Via Consolare - anno I - n. 5-6 - aprile-maggio 1940

ANNOI - i-- ORIZZONTE Prospettiva Politica totalitaria VERTICI Giorni <li Settembre Tramonto dal Giani<'olo Discorso impossibile L'attesa La serie dei tramonti STUDI ORIANI: li Note sui Littoriali Detto fra noi Nostro giornalismo Falò Mortaretto Spedizione In AbbonamentPoostale Armando Ra11aglio/i A urei io Ca.r:wne/lo Vittorio Bonicelli A. della /3iancia A. della Biancia Vittorio 13011ù·elli D. Landi Occl,iuto Bruno Masoui Alfredo Grilli Cesare Bolognesi Nevio Atlatteini Rino Vicentù,o G. Santaniello IV,dter Roncbi G'ianni Marino Battipanni Te.spi Q1JP/!o cli gunrdia Lm:ù1110 de Rosa L'omino dei fuocl,i I Disegni e acquerelli di Luigi Pasquini Schizzi di Ettore Natliani I ~ APRILEMAGGIO - NUM.5 - 6 Fondazione Ruffilli - Forlì

' . Fondazione Ruffilli - Forlì

Anno I APRILE MAGGIO Num. 5-6 M E N S I L E D I P O L I T I C A E D' A R T E D E L G U F D I F O R L I Questo numero di « Via Consolare» esce clie l'Italia è già in guenu da una settimana e già il gesto della decisione si tinge della seducente aurçra della vittoria. Nella linea del!' onore, è cioè nella linea della fedeltà alla nostra tradizione interventista ad oltranza, del rispetto agli 1·m, pegni libn·amente assunti; del senso eroico della vita, Sovrano e popolo lzanno sentito scandir.Si; nelle parole del Duce, gli imperativi della storia e del destino. Non è questo un fatto nuovo nella storia nostra. Ma è forse nuovo, nella singolare disciplina con cui si è effettuato, nella solennità delle manifestaziom; nella cliiarezza delle premesse desunte da una certa scientifìca fatalità della nostra linea di condotta, i/ plebiscito della cultura per questo 1'ntervento. Vogliamo dire clze alle altre guerre aveva mosso più il cuore clze l'intelletto. A questa conclusiva guerra del nostro risorgimento, a questa gue,ra della maturità italiana, ha spinto la coscienza del nostro passato, delle caratteristiche geografiche clze condizionano la nostra politica, la certezza dellu superiorùà della nostra cultura e del/a nostra tradizione, su altre civiltà e su vecclzi mondt'. È giusto quindi clze noi rivendiclziamo questa guerra, come la guerra dell'intelligenza italiana, chiara serena equilib,ata e equanime, contro il confusionismo di termini della vicina repubblica ottantanovista e contro il mercantilismo anglosassone. Infatti la nostra guerra non si concluderà con la riannessione alla Patria di terre. 1'niquamente strappate, né con l'attribuzione all'Impero VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì

fascista di localù:à vitali nella strat,,gia economica, ma col definitivo e conclusivo prevalere della nostra conr.ezione della vita, contro le concezioni ? le non-concezioni deg·li altri. Compiti vasti; clze porrebbero }are tremare e vene e polsi a popoli che no·n avessero come il nostro il conforto _di altre grandiose costruzz·oni Jpirù:uab; ci verranno impostz: Giuristi e socio, logt; pensatori e letterati saranno mobilitati per donare al!' Europa la nuova ossatura per i pros, simi secoli di civiltà. A tPmoi naovt; idee nuovP nella continuità preziosa di una tradizione saggia e umana. Ecco perclzè, }ien· di imbracciare il fucile ùz questo momento o nel prossimo domani finchè l' ultimo dei nostri nemici non abbia desistito dalla follia della lotta contro la ineluttabilità storica, noi tuttz; uomini di cultura, pensiamo che la nostra ,grande impresa romincerà il giorno della vittoria e della pace. Le masse operaie passeranno al piccone e al tornio. Noi -,.itorneremo più matun; più ricchi di umana esperienza, ai codici e alle dure meditazioni nelle scon_finate campa!fne e sotto i chiarissimi cieli che sono i nostri più utili conversacon: Vùzcere la pace. Approjòndire i problemt;· centrandoli nel loro nucleo. Liberarsi da ogni vizio dello spti-ito clze sia grettezza campanilistica, vuotaggine di supe,jicialità; pensare che non e' è problema che non meriti lun,({o studio e osservazione projònda. Vedere largo, inserendo ogni ne, cessità immediata nel quadro dei!' avvenire e degli sviluppt: Giorni orsono uno di vot; camerati collaboraton; mi scriveva : « domani not ci presenteremo al mondo come vincitori della battaglia dei cannom; occorrerà vùzcere la battaglia dei sistemi; impedùe il ripetersi del celebre : Graecia capta ferum victorem cepit >. Noi non siamo proprio cosi barbari e le luci di Pari,gi non possono certo ,gareggiare cogli scintillii del Partenone e dello Scoo... ma il monito lza la sua evidente importanza che è inutile sottolineare. Il Fascismo lza inquadrato l'originalità dello Jpù-ito italiano e la sua migliore tradizione nelle linee della sua Doan·na, sintesi di pensiero e di azione; occorre diventare sempre me,[[liopadroni e per farlo occorre conoscere sempre più nel profondo quello clze il pensiero italiano lw espresso nP.i secolt: Non si comprenderà mai tanto l'immenso valore storico del Fascismo clze dopo essersi profondamente tu./fatz· nel mare del nostro passato, quel passato che noi rinneghiamo, e che non imbalsamiamo, ma che ajJ-èrnamo per cond,1rlo .fino alle mete del!' avvenire. In questo numero la nostra rivt:<ta studia Oriam·. Ecco un uomo del nostro passato, quel passato di ieri che è pù, lontano dal Fascismo clze non la repubblica romana o i comuni me, dioevalt; al quale dobbiamo fare capo per comprendere bene il Fascismo e per gustare in sintesi /a originalità della posizione italiana nel moto storico. Ecco una personalità clze q/fascina noi giovani per la sua forza, ma clze ci affescina anclze come studiosi per la passione clze conduce nel canone scientifico, l'inno clze leva alla grandezza della Patria, e anclze, non bisogna dimen, ticarlo. pe, la effettiva_ serietà e inoppugnabilità di tante affermazioni sulla vita e .ml carattere del nostro popolo. Una recente polemica lza fatto riaffermare al Fascismo di essere sempre pùì attaccato a questo uomo che fin dalle origini ha salutato suo precursore. Noi aggiungiamo clze, in questo nodo di eventz; lo ,,edtamo come vindice di quel!' impero di cultura e di civiltà che Roma sta per instaw rare di nuovo sul /11editer,aneo. ARMANDO RA V AGLIOLI 2 VIA CONSOLARE Fondazione Ruffilli- Forlì

