizzonte sulla montagna gibbosa: sul declivio si delineano, a scalinata, le bianche case della gaia cittadina. Il Bradano, che si snoda dalle orride strette di Castel Lagopesole e di Acherontia latina e si apre in larga striscia ·bianca tra Irsina e Tricarico turrita, tocca l'ultimo spalto delle Murge: Montescaglioso. Poggi sterili e roccie cingono questa morta bocca di montagna. Il paesaggio brullo, spoglio di verde, sembra lacerato dal tumulto di battaglie secolari : a pochi chilometri di di- -stanza, verso il Jonio, si elevano i colonnati giganti di Metaponto ellenica che .. fan pensare ad un cimitero, ove i cumuli di cippi appaiono abbattuti e travolti ". . *** ft\ 1.1N T E" S CA Ca L.1O ~ O. - BA DI A oi SAN T' AN '1 f LO • "' , .. r 1 Sull'estremo li mi te -della necropoli ellenica - dalla quale l' archeologo Vittorio De Cieco trasse una deliziosa anfora fìgurata pel Museo Provinciale di Potenza cercando gli avanzi della latina "Civitas Caveosana" - s'eleva l'edificio immenso dell' abbazia normanna di Sant'Angelo, che offre allo sguardo la maestà alquanto massiccia del castello baronale e la fronte serena della casa cinquecentesca: la sua linea uniforme è interrotta da una cupola ottagona e dal campanile quadrato nel quale si delineano bifore luminose. Un geniale e dotto scrittore del Mezzogiorno - Giambattista Guarino - dopo aver descritto con magistero d'arte la severa costruzione. gigante, così ne evoca le vicende storiche : · ~ " A seguire Serafino T anzi - storiografo del ino Bianco settecento - la famosa abbazia esisteva già nel 1078. Con atto dell'ottobre di quell'anno Umfredo, uno dei figli di Tancredi Altavilla, divenuto signore di Montescaglioso, avrebbe fatto ampie donazioni· e concessioni al suddetto cenobio. Aumentano il reddito dei monaci altri atti di Umfredo, del 1082, del 1083, del 1085, del 1095. Altre concessioni han luogo nel 1097 e nel 1099 da parte di Rodolfo, figlio di Umfredo (sepolto - come il donante afferma - nella chi~sa del cenobio). Con eguale munifica pietà si mostra la contessa Emma, vedova di Rodolfo, col figlio Ruggiero, in pri~ilegi del 111O,1115,1119. Con quest'ultimo atto, essendo abate dal monastero un " G . '' l uar1nus , a contessa Emma (il cui ritratto, insieme con quelli degli altri principi normanni, scorgesi ancora in affreschi di gran lunga posteriori, in una sala dell'attuale edificio) stabilisce di ditare et amplificare la chiesa del convento. !L'esempio trova imitatori in Costanza, alla quale Ruggiero, duca di Calabria e di Sicilia, fratello di Boemondo e ma.- rito dilei,avevadato a Montescaglioso - anno 1124 - e in Ruggiero ( 1124 e. 1127) - e anni 1145 e 1146, dalla sede di Palermo. Financo il Papa si interessa del monastero : con diploma dell'anno 1174, 1 dato a Ferentino, Alessandro I I I prende i !monaci sotto la sua protezione, ricordando le donazioni passate, sopratutto quelle di Ruggiero di Sicilia e della:contessa Emma. " Le donazioni continuano a fioccare: nel 1195 il donante è Ugo da Maccla o Macchia, signore di Montescaglioso, nel 1200 e 1210 Jacopo Sanseverino. Diventata Montescaglioso, dopo l'eccidio dei Sanseverineschi, possedimento regio, Federico I I, J

.. 8 CONCETTOVALENTE nel 1222, con due atti riconferma gli acquisti del passato. Così fanno Manfredi (1264); Carlo I d'Angiò (1266); Giovanni Monforte, conte di Montescaglioso (1288); Roberto d'Angiò (1307); Bertramo del Balzo, alla famiglia del._quale era toccata la contea (1333); e Ro- · berto di Taranto suo cognato (1356). Malgrado sì numerose donazioni , il Quattrocento non si affaccia roseo ali' abbazia. Le vicende dei tempi sconvolti dalle lotte e dalle guerre avevano finito per depauperare il cenobio del • • • suo ingente patnmon10. quale oggi è, rinnovat!1 nella seconda . metà del quattrocento, sulle rovme dell~ costruzu~n~. nor: