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• .. ANNO I. Numero 11 NOVEMBRE 1925 Conto corrente con la posta \ Pubblica~io'nme ensileillustratadell'Universitàfascista di BolOgna ABBONAMENTO ANNUO LIRE 60 • f • ' . I I I I I ' , FONDATORE: LEANDRO ARPINATI DIREZIONE E AMMINISTR. - CASA DEL FASCIO BOLOGNA - VIA MANZONI, 4 - TELEF. 4-52 . ... EDITA A CURA DELLA CASA DEL FASCIO · DI BOLOGNA ~ VIA MANZONI, num. 4 Biblioteca Gino Bianco , • · NUMERO SEP A- . RATO LIRE 6,- I • •

. ' • • CAMILLO PELLIZZI UGO SPIRITO G. F. Rossi ROMOLO MURRI ANGIOLINO 80RIANI CARLO CURCIO SOMMARIO - Regime di popolo. - Italia e Francia. - .f/.rtisti e artieri di Romagna. - Latinità e tradizione italiana. - Rodi che si trasforma e si rinnova. - La rivoluzione sindacale. - Il Canton ~icino. UMBERTO TOSCHI VINCENZO CosT ANZI - Decentramento. 1?,ASSEGNE: Politica estera Politica interna Politica coloniale Politica scolasti~a Cultura fascista . Filosofia Letteratura Legislazione Economia politica - WIDAR CESARINI SFORZA - CARLO CURCIO - UGO BASSI - AUGUSTO Guzzo - GIANLUIGI MERCURI - ARMANDO CARLINI - TITOMANLIO 'MANZELLA - VINCENZO RAGUSA - GIACOMO DONATI 1?,ECENSIONI: GIOACCHINO VOLPE - Medio Evo italiano (Bruno Biancini). ALFREDO TESl,ONI - Ricordi di teatro. (B. B.) . ' QUESTIONI DEL GI01?,NO: Il centenario di Stefano ~iirr - La fine del Montenegro - L'Italia e gli interessi adriatici - L'anniversario dell'ultima Triplice - Dagli archivi segreti dell'Austria - Le catene della libertà (A. LODOLINI) {J{Ol E GLI .f/.LTRI: Spunti polemici: Stato cattolico e Stato fascista - Il partito popolare - Scienza e politica (RUSTICUS) FRA L/B1?,l E 1?,IVISTE Note bibliografiche di GIORGIO PINI . VOCUMENTI 'DELLA STORIA DEL FASCISMO: Il discorso del Vuce per l'anniversario della Vittoria. ' LEZIONI 1JELL' UNIVERSIT A FASCISTA. iblioteca G·no Bianco • • •

REGIME DI POPOLO • Perchè non dovremmo parlarci chiaro anche fra noi ? L'unità del Fascismo vuol essere unità morale, la quale non esclude, anzi implica, varietà e dialettica di motivi e di sforzi. In parole più povere, ubbidiremo agli ordini delle gerarchie superiori, in quanto l'unità del comando è una delle nostre volontà più decise e chiare; ma il vigore del comando si arricchisce delle ·forze di chi deve ubbidire, e queste forze sono approntate dalla coscienza persuasa. I dubbi e le reticenze non giovano a nessuno. E d'altronde il Cristianesimo è pur nato da questo istinto, che attraverso l'amore deve l'uomo quasi collaborare, per il suo infinitesimo, all'opera di Dio; anche il Cristianesimo, in somma, richiede l'obbedienza attiva e dialet~ tica. Non si meni a scandalo pertanto se noi tentiamo di concorrere con la coscienza nostra alle decisioni che siano per prendere le nostre guide terrene .. Ci domandiamo perchè si voglia rendere elettivo il Senato (in tutto o in parte} e lasciare intatta la Camera bassa. E la risposta ci è for~ nita da una lunga esperienza della coscienza fascista. Il Fascismo ha avuto tendenza ad opporre, fino ad oggi, un principio astratto di autorità ad un principio astratto di libertà. Alla democrazia· ha opposto una tendenza e una specie di nostalgia dittatoria. Ora, se con questo taluno credesse di aver definita una rivoluzione, costui sbaglierebbe. Nell'antitesi democraziadittatura entrambi i termini sono alla nostra coscienza sbagliati. E la soluzione· dell'errore è solo in un termine diverso, che includa.e superi l'antinomia viziosa. Rivoluzione può essere dunque e soltanto la realizzazione del termine superiore, e non questo scampanare fra l'uno e l'altro dei due termini erronei. Il concreto che la nostra coscienza moderna vuole con tutte le sue forze, anche se non sempre riesca a definirselo in parole chiare, è un principio di aristocrazia. Ma per comprendere questa parola bisogna rifarsi dalla parola popolo. Biblioteca Gino Bianco Poichè l'aristocrazia, nel senso bello, classico che fu suo, e che per due volte già nella storia dette a noi italiani la grandezza sul mondo, è essenzialmente popolo. Ma quale popolo? ·Ecco, è qui il punto. Abbiamo subìto per troppo tempo; e passivamente, gl' influssi dello spirito nordico, il quale non ha saputo esser mai altro che feudale o liberale, collettivista o individualista. E anche dove esso ha saputo fondere con genialità i. due elementi, come si vede nella Inghilterra moderna, è sempre da quelli che parte, a quelli che ritorna. Noi abbiamo invece il concetto latino di popolo, da riesumare e da ravvivare: poichè i tempi sono maturi a questo.