Vita Nova - anno I - n. 1 - 15 marzo 1925

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I I :•';.i •,••··· •, -~-... : ;.• "-'f /<'-.: 1 111!/!v ····· ::::= .... . •:• ... •! .. ,· ... · ··········••!J. ~' .:::;:::::;:::-r E::::;::~ ....:::*· CORRADO SANTINI, Fabriano r ... r . . . ·. . . - Jr .. : ' . • . • . . . . I • • • •, . . . . Dichiaro che ~~Ile· f o_rme· -_ .. ' . 1 • - • ' . . J; ·ae-bo.lezza·in·· g~ne,e· -e- . nelle con'lJalescenze -ordino . ai miei piccoli amm:alatrla . • EU TROFI N A ricostit-uente che pre/erisc·o ad altri. çonsimilt_per gli ol(imi . . . . ··,isultali che ne consegu0. TESSORE dott. cav.- GIACOMO . Curieo ~-----------------------...,;;._ ___ ___,;._ L' impareggi_abilericostituente per l' infa_nzia , . ' di pronta e radicale efficacia, · dona ql sangue giovanile · gli elementi neèessari ad una 'prosperitàgagliarda e quindi. ' ad una . vita forte ed attiva. •-=-~--------------=--------=----=-__.;;,.;,,._ ____ _ ISTITUTONEOTERAPICOITALIANO BOLOGNA • -----.--,---~..........,..--;e-,---------:--:--~------------- - Biblioteca· Gino Bianco ..

ANNO I. Numero 1 I 5 MARZO 1925 PREZZO LIRE 3 9t:;O - C. C. P. --------------~----------------- Pubblicazionequindicinaleillustratadell'UniversitàFascistadi Bologna ABBONAMENl O ANNUO ·LIRE 60 I FONDATORE: LEANDRO ARPINATI DIREZIONE E AMMINISTR. - CASA DEL FASCIO BOLOGNA - VIA MANZONI, 4 - TELEF. 4-52 EDITA A CURA DELLA CASA DEL FASCIO ' DI BOLOGNA ->' VIA MANZONI, NUM. 4 - NUMERO SEPARATO LIRE 3,50 •

- ' - • • .. ELENCO DEI COLLABORATORI ·-· BENITO MUSSOLINI ALBINI GIUSEPPE , BELTRAMELLI ANTONIO , BINAZZI BINO BARBAGALLO CORRADO '-- , BIANCOLI ORESTE ' BISTOl.,.FJLEONARDO DE MORSIER FRANK DA VERONA GUIDO DE STEFANI- ALESSANDRO • • DE MARTINO GASPARE ERRERA CARLO , - ORSINI-LUIGI OTTOLINI PIERO PIRANDEtLO LUIGI · PANZINI ALFREDO PICCOLI VALENTINO PENSUTI -MARIO, PUCCINI MARIO PINI GIORGIO - ' RUGGI LORENZO ROCCHI LORENZO ,, SARFATTJ MARGHERITA ' SANI SEBASTIANO . --- . . . GOTTA SALVATORE SANGIORGI GIORGIO MARIA GUGLIELMIN-ETTIAMALIA ' - GEMMA SCIPIONE GENTILE GIOVANNI . GOVONI CORRADO GIGLI LORENZO , G.HERARDI GHERARDO GAIANUS . IVALDI FILIPPO LIPPARINI GIUSEPPE LEVI CESARE MORETTI MARINO MASI VINCENZO MARTINI FAUSTO MARIA NOSARIADONE NICCODEMI MARIO OIETTI ·uGo SAITTA. GIUSEPPE SERPIERI ARRIGO SUCHERT CURZIO ., SORBELLI ALBANO ,TESTONI ALFREDO TONI ALCEO - TERESAH VOLT VITALI MARIO VALORI ALDO . VALORI GINO VALLABREGA CESARE VARALDO ALSSANDRO ZANGARINI CARLO ZANELLI C. -F. ZAPPI RECORDATI . I - ILLUSTRATORI I . . BIGNAMI- BURATTINI - BURZI - CERVELLATI - DE CAROLIS _ DUDOVICH SCA,NDELLARI- TERZI - VELLANI - MARCHI _ Ecc. I , 1 B"bliotecaGino Bianco • , ... , . . I . ' -. .. • , .

I , , • --------- ____ ....., _______ ....... ~ _______ ,_________ ............ ________________________ i'' .- - I \ Al ·LETTORI, ... " V'IT A NOVA ha nel suo titolo la sua presentazione. E il periodico deUa rinascita intellettuale fascista. Con due scopi: l'uno pratico, l'altro ideale. Queste pagine raccoglieranno le lezioni della Università fascista bolognese, perchè · restino documento di una chiara direttiva, nella risorgente ·passione studiosa. A dispetto di tutte · le blaterazioni interessate e di tutti i misoneismi settarii, noi siamo convinti che rivo- · 1uzione fascista, _e rinascita intellettuale d' Italia, siano termini equivalenti. Solo che a tutti soccorra volontà pura e disinteressato spirito di collaborazione. . Praticamente, adunque, Vita Nova costituirà come un organo ufficiale di questa pronta, generosa, e feconda intesa spirituale. ·Quanto all'indirizzo artisti~o che intendiamo seguire, sarà bene· prevenire imme•diatament_e critiche e malignazioni. E costume di chiedere ad ogni nuovo periodico la sua fede ... di nascita, la sua tessera ideale. A queste interrogazioni risponde il secondo scopo che la _ nostra iniziativa si prefigge. · Vita Nova vuole essere il magnifico ponte, che. riconduce l'affannoso e torturato prese·nle sulla grande via maestra, dove passato e fu~uro del pensiero e dell'arte italiana fatalmente si ricongiungono. Eclettico,. dunque, nei mezzi e nella espressione ; ma non di un eclettismo poltrone e accomod~nte: bensì diritto, logic·o, appassionato, perchè consapevole della .sua origine .e della sua finale missione. Un periodico di arte e di idee, che nasce dopo la guerra, in una ridda tumultuosa di incomprensioni, quando, prima che la lettura, è necessaria e urgente formare il lettore, non può nè pretendere nè osare un programma di intellettualità assoluto e intransigente. Per molti segni noi crediamo che il destino suoni l'ora del ritorno alla religione della forma, alla ricca e ser~na bellezza del classicismo, male obliato e troppo maledetto. La · città dove nasciamo, superba di memorie e fervida di ardimenti, parrebbe il nido più adatto a impenn~re al ~olo gli spiriti nuovi e a riassumerne in simbolo la divina aspirazione. ·E pure, avremo la forza di resistere alla tentazione allucinante e non faremo una rivista di esclusivo indirizzo classico. , Riconosciamo lealmente · e lietamente le benemerenze del futurismo : siamo convinti, anzi, che a traverso il suo blasfema ribelle e per la virtù della sua revisione iconoclasta .d.ei valori tradizionali, si sia resa possibile questa nostalgica moderna aspirazione a una . bellezza più sincera, più chiara, più durevolmente_ profonda. Così, anch~ nella tenacia, la nostra rivista seguirà una via conciliante: agile nell' adattarsi alle mutevoli e non sempre vili ragioni· del gusto ; · provandosi,. con lento .e attento studio, ·di raggiungere una sua decisa personalità ; preoccupandosi, sopra tutto, di alleggerire la pesantezza del dettato- con opportune immagini e illustrazioni, ·così da rendersi gradita ai più dotti e non discara ai lettori di più frettolosa e sQperficiale curiosità. _VitaNova, in conclusione, vuole nel suo titolo rappresentare una affermazione e • un augur1,o. · Accettazione . libera e devota di quanto la dinamica ora che volge assoggetta ai nostri occhi, avidamente tesi alla conquista del ~ero e del bello eterni. Predicazione umile e costante~ 'perchè dai rottami, che la rivolta ideale ha ammassati anche nel campo della ' ·letteratura e dell'arte, abbia a rinascere un monumento più · perenne del bronzo, quale vaticinava a sè stesso Orazio, nella secolare eternità di Roma. ' .. • Bibl"o eca Gino Bianco ,, I , l - I •