La lotta politica ■ Italia 1 tre volumi de La lotta politica in I talia, sebbene siano stati da molti designati come il capolavoro di Alfredo Oriani, tuttavia, nel tempo in oui apparvero alla luce e per parecchi anni di poi, non trovarono nè critici nè lettori. Molto· si è scritto e dii,cusso, specialmente dopo la morte del Casolacco, intorno a quest 'opera ponderosa, in cui l'Oriani, contrariamente a tutte le norme degli storici di professione, pose il problema della nuova Italia. Tutto il vasto panorama della vita italiana, in un lungo periodo millenario, si squaderna nei tre volumi della lotta politica; dall'idea universale di Roma e della Chiesa, - due far.i che illuminano il mondo dal Campidoglio e da San Pietro, - fino ai primi nootri tentativi in Africa, attraverso le antitesi storiche del guelfismo e del 1ghibellininmo, dei comuni e .delle signorie, delle repubbliche e delle monarchie. L'opera è tratto tratto solcata da lampi violenti che rompono le tenebre dei tempi più neri e illuminano le vicende incrociatisi, sulle quali emergono, con potenza di attrazione e vivissima forza spirituale, le figure individuali dei grandi personaggi del passato, da Dante a Carducci. Perchè gli Italiani dalle molte vite potessero, quasi direi, mirarsi in questo specchio veracissimo e spietato, e, fatti consapevali del loro VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì di grande passato e vergogno,31 del loro presente abbandono, ritornassero ancora a credere e a sperare in se stessi, Alfredo Oria.ni trasfuse nell 'opera il soffio della sua ipai,- sione patriottica e la riscaldò con l'anima sua vibrante della fede nell'ideale. « Libro triste e terribi~~ », lo definiva l'autore medesimo; libro, in cui egli stimola le riposte energie della razza, e, abbracciando in una mirabile sintesi passato presente e futuro, studia e scruta profondamente il processo della nostra formazione unitaria, e con esso la genesi dello stato attuale. Quanto amara fosse la disilluisione patita da Alfredo Oriani per l'insuccesso completo de La lotta politica - che nessuno, come egli affer- .mava, aveva mai voluto leggere, e di cui le ultime centinaia di copie aveva dovuto i\lendere in principio del 1909 ad un libraio da panchetto sotto il portico della morte a .Bologna - ogp.uno potrebbe ,vedere nelle molte lettere esasperate e disperate scritte da Faenza, dal Cardello, da Roma, a parenti ed amici, durante i mesi in cui egli tentò -tutte le vie, ndbili, s"intende, e dignitose, per lanciare la .iua opera. Come se fosse stato profeta, tri•ste profeta in verità, ~gli aveva posto come epigrafe sotto il titolo del suo libro il motto superbo di Keplero : cc Il mio libro aspetterà il suo lettore ». L ·aspettò un pezzo, e solo dopo la morte del Romagnolo cominciò a trovarlo, e ne trovò poi uno dei più attenti e dei più acuti nel futuro rinnovatore delle fortune della patria, in Benito Mussolini, che con queste solenni parole esaltò la gtandezza del libro: cc Quella storia d'Italia così accidentata e tormentata, che è tutta un seguito di guerre civili e di rivoluzioni, quella storia che a taluno può apparire misteriosa e paradossale, a noi fu chiara e apparve logica, di una logica formidabile, attraverso i volumi della Lotta politica. Ci ,siamo nutriti di quelfe pagine, e conside- ·r,iamo Alfredo Oriani come un poeta della Patria, come un esaltatore delle energie italiane». 3

Ol~IIA\~I1EI1LAI\BOl~fll~IIESIIA Forse l'unica bellezza del primo romanzo H Memorie 1nuti li » - lo scriveva appena ventenne - di Alfredo Oriani è nel protagoni1sta Ugo Olivieri, che, romantico in ritardo, si trova sperduto, con j suoi ,sogni permeati ad un tempo di idealismo e di materialismo, nel mondo borghese del secolo XIX declinante ; ma - e ,sono convinto di non scoprire nulla di nuovo - in Ugo Olivjeri è tutto Alfredo Oriani, o meglio, se voiliamo accontentare la sua mania giovanile di firmarsi con uno ,pseudonimo, Ottone di Banzole, ,lanciante, fiero della •sua gioventù e della sua genialità, la sua vana sfida al mondo : vana e ,dannosa, perchè iil romanzo non esce certo - pur opera di un ventenne - dalla ,mediocrità e perchè questo suo altero dispregio per la società che lo circondava gli aliena subito, al suo JPrimo apparire nell 'agone letterario, tutte le simpatie dei lettori, jn maniera da no~ riuscire più - lui vivo - a riguadagnarsele, Infatti eisaminando in alcune decise pagine con amoroSOI, appassionato stuct)o, che fa presentire il futuro storico, l'aspetto delle classi· •sociali quali s,i presentavano in Ro- · ma, ,sul finire del governo pontificio, critica l'aristocrazia morente, delinea con vigore il ,popolo che, purtroppo, g1i sembrava rinnovare la plebe del basso imipero, cadente un giorno come il potere temporale allora, ma so4 Fondazione Ruffilli- Forlì pratutto disprezza, ironico e superbo, la borghesia : <C,, .prooato un forte disgusto p,er la borghesia. Victor Hugo scrive : che il dire ~ uno : borghese, vale un insulto, e ha ragione>>. Se Roma, dopo di averlo fatto fa.ntasticare classicamente e romanticamente insieme, con il quadro disgustoso .della sua modernità lo aveva reso scettico, istanco del mondo e degli ideali, l'ambiente proviinciale bolognese lo induce aJla reazione ; non vale la pena di chiedersi ancora : <C La vita è una lotta, De V auvenargu.e? E il premio sai dirmelo? », quando invece la vita sembra uno stagno in cui tutto imputridisce ancor prima dii morire ;per questo nei capitoli dell' (( Al di là » la borghesi~ è descritta con ribellione e con repulsione, fino ad affermare che eSGa è cc il trionfale aborto deUa nostra civiltà, il capolavoro del nostro 'buon senso cristiano e della nostra saggezza economica, del filosofismo liberale e delle rivoluzioni medioevali e francesi >>, E probabilmente proprio questo vivace contrasto con la realtà borghese,· che non rie1,ce a contenersi nell'animo dell'autore, ma ha bisogno di esprimersi con violenza, fa sì che i primi romanzi, sempre troppo autobiografici, , rtcchi di passione quanto di para- .dossi, trovano in loro stessi la loro condanna : e i lavori dello scrittore .romagnolo migliorano quando va scomparendo queBto ego1st1co, pretenzioso, continuo magnificare e parlare dii sè stesso, nel confronto, più o meno .accentuato, con il mondo contemporaneo, Quindi nei romanzi miglior-i pare che l'ardore del giovane si sia addormentato _quasi che l'abitudine a quel mondo negativo ne abbia lenito fasprezza, affievolita la voce son~ra ; si può addirittura obiettare che la borghesia sembra aver penetrato anche l' animo dell'autore, ma approfondendo l'esame si ,sente sempre v,iva l'opposizione fra i _.personaggi e il romanziere, che riesce a creare il capolavoro quando il lettore viene inconsciamente trascinato a yivere figure terribilmente, borghesemente umane, il cui dramma è in sostanza di agire, quasi come sotto ) 'incubo di una condanna, pensare, tormentarsi, morire, sepolti nel mondo greve e soffocante di Madame Bovary, Mentre Carducci esorta retoricamente con le figure del tem1po andato, mentre D'Annunzio blandisce i sensi del secolo ormai stanco, Oriani lo flagella, lo perseguita, lo rimprovera r,infacciandogliene l'anima misera, rappresentata particolarmente in cc Vortice » e in cc Gelosia >>,E quando finalmente il suo an~mo di storico ha il sopravvento, n~n manca di ,presagire la sconfitta della borghesia: H L' aristocrazia non _ama e. non lavora, la borghesia lavora e non ama, la plebe ama e lavora,,,,. perchè l'aristocrazia è morta, VIA CONSOLARE

