Vita Nova - anno I - n. 4 - 15 maggio 1925

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,... ........ --~------------· ) reilo omagnoo BANCAREGIONALEFONDATANEL 1896 CAPITALE SOCIALE E RISERVE LIRE 13.753:148,38 La Banca svolge la sua attività nelle provincie di Bologna, Forti e Ravenna, mediante 66 Filiali, 15 Recapiti commerciati, ·2 Ricevitorie e Casse provinciali, 18 Esattorie -Tesorerie Comunali e 7 Agenzie Viaggiatori. , Sede Sociale e Dir-ezione Genepale BOLOGNA ' --- Depositifiduciaridella Banca --- 1896 . . . . . . . . L. . 171.596,67 1900 . . . . . · . . » 2.981.758,48 I 905 . . . . . . . . » . 1 1 .612.201,58 1910 .... - ... » 37.845.142,75 1915. . . . . . » 42.287.197,69 1920 . . . . . . . . ~. 120.549.910,-11 1923 . . . . . .. . . » 196 .589 .389, 73 1924 . . . . . . . . » 228.047 .887,90 • . · Emissione immediata egr tuitadipropriAssegni circolari · (autorizzata da D. Ministeriale 4 ·dicembre 1923 e 1Zarantita . da L. 28 milioni di valori depositati presso la Banca d'Italia). ro--- Assegnicircolari emessi dalla Banca -- nel 1918 . . . . . . . L. 142 milioni nel 1920 . . . . . . . » 521 » neI 1922 . . . . . . » 7 45 » nel 1924 . . . . . . . » 1158 » rzr·, - · a . Cav.RAFFAELE' ARBIZZANI TelegPammi: ARBICAMBIO · Bologna Telefoni 32-41 - 32•42 - Casella Postale 549 BOLOGNA - Via Montegrappa, 8, p. p. • . M.ontediBolQgna: ISTITUZIONEFONDATAL'ANNO 1473 ~ -----SEZIONE----- C A SS A RISPARMIO Via Indipendenza, -11 .. Telefoni 3-62 _-10-49 TUTTE LEOPERAZIONI DI ·eANCA , . MAGAZ.ZI NI # G'ENE·RALI RACCORDATI DEL MONTE.DI ·BOLOGNA Viale Angelo Masini, 24 - l'elef. 29-20 ----------------------· • I -.. BanaaPopolare di aredito in -Bolognà FONDATA NEL 1865 Sede·: Via Carbonesi, N. 11 U·fficio Cambiò: Via Attieri, 2 • TutteleOperazioni diBanca , ..

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ANNO I. Numero4 15 MAGGIO 1925 PREZZO LIRE 3~30 .. C. C. P. . . Pubblicazionequindicinaleillustratadell'Università Fascista di Bologna ' . . J ABBONAMENTO I ANNUO LIRE 60 c. \ FONDATORE: LEANDRO ARPINATI -· WOWZMh' DIREZIONE E AMMINISTR ... CASA DEL FASCIO BOLOGNA - VIA MANZONI. 4 .. TELEF. 4..52 , , EDITA A CURA DELLA CASA DEL FASCIO DI BOLOGNA VIA MANZON·I, NlJM. 4 NUMERO SEPARATO LIRE 3,50 ' u • ' •

, SOMMARIO • L' antifascis010 culturale. ' Alla toniba di Alfredo Oriani .. Hindenbui-g, rresidente del Reich . . \ . t' '' VITA NOVA ·- SEBASTIANO SANI - G. M. SANGIORGI Gente d'altri tempi. Novella. -- F. PAOLIERI . . · La leggenda dell'Adige. -- ·A. M. PERBELLINI Gli scavi di Valle Trebba nel Cornacchiese .. - L. LAURINISICH La Terza Biennale d' Arte a Roma. - F. SAPORI Rassegne e Recensioni. - LUIGI ORSINI - S. SA·NI- G. PINI - ZAPPI RECORDATI. ELENCO DEI COLLABORA TORI I • .. BÈNITO MUSSOLINI - ALBINI GIUSEPPE - BELTRAMELLIANTONIO - BINAZZI BINO - BARBP.GALLO CORRADO - BIANCOLI ORESTE - BISTOLFI LEONARDO - BRUNATIGIUSEPPE - DE MORSIER FRANK ' - DA VERONAGUIDO - DE STEFANIALESSANDRO - DE MARTINOGASPARE - CARDELLI FERRUCCIO - ERRERA CARLO - GOTTA SALVATORE - GUGLIELMINETTIAMALIA - GEMMA SCIPIONE - GENTILE GIOVANNI - GOVONI CORRADO - GIGLI LORENZO - GHERARDI GHERARDO - GAIANUS - GRANDI . DINO - IVALDI FILIPPO - LIPPARINI GIUSEPPE - LEVI CESARE - LUCARINI OSTILIO - MORETTI MARINO - MASI VINCENZO - MARTINI FAUSTO MARIA - NOSARI ADONE - NICCODEMI DARIO - OIETTI UGO - ORSINI LUIGI - OTTOLINI PIERO - PIRANDELLOLUIGI - PANZINI ALFREDO - PICCOLI VALENTINO - P~NSUTI MARIO - PUCCINI MARIO .. PINI GIORGIO - RUGGI LORENZO - PAOLIERI , . FERDINANDO - ROCCHI LORENZO - SARFATTI MARGHERITA.- SANI SEBASTIANO - SANGIORGI GIORGIO MARIA - SAITTA GIUSEPPE - SAPORI FRANCESCO- SERPIERIARRIGO - SUCHERT CURZIO - SORBELLI ALBANO - TESTONI ALFREDO - TONI ALCEO - TERESAH VOLT - VITALI MARIO - . " VALORI ALDO - VALORI GINO - VALL.~BREGACESARE - VARALDO ALESSANDRO - ZANGARINI CARLO - ZANELLI C. F. - A. ZAPPI RECORDATI ILLUSTR.ATORI BIGNAMI - BURATTINI - BURZI - CERVELLATI - DE CAROLIS - DUDOVICH - SCANDELLARI - TERZI - VELLANI - MARCHI - ECC. . Per inserzioni ed abbonamenti dirigersi all'Amministrazione della Rivista - Casa del Fascio, Via Manzoni 4, Bologna s·blioteca Gino Bianco •