r UNA LETTERADI.ALFREDO ORIANI \ Per gentile concessione di Ugo Oriani, pubblichiamò questa lettera del suo padre glorioso, direi/a a G. C. - Abba, a proposi/o di una prefazione che. l' Oriani , Chiudiamo questa nota rfvolgendo a quanti possiedono lettere di A I/redo Oriani la preghiera del suo figlio V go, di i,o/erne, cioè, inviare copia al suo indirizzo a Caso/a Valsènio. ai,ei,a chiesto all'Abba pe-, la « Lottapolitica in Italia ». Crediamo che la le/tera apparirà interessantissima ai f~deli cultori d€lla morie di A I/redo Orian·i, per quel suo tono accoralo e maschio insieme, col quale, ancora una volta, il grande romagnolo constala la · sua fatale e dolorosa impopolarità. Ma sopralullo la riteniamo utile a quanti, nella presente resurrezione e rii,a/orizzazione del/' Oriani, , si acc;nlenlano di ripetere il ritornello. della moda, senza tentare alcun sforzo per approfondire la· conoscenza del pensatore e dell'apostolo della rinascila ideale, accellando supinamente la sentenza d'appello . . ' della storia e fuggendo ogni fatica di leilura e· di controllo person-ale. Purtroppo il più dei lettori italiani si è soffermato, nell'opera di A I/redo Ori ani, ai romanzi e al teatro, per una supérficiale curiosità di- scandalo e di diletto. Comunque si giudichi tale_ letteratura, che pure ha un_ suo valore storico e contiene pagine di ge,;ialità --' formidabile, e c_erlo che essa rappresenta la parte caduca dell'ingegno del/' Oriani. ' . E alla « Rivolta Ideale » alla « Lotta politica in Italia » alle raccolte dei suoi mirabili ~rticoli di varia indole che dei,e rivolgersi chi voglia -devotamente e utilmente· affissarsi nella divina sfinge che fu l'anima e· la figura ·di. Alfredo Oriani. Solo chi ai,rà fatto sangue e ca'rne del la sua vita la « Lotta politica » potrà dire di conoscere la storia d'Italia, intenderà la pro/onda intima realtà dell'eroica febbrile odierna passione nazionale. La « Lotta politica 'in Italia » è come una serie di tai,o/e lapidarie, doi,e l' Oriani, riassumendo a ser· i,izio della propria originalità l'intenzione di qualche possent'7 filosofo che lo precedette ha segnalo in duri .caratteri romani la calda feconda i,erità del suo genio luminoso e definitore. La lettera che noi pubblichiamo, rii,eìa la coscienza che l' Oriani ai,ei,a dell'opera propria e servirà, speriamo a deprecarne l'amaro destino che egli fissa alla propria fatica. Disperdono i gioi,ani la maledizione che il grande deluso amore ponei,a sulle labbra del- [' inquieto e misconosciuto profeta romagnolo. , « . Mio CARO, » Perchè vuoi tu t~cere? E tacere di un'opera n'ella quale il tuo spirito persuase al mio il coraggio di tutte le verità é di queste molte sono tue ? >> P erchè ti chiami Pigmeo in faccia a me ? Pigmeo tu che òoi tutti ammiriamo come uno degli scrittori più fini · in questi . tempi grossolani, comè una delle anime rimaste· pure e radiose nel tramonto d' un' epopea nazionale. » Via, mio caro, la modestia non è sempre una virtù, specialmente quando conclude ali' inerzia e .ricusa le bàttagli_e d~lle quali la coscienza pubblica attende la propria ge~era~ione. >> Senti : · io sono o sconosciuto o male giudicato in Italia·. I miei primi r<:>manzi,dei quali - le andacie falsarono agli spiriti· dei · più I~ ìntenzioqi artistiche, mi hanno dat~ uea reputazione di romanziere bislacco ed impuro : i miei libri posteriori, di scienze non furono letti: Matrimonio e Dogali s~no tuttavia ali' ombra. Ora tocca ·alla storia d'Italia. In essa io ho pensato quanto potevo, voluto quanto . ho pensato : mi -sono forse chiuso: e tu pure me lo dicesti . quella sera, ogni via ali' azione; ho sacrificato _quanto· restava di me. » Ebbene: gioverà al paese? Indubbiamente . ' -ma ·bisogna che il paese sappia, occorre costrin.. gerlo a fissarsi in questo sp~cchi~, a ridiscendere attraverso questo libro nella propria coscienza, ad arrossire, e a fremere· per poter daccapo credere . ' e sperare 1n se stesso. E coloro che serbarono al pari di te il culto dei grandi-' eterni ideali, ~' allontanano magari per un senso melanconico di ammirazione, e I' ammirazione parmi davvero ·soverchia • •~ questo caso : che resterà attorno a me, quale araldo griderà la nuova parola ? . Bi lioteca Gino Bianco