manna, serba due finestrelle bifore dagli . arch~ aguzzi ricavati nell'arco a tuJto s~sto a ~1mpan1 traforati " e adorne di colonnme .d1 b~se . c1~co~are reggenti cap1tell1 p1att1ad ' Nel 1441 Baldassarre Del Balzo, protonotario apo .. stolico, riferiva al Pontefice che le ricchezze del1 'abbazia destinate al culto e all'alimento dei monaci e dei poveri erano convertite ad uso secolare e profano. Il Papa affidò a FINESTRE DEL SEC. X I alto pulvino, sui quali sono scolpite le immagini dell' Arcangelo in lotta col drago - opere forse del 1099, quand~, per volere di Rodolfo, signore di Montescaglioso, gli abati Simeone e Crescenzio fecero restaurare ed ampliare il cenobio. - Anche qui la sagoma orientale degli archi aguzzi si unisce alle decorazioni lombarde dei capitelli, che richiamano le sculture e le forme dei chiostri benedettini di Bari, di Brindisi, di Conver~ano e del tempio Baldassarre il compito di riordinare il monastero scompaginato: Baldassarre non riuscì nella missione difficile. IVla divenuto conte di Montescaglioso il magnifico e pio Pirro del Balzo - che eresse il' castello di Venosa - questi concepì un disegno radicale: chiamò a riordinare e popolare il cenobio i monaci della Congregazione di San Giustino di Padova, già provati provetti per il riordinamento di altre comunità benedettine (1484). · " L'immissione longobardo di Santa Sofia di Benevento Della primitiva costruzione del secolo Xl restano la base del campanile sonoro, le cui antiche finestre ad arco acuto sono nascoste tra le fabbriche del monastero. sotto le agili cornici di aggetto ad archetti trilobati del trecento, " caratteristici del periodo durazzesco ."; gli imponenti colonnati monoliti di carpano rossastro dei due chiostri ripristinati nel quattrocento; alcuni capitelli; e la cupola ottagona adorna di bassa calotta. divisa in due piani da una cornice a dei monaci giustiniani fu come os- -~- - -- · -·:.-:.:...:. .,....:.. _._.:~:_.=._=:.=:::=:-- ....:-~~~::=:. ~ - ..==~-=--:.-: dentelli, e corona- ~- --r--- ----===--= --- --------- -=;..--: -: =.:.-: __::_--:::::::.~=;:::==:::::-=_==_==== --;;.;;;;;.;;;.· -~--·--_-::::_==--~-=---=-- ·- -- ----.-..-.~.. ta - al piano in- . . s1geno 1n un or- • gan1smo morente. Ebbe principio d'allora una vita fiorente, durata ininterrotta fino al 1784, con la nota pomposa di una visita di Carlo I I I, nel 1735, nel suo viaggio a Paler ... tt mo . *** È possibile seguire le tracce di questa vicenda fortunosa nel corpo del grande edificio ? La famosa abbazia . --- --·---.,,;;-- ~--~~~~ --.::--:..:::._________ --- feriore - da fine- --- .-:--~~,.,.,,.,... --~--=-----------:--=---=--=--=• ..-.:...::::::.-:::::::,-:-:'.'.:'!-:--::== =--------·-~- ·- -:.. :._3- stroni ad arco ro- ·------· ~-......-~ ..... · ·---- --=--=--~ manico, e - al CHIOSTRO DELLA BADIA I ~°"~~-;.;:,,:~~~~::::::-~.::::... - -- .. secondo piano - da archi ciechi riuniti a trifore semplici, al pari delle superbe cupole dei sacrarii di Bari e di Taranto. che eternano le forme elaborate dai magistri pu-- g'l i es i . I l re s t o della grande abbazia - tolte la cripta antica e la èhiesa a cupola. · le cui tre grandi navi , trasformate nel '700, poggiano . Biblioteca Gino Bianco

LA BADIA DI MONTESCAGLIOSO 9 sulle belle colonne marmoree descritte dall'abate !imoteo e nascoste nei quadrati pilastri - è della seconda metà del quattrocento. Ed a questo glorioso periodo della rinascita appartengono: il pozzo a sezione poligonale con le facce incavate ad arco, adorne di vasi fioriti scanalati a spira, di stelle " micans sydus " - " simboli dello splendore del cenobio " - di arcangioli armati di spada; un tronco di colonna riccamente fogliato ; i frammenti di una fontana - ora nell'orto adia- - cente - composta d'una vasca marmorea che era sorretta da un blocco quadrangolare ed aveva'' nel