la 'borghesia è moribonda, · La plebe è giovane e ha davanti a sè un avvenire )). Lo scrittore ha già di fronte a sè non più il problema spirituale della borghesia, ma quello po1itico e storico : e se egli non giunge a negare la funzione storica della borghesia nel nostro Risorgimento, tuttavia nella cc Rivolta Ideale )) la individua e la precisa nella sua terribile insufficienza. cc La borghesia era -la classe più colta, ricca e passionale; capace d'intender~ la modemità di oltre alpe e di oltre mare, soffriva nell' abbiezione imposta dai governi paesani alla -sua coscienza ; sognava la r,ivoluzione ma sapeva troppo bene Ia propria debolezza e l'indifferenza del pqpolo oer osare davvero. Lungament; il sogno osciUò fra federalismo e riformismo; •si voleva soltanto il più probabile . per arrischiare il meno possibile ; sostanz,ialmente la resistenza dei governi era pressochè nulla, e la protez-ione accordata loro dalle diplomazie estere poco più che formale : un moto generoso di sollevazione sareb'be bastato contro i foro eserciti di parata e i banditi arrolati· nella gendarmeria. Però non ne fo nulla. La lunga abile viltà nazionale degli ultimi secoli suggeriva invece speranze di aiuti stranieri, artefici di transazioni, scuse e rag-ioni a tutte le inferiorità : quindi l'avanguardia borghese dovette indietreggiare dalla rivoluzrione di Mazzini disertando l'epopea di Garibaldi per accordarsi ai pochi reggimenti di Vittorio Emanuele. Accettò di mutare la servitù dell'Austria in un protettorato francese mal dissimulato da un'alleanza ,lasciò la monarch,ja mantenere Mazzini in esil,io e fucilare Garibaldi ad VIA CO.VSOLAR.E FondazioneRuffilli- Forlì Aspromonte, incamerò i beni delle fraterie, occupò Roma rimanendo cattolica in un liberalismo fatto di buon sen•so e di volgarità, d,j istinti novator,i e di prudenze qualche volta profonde fino al genio ,, . Certamente dopo i risultati meravigliosi del "60 una politica moderata s'imponeva ali' Italia per non perdere in mosse arditamente rivoluzionarie, ma scarsamente politiche, il frutto di anni di fatiche, di sangue, di martirio e bi-sognava che l'iscinto rivoluzionario si accordasse col valore monarchico per rafforzare il governo italiano di fronte ali 'Europa. Ma quella che vuol essere una giustificazione si risolve in una completa accusa : dqpo di non aver certo agevolato il R'Ìsorgimento, la borghesia voleva renderlo inuti-le, che tale voleva dire arrestare l'ascesa dell'Italia in un volgare timore di perdere il già acqui•stato e credendo che il moto dell'unità d'Italia non avesse nessun altro fine. Certo la borghesia assicurò sodamente questa unità, ma questa fu funz'Ìone pasitiva soltanto per la sua negatività : questa classe che non ha fatto la rivoluziione italiana, perchè se anche i rivoluzionari italiani vi sono nati, per agire hanno dovuto rinnegare i principi ed uscirne, conquistato con la riivoluzione il potere, se ne dimostrava indegna, perchè chiamava il popolo al governo e scompariva frammista ad esso nello stato pseudo-democratico, e morendo più vergognosamente dell' aristocrazia. Così tutte le classi sono scomparse : « non ve ne sono. più )), ipoichè nessun J.imite le d'Ìvide esse sono automaticamente annulfate. Ma è riimasto, con la morte della borghesia, un più grande pericolo : il suo spirito, poichè il popolo, il popolo che rimane sempre la base della vita della nazrione corre il pericolo di lasciarsi imborghesire, comprendendo più facilmente ,gli ideali - se casì si possono chiamare - borghesi e ritenendo più faciile - come effettivamente è - la scalata alle posizrioni di questa classe. E Alfredo Oriani prevede che nell'ideale battaglia contro lo spirito borghese un' ardita giovanile schiera guiderà il popolo : verso il proprio vero miglioramento sarà la rivolta ideale ddla nuova aristocrazia. 5

UN ORATORE Il popolo italiano che ama -sentire, accosto alla sua fatica ed a•i moti del suo cuore, la iparola del fratello maggiore, che riscalda e conforta, incita ed ammonisce ,corregge e consiglia si è fatto un immagine intuitivamente vera di Alfredo Oriani come oratore. Senza averlo mai udito, senza aver ma•i letto un suo discorso. Oli è perchè la nostra gente abituata ad amare e ad esaltare l'orgoglio msofferente di soJ.itudine di 0riani, 11 di lui anti'borghesi- •smo, la di lui ambO:zione di gloria, la di lui italianità mtransigente non può che fa- . miliarizzarsi con un Oriani dalla parola facile ed avvincente, )dall 'aTgomentare Uog!ico e perspicace, dai gesti focosi e virili. Nè invero codeste qualità sono state usurpate dal rpensatore del Cardello. E' vero sì che ben poca cosa ci è rpervenuto di Oriani oratore, il oui ricordo manda faville nel- !' animo di coloro che ne cono8bero la fosforescenza di eloquio e la dialetticità spirituale, ma può dirsi a ragione che tutte Qe sue più significative pagine rivelano un andamento oratorio. Aprite la « Lotta politica rin ltal'ia n ; aprite la « Rivolta ideale ». Sia che vi siano disegnate le linee di un'epoca, ovvero il quadro di un periodo ~torico, sia che vi siano descritti i grandi movimenti di massa ovvero gli « eroi » che l'hanno dominata, voi •sentirete l'a 6 Fondazione Ruffilli- Forlì debolezza dello storiografo ma ;più ancora la forza del pensatore, il preconcetto del filosofo ma più ancora la passione e la fede dell'apostolo. Quest'uomo grande e ,geniale che proclamava le sdegnose verità del ·suo spirito, (che io oserei dire aristocratico e, con parola •sua, « popolesco n) •in un modo così !battagliero ed .inconciliabile, doveva spiacere agli uni ed ag~i altri per /_)iacere solamente a)la propria coscienza. E •intransigente Oriani si mostrò sempre. Negl,i scritti e nell'azione," nella parola e nei sentimenti. La forza -dialettica radicalmente insita nel suo spirito, la volontà incrollabile di affermar- •si lo fecero rifuggire da ogni zona neutrale, da ogni tenta- •trivo di acqu1esc1enza e di compromesso. Contro tutto e tutti. Una volta a Rimini - mi raccontava qualche tempo fa• quell 'irnpareggiabile Maestro della parola che è Innocenzo Cappa - Oriani chiamato a collaborare ad una serata di celebrazione verdiana non esitò ad abbandonare il palcoscenico senza tenere il suo discorso, perchè a rpulbblico SI era mostrato -impaziente per il troppo prolungato esordio. Richiamato •successivamente, gli fu consegnata una medaglia d •oro come ammenda e segno di riverenza ma anche la seconda sua rievocanone di Verdi non convinse coloro che si lasciano cullare dall' onda della retorica, coloro (e sodi Nev.i<> ,AL,ttei"i no i P'Ìù) che non amano sia lustrato lo specchio della coscienza dei Grandi per vedervi riflessa gretta e meschina la propria ,immagine. Oria~i era troppo antiborghese per soddisfare la me- ,diocrità ; era troppo in alto con ,j} pensiero per non affaticare tutte •le anime superficia- ~i. Così le sue parole H scritte » e parlate, le une e le altre nascenti dal cuore, nutrite di senbimènto, materia di pensiero, di devozione, di sincerità, erano costrette a duellare con i fantasmi di un sogno ed il pubblico, sferzato e rapito, offeso ed ammirato, temendo di venerarlo lo confinò tra gli attori di secondo piano. Egli ne sofferse con furore dantesco, coll'intuizione serena però che un' eterogenesi di fini gl•i avrebbe dato o prima o poi ragione. * * * Oriani oratore non ebbe e non lasciò appunti, disdegnò ogni SU'ssidio mnemon,ico. Questa singolarità davvero non comune anche nei parlator; come •lui veramente eloquenti non è che una ,riprova del suo abito mentale e spirituale. Egli che non possedeva nè l'esatta rigidità dello storico ma che con ardore respirava l'atmosfera incorruttibile della Storia, egli che non aveva la schematica limpidità del filosofo ma che con aggressiva irruenza avanzava lungo il cammino della verità, viveva parlando, parlava vivendo. VIA CONSOLAR/.:,"