>> Vedi, Ciuseppe, il maggior~, il più vario,, il più elastico dei giornalisti d' Italia,. il fondatore del -morto Fracassa, il maestro di Lodi e di Scrafoglio e di tutti i giovani articolisti ; lo scettico del pensiero,. il cinico talora dell'azione, ieri roto-. lava da un fiacre scorgendomi, e mi saltava quasi al collo per ringraziarmi del capitolo su Pisacane, e mi ripeteva quasi le parole della tua lettera sì buona, concludendo che si farebbe sul mio libro - ' la congiura del silenzio. >> Egli diffi_cilmentepotrà ingannarsi. >>. Qui a Roma il giornalismo è fermo nel più ignobi~e marasma : tutti sono venduti, i giornalisti al ministero . a tutti i prezzi, il pubblico non sente, non pensa, non legge : volumi come il · mio spaventano per··la l • mole meglio che non tentino per la inateria. » Chi parlerà ? >> Dacca.po dunque il silenzio, su me, sulla mia.casa, dove miopadre e mia · sorella soffrono \ • - • ( I delr ombra che mi offusca ; silenzio daccapo sulle verità che debbono .salvare la nazione... » A quando dunque la diana della riscossa intellettuale e morale ?. Pensaci, mio caro, non · è di réclame che trattasi fra me e te ; nè io te la richiederei, nè tu potresti farla. Dimentichiamo assieme che io sono I' autore di questa storia. Magari ·sarò un giorno dimenticato nella ·gloria di ·un altro più fortunato e più forte che rifar~ la mia , strada, ricostruirà il mio monumento, ma guardiamo ora al libro : utile, divulghiamolo ; inutile, scordiamoci di averlo io scritto, tu letto, e saremo ancor cortesi verso di esso. » A ogni modo scrivimi qualche cosa ahneno , per lettera: tutto nel libro non può averti soddi-. sfalto, mostrami i difetti ' maggiori, gli errori più funesti, le insufficienzepiù · rid.icole. Chi sa quante e quanti ve ne saranno ! · e sopratutto conserv'ami quell'amicizia di-cuivado tant~ superbo. '. Tuo ALFREDO RIANI » . • ·ALFREDO ORIANI .. • Biblioteca Gino Bianco • •

• r . . I I • I , Canto dell' amor superbo ../ I. O giovinezza, ·bracca mia rubesta, eh' io trovai al ·ritorno in su la pòrta, come il cane d' Ulisse, a farmi festa, - e la divina gioia non t'ha morta, ora che Italia le sue _mute appresta ed in arcioni a dritta mira .. è sorta, o mia brac~a fedele, alza la testa e a nova caccia l' usta riconforta. Io del sonetto il classico guinzaglio cinsi a1 -fulvo.tuo collo; òr nella mischia con l'usato alalà, ecco, ti scaglio, · e dove la foresta ulula· e fischia andrò cercando il mio aspro bersaglio : chè per vincere l'arte il cor si rischia.· • BibliotecaGino Bianco ... -. I • .,.

{ , . . . . . . ' . , , . • • . . . . , -- . . .. II. . ' Giovani, ·male la virtù· di Roma .. soffre comodi ritmi e gerghi scioéchi: solo bellezza tiene per la ·chioma .· . chi dura immoto al lume de' suoi océhi. , . Se prima all'arte il muscolo non doma niuno impenni .la freccia e l' arco scocchi; .-niun· può del cielo reggere la soma se alla -terra non ha saldi i gi~occhi. Raccende i fari l' ideale insonne ~· ed alle prode çlella· vita nova '"· · apre le vele-il ·giovinetto orgoglio : · ,ma chi d'Ercole varca 1~ colonne ·e date corone, o epigoni !) ritrova i nostri .nomi incisi in ,su lo scoglio. Bologna, febbraio 1925. CARLO ZANGA~RINI I • .. . • • , iblioteca Gino Bianco .. ' , . . . . . , ..... I . ' ' . ' • ' •

I SUPREMIGERARCHI DELLA MILIZIA • , BibliotecaGino Bianco ,

• • Biblioteca Gino Bianco

, , ,. • . , • • \ • • • • I • r J ,,, .. • Biblioteca Gino Bianco

, LA CASA DE,L FASCIO • L'attrattiva della nostra vecchia Bologna è offerta sopratutto - chi non lo sa? - dalla bella varietà dei suoi palazzi. Il desiderio di ripararsi dalle nevi d'inverno, dai calori eccessivi d'estate consigliò gli antichi costrut- ' , , • • ,. ♦ del periodo ·bentivol~sco, s• arricchì di case e palazzi a portici di vivacissimo effetto e di una molti,plicità piacevole di motivi statici e decorativi. Per fortuna dei tempi, non ancor oppressi da troppi vincoli pubb1ici, per genialità, - ' . . COLONNATO DEL CORTILE ·tori ·a· provvederla a,mpiamente di portici ; il che diede luogo ad una architettura prevalentemente orizzontale nella quale il"rapporto fra l'altezza e la larghezza non è osservato. Mentre, per esempio, Firenze abbonda di edifici .everi, dli pure linee, ma nei quali la mancanza d,i aggetti e di profondi effetti di chiaro-scuro, reca, all'insieme, qualche monotonia, Bologna invece, nel rinnovamento edili~io sopratutto dei piacevoli costruttori di quel :bel tempo antico, la più gaia varietà di linee e di proporzioni consentì alle lunghe file di case provvedute di portici di presentare una attrattiva non mai veduta. E i ta~liapietre, i maestri del cotto, i decora-tori profusero sui capitelli, sulle ghiere dei portali, intorno alle eleganti finestre le grazie del loro scalpello e della stecca. -:• 9 ·=· BibliotecaGino Bianco