· Anzitutto, popolo non è moltitudine come . tale; non è massa. E bensì, una personalità collettiva, una moralità, una coscienza, un carattere collettivi. E anche, se vogliamo, un'idea che prima di definirsi chiara a sè stessa si è fatta· stato e milizia. E anche/':una gerarchia, ma una gerarchia di diritto umano e storico, non una feudalità investita dall'alto e reggente per diritto divino. Una gerarchia che è salita ·dal basso, che ha creato un monumento vivo, che lo mantiene vivo. • - Non è detto che questo popolo includa tutti gli individui materialmente coesistenti su un dato territorio. Può anche includerne solo una piccola minoranza: ma questa· è composta di cittadini che sono tutti egualmente cittadini, e che tutti partecipano attivamente alla vita . dello stato per un diritto proprio nascente dalla · loro forza, dalla loro fede, dalle loro tradizioni -individt1ali e familiari. 1 . Mi sembra chiaro che questo concetto del popolo è antidemocratico, perchè esso parte da una f ondaffientale · distinzione fra gl• individui che sono cittadini dello stato in parola, e gl' individui che ai fini di detto stato sono indifferenti. E mentre dai primi ripete la propria stessa ragione di essere, verso i secondi può soltanto lasciare il campo al principio cristiano,

I ... i' 4 I ) • VITA NOVA I che vuole il rispetto di ogni essere umano ' perchè in ogni essere umano vede un'anima. Ma esso concetto è poi, anche, antiassolutista e antidispotico e, almeno in linea di 1 principio,, antidittatorio, poichè il cittadino non può e non deve ammettere nè tollerare che la sua digni~ gli venga conferita o misurata dal1'alto. Egli è suo jure un elemento vitale e indispensabile dello Stato, e potrà venirne ·reietto ; solo dall'assemblea degli altri cittadini in caso di grave indegnità. ~·\ Noi fascisti c' illudiamo ,r di· avere disperso le nebbie della demagogia, e ·invece la grande malattia romantica, il culto sentimentale della massa e dell'Uno, termini opposti e quindi reciprocamente necessari, non è ancora affatto guarita in· noi. Noi non vediamo il divenire gerarchico e selettivo della grande vicenda nazionale: vediamo la folla e l'uomo; la platea e il solista sul palcoscenico. ,Ma se la realtà · di una maggiore Italia dev'essere creata da noi, dobbiamo di quella malattia guarire. Dobbiamo diventare attori anche noi, e ciascuno acquistare la- coscienza della propria parte. E una delle strade della guarigione ce l'offre la scuola sindacalista, da cui pur siamo nati. Mentre l'individualismo liberale . e democratico dà ad ogni individuo esistente nella nazione il valore di uno, solo perchè è un individuo umano ed esiste nella nazione, il sindacalismo vede l~uomo con maggiore concretezza, e lo valuta ai fini d~llo stato sulla base della sua funzione economica. Non diciamo che questa debba esser l'ul!ima parola : , ma è un passo e un passo necessario. L ~'?m~ produttore è una concrete~~a, mentre . I md1viduo-elettore è una permciosa astrazione. E anche nella fatica economica dell' individuo esiste un elemento morale di prirn 'ordine. . Ci sembravà dunque logico che il FascÌsmo tendesse a sostituire, in tutto o in parte, subito o a· sbalzi succes.sivi, l'elettorato politico con le rappr~sentanze professionali. · . . · E con ciò il problema non era tutto risolto. Poichè una semplice dem~crazia di produttori sarebbe più forte, e .quindi più dannosa, di una democrazia elettorale. E ogni individuo, anche il mendicante, deve mangiare e quindi ha una sua attività econòmica. Alla .forza e alle· fortune dello stato occorre altro; occorrono dei cittadini che, per la salute dello stato, sappiano anche agire antieconomicamente; occorre quel popolo, in somma, che equivale ad aristocrazia. Nè giova, a esempio, abolire un