• . . -L'ANTIFASC·ISMO .CULTURALE ~ Gli intellettuali italiani aderenti al fascismo hanno lanciato per ·il Natale di Roma un manifesto agli intellettuali di tutto il mondo, per chiarire, dalle origini ad oggi, la storia del nostro movimento. Questo proclama, dopo avere detto quali sono i principi dottrinari del fascismo, il ·perchè della sua origine e i motivi v~lontari ed involontari che hanno cooperato al suo rapido sviluppo, ne illustra l'attività e I' azione che esso ha compiuto dal 1919 fino alla Marcia su Roma ; parla poscia ampiamente e profondamente della enorme opera compiuta dal Governo per salvare la Nazione dalla sicura rovina. Dice della insufficienza morale de.Ila opposizione che rimane inat- . tiva e si logora « restando sempre al margine delle .forze politiche effetivamente operanti nella nuova ltàlia, e ciò perchè essa non ha propriamente un principio· opposto,· ma soltanto inferiore al principio del Fascismo, ed è legge storica che non ammette eccezione che, di due principi opposti, nessuno vinca; ma trionfi con il più .alto principio, che sia la sintesi di due diversi elementi vitali, a cui uno e l'' altro sepàratamente s• ispirano. Di due principi uno inferiore e l' altro ~uperiore, uno parziale e l' altro totale, il primo necessariamente deve soccombe:re, perchè esso è contenuto nel secondo e il motivo della sua opposizione è semplicemente negativo, campato nel vuoto. « Giacchè la Patria del Fascismo, continua il J]lanifesto, è pure la Patria che vibra nel petto di ogni .·uomo civile, quella patria il cui sentimento da per tutto . · si è riscosso neUaftragedia della guerra e vig~la in ogni paese, e deve vigilare a guardia di interessi sacri anche dopo ·1a guerra, anzi per effetto della guerra che nes~ suno più crede l' ultim~ ; codesta patria è pure riconsacrazione delle tradizioni e degli istituti che sono la costanza dell' agilità nel flusso e nella perennità delle tradizioni ; ed è scuola di subordinazione di ciò che è particolare ed inferiore a ciò che è di universale e immortale ; è rispetto della legge ; è disciplina ; è libertà, ma libertà conquistata attraverso la legge ~he instaura con la rinuncia a tutto ciò che è piccolo arbitrio e velleità irragionevole e dissipatrice, è concezione austera della vita ; è serietà religiosa che non distingue la teoria dalla pratica, il dire dal fare, e non dipinge ideali magnifici per relegarli fuori di questomondo, dove intantosi possa continuarea vivere li , vilmente e miseramente, ma è duro sforzo di idealizzare la Nita e esprimere i propri convincimenti nella stessa azione o con parole che sieno esse stésse azioni, impegnando chi le pronuncia, e impegnando con lui, il . mondo stesso di cui egli è parte viva e responsabile, in ogni istante del tempo, in ogni segreto respiro della • I .. coscienza. Questo ideale è un ideale, ma l;ln ideale per cui si lotta in Italia oggi con contrasti fierissimi che dimo-· strano che si fa sul· serio e che è una fede degli animi. Il Fascismo, come tutti i grandi movimenti spirituali, si fa sempre più forte, più capace di attrazione · e di assorbimento, più effi~iente e ingranato nel congegno degli spiriti, delle idee, degli interessi, delle istituzjoni, insomma nella compagine viva del popolo italiano~ E allora non è più il caso di contare e misurare i singoli uomini, ma di guardare e valutare l' idea, la , quale come ogni idea vera, cioè viva, dotata di una sua potenza, non è fatta dagli uomini, ma fa gli uomin~. *** , Il Fascismo viene accusato di essere un movimento . reazionario antiliberale antioperaio, ma l' accusa è falsa. li Fascismo è spirito di progresso e di propulsione di tutte le forze nazionali intente piuttosto a rompere la 1 crosta che il vecchio ordinamento politico aveva creato attraverso l'apparenza fallace del vecchio liberalismo . democratico, intorno alla effettiva attività individuale del cittadino, mediante l' atomismo de\ suffragio universale, polverizzatore degli interessi reali, onde ogni individuo è portato a sentirsi impegnato nel sistema .delle f9rze. economiche; quello ordinamento dava il loro popolo in mano ai politicanti di professione, dominati dalla coalizione sempre più potente di interessi particolaristici e perciò antitetici ali' interesse comune della Nazione. Questo sentono i fascisti di fronte ai lor9 avversari e per~iò- hanno una fede inconcussa nel trionfo della loro parte e non transigono, e possono ormai con pazienza longanime attendere che le opposizioni, come hanno abbandonato il terreno legale della lotta in Parlamento, finiscano col persuadersi· della necessità ineluttabile di abha~donare anche quello illegale, per ·- 3- . . , ' • Biblioteca Gin ■ 1anc •