Fra i più fastosi edifici di quel periodo aureo l'arte nostra è l'antico palazzo Fava già Ghisilardi, casa del F1 ascio. del- . oggi Richiamarne qui le vicende principali e i lavori recenti può giovare a ricordo di chi sa, a vantaggio di chi ignora come esso e quando sorgesse, si arricchisse, si trasformasse. L'antichissima Casa dei Conoscenti - di cui buona parte rimane tuttora - doveva svolgersi occupando anch~ l'area del palazzo Fava. I recenti lavori nel ·sotto.,uolo vi di quel periodo magnifico, piacevoli notizie intorno alla fahbric·a di cui parliamo (1). Nell'archivio Ghisilardi (2 ) trovai infatti un copioso incarto dì un processo del 18 gennaio 1491\ provocato da una lite fra i proprietari del palazzo e un suo inquilino. Come ~i vede, il fenomeno, a Bologna, ha tradizioni secolari. Ci guarderemo dal rievocare, attraverso le considerazioni e i cavilli del diligénte ma verboso tabellione del 1491, le consid~razioni delle due parti e le conclusionali. (,i ba~terà apprendere dalle preziose carte e dalla bocca dei testimoni chiamati a deporre nella compli~ata diatriba LA LOGGETTA DEL PRIMO PIANO hanno pure rivelato notevoli ricordi romani, con tracce di una via lastricata e di mura 'potenti. Sembra che questa seconda parte dell'edificio - che a l}Oi ora interessa - fosse di proprietà, nel 1390, degli eredi di un Bettino Cattani per passare più tardi, nel 1428, a un Giacomo Garganelli. Veooe poi in proprietà ai Ghisilardi - o Ghislardi - che la ricostrussero dalle fonda1nenta nel 145214 5 3. Più importante è sapere che l'attuale costruzione, o almeno il rivestimento decorativo e il leggiadro cortile, appartengono al ·1483 cìrca. I freddi documenti delle antiche carte, che ~anno rivelare i loro tesori nascosti a chi li indaga con fede, mi per,misero anni sono di :e-coprire, insieme a molte altre sui migliori edifici bolognesi BibliotecaGino Bianco • • • • (e, per fortuna nostra, i testimoni eran ,precisamente quasi tutti i costruttori del palazzo) queste preziose notizie: che ·r edificio era stato costruito sette o otto anni prima d·el ' processo, quindi intorno al 1483, da mes~er Bartolomeo Ghisilardi un cittadino bolognese, diremo così, in vis:ta, con riieohezza di sale, con comodità gran.di e piccole, con gran cura di pareti massicce e solide per inate~ riale scelto (non dispiacerà agli attuali proprietari questa buona garanzia riesumata dopo oltre quattro ~ecoli di ( 1 ) F. MALAGUZZI VALEl•l L' architellura a Bologna n~lla Rinascenza. Con molte tavole e illustrazioni nel lesto. Rocca S. Casciano, L Capelli, 1899. ( 2 ) Busta 6, 1491, 18 genn. Rog. Gaspare Ruffini. IO •:•

' BibliotecaGino Bianco FACCIATA IN VIA MANZONI •:• 1I ••• • •

• immeritato silenzio), e che la spesa era salita alla cifra, in allora m~lto cospicua, di ottomila ducati. I bravi cost~uttori si cbiamavan mastro Gilio o Ziho di Battista Mon tanari muratore ma~stro Pellegrino di Giacomo di Maglia-. trici: agrimens~re e carpentiefe, ·maestro Pellegrino fale : gname, maestro Andrea di Merico carpentiere. Eran' s tati chiamati a dirigere la costruzione - osserva il do cumento -- come uomini praticissimi d'architettura il Mo ntanari e un secondo che, purtroppo, non -è ricordato. Non deve far troppa meraviglia quel nome, o,gg1riserbato a . ·.f ntesi a un muro dello stesso palazzo, una queshone r1 ere . . , . . . G' ni da Siena e N 1colo da Castel d1 certi maestri 1ovan . . . d- • B . . t ~ di' un Giovanni d,1 Guido maestro dr e ritti mura ori, . l h Co dop o sono pur chiamati probi e famosi egname c e po - . e pur non pare che avessero preso parte alla zngegnert, s f bb . Intanto apprendemmo, da altra fonte, che mae- a, nca. I .. G . 1· d' B tt1'staaveva lavorato a costrurre a v1cma stro 1g 10 1 a , I . d h' delJa Madonna di GalJ.iera. E, benohe egg1a ra c 1esa · .. questa volta non• sia riportato, per qu:ella poca pr~c1s 1one dei nomi che è anche caratteristic:1 di quel tempo, il n ome SALONE o·ELL' UNIVERSITÀ più moìlesti artigiani,. di muratore· dato al l\.1ontanari. In tal mod~ .ven.ivanochiàmati allora anche i maggiori arc hitetti. Il Montanari fu verosimilmente l'ideatore dell' e di- · . ' ficio,, bènchè prove non vi siano. Nel Quattrocento non di raro il çapo mastro, su uno·schizzo rudi-mentale di un arc hitetto o a •idea propria, ispirandosi a costruzioni nello stile di modf;l, :inaizàva l'edificio, che, a cose fatte, ci presenta va quasi s~mpre severo, piacevole, eleg,~nte._Il che non to glie che un· e~ame attento riveli qualche volta, a tradire l ' assenza dell'artista architetto; incongruenze bizzarr~~ · Una sentenza del 19 dicembre 1503, che rintracciai fra quelle carte riicordate, fa il nome, per esempio, quali periti per \ . , di famiglia, abbia·mo ragione di credere che fosse pro prio - - il nostro Montanari. La ripetizione nel palazzo dei Gh isilardi dell'originale coronamento della facciata della chiesa, - . l'analogia nella for•ma✓allungata delle :finest~e, i rapporti ge- , . nerali, pur tenendo conto d~l -è:liversocar&ttere delle due co- . , struzioni, contribuiscono a farlo credere~ tél!nto;più ch e lo stesso Bartolomeo Ghisilardi aveva-i'appresènt~to i deputali . . . della Compagnia dei poveri Verg:Ognqsi~-proprietari d ella -chiesa-edel vicino t'itiro. ~~r complet~iè 110· ~o' la storia degli edifici vicini già di quella Compagnia - storia conn essa per vice_ndee per ,arte ispiratrlce a quella del palazzo dei Ghisilardi - aggiungeremo ,che nel 1 5 1 O un maestro Do- ••• • 12 ·=· Biblio ca Gino Bianco