corpo selettivo come il Senato, se si vuole incoraggiare la for~ mazione e il rassodamento di questa élite. ln somma, vogliamo una classe dirigente f ascjsta eh~ non sia eletta, ma che sia autoeletta. Autoeletta colla fede e colla forza. E abbiamo l' impressione che taluno tenda invece, inconsciamente, a creare un regime di assolutismo in alto e di demagogia in basso . . CAMILLO PELLIZZI La Patria non è un territorio: il terr.itorio non ne è cbe la base. La Patria è -l'idea che sorge su quello; è il pensiero d'amore, il senso di comunione che stringe in uno tutti i figli di quel territorio. , GIUSEPPE MAZZINI, 'Do1'eridell'Uomo. .. I Bib iotec ■ I Bi CO

ITALIA E FRANCIA l.;a stampa francese va accentuando le sue colo XVIII e da cui solo oggi par che si ~vvii critiche al regime fascista dell'Italia, e l'episodio davvero a redimersi, E la moda fràncese del dell'attentato a Mussolini è valso a rivelare e settecento di cui siamo stati schiavi per quasi -- , 3 smascherare alcune correnti avverse del- due secoli e di cui non riuscì a liberarci· nepl' opinione pubblica francese. La stampa ita- pure il glorioso Risorgimento. Quando nel liana, con maggior senso di responsabilità e settecento le nostre dame e i nostri bellimbusti quindi con maggiore circospezione, pur non attendevano dalla Francia le ciprie e le parvolendo scendere alla contrapposizione di con- rucche, gli uomini più colti italiani, specialtumelia a contumelia e non abbandonando il mente dell'Italia settentrionale, si volgevano agli contegno cavalleresco da essa sempre usato illuminati francesi per accettarne con cieca . verso gli stranieri, ha energicamente e fiera- fiducia i dettami di scienza; e si recavano a mente protestato contro le false affermazioni e ·Parigi a far porre il beilestare ai loro lavori e i gratuiti giudizi. a Pitoccare il consenso e gli elogi. Quella · Tali manifestazioni non sono estrinseche e nostra .professione di minorità pesa ancora su accidentali : esse rispondono a quello stesso tutta la vita italiana. · profondo dissidio ideale e storico che corre · E la Francia si era assuefatta a guardare fra il fascismo e il dernoliberalismo, ossia tra all'Italia come alla sorella minore, e si degnava la nuova coscien·za italiana e le vecchie pastoie di quando in quando, e con molto sussiego, dell'ideologismo illuministico. L'Italia fascista di impartirci qualche lode e di sorriderci da si è finalmente accorta, e va accorgendosi sem~ protettrice. Erano lodi e sorrisi misti a dipre meglio, eh' essa può ritrovare la Sua forza sprezzo : così come si .usa per gli uomini adue la sua grandezza solo nella liberazione da sati a servire. « Nous avons, vous le savez, une ogni asservimento straniero. Si è accorta che sorte d' égoisme d'admiration pour les idées nella sua tradizione storica c'è troppa merce semblables aux nòtres; c'est nous-memes que d'importazione, e vuol ·ritrovare se stessa libe- n·ous flattons en applaudissant nos interprèrandosi da ogni ideologia passivamente accet- tes »: diceva il · Villemain (1) parlando del tata. Si è accorta - soprattutto - che il suo . nostro Beccaria, che innalzava a suoi numi il asservimento spirituale era d'impronta schiet- D' Alembert 1 il Diderot, il · Buffon, l' Eltamente francese. Si è parlato - massime durante la guerra - di un asservimento italiano alla cultura tedesca e si è battuto su questo tasto fino ali' esagerazione. Sta di fatto che l'influenza tedesca si · limitava ad un campo strettamente. scientifico e rimaneva per lo più interamente estrinseca e superficiale. Tra la mentalità italiana e la men.- talità tedesca è rimasto sempre un abisso, Mentre in Germania dominava uno spirito imperialista, antidemocratico e religioso, l'Italia scendeva per la china della democrazia mas~ sonica e socialistoide e dell'ateismo anticleri~ cale. Il vero asservim~nto spirituale dell'Italia è quello eh' essa porta in retaggio dal se.- Biblioteca Gino Bianco • vez10, etc. Che meraviglia se oggi i francesi non applaudono più coloro che non sono più i loro interpreti ? *** Ogni volta che l'Italia si è ridestata e ha voluto ritrovare se stessa, si è accorta della necessità di liberarsiJ:d~ll' ipfluenza francese. Quando l'Italia fece sentire la sua prima voce, essa parlò con l'Alfieri contro la Francia: quando il Risorgimento fu profondamente italiano si espresse col Gioberti contro l'asservi-- (I) Cour.§de litterature/rançaise, Paris, 1878,voi. III, p~g. 63. •