• riconoscere che il residuo di vita e di verità dei loro programmi è compreso nel program~a fascista, ma in una forma più alta, più complessa, più rispondente alla r~altà storica e ai bisogni dello spirito umano. Allora la presente crisi spirituale italiana verrà superata. Allora nel seno stesso dell~Italia fascista e fa~cistizzata, matureranno lentamente e potranno infine venire alla luce nuove idee, nuovi programmi, nuovi ' partiti politici. Gli intellettuali italiani aderenti al Fascismo, convenuti. a Bologna per la prima volta a. congresso (29-30 marzo) hanno voluto formulare questi concetti, e ne vogliono rendere testimonianza a quanti in Italia e fuori -d'Italia desiderino rendersi conto della dottrina e dell'azione del Partito Nazionale Fascista ·». *** A questo manifesto quarantuno intellettuali antifascisti hanno risposto con uno scritto, che si dice redatto da Benedetto Croce, ed è un documento completamente negativo, privo di qualsiasi genialità, di qualsiasi idea nuova, che non ~ia la solita ritrita e retorica cantilena della dea libertà calpestata. Questo conato di risposta, redatto, intendete bene, da Benedetto Croce, cioè dal più tipico rappresentante del neutralismo germanofilo, dopo avere accennato al famoso manifesto degli intellettuali tedeschi all'inizio della guerra, vuole dimostrare che la coltura deve essere superiore alla politica, mentre poi si sà che quasi tutti i firmatari protestanti, militano attivamente in partiti politici, e mettono non poche volte la • ioro cuhura a dispos~z~one della idea. E poi v~ :mma-- ginate voi se la cultura dovesse essere al disopra della politica, e cioè l'uomo colto al disopra ..dell'uomo politico, che cosa grottesca non sapere se in un dato momento si parla alr uomo· politico o ali' uomo colto? Lasciamo lì e tiriamo avanti. E leggiamo: « E non è nemmeno, quello degli intellettuali fascisti, un atto che risplenda di molto delicato sentire verso la Patria, il cui travaglio non è lecito sottoporre al giudizio degli stranieri, incuranti (come, del resto, è naturale) di guardarli fuori dei diversi e particolari interessi politici delle proprie Nazioni ». Come si vede il -manifesto dei protestanti rabbiosi va di bene in meglio. Prima il tedescofilo che protesta contro i tedeschi ; ora gli alleati ·ai partiti antinazionali, coloro che tengono bordone ai vari e numerosi denigratori della Patria ali' estero, che si lamentano perchè i fascisti hanno voluto nei confronti degli stra- • nieri, chiarire un poco le molte e molte fantastiche bugie che sono dette sul nostro conto. Secondo i protestaòti però finiranno per essere i fascisti i denigratori della nazione ali' estero. ~ Il manifesto continua ancora con una volata metafisica e assai sconclusionata alla quale non è nemmeno il caso di rispondere, tanto il tema che tratta è ormai rancido. Come abbiamo detto il manifesto ha quarantun firmatari. S,e non ci facessero pena, metteremmo accanto al loro nome una piccola noticella personale per ognuno. E da sola questa raccolta potrebbe defini;e veramente quello . che è il manifesto degli antifascisti rabbiosi. VITA NOVA , , - 4 --- Biblioteca Gino Bianco

. ALLA TOMBA DI OR.IANI • LA TOMBA SOLITARIA DEL CARDELLO Chi è salito lassù, alla bicocca antica, sola ed austera,f tra:i calanchi dell'Appennino riolese, dopo tanti anni, e vi fu il giorno dei funerali indimenticabili, non poteva far tanta forza a sè stesso, da obliare nella rivendicazione postuma, il silenzio dell'Italia contemporanea, attorno al feretro del grande precursore. Silenzio di rancore non placato neppur dalla morte, silenzio d'ombra fredda, proiettata sul nome dello scomparso, da tutti gli spalti, anche eminenti, della letteratura e della politica, silenzio di immemori, cui l'opera dell' uomo era stato aculeo nella carne e nell'animo,· • • • • per trent anni consecutlv1, e senza tregua. Eravamo ben pochi, al Cardello, nel giorno ferale ; un giorno sorriso dal più bel sole d' autunno, come se anche la natura trionfante di splendori tardivi, volesse beffare colui che, per amore della luce eccelsa e delle alture incontaminate della· vita e del pensiero, aveva dovuto esiliarsi, recando dentro di sè la tragedia del1' io incompreso, e dell' inutile amore alla patria insana. Ma l' affetto dei pochi e il cordoglio de' suoi montanari, fu certo più caro ali' estinto delle pompe uffi... ciali, che egli vivo aveva sempre sdegnate o derise, dal giorno in cui s'accorse - e fu assai presto - che per• meritarle, più spesso giova la scaltrezza del sapere\ e sempre si negano a chi non voglia sacrificare mai al favore delle folle, la dirittura imperterrita del proprio carattere. La sua fu l' Italia dei parlamentari, che è quanto dire l' Italia di Giovanni Giolitti, dopo che l'audacia patriottica di Francesco Crispi era naufragata nella consentita rivolta dei bassi fondi sociali, con la complice acquiescenza delle elassi maggiori. Come poteva essere ascoltato e capito Alfredo -5Bibli•oteca Gi·no Bianco /