Senza ispirazione, che è vita, non c'è arte. E l"oratoria è un'arte. Oriani, come tutti ,j veri oratori, aveva, per dirla con Cicerone, la mentis mc1tatio et permotio divina. Eccolo a Faenza : eccolo al caffè San Pietro a Bologna. Mantello nero, figura atletica, occhi d'aquila : scudfaciate contro gl 'imbel~i e vociferanti capi popolari ; rapidi voli sui campi seminati dalla storia di tutti ,j tempi e di tutti i luoghi: Dante, Guiccidrdini. Parini, Alfieri, Foscolo, Cavour, i suoi cc eroi JJ idealizzati e cc corretti H dal suo cuore in meravigliose rievocazioni: un 'oratoria a volta solenne e maestosa a volte turgida e travolgente come i torrenti della sua Romagna. Leggiamo qualche rigo del1" unico discorso che ci rimane di Lui. Son quattro cartelle, leggermente sbiadite dal tempo, vergate da uno dei pochi amici di Oriani. ln esse c'è, riassunto, ma con qualche brano integrale, - riiportato l'anno •scorso da cc Il Popolo d • Italia J> - un discorso tenuto dal romagnolo, in Bologna, al Circolo Camillo Cavour. Oriani, che succede ~elaa tribuna al Panzacchi che aveva tenuto una forbita oraz10ne, fa con uno scoppiettio d'imma;gin'Ì, con un lampeggiare di sarcasmi, con una vissuta rievocazione, il ritratto di Cavour, inca,rnante cc fra tutti i grandi uomini d'ltal-ia, il genio latino così alto e com- ,plesso H, ponendo abilmente il lbisturi del demopsicologo nella piaga sociale, politica, economica, morale del tempo in cui Egli viveva. L •oratore osserva che cc il •48 rappresentò non ,già la rivoluzione, ma la liquidazione del lungo ,passato federale italiano, e VIA CONSOLARI:: FondazioneRuffilli- Forlì che in esso quindi naufragarono tutte le vecchie forme politiche, mentre si spegnevano awena nate quelle non consentanee alla storia e ai1 l 'indole del popolo ... Nel ·59 invece si apre il periodo unirtario : Ca,vour lo domina, più vasto, più forte di tutti i cooperatori: Vittorio Emanuele, Garibaldi, Mazzini, tutti tramontano dentro di lui, tutti debbono fondere nella sua opera la loro originalità, anche in ·quanto ha di più riottoso e di ribelle. Cavour nnnova non Machiavellii, ma Guicciardin·i; lo rinnova, ma lo supera, perchè in Guicciardini l'uomo è ancora •3enza coscienza morale e senza coscienza patriottica. Cavour è una specie di genio poLitico mercantile, dentro il quale la idealità eroica si muta in feconda e vivente realtà )). Qui Oriani, con rapido ed indovinato trapasso, bolla col marchio della severità amorosa di figilio non degenere di Roma le camarille dei [POliticanti che obnubilano lo spirito e la prassi, il carattere ed il costume dell 'Urhe immortale. cc Mentre allora in tutti la pas- •sione eroica e suprema era di patria, troppi di coloro, che si vantano ali' avanguardia delfo idee, hanno l'aria di rinunciare alla jpatria come ad un• inutile anticaglia. Ma bisogna non sapere, non sentire per essere così ~nutilmerrte temerari ; lbisogna ignorare ciò che fu del mondo antico Roma pagana, ciò che furono poi la Roma cristiana, l'Italia del Rinascimento e quella di ieri dei nostri rpadri, per non capire che il mondo ha ancora bisogno della tradizione e della originalità italiana >>. Roma è 1 sempre sollevata da 0riani, con gesto spasmodico d'amore, sulla vetta più alta del suo cuore. La fede nei destini della patria è in Lui incrollabile, poichè Egli intuisce che verrà ·il giorno in cui essa riprenderà la coscienza deHa sua misr3ione e l 'orgoglio del suo destino. cc Non dimentichiamo - Egl~ disse al levar della mense nel !banchetto che seguì la riunione al Circolo Cavour - gli assenti, che ancora combattono, fedeh alla speranza di essere un .giorno. ricongiunti aU' Italia : noi non meriteremo di essere i figli di coloro che oi diede;o una patria, se ignorassimo quelli ~he soffrono lungi, sotto lo straniero. Erano· i Dalmati, l'altro ieri, che, reclamando il loro vecchio osp1z10 di San Girolamo m Roma, non domandavano in effetto che di poter portare la loro bandiera su per la vecchia, gloriooa scalea del Campidoglio : erano ieri gli isolani di Malta, i quali unanimamente si sollevavano, protestando contro l'enormità ,inglese, che, incapace di sopraffare l'incomparabile eroismo dei Boeri, vuol proibire a Malta la lingua italiana. Ebbene : anche in Dalmazia, anche a Ma./ta batte il cuore d'Italia e si leva alt.era la coscienza del nostro genio e la memoria del nostro impero, che fu nella storia quello che l'impero inglese non è ancora diventato e non potrà diventare mai. Al comando di Chamberlain i Maltèsi rispondono con la parola di Dante: ebbene, signori, credetelo, non sarà Dante il vinto >>. Oriani ha visto giusto. La Sua parala, specchio della Sua ardente anima, è la parola d •un altro grande figlio di questa nostra inesauribile Romagna. Roma non sarà vinta. Roma vincerà. 7