centro una colonnina fregiata di ghirlande '' sulla quale si elevava " una seconda vasca breve. dalla quale sgorgava il getto dell' acqua "; e molti capitelli dei due chiostri - vero tripudio multiforme di quella scultura monumentale che intrecciava sui capitelli mirabili gli antichi motivi romani. • nei marmi delle solenni cattedrali della Toscana da Nicola d'Apulia e. dai maestri delle scuole di Pisa, di Siena e di Firenze. Ma da quale artefice, verso la fine del quattrocento, fu repristinata questa severa abbazia di schietta impronta classica? I • I . I • 't' ' .,, . !'/'' ~ .·~/UK;· !\~ l! ' . Il monumento caveosano risente - scrisse il poeta Giuseppe Lipparini-l'influsso austero dell'arte di Bramante. Giambattista Guarini, pei tratti caratteristici della decorazione durazzesca mescolati con gli elementi della Rinascita. pensò ad artisti meridionali. Il " genio sottile e melodico dell'arte '' del Rinascimento trionfa in quèsto sacrario. I chiostri sono sostenuti da arcate concentriche a tutto sesto e da colonne monolite sormonCAPITELLO DEL SEC. XV La Rinascita, con le sue conquiste umanistiche, quasi non tocca la Calabria, che addobba di trine gotiche la fronte del San Domenico a Cosenza e, solo nel 500. riveste a nuovo il chiostro di struttura palladiana di Serra San Bruno ed il tempietto di San Michele di Monteleone eretto nel 1515 da Baldassarre Peruzzi; nelle tate da capitelli corinzii sui quali si intrecciano, fra i fogliami, gruppi di vezzosi putti, teste di donne e di mori, festoni di grappoli di frutta e fiori. Gli archi a pieno centro; i capitelli vigorosi finemente scolpiti; i ·fascioni ricchi di girali, di catene di putti, di delfini, di frutta; le finestre a " puro arco rotondo, racchiuse da pilastrini eleganti ionici e corinzii scanalati e a modanature, architravate e ricche di trabeazioni e di fregi svariatissimi "; ed il leggiadro cornicione di aggetto coronato di mensolette brevi, · che sostengono fughe da ar- . chetti trilobati, si accordano in un perfetto senso di proporzioni, si vestono di intagli gentili e mantengono viva la classicità delle forme dell'arte campano-pugliese con le espressioni del rinascimento della seconda metà del quattrocento. Puglie ricche di monumenti greci, romani e medioevali "l'arte nuova - osserva Adolfo Venturi - eleva, al limitare del quattrocento, la guglia della cattedrale di Soleto superba nel sontuoso apparato di merletto greve '' ; '' nella Campania I' architettura subisce la tradizione angioina e aragonese, che dà I' impronta tipica al rinascimento di Napoli. e raggiunge Castelnuovo glorificato con l'arco di Luciano Laurana ". Ma mettiamo a confronto la scul- -----tura ornamentale - che raggiunge finezza di cesello nel sacrario basilicatese per opera degli artefici chiamati dall'abate fiorentino Luca Antonio Romuli - della Congregazione Patavina e dal munifico protettore dell'arte Pirro Del Balzo (1484)- con alcune opere cinquecentesche delle vicine terre di Bari e di Matera: e più propriamente con i delicati intrecci dei festoni della cattedrale di Gravina (fine del secolo XV e principio del secolo XVI); col mausoleo della principessa Orsini eretto nel 1518 sotto la volta dell'ex convento di Santa Sofia di Gravina ; con le trabeazioni, che furono rivestite di grazia semplice e lieve nella cattedrale di Mola Una breve ombra di medioevo sotto la vivace, leggiadra e nobile fioritura della Rinascita dinanzi alla pianura palustre vigilata dai colonnati giganti di Metaponto greca. Il ricordo del)' arte classica di Noslo de Remerio, di Ruggero delle Campane e dei magistri benedettini, in questa basilica, si ricongiunge alla clas - sica purezza dell'arte eternata IL POZZO A SEZIONE POLIGONALE . · di Bari ( 1545) da Francesco Biblioteca Gino Bianco

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