venne venti anni dopo: e salì a salutare il mae-- stro dell& nuova Italia, l'erede del suo pensiero, l'invocato liberatore, il condottiero della gio-- ventù che aveva vinta I a guerra : Benito Mussolini. La marcia al Car- • dello, non fu soltanto una apoteosi. E come dovettero fremere d'orgoglio final-- mente, le ossa del grande morto, a udir la terra che le copriva, sonante LA PARTENZA DI S. E. FEDERZONI DA RIOLO sotto il tallone della milizia che aveva salvata Oriani dalle moltitudini vocianti, dietro il rumore verbale e le spume oratorie di Enrico Ferri, antesignano e menestrello della più stupida eloquenza follaiola? Come poteva intendere, l'Italia d'allora, il monito racchiuso nelle pagine della Lolla Politica, se era per-- duto ogni decoro nazionale, se nel gioco delle cupidigie prorompenti dal basso, parve suprema abilità di governo, umiliare fin la corona, dinnanzi alle piazze esagitate da esperti e vigliachissirni demagoghi? E quando la Ri'volta Ideale suonò la diana della riscossa, neppur uno si voltò ad ascoltare, tranne quei pochi che, già da tempo, nel solco tracciato dal maestro, andavan spargendo il seme della resurrezione. I tempi non erano maturi, e l' Oriani, pre-- sentendo la gloria futura, si rassegnava ad un destino terribile con animo di profeta. lo sono nato troppo presto, diceva, e dopo morto aspetto la mia rivendicazione. l' Italia. , La sua Italia, quella eh' egli aveva preconizzata grande nel sacrificio e nell' eroismo, consapevole del proprio destino, fiera delle origini e delle virtù proprie, decisa a tutto osare per avere tutto, pronta, alacre, giovane sopratutto, e salva d'ogni male politico, temprata al calor bianco di quella virtù civica che, sola, può fare di un popolo sano e forte, un popolo glorioso e battagliero. Il ventisei aprile 1925, tornammo al Cardello, per La rivendicazione ARRIVO DI S. E. FEDERZONI AL CEPPO DEL CARDELLO -6Biblioteca Gino Bianco ..

... risalutare il maestro, accompagnando nel pellegrinaggio commemorativo, il discepolo suo più degno : Luigi Federzoni. Fu una giornata di festa. No~ portavamo lassù le gramaglie .desolate, ma i lauri della tomba dantesca;. non andavamo a salutare ·- un morto, ma un vivo, vivo nello spirito nostro eh' egli educò, e nei giovani che nel s~o nome oggi servono · _la patria, e dalle sue opere attingono Ja fiamma ideale . . . · dèlla rivolta purificatrice. E che sorriso di primavera d'intorno; e canti, e saluti di ·pop!Jlo, raccolto davanti !1icasolari, e sui rialzi dei poggi verdeggianti, lungo la valle del Senio. Il fiume in fondo, a corso lento, mandava le sue acque a diporto, tra le sponde rocciose, spaziando · pei vasti seni tortuosi con tranquillo gorgoglio: in alto il cielo ~ra tutto una fuga di nubi, che s'addensavano lontano, lontano fino a confondersi con la linea dei monti. • *** Il Cardello, è u~a vecchia costruzione solida e massiccia, cui si giunge, salendo per due rampate ciascuna delle quali, partendo dalla strada, sbocca su di ·un prato, donde si domina tutta la vallata. L • ingresso è di fianco, e si entra da un usciolo grande poco più di una feritoia. Di frontè, è la cucina; a destra, come aperte nel muro maestro, le ~ due scale che mettono al piano .. • supenore. Qui la supposta vastità dell'edificio si tramuta in angustia di spazio. Le came~e son piccole e _modeste. Quell• dove Egli morì contiene a mala pena il letto. - Lo stu~io è così stretto che seduti allo scrittoio, ~on I le gambe distese si to~ca, per così dire, il muro di fronte. Dietro allo scrittoio c'è tutta la biblioteca di Alfredo Oriani. Chiunque la veda dice : che pochi libri ? Così pochi} E donde attinse Egli il suo vastissimo sapere? Come studiava, e dove, e quando ? · Domanda .che noi suoi ·intimi ci siamo rivolta, e gli abbiamo rivolta sempre inutilmente. Sorrideva stringendosi nelle spalle, come per dire: che .ne so io I . La risposta la può trovare per induzione solo chi, avendo avuto dimestichezza con Lui, ne conosca l' intima struttura mentale, le qualità naturali, potentissime · dell' ingegno, nel quale# la forza intuitiva 'era corroborata da una dialettica prodigiosa. Gli bastava un frammentoper ricostruireun'opera; un accenno, per indovinare il fondo di. una idea, una . . . . p~g1na per capire uno scrittore. Aveva una facilità prodigiosa nel raccostare -gli • elementi più disparati di una idea, e vedeva nel f~npo . delle cose con occhio sicuro, acuto, infallibile. ' . · La sua s~pienza adunque non era· erudizione; ma assimilazione e pensiero. Diceva : ad un· ,uon;io d' in.:. telletto bastano le idee fondamentali di un sistema per possederlo intero. Le· premesse contano : le conseguenze ogn·uno le trova da sè, e più le trova' ·originali se più ha ingegno. . Le filosofie che hanno creato le civiltà umane, sono di ~na semplicità terribile. Che significa sapere? Pensare. E pensare è creare~ Per questo l'arte è la suprema delle espressioni umane .... Ma a che pro•· seguire.il volo del pensatore, mentre la realtà circostante, che fu sua, parla di lui con un linguaggio misterioso e commov~~te. ' Rivediamo l'uomo, •qui, nella sua ·casa. Alto, melanconico, di una solennità m~chelangiolesca, con la testa superba, un po• reclina sul petto vasto, e l' occ.hio vivido . . . della luce del genio che reca dentro di sè qn grande mondo· ièleale. · E proprio qui, nella casa antica de' suoi, e per questo prato che ascende ora, verso la sua tomba quasi a recargli l'offerta fragrante della dolce primavera, e sotto a quel gran cipresso che vigila ancora, e vigilerà, il mistico raccoglimento della solitudine tutta piena di Lui, Alfredo Oriani ha pensato e scritto la sua opera . Finito il volume, come il viandante giunto alla tappa, si riposava, e per riposarsi scendeva a Faenza ed a Bologna. · *** B!)logna era tutta carducciana, allora. Il poeta dei Giambi ed Epodi e delle Odi Barbare trionfava dall' Università al negozio di Zanichelli, che era come il sinedrio de• suoi scolari maggiori e degli • • am1c1. Attorno al Carducci s• era venuta formando a poco a poco una specie di massoneria letteraria, che amministrava la gloria del maestro e faceva di quelJa usbergo a sè ed agli affari suoi; . una setta, insomma, il cui motto era questo ; o Carducci o nessuno. Dall' università, · uscivano scolari provetti, scrittori d' alti meriti, dal negozio Zanichelli si vigilava perchè nel mondo letterario italiano le cose andassero secondo le regole carducciane, e cosi l' Italia ebbe il carducr -7- . Bibliotec Gino Bian o. . •

