Via Consolare - anno I - n. 4 - marzo 1940

apriva tra i monti fino ai Laghi orientali illirici e di li al Vardar, a Salonicco. Chi giunge a Salonicco può proseguire lungo il litorale fino a Costantinopoli, o risalire a Sofia e alla latina Dacia : ha in mano insomma un punto nevralgico dal quale può irradiarsi in ogni direzione. Ora, avere l'Albania significa avere in potenza Salonicco, ed averlo molto meglio che chi ci voglia arrivare partendo dalla Pannonia, poichè - ritornando al concetto iniziale - solo essa può offrirsi, in virtù delle sue pianure costiere e della barriera dei suoi monti, come un comodo punto di transito che sia anche d'appoggio a qualun~e Potenza Occidentale voglia spingersi su Tessalonica. Ridiscendendo da questo assunto ai particolari storici e politici ~e abbiamo la più chiara conferma. L'Albania è un paese fortunato, ull' paese ricco, abitato, coltivato finchè è considerata con questo suo valore geopolitico : così sotto il primo Impero di Roma e così sta avverandosi sotto il Secondo; debole, divisa, salvo rari tentativi, se considerata come entità a sè o al di fuori di questa sua funzione. Durante tutto il periodo immediatamente precedente la grande guerra, il periodo della Triplice - per citare in breve esempi del campo politico - l'Austria cerca di creare e mantenere la esistenza di una Albania indipendente sia per impedirne il possesso da parte del!' Italia, sia per fame una eventuale occupazione in caso di necessità 8 FondazioneRuffilli- Forlì belliche : e bisogna pur dire che trovò concorde in questo la nostra politica che già aveva respinto 1'offerta di occupazione (fatta a Berlino nel '7~ dal1' Inghilterra) per ragioni di « mani nette » e che fortunatamente riprese la sua posizione di preminenza in Albania con l'occupazione avvenuta nel 1915. D'altro canto vediamo l' Inghilterra opporsi nettamente ali' indipendenza albanese per ragioni antiaustriache a favorire poi la creazione dei· confini attuali strategicamente favorevoli alla Jugoslavia ex-importante pedina nel giuoco franco-inglese._E ancora adesso vediamo I' Inghilterra ·tentar di controbattere, dopo l' Unione, la nostra preminenza, potenziale e morale sull' Egeo con un'azione da Oriente, attraverso la Turchia. Non minore è stata l' influenza che l' Unione ha avuto nei riguardi della politica bulgara ed jugoslava, ambedue tendenti ad uno sbocco nel!' Egeo : la prima ha avuto reazioni iniziali seguite da una distensione, nella quale si è compresa la necessità di un affiancamento più che di una contrapposizione all' Italia ; la seconda, attraverso i patti stretti con l'Italia e soprattutto le parole del Duce, ha compreso la necessità di trasferirsi verso l'Adriatico, dove la comprensione della politica fascista le permette respiro economico e collaborazione politica con I' Impero di Roma. Se oggi l' Italia ha le sue frontiere sul Danubio lo deve dunque alle sua presenza nel!' Albania, il cui valore geopolitico le permette di irradiarsi su tutta la Balcania con una conseguente diffusione dei nostri principii etici e politici. Attraverso questi la nostra funzione può diventare funzione pacificatrice : la funzione del!' Albania è quella di favorire l'espandersi di questa pace, fino al giorno in cui - Roma locuta - sedate le controversie, i popoli balcanici si stringeranno realmente e quindi molto poco democraticamente fratelli sotto l'egida di Roma. Abbiamo detto altra volta che non notiamo uno slegamento fatale tra critica e costruzione. Ci sembrano due momenti intermittenti di una medesima attività umana che prima richiede l'esame delle cose, poi la originale elaborazione e quindi il confronto. Effettivamente prendendo i due momenti a sè stanti non possiaoio non ammet• tere che quello critico è inferiore, in sede concreta, a quello costruttivo, spe• cialmente se si limita a se stesso e resta come parapetto finale di tutti gli slanci. Assomiglia al sacchetto di sabbia in cui si conficca, perdendo la sua forza, la pallottola di fucile. C'è molta gente oggi che fa della critica anticostruttiva, o almeno avulsa da ogni idea di costruzione. Questa gente non pensa dj essere in tale posizione, ma noi, fuori dalle combriccole e dalle scuole, non possiamo non avvertirlo. Certi ama• tori dello stile per lo stile, certi nuovi puristi della bella forma, a noi dànno l'impressione di essere terribilmente sfasati dalla realtà che impone lavoro e costanza. Essi, per il timore d.i mal fare, non fanno; o meglio fanno critica su ciò cbe gli altri tentano ; e alla fine sarebbe meglio che anche questo non facessero. ••• VIA CONSOLARE

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