L' • • an t1c1 pa tor e d.i 13,,_u.11.r> .M.<>sr>tti Voce isolata in un mondo che non lo poteva comprendere Alfredo Oriani è rimasto lunga. mente nell' ombra fino al giorno in cui il Fascismo ha posto nella sua vera luce l' opera del solitario del Cardello. Per valutare adeguatamente il valore del grande scrittore romagnolo bisogna rifarci alle condizioni nelle quali visse. Di fronte al negativismo ·istematico dei più alti valori ideali, di fronte alla gretta affermazione dei più banali principi del materialismo imperversante in oolitica ed in economia, Alfredo Oriani reagisce con l' impeto di un' anima fìerissima, apostolo di una luce, che incontra nel suo cammino troppe nubi, che rimane lungamente soffocata e che riuscirà a filtrare vittoriosa sul buio di mezzo secolo quando, cambiati uomini e cose, la Patria tornerà a percorrere le vie dorate della sua storia, Sdegnato, fremente nella voce e nel monito, valorizzatore di un ideale umano,· che vede sperdere e allontanarsi, anelante di additare agli uomini le ve1·e fonti della spiritualità, Oriani s1 stacca dal mondo in cui vive e si eleva nella luce del vaticinatore e del precursnre. La disp~1·sione clelle coscienze doveva condurre inevitabilmente anche ad un fenomeno di triste as enteismo politico. I valori di Patria, Nazione, Stato, erano caduti nell' ombra, sostituiti da un senso egoistico ed individualistico, che, sganciandosi dalle tradizioni della storia, cercava nella vita solo I' interesse egoistico. Colpa in parte di una imperfetta formazione nazionale ; un popolo da secoli diviso e martoriato, non aveva saputo in così breve volgere cli tempo amalgamarsi negli ideali e nelle aspiraz10m, così che l' unità nazionale poteva dirsi alla fine del secolo XIX una espressione materiale e non una vera entità spirituale. Alfredo Oriani sente tutto il travaglio della grave situazione spirituale del popolo italiano; bisogna schiudere ad esso gli orizzonti della fede nell' idea e nella Patria, bisogna dare agli i1}dividui la coscienza di far parte di una comunità sincronizzata nelle aspirazioni, bisogna· istillare negli animi il senzo della razza e l'incentivo dell'ascesa. Sotto il prnfilo squisitamente politico occorre riprendere una politica autonoma, energica, insofferente di compromessi, che rappresentano quasi sempre un tradimento di ogni ragione ideale. Occorre che l' Italia esca dai propri confìni, ripudiando quella politica del piede cli casa, che è stata fonte di colpe.voli ritardi nel nostro sviluppo nazionale. Gli italiani debbono infine acquisire una coscienza coloniale per giungere in ordine d.i tempo alle vette dell' idea imperiale. Alfredo Oriani, il profeta solitario non compreso clall' Italia rinunciataria e passatista, due mesi dopo il regicidio cli Umberto I, cl!nanzi alla tomba cli Dante, così vaticinava il sicuro assurgere della Patria ai suoi più alti destini : < Se l' anima nostra vive ancora nello spirito cli Dante, se la sua parola fiammeggia al cli là dei nostri orizzonti, se ci resta una missione nel mondo ed una qualche potenza sopra cli esso, Dante, esule, straniero, perduto nell' ultima tenebra, vide 8 VIA CONSOLARE Fondazione Ruffilli- Forlì

lungi ancora per i secoli il trionfo dell' Impero italiano. Levate alto le bandiere in tutte le città, levatele più superbe e più alte, perchè oltre i monti, oltre i mari, ovunque suoni la parola italiana, si alzi un grido di fede e una promessa di avvenire >. C' è già in potenza nelle parole ardenti dello scrittore romagnolo il presagio della prossima grande ora. Con la « Rivolta ideale> egli getta le basi di una grande rivoluzione spirituale, che deve marciare lancia in resta contro tutte le grette concezioni materialistiche del passato e deve infondere negli animi il senso dell' alto valore dell' idea e la coscienza unitaria della missione affidata dalla storia alla nobiltà della stirpe. Per questo Oriani è stato giustamente definito come precursore del fascismo e la sua opera è stata degnamente valorizzata in questi ultimi tempi soprattutto per il diretto intervento di Benito Mussolini, che ha additato nel solitario del Cardello l' anticipatore ideale della rinascita nazionale. Oriani ha sentito e vissuto prematuramente questa grande rivoluzione di spiriti, ha vaticinato l' avvento di un Uomo che, al di sopra di ogni divisione sociale, avrebbe affermato l' unità e l' armonia delle classi e il concetto etico dello Stato. Oriani è quindi un precursore del fascismo, che non é sorto dalla contingenza dei fatti o dall' azione fortunata di pochi, ma che ha avuto le sue scaturigini profonde nell' anima più vera della Patria ed è stato lo sfocio naturale di una storia ricca di rinascimenti, l'atto di resurrezione di una nobile stirpe, che si evolve dinamicamente verso le vette dell' eccellenza spirituale. I vaticini del grande romagnolo sono divenuti la realtà viva del nuovo ordine instaurato dal fascismo che, dopo avere riaffermato ed accresciuto il nostro prestigio di fronte al mondo, ha elevato il concetto della vita e dello Stato, promuovendo l' unificazione degli spiriti. VIA CONSOLARE 9 FondazioneRuffilli- Forlì

POLITICATOTALITARIA Non è un aggettivo di quelli che si spieghino facilmente. · Parrebbe, ma non lo è. C'è ancora un forte nucleo di persone per le quali « totalitario » non ha che un senso strettamente negativo; è un senso di antidemocrazia, di antilibertarismo e spesso guarda come il tempo e l'uso possono agire su un vocabolo innocente - di costrizione. Ora, sarà forse bene chiarire che il suo vero senso non è affatto negativo, ma positivo, positivissimo : cosmico; che abbraccia nel suo significato non già il campo ristretto della politica empiricamente intesa, ma il campo universafo della politica fascista. Quello politica che, per• esser tale, diventa socialità e lascia lo piccola sfera della materia per abbracciare l'altra, immensa, dello spirito che la materia crea e plasma. Così si può cominciare a comprendere come la politica totalitaria sia politica di spiriti prima di essere, putacaso, politica economica. Ed è, questa totalitarietà non g,a una ·sostanza, un quid razionalmente individuabile - meno che mai per noi che non crediamo affatto nella razionalità dello spirito - ma piuttosto una forma, un modo di pensare e quindi, poichè tale è l'essenza del Fascismo, un modo di vita. T aie modo di pensare e di agire trae origine ·da/tla più antirazionale tra le posizioni che lo spirito può assumere : dalla fede; la fede 10 Fo~dazione Ruffilli - Forlì continua, instancabile, ardente fino al punto di diventare mistica. Di questa fede ognuno partecipa e se ne alimenta, traducendola in azione; e poichè universale è la fede, .universale sarà l'azione : sarà l'azione · che abbraccia tutti i campi, dalla cultura al passo romano, cioè a dire l'azione « totalitaria ». Ognuno poi agisce totalitariamente nell' am1 bito delle proprie funzioni. Universale è l'azione della Rivoluzione •nella quale ciascuno esplica una sua parte, sì da sentirsi 'cellula, atomo di questa gran- ·de costruzione; ma non già atomo insensibile, asservito ad ,un mostruoso organismo superiore ,divoratore delle singole personalità bensì atomo creatore, che fa rivivere in sè, per partecip.arvi, tutti i momenti di questa Rivoluzione : l'individualità non ne esce diistrutta, ma rafforzata come baise di tutta la costruzione ed essa stessa agisce universalment.e. In conseguenza ognu- ·no di noi diventa sostanzialmente partecipe della vita n·azionale e ne è motore, così da attuare la più vera e reale delle democrazie. In concrdo, politica totalitaria è collaborazione consapevole di cittadini al lavoro dei Capi. Per noi, nella nostra vita di gregari, è costruzion.e di piccole cose da inserirsi nel complesso delle grandi cose; ed anche le grandi cose non sono che i ,nomenti della Rivoluzione, i momenti della storia nella quale tutti viviamo e che tutti ,crei·amo. Si comprende quale importanza assuma sotto questo punto di vista la funzion.e della propaganda : intesa come tale la creazione della coscienza politica in ogni individuo. E qui ci sarebbe molto da ridire. Perchè ques&z funzione della coscienza politica, o/.trechè rispondere alle proposizioni di cui sopra, anzi, proprio in forza di esse, è anche un /atto profondamente umano. Qualcuno ha creduto di poter vedere nel/' Italia la riesumazione delle Stato-caserma : è una stupida castroneria; per poi non ,basta portare un el- · metto : occorre farlo con lo spirito di una profonda partecipazione agli eventi, il che, io credo è appunto umanissi: mo. Mi pare che al fronte abbia più valore un soldato che combatta sapendo di combattere per una Causa di chi h faccia senza cognizione, obbligato. Ma poichè non sono uno stratega, ritorno sui mrez passi, per osservare eh.e questa coscienza politica è comun- 'qu.e della massima utilità, anche se intesa empiricamente e al di fuori dell'importariza che assume nello Stato Fascista. Dei tanti errori commessi nella politica d'anteguerra moltissimi furono causati dalla generale impoliticità. delta popolazione italiana, specie . borghese. Impoliticità di quelli che assunsero un gesto di disdegno per la « politica sporVIA CONSOLARI:'