~ L' ASC~SA DELLE At)TQRIT À-.;t\LLA CASADl ORlANI .,. / • • . . S. E. FEDERZONI _DAV ANTJ A½_JY.UMULO DEL PRECURSORE Biblioteca ino Bi.anca

LA FOLLA PRIMA DE,LLACERIMONIA AL CARDELLO UGO ORIANI DEPONE LA PERGAMENA NELLA PIETRA INAUGURALE Biblioteca Gino Bianco

cianesimo ; non per volontà certo del Carducci, che fu uomo liberissimo e veramente immune da nepotismo artistico, ma per l' opera assidua, astuta e combattiva dei satelliti. In mezzo a questo classicismo professorale e dotto, cui solo la voce talora alta del poeta dava una nota di potente originalità, Alfred~ Oriani era davvero il Mefistofele, sgradito e sgradevole agli officianti ed agli sioni che lo storico raccoglieva a fasci nel campo della politica. Dal canto suo Oriani - mente ed animo antitetici al carduccianesimo così com' era a Bologna, scrittore anticlassico, ma pensatore di genuina· razza italiana, discendente in linea retta, dai vertici ideali dell' eloquenza filosofica di .Vincenzo Gioberti - aveva pro- • prio le qualità naturali più propizie non per assopire DOPO LA VISITA ALLA TOMBA IL MINISTRO SI RECA A CASOLA VALSENIO scagnozzi. Superbo· più del poeta maremmano, romantico quanto quello era classico, violento ed aristocratico, il romagnolo ·irriducibile, fu messo al bando e combattuto con tutte le armi : dalla congiura del silenzio alla risata di compatimento. - Oriani? Ah, ah, ah. . . . E' mail de' Cardell ! E su questo perfido motto volutamente condito di ogni ironia, si tesseva la trama dell'isolamento. Non si può dire che tutta la guerra fatta ad Oriani fosse frutto delle antipatie e delle collere dei carducciani, ma è certo che dove i carducciani non giungevano con r op~ra loro demolitrice, giungevano le avver- - 10 Biblioteca Gino Bianco o fronteggiare le malevolenze dei suoi avversari più immediati, ma per fomentarle, sicchè, per trent' anni, tra il negozio Zanichell~ e lui non vi fu tregu~ possibile, così come non fu possibile mai trovare un accordo operoso, tra lui, Oriani, ed i liberali del suo tempo e della tsua Romagna. Il pensatore casolano, era una personalità troppo originale per fare comunque il gregario. Madre natura lo aveva fatto in modo, che tanto in letteratura quanto in politica, Egli non poteva che rappresentare sè stesso. Di qui ::la prima ragione mentale del suo isolamento.

L'altra, .quella diremo cosi, sociale, era la conseguenza logica di questa, aggravata dalla cattiveria umana e dalle umane vanità timorose e vili. Uno solo dei· carducciani va escluso dalla setta, ma era un poeta ed un galantuomo : Enrico Panzacchi; il quale amò il suo « Orianaccio » con cuor fraterno, e seppe criticarlo con parole giuste ed oneste : seppe capirlo sopratutto, come Oriani doveva essere capito, e lo difese e lo confortò, e lo seguì, nell'aspro cam- . mino pel quale s'era messo a salire verso la s.ua meta, con il rammarico di vederlo allontanar.si senza possibilità di ritorni~ . Pur lontani, e differenti, tra i .due restò intatto il • t legame dell'amicizia; ed· io non credo che Oriani esagerasse per gratitudine, quando diceva di Panzacchi: « ha più buon gusto· ed è artefice più sapiente del suo maestro » • Guardare Carducci attraverso questa sentenza, significa forse vederlo con più precisa comprensione dei limiti veri della sua arte. Ma non insistiamo. Della nimicizia politica e letteraria insieme che aveva fatto di 'Oriani lo scrittore più solo e più negato del tempo, ebbi personalmente la prova definitiva alla morte del Carducci. · Se un giorno mi verrà voglia di finire la pagina lasciata a mezzo, nel Bologna di ieri garantisco che se ne leggeranno delle belle: di un sapor comico inef- , fabile, di un grottesco enorme, mescolato alle gamaglie delle patrie muse orbate del loro grande ~antore. Ma c'è troppa gente ancor viva eh~ strillerebbe chissà, forse anche alla profanazione, e io non voglio .· guastarmi col mondo intero per fare · una, oserei sperare, non mediocre fatica di narratore.· E torniamo nel solco. Siamo ali' indomani dell'ultima notte del poeta.· La not~zia della morte è rimbombata_ da Bolqgna per tutta l' Italia, fulmineamente. Il cordoglio della moltitudine è profondo ed è sincero. . Costrettovi dalle necessità professionali, io, che pure avevo vegliato fin verso le quattro, alle otto, sono di nuovo a casa Carducci. Su, dove la salma giace supina nel piccolo, modesto letto, è un andarivieni frettoloso ; giù al pianterreno, . c' è gedl:e nota ed ignota, che si sa benissimo cosa aia venuta a fare, e perchè cosi p~esto. ~ 11 .ibl~otec·aGino Bianco . Si sa, si capisce, ed anche si sente, perchè i crocchi non son· uniti, e certe mansioni non si ·dissimulano, nel linguaggio camuffato, al contrario I Insomma quei signor-i eran li per qualche cosa, e dirigevano la bisogna, pubblica e privata, dentro e fuori la casa del, poeta. Affari loro IIn una specie di sgabuzzino o anticamera,. a sinistra, appena de·ntro dalla porta di strada, si raccolsero a conciliabolo fraterno, alcun~ professori _, non universitari però I -, di quelli che preparavanQ la coscienza civile della terza Italia, insegnando agli scolari, bene l' italiano, il latino e il greco, ma malissimo la filosofi~ I e la scienza, sulla falsariga dell'oscurantismo, del , determinismo, del socialradicalismo ed altre simili facezie caporettiane. Mi avvicino curioso più per dovere ~ che per indole. . Parlano dei funerali, e sento che quei tre o quattro pievani della scienza e 4elle lettere, si esprimevano come degli autentici emissari in funzione di capi. Tutto ·adunque era stato prestabilito ed ordinato altrove perentoriamente. Benissimo. A. un tratto uno dice:· - E il discorso? Non si sa chi farà il discorso! Su questo tema, la conversazione s'allarga, s'accende, diventa quasi una disputa. Non andavano d'accordo quei tre o quattro insegnanti di scuole secondarie nè . . sulla opportunità di . orazioni funebri,· nè sulla scelta dell' oratore ! - Chi e' è in Italia, degno di pa;,lare al funerale . di Carducci ? domand~ a guisa di conclusione il primo che aveva parlato. E io, can~idamente rispondo•: - ·Alfredo Oriani. ! Si volsero; mi guardarono, proruppero tutti insieme in un sol gesto. - Fuori. E alzarono la destra puntando l'indice' verso la porta. Ugo Bassi, moltiplicato per quattro I Che faccie ! ' E che improperi I In mez~o al vociare, che lo sdegno faceva roco, io sentivo parole· c~me queste: « è una profanazione, in questo luogo, a noi ». *** T aie era la popolarità di Ori ani tra i facitori della pubblica opinione lettera.-ia a Bologna. ,. r

