Via Consolare - anno I - n. 2 - gennaio 1940

deve mancare nei nostri sptnll giovani. Interessa indurre altri in questa certezza. Bisogna ricercare la scintilla animatrice con serenità, pa• zienza, sacrificio. Bisogna appoggiare quel po' di buono che c'è e quello ·che potrà venire. Quest'opera amorevole è - a mio avviso - la cosa più importante. Certo che dobbiamo anche dire il male, se c'è. E scovarlo dappertutto. Non è vero dire che la crisi del teatro è determinata un po' da moltissime cause e poi escludere a priori ( « non può risalire in alcun modo•) la responsabilità del singolo. Io penso che la colpa sia ancora e molta per esempio degli autori. Sopratutto, anzi, di loro. Con tutto ciò questa rimane sempre una sola delle taute cause. Dunque è vero che c'è bisogno di rinnovamento ed è certo che « il teatro ritornerà ai grandi temi della storia e della stirpe, alle visioni della umanità e dei suoi problemi, a quella poesia cui si allacciano le sue tradizioni fin dai tempi dei tragedi greci e delle mediovali sacre rappresentazioni•. Ma non è per lo meno vero che si tornerà a questo solo per mezzo del « Teatro di Stato•, che può essere solo una formula ma anche solo una utopia. Io ringrazio l' amico Centazzo di avermi offerto lo spunto per dire due parole e formulo l'augurio che esse - come le sue non siano del tutto vane. Non per noi; per il nostro teatro. E mi auguro che non si lasci cadere l'ottima idea dell'amico Centazzo di ritornare, specialmente ora, ai capolavori dei classici. I risultati ottenuti nei pochi esperimenti fatti fin qui, son tali da giustificare questo desiderio. E intanto: tenacemente, fiduciosamente sperare. Il teatro italiano, il • teatro fascista• verrà, verrà certamente come noi tutti l'attendiamo, pieno di poesia, -alto di tutte le altezze dell'arte più pura consono in tutto alle esigenze ·delle nostre anime perennemente ,giovani, adeguato alle necessità del nostro popolo. ìVJA CONSOLARE FondazioneRuffilli- Forlì Occorre sperare per circondare di fiducia chi può e sa. Gli affaristi anche se non verrà il « Teatro di Stato • - finiranno col non avere più una parola autorevole da dire anche se non si potranno togliere di mezzo, nè ciò credo si potrà mai del tutto. Achille Bòvoli Teatro- Guf Spontaneamente il problema del teatro è andato crescendo di importanza sul terreno dei Guf. Poco alla volta, colla forza di tutto ciò che è veramente insito nella loro coscienza il teatro è diventato uno degli aspetti artistici che più preoccupano i giovani; ne sono documento le ampie trattazioni di tutta la stampa universitaria, convegni e concorsi teatrali dei Littoriali, l'opera del teatro Sperimentale di Firenze e un pullulare di filodrammatiche dovunque. Lo stesso interesse provocato nel pubblico giovanile dalle prime realizzazioni dell'Accademia d'Arte drammatica sta ad indicare che inspiegabilmente molte intelligenze e molti interessi che si credevano monopolizzati dal cinema hanno improvvisamente sentito l'eterno appello del teatro. Tanto che ci si è accorti come per la abbondanza delle iniziative e per la disponibilità di elementi di sicuro valore, poteva partire dai giovani stessi, sotto l'egida politica e morale dei Guf, l'iniziativa concreta per il rinnovamento del teatro. Dal1'Accademia d'Arte drammatica ci verranno attori e registi ? Dalle file dei Guf, mentre si metteranno in evidenza giovani capaci per la recitazione e la direzione, dovranno venire espressi i nuovi attori. Si prescinde dal teatro come oggi è in concreto in Italia. Si costituiscono compagnie nuove, alla mano, ci si creano pubblici nuovi che si vanno affinando poco alla volta, si cerca di solidificare nella pratica dell'esperimento scenico le giovanili esuberanze degli aspiranti autori. Quest'anno diverse Compagnie dei Guf sono state riconosciute quali Teatri-Guf - piccoli teatri sperimentali ognuno - qualcosa di diverso, di molto diverso dalla solita filo; una accolta di gente che ama profondamente il teatro, che ne fa un rito, una forma di elevazione dell'anima. Gli aiuti finanziari non mancano. C'è quindi da sperare che i risultati siano pari ,alle speranze. Se da un pericolo, che potrebbe diventare gravissimo, si deve metlere in guardia, esso è quello di una certa faciloneria derivante dalla scarsa preparazione di alcuni elementi; faciloneria non tanto nell'allestimento del lavoro, quanto nella scelta di esso. Il timore può essere legittimo quando si sentono talvolta elementi, che passano per dirigenti, giudicare lavori sulla base della maggiore o minore ponderosità degli argomenti trattati. Sono gli elementi innamorati del nuovo per il nuovo, del paradossale, del mai visto, e della frizzatina di moda. Occorre stare attenti perchè non è tutto originale ciò che ha vesti scintillanti. E lo diciamo perchè fra i tanti convertiti al teatro occorre trovare gli uomini di fede sicura. Rino Gallerio Parliamo deiComunali? Vogliamo parlare dei Comunali? Tutte le città se ne tirano penosamente dietro uno dopo che lo spirito delle • meccaniche sorti e progressive• ne deliberò la costruzione. Ma gli si dà aria solo tre volte all'anno per spettacoli d'opera e quattro per rappresentazioni di prosa. In attesa del teatro dell' avvenire - di massa, senza palchi, senza velluti, con ornamentazioni lineari ecc. ecc. - non si potrebbe ospitare lo spirito del teatro di massa 25

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