ca » lavandosi le mani per abbandonare il Paese senza avergli dafo un contrnbuto minimo di intelligenza; impoliticità della cultura « superiore » alle piccole contese del gldbo terracqueo; impoliticità 'de,lla scienza non concepita a servizio della Nazione. Così siamo arrivati a dire che occorre anche rendersi conto della realtà politica, il che consiste non già nell'incoscienza degli slr,at.eghi da caffè, ma nella cosciente comprensione degli eventi. La Nota I Littoriali quest' anno Si s01w svolti in clima di guerra. La sensaziooie della Vigilia eroica era neU' aria e ,iell' atteggiamento dei oonvenuti. Per questo le manifestazioni ufficiali sono riuscite naturalmente ferventi co me se ognu,w volesse dare per sè e per gli altri giovani il segno della propria preparazione al cimento. Ma che cosa dire se, nel campo più stretta,nente agoniStico e nel rendimento culturale non abbiamo avuto la sensazione che individui e Sistema centrale d' organÌ22-0Zio1te Joosero ali' altezza àeU' ora e del rompilb della nuova cultura italiana. Intendiamo ooc,uparci soprattutto dei oonvegni che · sostanzialmente costituiscano la originalità dei Littoriali, U centro pulsante delle giOvani intelligen;:e, e U nodo di radiazio. ne per La rompre11Sione della complessa psicologia della nostra gioventù. Altri, Lamentando carne noi, questa insufficienza han parlato di romnz.issari frettoloSi, di idee a rima' obbligata, d'una certa voglia matta d' into ,iare il « tutto va bene, madama La niarchese ». Ma nessuno o pochi, so. ,w stati OOSì Sinceri e medici cosi po. co pietoSi da rilevare la stortura essenZiale di uno degli elementi fon,. damentali della manifestaZione littoriale: La classifica. Ed è cosa che deve fare veramente peruare pere/I.è non è un difetto di meooanico punteggio VIA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì quale comprensione, se è ingenua nel popolo, deve essere tanto più forte nell'uomo di cultura quanto più la cultura stessa gli permette di comprendere ed agire : cosa che non deve esser molto facile - come tutte le cose beli.e - ad attuarsi, se vediamo ancora adesso signori stimati e colti, che magari si vantano cli conoscere Machiavelli e Bolero abbandonarsi a strani sentimentalismi per questo o quel paese della tormentata Europa. Ne avverrà che l'azione politica non si astrarrà più dai ·suoi reali creatori, i cittadini, ma li ingloberà in ogni ceto, 'in ogni grado, in ogni gerar- ·chia attraverso qu.esta loro ·partecipazione spirituale, ed ·abbracciando così ognuno, materia e spirito, sarà realmente totalitaria. In questo modo anche la /unzione della cultura vien~ ad avere il suo valore essenziale : -oàlore di colldborazione creativa nell'ambi-lo della nostra politica, che è storia. • S Ul Littoriali quello che noi voglianw rilevare. Troppe volte si è insistito sulla meccanica interna della classifica e ,wn e' è chi non comprenda l' artificio di una discussione che voglia essere risolutiva restando su quel piano così limitato e funZionale. Noi denuncia,- "'° un difetto vitale del sistema stesso ponendoci sul sicuro terre1w della realtà. Ed è, cliciamol.o su!m'o, difl!tto di presunzione. Non può essere clasSificata una massa intelligente e studiosa da quanto essa può esporre in dieci conciSi minuti di esposizione: non si può sopratutto in una OOSì ma/Sicura base di valutaziooie attribuire quella qualifica littoriale che designa, in assoluto, conte il migliore di una generaZione. In ques,ta sproporZione tra la prova e il risultato va ricercato il segr~to di tutta la disarmonia deU' edificio. Poiehè il cooworrente cercherà per lo meno di « figurare » ne; dieci. nunuti, a scapito talvolta della sua Sincerità, e il commissario, in cerca di elementi di UiudiZio, Si presterà ad ogni mano. vretta di segnalazwne che appe,ia ap. pena saivi Le forme. Noi, dei Littoriali della cultura, siamo tutti lavoratori del pensiero, giornalisti, organizzatori, conversator.i; ma chi documenta alle rommissioni liNoriali 1a nostra attività, U nostro curriculum? Ed ecco immediatamente tutta la provincia degli uoonini 11.uovi, totabnente sconosciuti e sfavorita ne; confronti dei nooni già chiari di quelli che vivono nella metropoli. Conseguenze: elim;nazione dqlla discusSiOne di elementi d'ingegno, ma meno abili nella tecnica della i11SinuaZione oratoria; sacrificio dell' individuo al gioco di squadra nella classifica. E' per questo che tutti i ragazZi intelligenti e onesti - anche diversi littori - si chiedevano: pere/I.è i11Sistere sulla clasSifica che, fatta come è fatta, non può essere altro che arti,- ficiosa e che risulta anche inutile ai fini dell'impiego dei giovani neU'att;.. vità nazionale ? Pere/I.è non dare al convegno il carattere d' un 'libero radu,w dei giovani selezionati dalle UniverSità italiane che metto,w a confronto diverSi sistemi e le diVerse sfumature di interpretazimte ? Se poi proprio una selezione s' in,. tende fàrla, perchè non citare a titolo di segnalaZione un gruppo di giovani, dieci, quindici, quelli cioè che da una discussione ben fatta e nutrita si mettano chiaraniente in luce? La segna. laZione dovrebbe però essere rompleta e mirare a dare possibilità di Lavoro q questi giovani: particolarmente poi, dovrebbe mirare ad evitare l' im,boscamento metropolitano e fissar li sulla breciia della provincia do. ve il fascismo non lo si crede soltan,. to, ma lo si pratica aspramente. 11