Ma il vaticinio del maestro a s~ stesso divenne (ealtà, e la Marcia al Cardello, ben vendicava e riparava, non che quelle, le disconoscenti acrimonie di tutta l' Italia vinta e superata per sempre. Il sole oggi sorride benigno e circonfonde di luce auspicale la tomba del filosofo, che sofferse non per sè, ma per noi, e più in alto delle congreghe e dei gregari parlava all' Italia, con voce dissimile si, ma non meno austera, nè meno ispirata di quella che procurò la gloria al Carducci vivo. E questo va detto perchè è vero: Carducci fu il poeta del suo tempo. Oriani l'ispiratore ed il maestro dell'Italia futura. - Visse il primo di una passione vigorosa, ma contingente, vibrò il nostro, della passione c!ie nel presente crea il futuro con lo sforzo del pensiero, e la purezza virile delle rinunzie. Non v' è paragone possibile tra i due, e se noi amiamo con un amore più acceso l' autore di Rivolta Idea/e, è perchè questo -libro ci dice cose che non sono nei Giambi e nelle Odi Barbare, ci insegna un dovere più grande, ci apre delle vie che Carducci forse intravvide, ma non ci indicò perchè, come poeta civile, egli restava sempre . . . un partigiano. SEBASTIANO SANI I - 12 - Biblioteca Gino Bianco

I Hindenburg· Presidente del. Reich Fenomeno storico o sentimentale ? Troppo spesso la cruda realtà della politica e l'abile intrigo diplomatico hanno sfigurato o coperto il volto del vero, perchè si possa rispondere che Hindenburg è salito alla più alta carica del Reich, portato su da un fatale ricorso storico che comunque avrebbe avuto il suo compimento : o affe'rmare che il Feld Maresciallo, incorrotta fi.. gura guerriera, ha ot tenuto un milione di voti in più di Marx, perchè al popolo dei vivi s' è aggiunta la falange ·dei morti per la Patria, sacrificio d' un gesto quasi passionale a cui è estraneo ogni calcolo politico. La società tedesca del idee e di principi. Il marasma politico tedesco è nato il ·giorno in cui al popolo si è detto_: a Weimar ti darai una tua costituzione. Dopo, metà almeno del popolo ha rimpianto la bandiera imperiale. Ma esiste una concordia tedesca, un punto dove tutte le correnti si uniscono a formare un nuovo Reno ideale della patria germanica : la ri- • • v1nc1ta. *** La campagna scandalistica iniziata dalla stampa destra e ripresa per rito~ione e difesa da ' quella di sinistra, aveva trascinato nel pantano qualche ministro, qualche deputato, qualche banchiere, e schizzato spruzzi . di fango sin sulla figura del Presidente Ebert: · ma, in sostanza, gli uomini· della costituzione di Weimar -· la roccaforte della Repubblica - non ne erano usciti battuti • • come speravano 1 naz10dopo guerra è un curioso, caotico miscuglio di democrazie ipocrite, di militarismo e di renten marck: sopra la massa impoverita dall'inflazione, s' elevano figure di banchieri, di uomini politici, di generali senza eserciti apparenti, gente che è ascesa da poco e gente eh' è IL FELD MARESCIALLO HINDENBURG - Presidentedella RepubblicaTedesca. nal-monarchici, e la vita politica tedesca, sia rispetto agli uomini che a i rimasta in alto, per nulla tocca dalla rivolùzione, a formare la nuova classe destinata al potere :· Repubblica imperiale, dice qualcuno, ma più esatto è definire il Reich come un impero repubblicano:. i generali conservano le decorazioni degli Hoenzollern, i capi partito e gli uomini di governo non osano nessun gesto audace, in un senso o nell' altro, a destra od a sinistra, i banchieri corrompono uomini di tutti i-partiti, ma nello ~tesso tempo salvano l'economia tedesca. E s'avvicenda e si confonde il predominio dei ricchi e degli aristocratici, delle banche e delle carte militari, delle masse e dei · singoli : la Germania, già sinonimo di ordine, è ora una nazione in cui regna la massima confusione di partiti, rimaneva compressa da fenomeni di corruzione statale che nessuno siusciva ad eliminare. Lo stesso· Ebert, curiosa coincidenza, aveva dovuto ricorrere allo Hindenburg, per render luminosa la propria innocenza; la resistenza passiva della Rhur, già magnificata come alta prova di patriottismo, sembrava, in realtà, nient'altro che una accorta speculazione dell'industria pesante: mentre veniva concessa la libertà provvissoria ai Barmatt, il ministro Holfe restava in carcere, ad espiare colpe forse non commesse o certo meno gravi di quanto voleva farsi apparire. Le crisi parlamentari si succedevano, una dopo l'altra; il maggior travaglio era proprio nel cuore del Reich, la Prussia ed il Presidente - 13 - Biblioteca Gino Bianco • I •