..... 6 VITA NOVA mento alla Francia: sempre che ci fu pensiero consapevolmente italiano esso fu critica delle ideologie francesi. Ma tutta la vita italiana è stata fino a ieri impastata con quelle ideologie, tutte le sue istituzioni sono state modellate su quelle francesi ; nè poteva valere la voce di qualche pensatore a scuotere un giogo spontaneamente accettato. Le ideologie democratiche, il parlamentarismo, l'anticlericalismo, il laicismo scolastico, il positivismo, il sociologismo e la massoneria, che hanno formato il sostrato culturale della nazione italiana dal '70 in poi, non erano che espressioni di una mentalità presa a prestito d'oltralpe; e, 'd'altra parte, tutte le istituzioni legislative,• parlamentari, amministrative e burocratiche, nonchè tutti i codici principali che regolavano la vita italiana erano modellati sull'esempio francese, e· si perpetuavano - nelle linee essenziali e . . . .. . . . ' nei pr1nc1p11passivamente accettati e perc10 ritenuti sacri - dai tempi napoleonici. Anche ciò che era più propriamente italiano e che per troppo secolare tradizione la moda francese non era valsa ad annientare, continuava a vivere per sola forza d' inerzia e privo di un vero contenuto. Esempi tipici: la monarchia e il papato; l'una democratizzata fino all'assurdo, resa ridicola, buttata in pasto ai giornali umoristici e a mala pena tollerata in un'atmosfera repubblicaneggiante; l'altro messo al bando della vita italiana e costretto a vivere ai margini del paese, circondato dal disprezzo e dal- }' ironia di un gretto ateismo anticlericale.- Ora tutto si va mutando: alla monarchia è restituito l'antico prestigio; il papato e il catto--- licesimo sono considerati come elementi costitutivi della vita· italiana; si va combattendo il parlamentarismo e si procede alla riforma del parlamento; si vuol porre su diverse basi l'amministrazione locale e innovare la burocrazia; si è spazzata via la vecchia scuola laica o neutra; si va liquidando la vecchia mentalità illuministica dell'astratto individualismo, dei sacri principii, dei diritti dell'uomo e delle libertà · naturali. Tutto l'armamentario arrugginito e guasto, che avevamo ricevuto dalla Francia nel secolo XVIII, si è ri, 7elato ormai nella sua vera natura ed è gettato o sta per essere gettato, come deve, tra i ferravecchi. E pii1 energicamente che non per tutti i Biblioteca Gino Bianco principii e tutte le istituzioni, l_abattaglia si è ingaggiata contro la _massoneria . ~ contro lo · spirito massonico. E quest~ la pm ,dura bat~ taglia : perchè la massoneria .non e soltanto quella che si annida nelle logg1e e corro~pe la burocrazia e avvelena con la camorra la VIta del paese e tresca con gli stranieri_; la mas_son?ri~ è soprattutto lo spirito massomco, ossia l abito mentale che riassomma in sè tutte le caratteristiche del pensiero francese dell' Enciclopedia . e che fa del Jrancmaçon l'espressione tipica del francese moderno. Combattere quindi lo spi- • • rito massonico significa difendere la nazione dall'asservimento francese, e non tanto dal1 'asservimento che deriva o potrebbe derivare dai legami che uniscono la massoneria italiana a quella francese, quanto· dall'asservimento spi~ rituale della coscienza italiana che per il passato si è in gran parte ispirata ali' esempio d'oltralpe_ *** Se questo è il significato del dissidio ideale tra l'Italia e la Francia, tra l'Italia fasci sta e la ·Francia del cartello, è chiaro che nessuna ragione di rammarico può esserci per noi, e che anzi dobbiamo trovare nel dissidio stesso I' indice più sicuro del rinnovamento della coscienza italiana. Sarebbe quindi vano, più ancora che dannoso, voler agire in qualche modo per attenuare il dissidio: esso va accentuato ancora, illustrato nell~ sue origini, nei suoi motivi essenziali e nel suo significato profondamente spirituale, chiarito