' ~ • .. BibliotecaGino Bianco BIFORA DEL GRAN SALONE • • • • 13 • • • • \ • • I ' -· 1 # '. ' "'- ·' ' _ ... '

nato di Gaio da Cernobbio laiapreda - anche qui è a notare la modestia del nome,. in confronto al significato odierno - scrivendo il ,primo gennaio 1 5 18 ai presta11-· tissimi et honorandi operaj de sancta Maria de Caliera lamentava di attendere da otto anni la sua mercede~ per avere lavorato alla attigua Casa dei Vergognosì, (rilevante tuttora sotto l'intonaco le pure antiche forme) e scongiurava ' che essa non fosse invece devoluta a la M adona per noTI havendo lei bisogno. et per essere un povero de roba et più assaj de sanitade talchè il povero artista si· raccomandava future decorazioni -. dell'antica casa della stessa Compagnia dei Vergognosi conservato presso l'Archivio di Stato e pubblicato altrove (1 ). ·Ma n,el disegno non figurano, questa volta·, gl_i archetti del coronamento. I palazzi bolognesi di .quello scorcio di secolo vi sostituirono di preferenza · piccole finestrelle tonde bellamente incorniciate. Il IVlontanari, ispiratosi a buona fonte, alterò tuttavia qualche poco la purezza antica, indotto dall'ambiente petroniano disposto alla ricchezza e all'esuberanza forte del- }'e pressione artistica con quei pilastri polistili, con l' evi- ,. SALA DI LETTURA DELLA BIBLIOTECA per miglia 1Jolle agli « honorandi >> ma restii ~onfrateHi. I quali, amiamo crederlo, dovettero de.cidèrsi a pagare il poveruomo, se bandirono poi un concorso pel completamento della facciata dell'edificio loro a cui risposero artisti di grido, fra i quali non cono ciamo tuttavia quello prescelto. Per ritornare alla attigu~ chiesetta e al palazzo Ghisilardi v'è, nello spirito animatore delle linee architettomche dei due superbi edifici sorti, l '~n contro I' altro a distanza cli pochi anni e· prescindendo dal1e decorazi~ni lasciate, secondo l'uso dèl t~mpo. ~1l'ini7i~t1 "va · d · l • - · · · -·-- • e1 a1apreda, un ricordo delle eleganze to~cane. Ricordo meglio persuasivo in un disegno - spoglio ancora dell eventuali BibliotecaGino Bianco dfnt~ 05tentazione dei fregi, e sopratutto, nel cortile, con un ncercato moviment d" 1· d" . . . . G,. . 0 1 inee e 1· aggetti ornatiss1m1. . h accur ah e sapi enti restauri dell' ing G Z h' . • t. 1 19 • . ucc 1n1 compiu 1 ne I 5 d I C . - r:co . . a cura e ?m1t~t_o per Bolog-na Stod A:nstica (al. quale la città, da Alfonso Rubiani a oggi, deve tanto a,m d" · . • . oroso e 1s1nteressato lavoro d1 rievocazione edilizia) h .d . f . ·. anno ri ato al ricco palazzo le ..orme estenor1 origina!· I .,,d · 1• comprese e ifìnestre che avevan p.r uto, men che una i t f . I d . V . ' ra on e e· collonette di pietra l angnana. I r . f" y • • • . mer I stessi urono consolidati. Sorretta (1) MALAGUZZI VALER}· 0 . p · p. c,t. ag. 122.

• CANCELLO IN FERRO BATTUTO BibliotecaGino Bianco

da sei archi a pilastri innestati a semicolonne su stilo-- bate, la fronte si presenta nobilmente, con le belle fì~ nestre bifore ornate di terrecotte, con la più alta fila di finestrelle centinate e - come le sottostanti - rac-- cordate da cornici a belle sagome di laterizio, con il suo superbo -corni,cione terminale di cotto nel quale, a somi-:- glianza di tanti altri di cui è ricca la nostra ricchissima a piccole arcate su svelte colonnette nel lato opposto all'ingresso, il corridoio scoperto a sinistra che sporge su arcate sorrette da quattro mensoloni esuberantemente scolpiti a variati fogliami, rappresentano quanto di più disinvolto e gaio si conosca. Che importa se non tutto è impeccabile, se l'innestarsi dell'arco d'angolo ali' archetto del mensolone . - non è architett<;>nicamente commendevole, se i mensoloni _, .. . , BIFORA DECORATA IN COTTO Bologna, s1 rincorrono dentelli, ovoli, cordoni, mensoline, rosoni, gole, conchig_liette. Pochi merli di puro carattere decorativo - come in altri edifici nostri - son disposti ai lati e a _~ala nel centro. L'antico fiero ricordo di bellica difesa s'era mutato, nel gentil Rinascimento, in motivo di decorazione! Se e_~triamonel cortile maestoso v~dremo d1 quante risorse disponesse l'arte edilizia p~tro~iana allora. Gli alti portici nei due lati paralleli alla strada, la loggia superiore BibliotecaGino Bianco • ••• . ~p~a1ono sproporzionctti al loro compito statico? L'insieme e_p1ace~ole ed elegante e l'effetto desideratq-dai non troppo r1goros1construttori fu raggiunto L' Id'· ·1 . . . ara 1ca genti e ricorderà il <:~~silardi com~ittente fastos~. -sugli stemmi dei mensoloni, nell'aquila ad amp1'e 1· -t· li . . . 1· B G . . _ a 1 aper e, ne e 1n1z1a1 · .' e, nel primo capitello .del portico esterno, accanto ia 1~essa'.- gentilizia, addirittura con le prime sillabe HA.CHI . .. " - . . --..-._... ~ ....... -·. L'interno è più signorilmente composto, più severa16 ·=·