• • Ebert moriva, impopolare, lasciando la Germania senza nemmeno più la parvenza d'un· capo, che fosse al di sopra delle quotidiane contese di parte. È in questo ambiente corrotto ed ideologicamente confuso, che è maturata la candidatura Hindenburg, attraverso un processo di selezione, del quale non possiamo vedere solo un' opportuna mossa di tattica, elettorale compiuta dalle destre con esclusivo spirito di l N k ed Hindenburg rappresentò la fedeltà a mano a os e, • dell' esercito alla patria. *** Non esitiamo ad affermare che eleggendo Hindenb l ·t popolo tedesco ha compiuto un gesto di generosa urg, . . . , audacia, facilmente comprensibile ove s1 rammentino i successivi sviluppi della campagna elettorale e le DIMOSTRAZIONE MONARCHICA A BERLINO parte: la Nazione a·veva bisogno d'un Capo • che importa se Re Travicello può suggerire un paragone di attualità? - ed un Capo è stato trovato. La popolarità di Hindenburg non è messa in dubbio nemmeno dai più accaniti avvers.ari : la gloria militare, in Germania, è sinonimo di quella civile e gli uomini della Costituente di Weimar ricordano che il Feld Mare- . sciallo preferi dividere l' incerta vicenda e forse la terribile sorte a cui andava incontro la Germania, quando la sconfitta gettò un' ombra livida sui ·volti smagriti dei soldati tedeschi, piuttosto che seguire il Kaiser e diventar dignitario della sua pacifica corte d'imperatore in tranquillo e sicuro e5ilao, Ebert armò ' vaste risonanze che essa ebbe ali' estero. Parve, in principio, che la morte di Ebert avesse trovato le destre impreparate : infatti, nelle elezioni del 29 marzo, il candidato nazionalista Jarres · riportò solo 10.787 .870 voti, e Ludendorf, popolaresco, 210.966 voti. Dunque, una scissione di forze e nessun netto vantaggio : la vittoria delle sinistre, alle definitive elezioni, sembrava quasi certa. Ma Jarres si ritira e compare Hindenburg: colpo di scena. Anche Ludendorf china il capo. Egli obbedirà al suo antico comandante. Tutta la Germania monarchica e nazionalista obbedirà al F eld Maresciallo, .che col suo greve passo è entrato d'improvviso nella cerchia degli uomini politici, superandoli tutti d' un - 14 - Biblioteca Gino Bianco

cubito. Il vecchio soldato, sia detto senza ironia, è il ' Parsifal della situazione. I democratici strepitano, cercando di spaurire il popolo con la minaccia di rappresaglie, che certo verrebbero da oltre frontiera : gli Alleati invaderanno la Germania, l' America chiuderà ogni fonte di credito. La stampa di sinistra può ipotecare un catastrofico futuro, ma deve riconoscere che la figura del Maresciallo è superiore ad ogni accusa : non si può infamare o rimpicciolire Von Hindenburg. Egli rimane quale era, gigantesca personalità : nessuno parla più di Marx, scialba espressione d' una politica di compromesso, su cui convergono i voti delle sinistre. E le elezioni del 26 aprile danno questi risultati : Hindenbur_g 14.655.766 voti, Marx 13.751.615, Thalmann (comunista) 1.93l. 151, dispersi 13.416· votanti 30.351.948. La non grande diflerenza numerica tra Hindenburg e Marx, rappresenterà un fattore di equilibrio, ma ciò non impedisce che i voti del Feld Meresciallo rispondano ad un sentimento reale e profondo sorto nelle masse, mentre quelli di Marx, nella loro somma, non sono altro che l'occasionale unione di forze che domani, con tutta facilità, torneranno a dividersi. I quattordici milioni .e mezzo di suffragi nazionalisti, vogliono dire che la Germa~ia sconfitta attende l' ora della • • • r1v1nc1ta. • « Non credo che sia la forma dello Stato, ciò che più conta, bensì lo spirito da cui la Nazione è sorretta »: parole di Hindenburg ai suoi elettori e sìntesi di tutto il travaglio · politico tedesco, che lui, vecchio poderoso generale, è chiamato a risolvere. Della restaurazione monarchica e del ritorno degli Hoenzollern, se ne parlerà poi o non se ne parlerà più affatto. Il Maresciallo . Presidente sa che la révanche germanica deve procedere cauta e lenta, se non vuole dissolversi in un buio caos : . il pericolo non è Hindenburg - che potrebbe contare un uomo, anche se grandissimo, quando la Nazione fosse assente - ma quello « spirito » che lui stesso invoca e che si accinge a far rinascere, per la seconda volta, quasi improvvisamente, partendo da Hannover per la capitale : là prima volta fu nel 1914, quando al generale di Corpo d' Armata a riposo V on Hindenburg venne affidato il comando delle armate orientali. Anche allora, la volontà della patria tedesca lo raggiunse nella quiete di Hannover e lo trasportò tra i personaggi della grande tragedia, sino a farne il comandante supremo dell' Esercito Tedesco. Oggi che Hindenburg è la suprema autorità del Reich, al castello di Do.oro, vicino al Kaiser invecchiato, la Kaiseri~ Erminia vede rispecchiarsi nei calici • di champagne un trionfale ritorno a Berlino : ma il Marescial~o non sogna e curva la testa massiccia nella concreta realtà del governo, e non ascolta il- tintinnar gioioso dei calici che sono levati per la sua vittoria. Egli ha compreso che una Nazione non si conduce ad alti destini, se prima d • ogni altra . . cosa non s1 riesca a farne una massa unita ' e concorde. E questa la prima tappa della rélJanche germanica. Auguriamoci che la seconda non ci trovi impreparata. G. M. SANGIORGI UN CARTELLO ELETTORALE PER HINDENBURG . - 15 - iblio eca Gino Bianco