nella sua necessità ineluttabile per il realizzarsi di una vera autonomia nazionale. E dev'esser lotta combattuta con perseveranza e con tenacia instanc~bile, sì da yenetrare fin nelle più riposte pieghe e purificare la tradizione italiana da una influenza straniera secolare. Dev'essere lotta da combattere soprattutto nella scuola e nella cultura, per l'educazione politica della nuova generazione. Ed è perciò che soprattutto dalla scuola occorre estirpare la mala pianta della massoneria che ancora in troppa parte l'infesta. . ~~i ~a ragi~n~ di preoccuparsi di questo d1ss1d10 1d~ale e mvece la Francia, la quale ved~ sfug~ire dalla sua zona d' influenza una nazione ritenuta, per ormai inveterata abitudine, ossequente e devota. Così si spiega il J,

VITA NOVA 7 . linguaggio poco corretto usato da cer~i~_giornali francesi, attraverso. i quali è facile scorgere quel senso di profonda preoccupazione proprio di chi intuisce un grave pericolo. E l'intuizione di un'Italia più grande e più italiana, che non si adatta più ad esser s9rella minore e cerca, se mai, di rivendicare i saoi diritti di primogenitura. , . · UGOSP IRlrO I Gesuiti nacquero a contenere l'umanità e non a pro~ muoverla, a sorreggere le istituzioni vecchie, non a fondare • le nuove; ed essi m'edesimi, co,rz·e figliuoli della vecchiezza, non ebbero veramente mai quella potenza f econdatric~. che si trasfonde ne' secoli, e d~una grande effige gl'impronta: ma quella forza eh' er.a in essi, rassomigliava piuttosto a una forza di congelazione, contraria egualmente al germo~ gl~are ed al dissolversi, dal che avviene che nel gelo i corpi vivi assiderano, e i cadaveri si conservano. Gl' ingegni alle~ varono, ma gli contennero dentro certi limiiti, fuori dei quali sta l) invenzione; e benchè occupassero tanta parte nel . . campo delle dottrine, non mai prod.ussero ingegni creatori, e nessun ramo di scienza ebbe da essi grande incremento. Lo stesso affetto religioso, come potenza troppo viva, è perchè già vedevano aprirsi vie non concesse, cercarono di · ammortire : e si diedero a insegnare una tal foggia di religione, la quale fosse al cuore dell'uomo, non come silice I • ' che lo accendesse, ma cOfne unguento che lo ammorbidisse. Per questi fini era mestieri di tutta fondare l'educazione sul- . l'arte, perocchè l'arte è un~ /r.eno; di siffatte .discipline furono autori i Gesuiti. · : ·.. ' " ' GINO CAPPONI, Sull'educazione ' Biblioteca Gino Bianco ... ... • • ...

· ARTISTI E ARTIERI DI ROMAGNA ALLA II a BIENNALE_DIMONZA I paesi italiani. - Buon sapore vecchio e nuovo. - -/[ poeta della sua terra. Trucco e verità. - Laude del traffico. - 1{omagna nuo1'a. . Roma e la Romagna hanno aperto le loro sezioni alla seconda Biennale delle Arti Decorative di Monza assai dopo la cerimonia inaugurale, quando alcune correnti della critica aulica - per quanto un po' . . . ' su un terreno di uguaglianza con I paesi P•l! progrediti. Ma ce ne vorrà del tempo e della pazienza per giungere a tanto, se ha ragione quello. spirito .... e~lenico che non trovò a Monza che dei « pastori italiani >> goffi, tardi e ridicoli nella loro pretesa di misu-- rarsi coi « cittadini ))delle altre nazioni e specialmente IL CARTELLONE DI G. GUERRINI VINCITORE DEL CONCORSO frettolose - si erano già avventate contro questa rassegna del lavoro delle nostre migliori industrie artistiche, rassegna che tende a riportare l'arte decorativa italiana, se non all'altezza della gloria del passato - lontana meta che è una aspirazione - almeno ioteca Gino Bianco con quelli tedeschi. . Non ci soffermeremo qui a contrastare con gli · oppositori dell'arte rustica. È molto facile aver ragione~in teoria, e scrivere dei trattati fu sempre cosa. pi Ìt agevole che vincere degli stati di fatto, forzare una realtà, affrettare una evoluzione. L'assolutismo teorico sarà semore battuto in breccia dalle contingenze, perchè è.la perfezione assoluta, la negazione d'el movimento. A Monza invece si cammina. Non tutte le Regioni si trovano allo stesso punto perchè talune hanno dovuto partire da più lontano; quasi dagli inizi, ma esse in compenso affrettano il passo e non