• I . J , : IL FOND!ATORE DI "VITA NOVA " • BibliotecaGino Bianco

. ' . . , • I < ' .. , Biblioteca· Gino Bianco -

- mente corretto, a giudicare da quel che ne rimane e da quanto gli ultimi -lavori hanno rievocato. Le ampie sale a soffitto a c~ssettoni e rosoni dorati, i vani minori, le porte bellamente sagomate, attraverso a tanti ,muta.menti e a diversi cambiamenti di proprietà (dai Ghisilardi ai Musotti ai T ortorelli, da questi ai Piana e, nel 181O, ai Fava Ghisilieri) ricordan degnamente l'antico fasto. Gli ultimi lavori voluti dall' on. Arpinati, che vi ha prodigato cure e3/,j 3)6 r"' , .. ' navano. E han valso anche a far apparire meno sensibile gli adattamenti passati e presenti domandati dai gusti e dalle esigenze nuove. I due grandiosi quadri caracceschi meritano un cenno speciale. Essi ornavano un tempo una sala del palazzo T anari, come ce li ricordan le vecchie guide e dove eran ri,maste ad attenderli invano le antiche cornici a stucco. Acc0lti con più favore nella nuova sede essi - che rapCORTILE D'INGRESSO -- :spese rilevanti per adattarlo a sede della Casa del ·Fascio, hanno tolto il palazzo àntico da un po' di triste ahbandono in cui versava. L'opera di yalenti àrtefici per ornar le sale -di rivestimenti in legno possibilmente intonati al resto, le • felici scoperte di soffitti con lor decorazioni policromat~ riprese con l'usata diligenza dal MazzantÌ, il collocamento, nella sala maggiore delle conferenze, delle due gran tele caraccesche offerte generosamente in dono dal si.g. Umberto Fano e alle quali l'intagliatore Oreste F ederici ha ;apposte belle ornate cornici, tutto ha valso a mettere in ·onore il palazzo quattrocentesco e a far meno rimpiangere ·1a scomparsa delle stoffe, degli affreschi paJ'lietali, dei qua- . ' ,dri, dei ricchi mobili, dei bronzi che sicuramente l' adorBibliotecaGino Bianco • ••• - i presentan l'andata di Sant' Àndrea al martirio e il -Martirio di S. Gregorio - eran stati eseguiti nell'ambiente di Carracci, con grandiosità di concetti, con bel ·movimento di fi_ gure di guerrieri e di popolo, dopo il 1608. Uguali soggetti fur.ono·infatti affres·cati da ·Guido Reni e dal Do"menichino in S. Gregorio al Celio, a Roma. Annibale Caracci stesso avrebbe, secondo il Malvasia, affidata l'opera a Domenichino. I due grandi dipinti rimasti a Bologna furono forse tratti dai cartoni che Annibale e lo Zampieri prepararono in quell'occasione. In tal modo il palazzo oggi del Fascio si è venuto arricchendo e nobilitando in vario modo. Gli a1bitatori nuovi, che una comunanza di ideali e di vita accoglie, non I 7 •:•

, . asp1ran certo a ulteriori raffinatezze artistic he che i tempi mutati non sono più in grado di offrire. La vita incalza e la genialità che volle l'aggirarsi in queste sal e delle squadre degli artisti decoratori prima, l'allegro sv olgersi di cerimonie, di feste, di vane manifestazioni di r icchezza dopo, è lontana. Oggi unà accolta numerosa di giov ani vi è chiamata anche e sopratutto per elevate ragio ni di cultura. Una biblioteca, arredi di studi~. corsi me todici a cui si ' • \ prodigano volonterosi i dotti della città h anno dato alle austere sale un carattere che esse non cono scevano. Dallo studio e dalla concordia degli animi non possono germogliare che le nobili imprese del lavoro che produce, della pace dei forti che crea, a maggior decoro d el nòstro Paese. I bolognesi che hanno largamente contribu ito al risorgere odierno dell'antico palazzo le augurano e le attendono. FRANCESCO MALAGUZZI V ALERI • I RUDERI DI MURA ROMANA BibliotecaGino Bianco • • •• 18 ·=· •

• -, ' Sono le prima pagine di un romanzo.:. ferroviario intitolato appunto: ·« Il ~iglietto di prima » di Lorenzo Ruggi; romaTJiZò che uscirà in volume. r. Alberto Sòlima viaggiava in seconda. Già da qualche anno le sue condizioni finanziarie gli permè.ttevano questo ed altro. Passava le va-canze in luoghi di soggio.rno abbastanza rinomati, dove· faceva gran sfoggio d'abiti e di cr~vatte, cambiava scarpe tre volte al giorno. - ,Molto elegante quel giovane! - osservavano le si- . gnonne. - È il rag. Sòlima, un « bancario » - avvertiva il pa"drone dell'Albergo, informatore compiacente e paterno. . Molte ragazze confondevano « bancario n, (neologismo sin-· dacale ambiguo) con « banchiere », parola soda di vecchio credito. E questo giovava" a Sòli,ma. Dopo qualche giorno d'i çonvivenza, il gruppo femminile, gaiétto e pispilliho, già contava gli abiti e le scarpe di· Sòlima ·e ne seguiva la rotazione. Per le cravatte era tempo perso,. Alberto Sòlima partiva dalla c_ittà con un numero di cravatte, p&ri o superiore a quello dei giorni di sua vacanza: e ·se mai, alla fine~della stagione, si fosse trovato nella necessità di ripetere (siamo o non siam9 ?) si, riforniva sulla piazza. Doppioni mai! A questo ci teneva proprio. . Di volta in volta però, dopo l'uso, spazzolava, rìpiegava, riponeva il· tutto, con diligenza e buona regol'a. Così, a fine stagione, i· suoi abiti, le sue_ éravatte, le stie scarpe, rientravano in baule ancora fiammanti, quasi rivendibili,. Ed era felice. Felice come lo sono, su per giù, tutti coloro che queste cose fanno e le gustano. Per molti anni -era stato l'uomo « della terza classe » . ' quando viaggiava ed anche quando non viaggiava. Il giovanotto che compra le sigarette a due ,per volta, desidera; ma rinuncia a un vermhout e non prende il tramv che in occas-ioni straordinarie, perchè due s~ldi {allora si, pagava così) anche due soldi, pesano sulla disponibilità del bprsellino. Aveva avuto la fortuna autentica di salire adagio, ma di • salire sempre, facendo precedere, di volta in volta, tutte le sue graduali conquiste nella scala economica e sociale, da altrettante vigilie non brevi di desiderio e di sogno. Vigilie che equivalgono ad effettiive anticipazioni del bene e del benessere che poi si avrà. A moderare gli istinti, a tenere a frenò le incontinenze della sua macchi~a spirjtuale, aveva poi egregiamente servito, .per Alberto Sòlima, lo stesso genere di professione prescelto : ConB.i.blioeca Gino Bianco • • ta-bile, ragioniere, impiegato di Banca, bancario. Il più disi~volto degli Ì·mpiegati, ma impiegato. Il più aristocratico, il più snello degli uffici, ma ufficio. Ufficio, che sostanzialmente significa: gerarchia, ordine, orario, moderazione, limitazione, pazienza .. Corr.e le ruote di un orologio raffrenano il vigore esplo.sivo della molla, fino ad imprimere. sulle lancette indicatrici, quel lento passo misurato e misuratore -che rappresenta il colmo di un'andatura pacifica, così la vita d'ufficio, col sµo rigido ordinamento _interno, i suoi quadri in pianta stabile, i,l suo lavoro ad ore fisse, i suoi avanzamenti per anzianità e per merito, aveva avuto per Alberto Sòli.ma la vi,rtù inconscia di graduare i desideri, spezzettaTe le gioi-e, costituirgli, a poco a poco, una perfetta sfera di relatività, dentro la quale si stava benone e dove l'ascensione della sua vita per gradi, dalle ristrettezze alla prosperità, dalla prosperità alla •quasi agiatezza, si compjva . gaio, sereno, gusto~o e... gustato. II. _ . Soprat 1 ulto iUlllato. Con1e .se la godeva adesso quella sua seconda! 14ui che, da ragazzino, aveva tanto viaggiato in le_rza e; per di più, sui trenini di provincia, piccolo commissionario d'oggetti di cancelleria. Era un commercio esercitato un · , po' di frodo, dal padre, maestro elementare, con l'innocente complicità del figliolo. I regolamenti scolastici l'avrebbero vietato, ma come si faceva a campare? Morto _il padre, entrato in Banca, passarono alcuni anni prima che Alberto Sòlima si permettesse lo scialacquo di un mese- di v·acanza lontano dalla città. Ma poi vennero i tempi nei quali gli fu consentito l·argheggiàre. Il suo stipendio tripliéato di colpo. E allora, dopo un primo mese di vacanza vera e propria, cominciò ad accarezzar l'idea gioiosa di un successivo mese pseudo:.feriale. « Di giorno in· Banca, la sera in villeggiatura! Un abbonamento in sec~nda ! e viaggiare! )>. . . . Affrontare così, sera e mattina, due- ore o poco più, di ferrovia. « Ma che cosa sono p;r un giovanotto in gamba due « ore~te di ferrovia, sera e m~ttina,. in seconda e abbonato? )>. Ah quel poter dire . (< abbonato >> e tirar via, sotto lo sguardo amico del personate che ormai ti coqosce e sembra d'irti: « Vai, « vai! prima anc~ra che tu -esibisca la tessera >>. L'esibiva però lo stes5o. Lo solleticava, lo seducev·a il pensiero di poterla mostrare a tutto quel mondo dei suoi colleghi di ieri la sua tesserà di seconda! Ai poveri diavoli dalle valigie di cartone sJombato, ai campagnoli, con le mani ingombre di ceste, e fardelli bitorzoluti, ai viaggiatori di commercio dai campionari mastodontici, alle maestre di ritorno dalle prime lezioni ~ettembrine: a tutti coloro insomma che, volere o no, 19 ·=· •