• r Q!and' ero. ragazzo sentivo sempre vantare, come mostri di coraggio, di bellezza, di forza « gli uomini d'altri tempi ». In campagna specialmente uno non era padrone di accusare un po' di malessere, un dolor di capo, una trafitta al pie.de, che cento persone gli saltavano addosso umiliandolo a furia di confronti, riducendolo ' in uno stato da far pietà a forza di portargli per esempio la salute, la b~llezza, il coraggio degli « uomini d' altri tempi ». E i vecchi erano più accaniti. A sentir loro non avevano mai avuto un incomodo, e se erano arrivati a quell' età lo dovevano a un mo'1te di precauzioni che oggi non si usano più. Loro avevan ' ' mangiato cibi sani, avevan bevuto vini non artefatti, s • eran sempre levati ali' alba ed erano andati a letto a calata del sole, s' eran vestiti di lana, non avevano mai straviziato e via dicendo. Certi discorsi mi lasciavano profondamente ammirato ed entusiasta ed avrei pagato chissà che cosa per conoscere qualche campione di codesta razza il quale • fosse stato, per avventura, ancor vivo. • ' . Ma invece mi toccava a limitarmi ad ascoltar il I racconto che delle geste di suo padre, nato nientemeno nel 1785, faceva la mamma a veglia tra gli « oh I » di stupore di tutta la famiglia. Lei non se ne ricordava neppure perchè quando il suo babbo mori aveva nove anni; ed era nata che lui ne aveva compiuto sessanta, ma quelle cose le conosceva dai racconti della sua mamma, che invece morì nel 1885, giusto nella ricorrenza centenaria della nascita di mio nonno ..• E tutti a far la bocca rotonda e a dire, in coro : - Che tempra I Avere una figliuola a sessant'anni suonati! E sana anche, ~on f o per dire' I Sconta del giorno d' oggi I - La gioventù moderna ? Che Dio ne scampi e l .b . . ' 1 eri tuth .... Però un esemplare di codeste razze c'era, anche nella nostra famiglia, e mi fu rivelato in campagna, una sera in cui essendo tornato uno dei miei fratelli da caccia senza riportare neppure una penna, l'argo~ . mento cascò sulla gran quantità d'uccelli che pigliava --16Biblioteca Gino Bian.co .. ....

il povero ·zio, il quale sarebbe stato figliuolo ~i primo letto di quel nonno di cui si conservavano come reliquie sacre, lo spadino e la parrucca di quando andava « a corte » da Canapone. Anche lui, codesto terribile cacciatore che ammazzava cinque seicento uccelli al capanno, era defunto da un bel pezzo, ma ci rimaneva sua moglie, e per conseguenza mia zia, la quale non s' era più mossa, dopo la morte del marito, dalla Villa di Santo Romolo dove egli era sepolto nella cappella di famiglia. Avevo, allora, una dozzina d' anni e sono quindi, in ·grado di ricordarmene benissimo. Un bel giorno la mamma mi portò lassù, e mi pare ancora di rivedere quel lembo di mondo scomparso come se mi fosse davanti. Il sole d'ottobre colava tiepido fra gli allori potati a disegno di un bosch~tto settecentesco, e aveva sulla ghiaia color d'oro la stessa trasparenza del miele che, -- 17 Biblioteca Gino Bianco • da tutte le parti, api dai riflessi amaranto s'affaticano a succhiare dai quadrati di crisantemi gialli, rossi, bianchi e turchini che ~stellavano le due aiuole del giardinetto, divise da una minuscol~ vasca rotonda con poca acqua, verde e immobile, in cui tentava spec-- chiarsi invano. un Narciso di terracotta in calzon corti e cravatta a gaie, senza naso. La zia Elvira, circondata dalla sua corte, era a godersi gli ultimi residui l della buona stagione sotto il berceau e la corte consisteva nelle sue quattro figliole e in una donna di servizio, vecchia decrepita, che lei chiamava la « ra- . gazz1na ». ~ando s'arrivò, verso mezzogiorno, la zia s'era alzata d'allora, secondo la consuetudine presa dopo la morte del marito, perchè, quando era vivo lui codesta gente d'altri tempi, che si mangiava rendita e patrimonio senza voler pensare ad altro, aveva abitudini anche più comode. Lo zio si levava alle cinque ..

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