tarderà molto che avranno cancellato l'andikap. L'importante era di metterle in movimento (arte rustica o no, a parte) e ci si è riuséiti. Se l'Abruzzo quest'anno figura assai meglio che non nel '23, se la Calabria ha saputo ordinare assai 1 bene alcuni ambienti traendo il motivo dagli elementi rustici della sua arte, (ma già con una intuizione della via nuova, piena di promesse) la Romagna di colpo si rivela con una sezione che è una gagliarda e schietta presa di posizione nelle prime file. L'arte decorativa ha sempre avuto in Romagna una. 1;~bile tradizione <: degli artigiani provetti, ma lo sp1r1to che afferma 1n questo debutto è ciò che dà carattere e importanza al suo intervento. Essa rivela un gruppo ·di artisti di cui è evidente il fermet?to interior~, la aspirazione al nuovo: la irrequietud1_ne della ricerca. Non bisogna fermarsi ad urio sterile confronto tra le creazioni perfette del passato e quelle che nascono ora. È . già molto - nella situazione in cLÌ si trovava fino a qualche anno fa la nostra ~rte decorati-ya -. i~ m~nifestarsi di quell'assillo che e la fonte d1 cui s1 alimenta il perenne rinnovarsi dell'art~. Bisogn~ non conoscere certe morte gore, c~rte ~1spera~e 11stese stagnanti della nostra piccola v~ta d1 prov1ncu~ per non comprendere il valore . d1. una. « messa 1n movimento )> come questa delle Biennali.

La Romagna rivela - anche nelle piccole cose - una modernità. che non è sciatta e stravagante; che non la rompe col senso tradizionale del bello, del- ·l'armonioso, del signorile. Non ha, inso1nma, le asprezze di certo modernismo più voluto che sentito e che ripete la sua origine dal Nord. Forse manca ancora questo, che è un modo di sentire, una larga adesione alla vita oratica; una applicazione cioè industriale e mercantile, ma è appunto con la immissione di queste forze potenziali nel gran vortice della realtà della vita moderna, caratterizzata dai grandi centri urbani, che il manipolo dei « pastori » potrà mettersi in rango coi «cittadini)> di Germania. A meno che, a questi pastori, non si neghi la facoltà di evoluzione. E negarlo sarebbe un altro torto. D'altronde l'arte decorativa - come del resto l'arte in genere - è anche questione di ricchezza, color ruggine e dalla serie delle copertine della Piè, la rivista romagnola diretta da quell'innamorato della sua terra che è Aldo Spallicci. La raccolta è interessantissima per la varietà dei motivi e la fantasia dei disegni. Vi trovate in essa una manifestazione della larga capacità di comprensione dell'anima romagnola: dalla « poetìzzazione >> sana, robusta, piena di calore della vita dei campi, alla evocazione decorativa dei monumenti della propria terra, dalla sognante mitezza del paesaggio ad accenni di apo,., teosi espansionistica evocanti il non lontano Adriatico e le vele gonfie delle galee. Il fumoir di Umberto Zimelli di Forlì è ancora una manifestazione che rientra nel rustico e nel folkloristico. E per quanto esso possa prestarsi alle critiche cui accennavamo sopra, di ubbidire cioè più ad una concezione arcaica, fuori quindi delJa vita e PIATTI POMPOSIANI DESUNTI DA ELEMENTI DECORATIVI DELLA BADIA DI POMPOSA e i· mezzi sono quel che sono. E noi sappiamo quanto siano irrisori ! Ora, se si pensi che la sola stanza da pranzo del Casalini - a quanto me ne diceva il Guerrini - è costata 30.000 lire ali' ebanista, si può farsi una idea dei sacrifici che le cittadine della Romagna hanno dovuto sostenere (e che cosa si dovrebbe dire della Calabria, dell'Abruzzo, della Puglia?) per allestire quattro ambienti, muovere artisti, trasportare .e collocare materiale. Sarebbe poi tanto strano e fuor di luogo il chiedere alla critica non certo di farsi banditrice di una società di mutuo soccorso, ohibò! ma di adeguare il linguaggio alla giusta portata dell'avvenimento · e di non accoppare con una bella frase lo sforzo collettivo di un mondo di artisti? Ma lasciamo gli eccelsi colleghi della critica aulica e diamo piuttosto una scorsa a questa sezione per sottolineare quanto di buono c'è. *** La prima saletta, specie di galleria, contiene cinque grandi vasi del Busani, che ricordano nella forma il