Verso la fine d ·agosto si cominciò a parlare di guerra. lo studiavo, ma venne Mario, che mi convinse che non serviva più a nulla. Allora ci trasferimmo al mare, per finire bene la nostra pace. Almeno così dicevamo, un pò a tutti, e ci pareva d'essere più leggeri di ,prima, ipiù sereni, come se li!berati da un peso e finalmente certi di qualche cosa. Cosa ,diavolo fosse, ,poi, non lo sapevamo davvero. La spiaggia s ·era liberata d'improWiso ed ora giac<=Vd riversa, quasi senza più nessuno. Si poteva sentire giorno e notte lo sciacquio •sospiroso . della risacca. Giocavamo suMa .sabbia livellata a ritrovare le nostre impronte. Ali' allbergo trovammo tre o quattro ragazze, che erano rimaste senz ·uomini ed ora ne soffrivano fisicamente la mancanza ; quasi facevano pena, perchè sembrava davvero che non ,potessero farne a meno. Cominciarono a correre dietro a Mario, assolutamente senza pudore. Era un magnifico maschio, Mario. Le giornate erano tutte uguali, mi pareva di trattenere un interminabile respiro. Era sospesa tra noi, al di sopra di noi, la chiara serenità· settembrina, preludio ali' autunno. Susanna ed lo ci •s•era destinati, vicendevolmente, quasi senza accorgersene : a volte mi pareva di morire di gelosia e ~ volte non sapevo che farmene. Era una ragazzina milanese con troppi ricci sul12 Fondazione Ruffilli- Forlì di la testina vuota e un corp1c1no perfetto. Aveva le gambe diritte, liscie, e sulla pelle una patina invisibile di saie, che la faceva opaca e odorosa come un frutto marino. Non sapeva che poche cose, Susanna, ma essenziali: sapeva che alle 11 si fa il lbagno, che alle 5 si gioca a tennis, e che la notte è fatta per ballare, per civettare, per dire stupide parole straniere a una stupida corte di giovani eroi criniti. « Tu mi piaci perchè sei forte, _perchè sei scorbutico, perchè sei brutto come l'autista di papà n. An:che per fare l'amore, la notte serve, un amore inquieto, senza respiro. lmoghen era una biondina straniera, di non so dove, che aveva tanta cortesia e distacco nei suoi grandi occhi linfatici e •spalancati in una specie dr perenne meraviglia ; che non era vera, come i suoi capelli, come la sua coroncina gentilizia. Le ragazze vollero andare una notte sul mare, con la barca, per vedere la luna: come se la luna fosse stata diversa da loro e meno sciocca. Una bava di scirocco sonnacchiosa e discreta ci recava un alito lieve di salma•stro. Sulle banchine, nel chiarore lunare del cemento, le nostre ombre si distendevano lunghe, deformi, grottesche. Le gattine morbide morbide profumate gemevano dolcemente di soddisfazione. Ogni sera ci s1 ritrovava tutti alla radio, tutti muti e pens1eros1. Allora soltanto s1 sentiva veramente uno 'Stato d'animo di vigilia grave. La gente assumeva buffe espressioni di segreto contenuto timore. La rndio lasciava cadere ad una ad una fosche parole d ·allarme. Susanna m1 tramortiva accanto, ed io m1 stupivo più del suo tremore che dei primi fatti di guerra. Noi non sappiamo vivere gli avvenimenti che attraverso i nostri più piccoli e meschini riffessi. C'era anche la piccola Lic liana, allora; ma non era come tutte le altre. Ricordo i tratti del suo vaso, le sue mani, come teneva le mani: ricordo le sue parole sillabate dolcemente, la quieta tenerezza deHe sue parole : così come si può ricordare qualcosa che si teme di avere perduto e che si vorrel:lbe non dimenticare mai 1Più. Aveva la bocca troppo 1 grande, e quando sorrideva pareva che soffriss~ ; e sembrava troppo una bambina. Era una brava, savia bambina. Facevamo il bagno insieme, tra i sassi del molo. L ·acqua era color verde bottiglia, chiara, di una trasparenza meravigliosa. Si vedeva perfino il fondo del mare, a volte cupo e . a volte colorato a striscie mutevoli. Si vedevano i •sassi muschiati d •a:lghe e tra essi, per un attimo, cefali fu~iformi ,bluastri, .che pare.- vano sospesi nell'acqua, senza vita. Giocavamo a ritrovarci sott'acqua, ed io scopnvo VIA CONSOLAl·U::

all'improvviso il suo corpo di adolescente fatto di luce e di contorni irreali, stumati. Un giorno camminammo insieme lungo un interminabile viale deserto. Liliana mi parlava delle tranquille cose della sua giornata. Macchie di luce e d'ombra si posavano soffici sull'asfalto, insieme alle prime foghe secche. Si era forse nelle prime ore del pomeriggio; intatto silenzio sulle cose, ci-scaldato dal sole. Liliana .parlava sommessamente, le sue pause lunghe erano senza inq~ietudine e somigliavano a una benevole attesa. A un tratto la radio di ,una villa cominciò a parlare della guerra. Come se fosse stata la ,prima volta, uno sgomento -strano, graduale, mi salì al cuore fino a farmi male. Mi venne la sensazione di una paura misteriosa, ignorata prima, che non sapevo conoscere nè frenare. (Sempre macchie di luce e d'ombra nel dorato silenzio meridiano ; Liliana mi diceva le sue pene di bambina buona}. Mi pareva di vedere nitida la mia vita come in uno specchio : non più ridicola, non più affannata nè triste : una vita, e nient'altro. Vedevo le mie cose di tutti i giorni, e insieme inespressi desideri, qualche rimipianto, quello che avevo desiderato e quello che avevo .avuto : così come si può vedere la vita di un altro. E in più mi venne un rammarico vago che mi pungeva gli occhi, come se avessi voluto . . piangere : piangere su me stesso; avevo la sensazione oscura che stavo per perdere me stesso. Tutto ciò che mi circondava cominciò ad apparirmi rivestito di un significato nuovo. Vedevo in lontananza, a tratti, il mare, 1 pm1 di una VIA CONSOLAR/:,' FondazioneRuffilli- Forlì villa frangiati ai margini con un pò d'azzurro, i ferri delle cancellate, le foglie secche sull'asfalto. (La manina di Liliana nella mia era così fresca, che mi metteva voglia di bere, di dissetarmi}. Le cose s1 protendevano nuove verso di me, mutate, ora per la prima volta vive ai miei occhi : si protendevano verso di me o io verso di loro, per non lasciarle, per non lasc1arm1 trascinare via. * * * giorni di Settembre ·sono ormai lontani. Siamo a primavera avanzata, ai margini delll' estate. Invece che avanti, tuttavia, quasi mi sembra di tornare indietro : ma io non voglio ritornare indietro ! Al mare, ne sono sicuro, adesso è come allora. Ci sarà qualche solitario a sciuparsi la spiaggia vuota e il mare intatto. Forse l'albergo è ancora chiuso, o c'è ,già la padrona, la signorina Virginia, che legge in un libro dalla copertina verde i grandi drammi della storia. Allora fingeva di leggere e dormiva, oppure pensava alla guerra e piangeva, sommessamente, sui peccal1 degli uomini. Sotto la mia finestra l'afa del pomdriggio addormenta. Mi sale il rumore delle boccette di un .biliardo. Dalle persiane socchill',e il sole è venuto e m'ha lasciato sul pavimento una pozzanghera di luce chiara. Una volta mi avrebbe detto grandi cose : ora non più, ora tutto è diverso. TroJJIPÌ mesi sono passati dal settembre, dalla guerra di settembre. La guerra non è più nulla di mrsterioso, al di fuori di noi ; la guerra è m noi, nella nostra stessa coscienza. E non ci fa più paura. 13

cl' att.Ma Maria, vado alla guerra. Pensami come se fossi vivo per sempre. E canta. Ho raccolto a pezzetti le canzoni del nostro amore e ne ho fatto una spada. Ora soltanto so perché soffrivo. In mutevoli forme I' oscura presenza mi si svela : sento significato nuovo nelle cose e più bello. Presenza di guerra e di morte mi si fa carne intorno. Ora soltanto so ciò che attendevo. Vado alla guerra, Maria ; tu non piangere : io ti prometto che sarò vivo, per sempre. VITTORIO BOi':ICELLI Ho nel cuore tante parole perché non le posso dire ? Oualche volta mi par di morire tanto I' èmpito mi duole. È un pensiero quasi da nulla che poi dice tante cose, ciò che udirono le spose quando ognuna era fanciulla, 14 Vorrei dirle a te che passi, occhi chiari ciocche serene, ma il discorso non mi viene; sono asciutto come i sassi. Fondazione Ruffilli- Forlì A quest' èmpito che mi duole tanto che a volte mi par di morire provo se mi riesca di dire - ma non so - quelle parole. ARCANGELO DELLA BIANCIA VIA CONSOLARE