qualche anno prima, erano stati i suoi primi compagni di viaggio. Ma come· gli appariva· squalificante e repulsivo (adesso, che lui viaggi,ava in seconda) quel loro biglietto color voglia di vino, esibito di solito con pinze d'unghie poco pulite o tenute fra i denti da poveri viaggiatori col viso congestionato e le bracc1e strappate giù dial gravame di valigie insopportabili. Lui adesso o viaggiava con una viligia piccola piccola o usava il facchino. - Avanti, facchino·! - E dopo aver superato le strettoie del· controllo: - Una carrozza, facchino! - gridava a quel suo schiavo per cinque minuti, che precedeva imperterrito, stralunat~, quasi per conto suo, s~ntiva gli ordini e li ~eguiva, ma senza voltarsi indietro ; così come i gatti che precedono o seguono talune volte i pa·droni in passeggi·ata sotto la luna, ma non ammettono esortazioni o richiamir ·!· 20 ·=· BibliotecaGino Bianco - Una carrozza, facchino! - E lo gridava in mezzo alla folla di quei primi aspettanti che, all'arrivo dei treni, fan argine alla colonna in uscita e dove c'è sempre qualcuno che si conosce. Gente che bene spesso tien gli occhi fermi sui biglietti che si consegnano e fa, se_nzavolerlo, un po' di statistica .ferroviaria: « Quanta terza ! quanta gente che viaggia in terza! quanti « abbonati di terza! Terza, terza, terza! Quello lì. no. F inal- « mente! Quello lì, è di seconda ». . _ E ad essere lui « quello lì » ci, teneva. Soddisfazione magra, ma ci teneva. Altro indice da metter con gli altrj. E siamo nell'anima di Alberto Sòlima. • • • • • • • • • • • • • LoRENzoRucc1 , • •

-NOVELLA DI SALVATOR GOTTA • I Anna Maria! Anna Maria! Vieni ·alla finestra. Solo che ti saluti. Anna Maria ! " La piccola sigµorina Perotti chiamò ancora, una, due, tre volte: « Anna Maria » che già il suo ba,h>boe la sua mamma erano usciti dal portico, nel viale. La signorina si volgeva indietro, guardava su verso ~'alta villa, .chiamando. Ma la finestra non si apriva ed Anna Maria non . ' s1 mostro. - Anna Maria I Anna Maria! - sospirò iJ conte Andrea, suo fratello,' rientrando nello studio a pian terreno, solo. - Chiamala, chia,mala, •sìI - sorrise ironico ed amaro - non ti risponderà. Ah Dio! Dio I L~angoscia di Andrea culminò così aspra e così violenta che il giovane credette soffocarne e d_ovèu~cire, vedere qualcuno, parlare con qualcuno, subito_. - Signor conte ..• Francesca, la vecchia ca,meriera, gli venne a lato, • BibliotecaGino Bianco • I - f ILLUSTRAZIONI DI GAETANO LEONESIJ • silenziosa nel passo, parca nella voce, lo guardò co' suoi occhi rassegn~ti che ora s' offU6Cavano di una grande malinconia: gli sorrise confìdènzialmenll:e: - Non_ è scesa ; non ha neanthè risposto ali' amica sua. E Andrea, alzando le spalle, ·mostr~ndosi crudo nei gesti e nelle parole più di quanto l'animo suo· comportasse : - E che me ne fa? Dammi ·,il fucile e le cartucce. - Doye vuole andare, a quest' or:a, signor conte? Sono quasi le sette, è quasi l'ora del pranzo. - Non mangio. - Può... può tornare qualcuno di quei signori del comitato ... Andrea scOSISle spalle in segno di sprezzo : · - Ma che ,com/itato ! Sono stufo, stufo, stufo, capisci, del comitato, delle elezioni, degli elettori, dei galoppini, di mia sorella e di tutto il mondo. lddio santissimo I I Lasciatemi in pace I ..