boccale; alcuni veramente belli esemplari di ceramiche della R. Scuola di Faenza. L'ambiente è ornato dalle caratteristiche tele stampate a fiorami Biblio eca Gino Bianco , della pratica, è un ambiente che non manca di una. sua originalità vivace e piacevole. I mobili costruiti. sul motivo del carro, tutti in un verde persiana, portano delle ornamentazioni di rosolacci rossi ·e di bionde spighe. Potrebbero figurare benissimo in una. ricca dimora agreste. Poi è bene armoniizato nel stto insieme l'ambiente, disposto con gusto, con pochi oggetti ceramici, ma pregevoli e belli per ornamento .. Ma una visione inattesa aspetta il visitatore nel - I' ambiente accanto: la stanza da pranzo ideata e disegnata da Giovanni G·uerrini. Il giovane artista ravennate, che ha vinto anche il concorso per il cartellone della mostra, ha saputo raccogliere e armonizzare le migliori e più fresche energie artistiche - della Romagna, nel compimento di un ambiente che ha valso a rivelare a Monza una Romagna ignorata dal grosso pubblico. Una sola cosa· forse manca alla stanza del Guerrini: le stoffe. Pure egli ha risolto assai ingegnosamente la deficienza con una intonazione violacea delle pareti, luminosa ed insieme, mor - bida·, nella quale si intonano i mobili di palissandro del Casalini. Poche sale hanno il gusto e l'armonia di questa faentina: bisogna ricordare la Francia per trovare un termine di paragone appropriato e degno. Non già che si riscontri qui una ispirazione discen-

1O~----------------~--~-------------------------- VITA NOVA -dente direttamente dai maestri ebanisti francesi : Guerrini ha saputo trovare un' originalità di forme · inoppugnabile. Le due· credenze e il porta vasellame hanno nella loro linea leggermente incurvata una finezza, una leggerezza ed una armonia che, senza ricopiarla, ricorda tuttavia la morbidezza del primo seicento. Lo stile? Nessuno: una composizione armoniosa che è del nostro tempo. del nostro gusto, della nostra sensibilità, per il nostro uso. E poichè da taluno si è fatto anche la questione della finitura delle opere e della lavorazione tecnica, invitiamo ad esaminare le finiture interne, la finezza degli intarsi e la nettezza delle levigature del Casalini, per chiedere se v·i sia qualche cosa di molto più perfetto tecnica- ·mente nelle sezioni dei « cittadini >>d, i queste opere dei «: pastori >>.!.della ! solatia Romagna. di gusto come se ne trovano i_nRomagi:ia_,ove _a}che j signori non disdegnano d1 stare V1c1no a1 or~ · Il bel camino in cotto è opera del Bede~ch1 campi. .. li . li I t t di Imola e i mobili, sobrn,. a .e~r1 ne. a oro in a di legno naturale, e?~ graz1os1 .mtagh. sono ,della Cooperativa Lavoranti m legno d1 _Imola, che dà c~n essi un s_aggi~ m<;>l~o_app~ezza]:nle ~ella valentia . tecnica dei suoi art1g1an1. L amb1~nte e deco!ato d~ alcuni esemplari di ceramiche .d1 ~- Bucc1, e ~ P. Zoli di Faenza e della Fabbr1c~ d1 Imola. ~ ferri battuti sono di Galotti, il lampadario. è_ pu~e un oper~ di cooperativa: quella dei .mecca~1~1 ?• Imola; 1 cuscini stampati di Callegar1 e Ch1g1 d1 ~aven~a e gli armoniosi e vivaci cuscini di seta d1 Brunilde Sapori. Degli altri numerosi artisti che hanno collabo .... rato alla sezione furono fatti altra volta i nomi. Ma non si può tacere quello di Francesco Sapori, che è stato il fattivo presidente del comitato esecutivo della Mostra e che ha saputo fondere in una unione spirituale artisti e artigiani di Imola, Faenza, Cesena, Ravenna, Forlì, Brisighella e per - fino Gambettola, per una manif estazione rappresentativa della loro terra che acquista tanto maggior valore dalla adesione di tutte le personalità della Romagna, con a capo il Presidente del Consiglio, on. Mussolini. Ma la partecipazione romagnola non si è limitata ai quattro ambienti : molti altri artisti e altre opere sono disseminati qua e là in altre sale : il Bubani ha diverse cerarniçhe rustiche piene di SAGGIO DI DECORAZIONE DELLA VILLA REALE - Un gruppo policromodi Gianotti. sapore; la Violani Gibertini, dei suoi cuoi dipinti e bulinati con E vorremmo anche sapere se ci,.sono molti esemplari - altrove - di quelle originali e squisite