Sui tetti rossi pesava l'attesa dell' insondabile notte. Terrestri voci a vaghe lontananze pigramente approdavano e la palma curvata delle foglie si rapprendeva in seno allo sgomento. Uomini stanchi, dolenti pensieri chiamavano la sera come un tacile dono. e tu la notte un mare sulle rive del tempo. Ouando I' ansia del cielo palpitò - hanta vertigine d'ombra tino ali' estremo lembo: ARCANGELO DELLA BIANCIA k seJJ.e dei t:Juunom Murati mi sembravano gli occhi, li à sigillati la pena che non trovò piu lacrime da piangere. .Arido vento mi ta cencio I' anima e con asciutti occhi guardo ogni sera declinare il giorno. DOMENICO OCCHIUTO LANDI VIA CONSOLA RE FondazioneRuffilli- Forlì 15

IlcentenardioeiPromessSiposi Mentre da vari mesi su •bubte, o quasi, le gazzet;te iletter,arie d' Ltialia si. icontin ua a direu tere &ulllanatura del romanzo, deBo schema, de•:neforme; sul! caraitter:e e sulle possibilità dello scrwbtore itaniano 111eil oampo di tale composjzione, si~enzioso ed umile come il creatore che l'ha costruito, amva H centena,rio del più ,g,rande romanzo italiano: • I Promessi Sposi>. Le orti,tiohe, ne considerazioni non si sono per questo fermate, ,ma ar:1'ligogolla,noancora intorno <alhla poUtic·a ed il ,romanzo, oppure 111ellariceroa degli clementi che ,generallme<nte portano a questo ,genere di costruzione negli specialisti stranderi, se1112iaccor,gerai del ,significato di « tregua. • che fil oenitena,rio deU Tomamzo ma111zoniano ha portato 'impUcttamernte. Ma peir ohi non si aiccor,ge 11100c' è maggior pia.cere di que!Ilo di contin'lla-re ! Ancora una volta Manzoni g,ju111,gceo111la sua tJr,a,nquil'1ae modesta •serenità neill'.e di&:ussioni, e pon,e daivanti a:i cri tirci odierni la sua crea,tura nata. dal! felice connubio ,di una a1ta men-te con ao spirito modes·to, ep,pur 'ViV>a(:ilSsimdoi contenuto viTite e pro,fondame11rte urna.no. Molti, prersi nel vortice de1 !1te loro <teorie non ,si accor.gono deHa sua pl"eG.enzae rse per caso ne sentono n• odore, -vogliono ipen.sa,re d' eissersi sbag,lia.ti e pro;;eguono ... dmperrtierriti ! * * * Non ci meTavigùiamo dei cento anni dei •BI-omessi Sposi, 16 Fondazione Ruffilli- Forlì anic·he perchè può essere ·un ing,a:runo d€1l :tempo il 1iar uaiscorrere se stesso sulle cooe, a!lm.eno •su quel!le •sli).ile quali non rJersce a fud" (PI'esa. Questo CIIJJ)9laworodei ,roman~,' nato ~e:,· 1840, potrebbe rben ressere nato nel 1940, allo stesso modo ohe potrà rnMCe,re nel! 2040 od od<tlre. E' forse 11,'unico dei TOillildl.Zi di ,tutta .la ·letteratura mondiale che può 'Vi•vere \Senza data di naooilta, senza distÌll1Zione del S'llO tempo, senza bisQgrno di riferimen- •ti d'un periodo, senza la 111ecess1tà assol'uta di a;vere un eroe ,per 1l quale si g,i1UStifichi. E' giova,ne ed a,dulto con- •~•raneaimente, J)CI.SIS.ieudnea gioVdn.ezza ed un-a maburità 1Sod"gicvda 1!Il 1a geneallogia perr,e,nne, che nie!Ee evolruziooi degli ruomini e ded ,tempi rimane semljJll'•epunto fermo eài inrumo1v,ibile,i,pecc'hio deilJe pi>ccol!ee grandi cose deUa. natura umana. E' 'Vero, nel!la stoo:,a nostra Itafila, non tuitti ao conoscono e mo•Lti Io conoscono ,poco, ma ,buona ipaT>tene pa:ri:a come di opera rpeirf,etta, allo stesso modo che qu'<!4cunog;uMda ,ai testi sac>ri, con la srte&sa reiligiosità, con J1 a stessa dervozio,ne, non Gaio sentimentale, ma rispettosa. Allfl est;ero dnv:e:c·en·on ,è ,proprio ,tan•to conosciuto, peir ilo meno non lo è ,quanto Tdlstoi ,e Dos1tojew1,ki, :nè ckens o Balzac, ·ed come Diantri capi scuola. del4e va,rie correnti, e forse meno - con Il/e dovute risem,e :pii st;a,twra -, deg,li stoosi mode<r>ni: Oronin, Konmen'dd, A!!Ue,necc. Però quoo:tJa realtà non h"a imporitanza nei conif,ronti d' u:na venità dei valcri che ,c·arabtierizza:no la [PaJgi.na manzonian"<l.. Staremmo per diire cihe ,w,tto ciò ,è effetto di carpovomgùmentodei valori stessi, a 1SCaipf.tdoe!lla flaccoda che distingue 1o ~i'l1ito urna.no nobiGi1tand.olo di f,ronte agJi ,uomini delle 1picCOl!cease .e dre! fasbti comuni. G11i e-tementi che determinano il eomplebamento deH' opera sono statd definiti puerif.i, « faovoJ.aper rbarn:bini >, e non si può non accedere a questa c0111StJatazione,tSiPecialmente QUailldoi •riferiimenti vaC:gono oolrtJainto, - per noi -, a stigmartizzare ie pieghe dei coocetti a,t,t,u,aJj sul romanzo. Ripetiamo, ~a trruma era comune nerr 1840 e ;per q'llesto og~i non lo .può .esser meno; comurnque, 1a co1111s,ta~one -runzichè -rundare a scapito della costlruzione nel 1:,uoinsie;me, serve a dimostr,are c,a capacità :non soao tecndca, ma. aillche in buiticva; m:tuiziooe eminentemernte umana dei sentimenti modesti, comuni, non sfa,rzors,io beatJrali, cioè, di qu.e! seintimentd che c,oorisrpondono 01.lila e&Sen~ universaile deH' <Uomo. I Prrome;ssiSposli non sono soJo 'lllll e5empio di stiQe perf,etto, sul quale igf'i sùudentd di -tutte ae epoche sono ,iI11vitatia scm- ·tare, ma anche una dimostrazione della tecnica del >roma,nzo, au di fuor:i ed al dli sopra deCaanecess1tà d'un eroe· espliorutivo di ,un'epoca, - figura spesso pri,va dJ obbieùtiw,tà -, come d-e1 a' a:1'lione illustrativa VIA CONSOLARE

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