I Si prese il fucile, la cartucciera e uscì come un dispe"'.. rato, bestem·m'iando. Francesca lo sitette a guardare, ferma· su la sog,lia, il capo un po' reclino, le mani intrecciate in grembo; lo ·vide andarsene giù pel bosco, col cappellaccio a tesa calcato sulla nuca, curvo, vecchio. , Ve~chio ! Trellltott' anrìi, aveva... F iancesca era -entrata nella casa eh' egli era giovinetto. Francesca aveva vista nascere ·Anna Maria, sua sorella; aveva chiuso gli occhi al suo povero padre, a•lla sua povera madre.·V ecchio, Andrea! Prima che gli entrasse nel sangue 1~ follìa della politica, pareva un ragazzo ancora: fort~, ardito, lieto. Adesso? tJ q gruppo di amici lo portava depu!a,to. Quello era il gio~ stes_sodella votazioqe. Fin dal iµattino salivano alla villa frotte di' signori, di giovanotti aocessi in volto com,e_pazzi, che sbflaitavano discutendo, poi ridiscendevano in città, poi tornavano su più trafelati I e più scalmanati: UJil pandemonio. - Bastonate! Bastonate! Sicuro! In città, quelli guidati .da Marco Ciani si sono battuti a sangue coi clericali dei s'eggi! . Francesca non capiva il perchè· di tutto quel trambusto~ e- solo si angosciava per l'orgasmo di Andrea, e... più, oh molto più, per Anna Maria. . Aiina Maria? Una bimba; F raru:esca non aveva mai potuto pensarla. che come una bimbà, quella cresciuta fra le sue braccia, orfana di babbo e di mamma, quella che riempiva la casa di risa, di canti, di fiori, quella che formava tutta la gioia, tutto l'orgoglio cli A.ndrea~ il quale, perch'ella fosse sempre la reginetta della casa, aveva fatto rinunzia d'àltro amore, d'altra donna, della sua libertà stessa, della' sua ambizione stessa. Ma venne un giorno _(nonlontano) in cui Andrea levò la fronte ostile -ed imperiosa sopra la sorella adorata. Perchè? Contro Anna Maria? Francesca non credette, • dapprima, poi, Andrea le rivelò la vemtà e le gridò rauco: --- Mia sorella sposa di Marco Ciani, dì uno spiantato senza feqe ; m•ai! E fu allora che il ragazzo esaltato -:-- quello che era venuto lì alla yilla· tempo addietro, in qualc~e giorno di vacanza, vestito con -la divisa del collegio, a giocare· con la bambina - fu allora che Marco Ciani, poco più che ventenne, si cacciò fra- la ciurmaglia, per sobillarla contro Andrea, per vendic_arsi del superbo conte che gli aveva detto recisa.mente in faccia: - Fin ch'io possa ... mai! Ed Anna Maria aveva dimenticato l'amore di Andrea, di lei,. Francesca, d.ella casa, di tutto; s'era chiusa e inaridita, dapprima; poi s'era levata aperta•mente nemica .di chi le inceppava la sua strada d'amore eh' ella voleva ·correre di s•lancio, ardendo in ogni sua .fibra giovine .e sana. Andrea, dopo il folle atteggiamento politico di Marco, - avvelenato nel cuore, oltre che da quella sorda lotta fra- -t a dalla ·fosca ambizione di vincere fra i suoi concitta-- ern • , h. di.ni, divenne crudelle, nella sua· c?cciuta,ggine,. agli occ 1 stessi di F-rancesca: Passarono setti.mane e settI·mane; con Anna Marià non parlò più. Ed egli s'ecci 1 tò dello stesso vel~no che· gli s'attorceva nel ~angue, vie~più lottando coi suoi amici per prepara•rsi la - vittoria politica ; ed ella si· rinchiuse nel~ sue ca-mere in· alto delJa villa, mut~, fredda, guardando chi l' andav·a a cercare con occhi lontani, aouti come lame, più grandi ·nel pallido viso affilato dall'angoscia, arso dal desiderio vano. Che amore ! Soltanto le anime semplici, quelle ché si alimentano di libertà piena, che sbocciano alla giovinezza nella solitudine delle campagne, ,che si rinnovarono a ogni priimavera col polline delle piante, coll'aroma dei fiori selvatici, con la linfa delle fronde nuove, possono dare frutto ~ di passione così veemente e così ·vivida •di fiamme. Anna Maria, era gravata dall'attesa, come da un peso fisico che le prem~va il seno e le reni in lunga e éu.pa tortura. Che veleno le aveva versato nel sangue quel giovanetto dal viso glabro, dagli occhi spiritati, dai gesti ~rvosi, che un- tempo veniva lì, vestill:o con la divisa del collegio, e giocava con la bimba dai capelli sciolti? Scese la notte, ammantellata di vaste nuvole alte nel cielo stellato qua e là. Il bosco, senza vento, taceva cupo. Ma qualche u~- cello della sera pispigliava ancora e le nott_ole lanciavano già i loro richiami incerti, una vicina, un,a lontana, una lontanissima. Giù nella strada ,campestre che corre alla base del monte, passavano frotte di gente e parlavano forte: voci di donne, ma rade, e queste, per lo più, ridevano squillando argentine; voci d'uomini, irose, e queste dicevano frasi che acuirono l'orgasmo di Andrea fino al parossismo : quegli uom1n1 tomavano dalla città agitata dalla votazione politica: Montalto? -Macchè ! Montalto gli ha dato: sette voti. lo 1 1 'ho sempre detto; vedrete che il conte non riesce. È un uomo di talento, sì, ma ·ci vuol altro, al giorno d'oggi, per fare il deputato! - Poi.. p6Ì è troppo giovane. . Andrea, seduto nel folto, dietro la siepe, col. suo fu.. cile tra le gambe,- lì ancora nella positura .che aveva due ore prima, quahd'era venuto col pretesto di. appostare le ghiandaie, tendeva l'orecchio, tendeva tuitte le .sue facoltà, la sua volontà rude ver,so quegli uomim che, parlavano caldamente, presi anch'essi dalla .fiamma che lo bruciava. E clVrebbevoluto leva:rsi, ma non osava; tomiare alla villa, ·qia temeva che lassù l'aspettassero. i suoi a·mici per dirgli; Tutto è perduto. •:• 22 •:• BibliotecaGino Bianco

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