ceramiche del Melandri, che armonizzano così bene con le loro tonalità calde e quasi unicrome: c'è, nella sobria varietà dei pezzi del Melandri e Focaccia che abbelliscono l'ambiente, una tale nota di distinzione e di aristocrazia, una così squisita sensibilità pittorica, che rivelano un artista di pri1n'ordine e un occhio sagace nella scelta. Non ci dilungheremo nella descrizione minuta dell'ambiente, che è completato da un bel lampadario del Mattet1cci, il quale batte il ferro con la leggerezza di un cesellatore e il sentimento di un poeta: due vivacissime tavole di fiori che sono una nota di colore così appropriata del Guerrini. La quarta stanza è costituita da un salotto da tè. Senza ricorrere ai motivi rustici veri e proprii, il carattere di questa stanza~ dovuta al prof. Buscaroli di Imola, ha qualche cosa del campagnolo: ma intendiamoci, un campagnolo evoluto, ricco, moderno, Bi lioteca Gino Bianco grande maestria. Peccato che ella non abbia trovato ancora un disegnatore che sappia sfruttare le sue qualità tecniche. Tra le sue cose migliori sono alcune cartelle per album disegnate dal Cisari, che pure è un fantasioso disegnatore, ma trasfusi nei cuoi, i disegni appaiono freddi e pesanti, per quanto la Violani abbia sempre fatto uso della sua tavolozza sfarzosa. Interessantissima è la mostra delle scuole di decorazione dell'Accademia di Ravenna: se la confrontiamo. ~on I~ altre sezioni del genere, balza evidente . lo sp1r1to d1 modernità da cui è avvivata la scuola raven~at~. ~Ila q.ual~ è un vero peccato manchino le sez1on1 d1 appl1caz1one. Pur tuttavia nei numerosi ese!11plari teorici (diciam? così in quanto tutte le varie b_ranche - ceramica, oreficeria, arte sacra, dec~raz1_onemurale, dec?razione del mobile, oggetti muh~br1, ferro, scuoi~ d~ ambientazione - vengono esercitate at~rave_rso 11~•segno e il colore) si rivela una caratter1zzaz1one dei varii generi, 11n uso appro-

VITA NOVA I I priato dello stile e della tecnica a seconda delle .applicazioni alle quali il disegno è destinato. *** E in tutte le cose una tendenza secondo una forma originale, con ad esprimersi . un sentimento ed è eseguito secondo la tecnica bizantina, con la superficie non levigata, in modo che i colori ,delle pietruzze acquistano una diversa luminosità per le diverse rifrazioni della luce. La mostra - che si trova nella sezione delle arti grafiche sul Belvedere della Villa Reale - conta vivo e vigile di modernità, che fa pronosticare alla scuola ravennate un avvenire luminoso. Il metodo di insegnamento parte dal vero per giungere alla stilizzazione, con un processo logico di interpretazione fantastica e personale che presuppone la base di una salda tecnica ed elimina gli impressionis1ni vuoti e senza consistenza, che sono troppo spesso l'arte di darla ad intendere e di mascherare mille deficienze. Criteri elementari? Si, ma quanto poco messe in pratica ! Abbiamo visto con piacere anche un saggio di mosaico che prelude ad una scuola sperimentale alla quale il Guerrini intende dare vita coll' aiuto del Guaccimanni, allo scopo di far rivivere quest'arte che a Ravenna ebbe il suo splendore colla scuola bizantina e della quale la antica sede imperiale conserva così preziosi esemplari. Il mosaico rappresenta lo stemma di _,Ravenna STANZA DA PRANZO - Disegnatada GiovanniGuerrinied eseguitadal Casalini VASI CERAMICI DEL BUBANI ✓ Biblioteca Gino Bianco poi anche diverse pregevoli opere del Guerrini, tra cui alcune magnifiche visioni paesistiche nelle quali, oltre ad un alto sentimento poetico, è straordinaria la robu - stezza della composi~ione e la forza di espressione che egli sa trarre dal bianco e nero. Vi sono pure i bozzetti della sua composizione decorativa « La Bonifica », che è una smagliante lauda pittorica del lavoro umano: di quel lavoro col quale le popolazioni emiliane e romagnole hanno risanato e dato un nuovo volto alle terre malsane. « La Bonifica » parte dalla visione paludosa del Santerno per chiudersi in quella apologetica del « porto >> con le sue navi cariche di traffico e dei prodotti del lavoro. G. F. ROSSI

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